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LA TRAGICA SORTE DI ALDO MORO.
Il nove maggio di 45 anni fa l’Italia assisteva attonita a due tragedie che cambiarono per sempre la storia del nostro Paese: il ritrovamento del corpo senza vita di Aldo Moro e l’uccisione del giornalista Peppino Impastato per mano della mafia siciliana.
Il 9 maggio 1978 è stata una data fatidica per la Storia del nostro Paese: la mattina di quel giorno infatti, all’interno di una Renault 4 rossa parcheggiata in Via Caetani a Roma, le forze di polizia ritrovavano il corpo senza vita del politico Aldo Moro, rapito 55 giorni prima dal gruppo terroristico delle Brigate Rosse (BR).
Moro era il Presidente della Democrazia Cristiana (DC), il più grande partito politico dell’epoca, e la sua morte creò grande sgomento in tutta la Nazione. Ma non era ancora finita…
LA TRAGICA SORTE DI PEPPINO IMPASTATO
Qualche ora prima infatti, nella notte tra l’8 ed il 9 maggio, perdeva la vita anche il giornalista Peppino Impastato, nome molto meno noto al grande pubblico, ma che proprio dal momento della sua tragica fine divenne una dei simboli nella lotta contro le mafie.
Impastato infatti era un attivista siciliano che fu tra i primi a denunciare il sistema tentacolare del crimine organizzato palermitano.
Proprio per questa “grave colpa” gli uomini di Cosa Nostra decisero di rapirlo, ammazzarlo e di mettere in piedi una messinscena per gettare discredito sulla sua persona.
Il corpo di Peppino, o quello che ne rimaneva, fu infatti imbottito di tritolo dai suoi assassini per far pensare ad un attacco terroristico suicida. Fortunatamente, il lavoro instancabile della madre di Peppino, Felicia, e del fratello Giovanni, fece venire a galla la verità.
Da quel giorno di quarant’anni fa, i nomi di Aldo Moro e Peppino Impastato continuano ad essere ricordati affinché il loro sacrifico non sia stato vano.
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L’ANATEMA DI PAPA GIOVANNI PAOLO CONTRO I MAFIOSI
“Convertitevi”: 25 anni fa il grido di Giovanni Paolo II contro la mafia che 25 anni fa, il 9 maggio 1993, al termine dell’omelia della messa celebrata nella Valle dei Templi, lanciò un duro anatema contro la mafia.
Le parole di Giovanni Paolo II contro i mafiosi, espressione della “cultura della morte”, vennero spontanee dal cuore. Nella Valle dei Templi, il 9 maggio 1993, il Papa santo si lasciò ispirare da quella folla che in Lui vedeva speranza perché riflesso della luce di Dio. Aggrappato al Crocifisso, unico balsamo per sanare le ferite di vite spezzate dalla mafia, Wojtyla tuonò contro i trafficanti di morte.
Questi che portano sulle loro coscienze tante vittime umane, devono capire, devono capire che non si permette uccidere innocenti! Dio ha detto una volta: “Non uccidere”: non può uomo, qualsiasi, qualsiasi umana agglomerazione, mafia, non può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio! Qui ci vuole civiltà della vita! Nel nome di questo Cristo, crocifisso e risorto, di questo Cristo che è vita, via verità e vita, lo dico ai responsabili, lo dico ai responsabili: convertitevi! Una volta verrà il giudizio di Dio!
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