Ode all’eiaculazione precoce
By laglasnost
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La prima volta che ho visto questa pubblicità, a mio avviso terribilmente normativa, ho avuto la stessa brutta sensazione che ho ogni volta che in tv si parla di donne che avrebbero un perenne prurito intimo. Come quando c’è chi ti ipnotizza per farti pensare che la priorità della vita per te debba essere toglierti i grammi di cellulite che hai sulle cosce. Come quando leggo di certe multinazionali dello psicofarmaco che vorrebbero farmi pensare che un bambino vivace avrebbe bisogno di restare lì rincoglionito e sedato per vivere meglio.
Ho provato a scambiare due chiacchiere con un amico, provando a capire se sono io prevenuta o se effettivamente c’è qualcosa che non va. Mi dice che l’eiaculazione precoce è un problema, certo, è che se c’è qualcosa che lo risolve tanto meglio. Chiedo perché mai sarebbe un problema. Finisce che non sa rispondermi.
Anzi ad un certo punto parla della soddisfazione della donna. E dunque alla fine sarei io a fare da cartina di tornasole per indicare quel che è giusto o sbagliato nella sessualità di un uomo. Gli dico che se si preoccupa del mio piacere a me non serve che lui arrivi con me, dentro di me, precisamente all’unisono, perché l’affinità sessuale, anche nei casi più disperati, secondo me si trova con il tempo, quando ti senti al sicuro, con l’ansia da prestazione che se ne va, quando non interviene nessun atteggiamento giudicante, dentro o fuori da te. Dopodiché le alternative si trovano, perché tu non sei il mio attrezzo che deve imbottirsi di eccitante per tenere ritto il pene o di rincoglionente per ritardare l’eiaculazione.
La funzione del pene nelle relazioni sessuali è sopravvalutata, colpa di una società sessuofobica che educa al sesso solo in funzione riproduttiva. Colpa di una società maschilista che immagina che la virilità si esprima ancora nella durata, nel machismo a letto, quando in realtà, spesso, trovi partner che fanno tenerezza nel loro sforzo di mimare prove di ruolo machista che non li riguardano. Il sesso in modalità stantuffo, piaccia o meno, lungi da me essere moralista, non è un obbligo, come non è un obbligo per le donne ululare di piacere per segnalare l’avvenuta riuscita dell’azione del partner se non lo vuol fare.
Se il sesso fosse concepito come un attimo di incontro tra due persone, quell’attimo non dipende certo dall’efficienza del tuo pene, ma dall’equilibrio che si instaura, dalla capacità di mettersi in relazione, di mettere in relazione anche i disagi, le incertezze, le ansie, le paure. Se il sesso fosse inteso in quanto forma di comunicazione, una tra le tante, dove lo sforzo è quello di parlarsi e non di dimostrare che il mondo ruoti tutto attorno a te. Se non si pensasse che il sesso, che non è certo tutto etero, dipendesse per intero dalla tua esibizione muscolare, forse, e dico forse, si potrebbe ragionare di forme diverse di riappropriazione di intimità, dove non c’entra la durata di una erezione, la grandezza del tuo pene, perché se qualcuno ti sta dicendo che devi farlo per me allora mente.
A parte che se io vedessi che ti andasse a fuoco il cranio doverosamente mi preoccuperei, dopodiché mi volterei dall’altra parte affranta solo se tu fossi parzialmente scemo. Esistono preliminari, esercizi post-coito, insomma, hai mille modi di darmi piacere se tu ne hai voglia e se anche può piacere avere un orgasmo contemporaneamente non è la fine del mondo se non succede.
Quello che voglio dire è che questa storia si risolve in altro modo, non si tratta di una malattia, non può essere ritenuta tale.
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