Ferragosto, gita Nazional Popolare
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Ma ci siamo mai soffermati a pensare come nasce questa festività e perchè? Il termine Ferragosto deriva dall’espressione latina “feriae Augusti”, il riposo di Augusto, festività pagana istituita nel 18 a. C. proprio dall’imperatore.
Durante questo mese nell’impero si organizzavano banchetti in onore degli Dei, soprattutto di quelli che, secondo il mito, erano i protettori dei campi, delle stagioni, della maturazione dei raccolti e della fertilità. Era questo il momento dell’anno durante il quale ai lavoratori che porgevano i migliori auguri ai padroni, venivano elargite laute mance. La ricorrenza più importante cadeva allora il 13, giorno in cui si onorava la Dea Diana, signora delle selve, protettrice degli animali selvatici, custode delle fonti e dei torrenti, aiutante delle donne, cui assicurava parti non dolorosi, e dispensatrice della sovranità.
Con l’avvento dela religine cristiana, la figura della Dea venne soppiantata da quella della Vergine Maria, perdendo tutti i prerogativi pagani, ma solo nel XX secolo divenne, grazie a Papa Pio XII, quella che ad ora è la celebrazione secondo cui la Vergine sarebbe stata assunta in cielo a Ferragosto.
E’ uso moderno il 15 agosto fare scampagnate e picnic e questa usanza invece ha preso voga durante il periodo del fascismo, quando a metà degli anni venti, il regime soleva organizzare delle gite popolari, tramite le associazioni del dopo lavoro.
La tradizione popolare della gita di Ferragosto nasce durante il ventennio fascista. A partire dalla seconda metà degli anni venti, nel periodo ferragostano il regime organizzava, attraverso le associazioni dopolavoristiche delle varie corporazioni, centinaia di gite popolari, grazie all’istituzione dei “Treni popolari di Ferragosto”, con prezzi fortemente scontati.[3]
L’iniziativa offriva la possibilità anche alle classi sociali meno abbienti di visitare le città italiane o di raggiungere le località marine o montane. L’offerta era limitata ai giorni 13, 14 e 15 agosto e comprendeva le due formule della “Gita di un sol giorno”, nel raggio di circa 50-100 km, e della “Gita dei tre giorni” con raggio di circa 100-200 km.[4]
Durante queste gite popolari la maggior parte delle famiglie italiane ebbe per la prima volta la possibilità di vedere con i propri occhi il mare, la montagna e le città d’arte. Nondimeno, dato che le gite non prevedevano il vitto, nacque anche la collegata tradizione del pranzo al sacco.
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