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Archive for the ‘Costume/Società’ Category

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La giornata odierna è un’occasione non solo per ricordare le vittime innocenti delle mafie, ma anche per ribadire l’incessante impegno che noi tutti dobbiamo portare avanti per estirpare il cancro mafioso dalla nostra Nazione.

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Per riuscirsi, oltre a sostenere convintamente il lavoro delle Forze dell’ordine e della magistratura, abbiamo bisogno di utilizzare l’arma più temuta dai mafiosi: la cultura.
La conoscenza, diffusa a tutti i livelli, dalla scuola al lavoro, dalla politica alla società civile, è lo strumento più potente per sconfiggere l’influenza delle mafie e prevenire la loro diffusione.
Nello Musumeci


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È importante che le istituzioni promuovano sempre la piena partecipazione delle persone con Sindrome di Down alla vita di comunità, valorizzando le loro potenzialità e sostenendo le loro famiglie nelle piccole, grandi sfide di tutti i giorni.

– Lorenzo Fontana

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Ripubblichiamo un articolo tratto dai Ricordi di Nonna Melina sul tradizionale menu della “tavulata” di San Giuseppe. Riviviamo com’era nel Novecento.


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I “Vicchiariaddri” di San Giseppi

Melina Cassenti

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sangiseppiLa tradizione dei vecchierelli è molto antica.

Per una grazia invocata si faceva la promessa a S. Giuseppe di fare “la tavulata” il giorno 19 Marzo, festa del Santo.

I commensali venivano scelti fra i più poveri. La tavolata completa era di 13 invitati, ma il numero non era fisso, ma secondo la promessa  e le condizioni economiche.

Si apparecchiava la tavola grande. Di fronte ad essa un’altra tavola veniva preparata con il quadro di S. Giuseppe e due candele che durante il pranzo venivano accese. Vi erano disposti tanti pani quanti erano i vecchierelli, e finito il pranzo venivano dati loro da portare a casa.

Si chiamava “truscitedda” il tovagliolo ripiegato e annodato dopo avere messo il pane, un finocchio, dei ceci  tostati e un po’ di dolci.

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Era tradizione assegnare ad ogni vecchierello un nome e un ruolo: un ragazzo era Gesù bambino, una giovane era la Madonna, un vecchietto era S. Giuseppe e poi c’era anche S. Pietro, un adulto che mangiava più degli altri, a Lui veniva passato quello che per gli altri era superfluo.

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Il menù era il seguente:

  • Arancia a pezzettini come antipasto.
  • Minestra di riso.
  • Pasta condita con salsa di pomodoro.
  • Polpette di pane, formaggio e uova fritte e poi cotti nella salsa di pomodoro assieme alle patate.
  • Frittata di finocchi selvatici, frittata di broccoli e  baccalà.
  • Per dolci venivano serviti le “spingi” di pasta, la pignolata e le “minnulicchie” anch’esse di pasta all’uovo e tagliate in piccole dimensioni e fritte, e le cassatelle  con la ricotta.
  • Ceci tostati e finocchi a coste.

Allora si facevano anche i “i vicchiariaddri con la “truscitedda”.

Chi non poteva fare la tavolata per motivi di salute o economiche dava ai poverelli un pane, un’arancia, un finocchio, un po’ di ceci tostati, qualche dolce e un po’ di denaro.


PREGHIERA A SAN GIUSEPPE

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ppSan Giuseppe, tu che sempre ti sei fidato di Dio, e hai fatto le tue scelte guidato dalla sua Provvidenza, insegnaci a non contare tanto sui nostri progetti, ma sul suo disegno d’amore.

Tu che vieni dalle periferie, aiutaci a convertire il nostro sguardo e a preferire ciò che il mondo scarta e mette ai margini.

Conforta chi si sente solo e sostieni chi si impegna in silenzio, per difendere la vita e la dignità umana.

Buona Domenica. W S, Giuseppe!

Auguri a tutti i papà.

DVB P. PAOLINO SAIA

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Festa del papà, sbaglia la prof che cancella la ricorrenza: ecco quanto è importante oggi la figura paterna. La centralità del genitore purché non sia amicone, peluche o bancomat.

di Giuseppe Raffa*

19La imminente festa del papà? Non s’ha da fare, i bambini senza padri potrebbero incupirsi. Succede a Viareggio, dove per non far tribolare gli alunni senza papà la dirigente di una scuola locale, la prof. Caterini, ha incredibilmente scelto di sollecitare la tristezza di tutti gli altri. Diciannove marzo cancellato, niente festa del papà.

Incredibile. E con le altre festività in cui il padre è presente, tipo Natale o Pasqua, tanto per fare due esempi, come la mettiamo? Cancelliamo pure quelle per non turbare i fanciulli senza padri?

Per affrontare la crisi, una crisi per la figura paterna che, stando a Lancan, avrebbe avuto inizio addirittura nel 1938, in coincidenza con lo scoppio del Secondo Conflitto Mondiale. E’ un momento no antico quello del papà, che oggi ha purtroppo raggiunto il suo pericoloso azimut. Senza padre, sosteneva già Freud, difficilmente i giovani sono in grado di “controllare la propria aggressività”. Esatto.

Se l’aggressività e la violenza giovanili la fanno oggi da padrone la colpa è in gran parte del padre assente e/o periferico nella scena familiare. Quella stessa scena che lo ha sempre visto in prima linea nell’attirare a sé e disinnescare l’aggressività del figlio maschio.

