Giuseppe Vatinno: …E che dire di molte donne che parlano con i cani dicendo: ‘Dillo alla tua mamma!”
L’ANIMALISMO ACRITICO E I TEMPI DI MIO NONNO
di Mario Giordano
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Ho un labrador, che si chiama Pesca… Quando arrivo a casa mi guarda con due occhi grandi da bambina che chiedono costantemente cibo. Non c’è una volta che non mangi qualcosa condividendola con lei: infatti mi deve aver scambiato per un contenitore alimentare. Appena mi vede comincia a produrre succhi gastrici in quantità industriale. Come si vede ho animali anch’io e anch’io umanizzo e cado nell’animalismo acritico tipico dei nostri tempi e me ne vergogno assai. Soprattutto quando penso alle mie radici contadine.
Mio nonno viveva in campagna, non concepiva la vita senza un cane, però mai avrebbe mai nemmeno immaginato di farlo entrare in casa o di dargli i biscottini per cani Friskies o di mandarlo all’asilo per cani per il periodo di vacanza e/o addestramento. Till (il nome del primo cane che ricordo, bastardino bianco e nero) stava nella cuccia, mangiava la sua orrida zuppa d’avanzi e l’unico addestramento che aveva era di abbaiare a tutti quelli che entravano nel cortile, magari addendando il polpaccio di chi osava sfrecciargli davanti in motorino.
Un tempo era così. Gli animali venivano trattati da animali. Per dire: i conigli venivano allevati in ogni casa di campagna ma mica come peluche da compagnia, macché. Venivano cucinati per il pranzo della domenica. Me li ricordo che sgocciolavano sangue, appesi per i piedi. Crudeltà? Forse.
Però ha ragione lei: ho impressione che ci fosse più rispetto allora per la vita allora che oggi. Si tirava il collo ai polli certo. Ma, per dire, nessuno avrebbe immaginato di portare un nonno malato in una clinica svizzera per farlo morire in fretta…
BRAVO GIORDANO. Fanno ridere e pena quanti trattano gli animali meglio dei figli. Poi con quanto spendono per umanizzare queste bestioline, potrebbero adottare qualche figlio (anche a distanza). Lasciamo che gli animali tornino a fare gli animali e gli uomini (se ci riescono) gli uomini. Per non parlare poi di quelli (non son pochi) che prima li comprano e poi li abbandonano.
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