Con un padre non pervenuto e il conflitto generazionale quasi nullo, la violenza dei giovani è debordata nelle aule (bullismo scolastico), è tracimata in strada (bullismo sociale), ha riempito i social e le reti dei ragazzi come mai era successo in passato. Giovani soli, violenti e…talis pater, come dicevano i latini. Quelli privi dei principi di responsabilità e di giustizia, da sempre di pertinenza della figura paterna.

Lo predicava lo stesso Freud: “Il padre rappresenta la responsabilità, simboleggia la legge”. Vi è un pericoloso collegamento tra la devianza giovanile e l’assenza del padre, come confermano autorevoli ricerche.

Negli Usa, tanto per fare un esempio, l’85% dei giovani carcerati sono privi di padre. Non solo. Un adolescente che non dispone dei valori paterni si trasforma spesso in un adulto refrattario alle regole, alle norme, alle leggi.

“Il deficit di padre – osserva lo psicologo anglosassone Henry Biller – è uno dei fattori che stanno alla base dei più importanti problemi sociali come la tossicodipendenza, l’intolleranza, la criminalità giovanile, la perdita di motivazione e la voglia di vivere, più in generale”. Ancora. “Un bambino diventa deprivato – sostiene Winnicot – quando gli vengono a mancare certe caratteristiche essenziali della vita familiare, non ultima la presenza del padre”.

E’ certo: per porre un argine al dilagare della nuova violenza giovanile occorre il ritorno del padre. Che per prima cosa deve recuperare l’antica centralità nella educazione dei figli. E poi? Poi deve sforzarsi di acquisire i nuovi codici educativi e pedagogici utili ad affrontare le emergenze dei nuovi giovani. Ma intanto urge dar vita ad un serio dibattito in vista della “riforma” della figura paterna. Subito, a partire dal 19 marzo.

E invece? E invece per una certa preside la festa del capofamiglia va addirittura cancellata. Sbagliato, anche se successivamente la dirigente ha in parte modificato la sua scelta. Del padre bisogna tornare a discutere, vi sono pochi dubbi. E chi un padre non ce l’ha dovrebbe essere messo nelle condizioni ottimali per “recuperarne” uno. Nel senso che i ragazzi hanno di bisogno come l’aria di una figura maschile di riferimento: uno zio, un fratello maggiore, un docente, un prete, ecc.

Ma se si vuole davvero porre degli argini al debordare della violenza giovanile, allora serve restituire il padre ai ragazzi aggressivi e arrabbiati. Un papà che sappia tornare ad essere un valido, fermo e importante punto di riferimento e di identificazione per i figli.

Un padre a tutto campo bravo quando i figli sono piccoli e abile, anzi abilissimo quando crescono e diventano refrattari verso le figure di riferimento. Perché si è padri sempre, sia quando i figli sono piccoli, sia quando i ragazzi sono grandi. I principi e i valori trasmessi dal padre (e della madre) li accompagnano nelle scelte di vita, risiedono nei loro pensieri anche da vecchi.

Basta coi padri “amiconi” dei figli. Stop al papà “peluche” che gioca coi figli e non fa altro. Fermiamo il papà “bancomat”, quello pronto a tirare fuori i soldi e lì si blocca. Urge un vero padre, una figura autorevole e preziosa anche per la madre, “sia come aiuto materiale, sia come supporto psicologico”, spiegano gli psicologi Diego Miscioscia e Paola Nicolini.

*pedagogista, coordinatore ambulatorio antibullismi Asp Ragusa

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COMUNALI / E_LEZIONI DI POLITICA / I POSTI IN PRIMA FILA


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Di vani e divani

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Prima di tutto vengono le alleanze e l’occupazione delle poltrone. Poi i posti in lista. Come spiega la foto.

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LA SALA DEL POTERE

Il “DIVANO DELLA GIUNTA” in prima fila con il posto riservato ad ex avversari. A destra il “DIVANO COMPRAVENDITA” 

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I Callari siciliani dei due mondi

Petrus De Savoie
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Ultima serata molto emozionante a Las Vegas con l’incontro di John e Chris Callari e i loro familiari.

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Dopo più di 100 anni di separazione della famiglia ci si ritrova come se ci conoscessimo da sempre. Un grande ringraziamento per la loro accoglienza e gentilezza.

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Il nonno di John era Giovanni Callari nato a Milena, fratello della mia bisnonna Carmela Callari. John è quindicugino di 2° grado di mio padre.

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Fantastique soirée.

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SALUTI & SALUTE

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Gruppo Lamentatori Milena

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Campofranco – CL

15/03/2023

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#perunamilenamigliore

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1/100 FOTO PER MILENA

TORRE CAMPANARIA CHIESA MADRE

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“Le campane erano una presenza eloquente al cuore della società contadina, anche se oggi è impensabile poter sperimentare le sensazioni che esse suscitavano.”. Enzo Bianchi, Il pane di ieri, 2008

I lavori per la costruzione del Campanile e dei portici furono finanziati dalla Regione Siciliana. Dopo mesi di lavoro da parte della ditta Catania venne inaugurato il 22 gennaio 1961 dal vice presidente della Regione, l’ onorevole Rosario Lanza. 
Tratto da Storia di una Chiesa di Carlo Petix (2010)

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(altro…)

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