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Archive for the ‘Temi importanti’ Category

La Festa di tutti gli Italiani

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triOggi 2 Giugno, data del referendum istituzionale del 1946, è la Festa della Repubblica.

La festa di tutti gli Italiani che da 77 anni la ricordano con cerimonie ufficiali in tutta l’Italia con una serie di iniziative.

A Roma il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella accompagnato da Giorgia Meloni Presidente del Consiglio, deporrà una corona d’alloro al Milite Ignoto all’Altare della Patria. Poi assisteranno alla parata militare lungo la via dei Fori Imperiali mentre sul cielo azzurro voleranno le Frecce Tricolori.

In tutta Italia si festeggia il 2 Giugno, la Festa della Repubblica, che rappresenta contemporaneamente e completamente la fine della dittatura, l’Unità dell’Italia, una Nazione fondata sulla Libertà, il Lavoro e l’Uguaglianza.

imagesAuspichiamo che anche a Milena la nuova Amministrazione Comunale celebri come si deve e merita questa importante “Giornata” della Festa della Repubblica.

Sarebbe incomprensibile non celebrare questa Festività Nazionale proprio oggi, come del resto, sta accadendo in tutta l’Italia.

Nel 1977, a causa della grave crisi economica, la Festa della Repubblica fu spostata alla prima domenica di giugno, con la conseguente soppressione del 2 giugno come giorno festivo a essa collegatoDal 2001, grazie all’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi,  la Festa della Repubblica Italiana ha abbandonato lo status di festa mobile, riassumendo la sua collocazione tradizionale del 2 giugno, che è ritornato così a essere giorno festivo a tutti gli effetti.

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L’articolo 48 della Costituzione italiana sancisce il diritto di voto.

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«Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età. Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico».

a64a35e1-553c-4ced-af7c-f374e43c30c7Da qui l’invito a tutti ad esprimere questo innegabile e fondamentale esercizio di democrazia, attraverso cui scegliere amministratori responsabili e rispondenti alle aspettative di chi sarà governato

La disaffezione nei confronti della politica non può e non deve vincere sul diritto di ciascuno di scegliere la guida istituzionale che ne determinerà regole, servizi e qualità della vita per i prossimi anni.

Quando non si partecipa col proprio diritto di voto alla vita politica del proprio Paese, non si ha diritto a lamentarsi dell’eletto, altrimenti si cade nel ridicolo, oltre a risultare incoerenti”.

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Ecco a noi per esempi….

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23 maggio 1992

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19 luglio 1992

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SPIEGATO PUNTO PER PUNTO IL PROGRAMMA ELETTORALE DEL SINDACO E DELLA LISTA “PER UNA MILENA MIGLIORE” VISIBILE ANCHE SU FACEBOOK

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IN POCHE ORE SUPERATE LE 1000 VISUALIZZAZIONI – PIU’ SI E’ INFORMATI PIU’ E’ FACILE VOTARE

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DOMENICA IN PIAZZA GARIBALDI

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Ogni paese può organizzarsi

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9 Maggio 1978: i destini incrociati di Aldo Moro e Peppino Impastato

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LA TRAGICA SORTE DI ALDO MORO.

moroIl nove maggio di 45 anni fa l’Italia assisteva attonita a due tragedie che cambiarono per sempre la storia del nostro Paese: il ritrovamento del corpo senza vita di Aldo Moro e l’uccisione del giornalista Peppino Impastato per mano della mafia siciliana.

Due vite diverse, due facce di un Paese in grande subbuglio, due tragedie che si sono intrecciate nello stesso giorno e che hanno lasciato una segno indelebile nella coscienza di tutti gli italiani.

Il 9 maggio 1978 è stata una data fatidica per la Storia del nostro Paese: la mattina di quel giorno infatti, all’interno di una Renault 4 rossa parcheggiata in Via Caetani a Roma, le forze di polizia ritrovavano il corpo senza vita del politico Aldo Moro, rapito 55 giorni prima dal gruppo terroristico delle Brigate Rosse (BR).

Moro era il Presidente della Democrazia Cristiana (DC), il più grande partito politico dell’epoca, e la sua morte creò grande sgomento in tutta la Nazione. Ma non era ancora finita…

LA TRAGICA SORTE DI PEPPINO IMPASTATO

peppinoradioQualche ora prima infatti, nella notte tra l’8 ed il 9 maggio, perdeva la vita anche il giornalista Peppino Impastato, nome molto meno noto al grande pubblico, ma che proprio dal momento della sua tragica fine divenne una dei simboli nella lotta contro le mafie.

Impastato infatti era un attivista siciliano che fu tra i primi a denunciare il sistema tentacolare del crimine organizzato palermitano.

Proprio per questa “grave colpa” gli uomini di Cosa Nostra decisero di rapirlo, ammazzarlo e di mettere in piedi una messinscena per gettare discredito sulla sua persona.

Il corpo di Peppino, o quello che ne rimaneva, fu infatti imbottito di tritolo dai suoi assassini per far pensare ad un attacco terroristico suicida. Fortunatamente, il lavoro instancabile della madre di Peppino, Felicia, e del fratello Giovanni, fece venire a galla la verità.

Da quel giorno di quarant’anni fa, i nomi di Aldo Moro e Peppino Impastato continuano ad essere ricordati affinché il loro sacrifico non sia stato vano.

L’ANATEMA DI PAPA GIOVANNI PAOLO CONTRO I MAFIOSI

PAP“Convertitevi”: 25 anni fa il grido di Giovanni Paolo II contro la mafia che 25 anni fa, il 9 maggio 1993, al termine dell’omelia della messa celebrata nella Valle dei Templi, lanciò un duro anatema contro la mafia.

Le parole di Giovanni Paolo II contro i mafiosi, espressione della “cultura della morte”, vennero spontanee dal cuore. Nella Valle dei Templi, il 9 maggio 1993, il Papa santo si lasciò ispirare da quella folla che in Lui vedeva speranza perché riflesso della luce di Dio. Aggrappato al Crocifisso, unico balsamo per sanare le ferite di vite spezzate dalla mafia, Wojtyla tuonò contro i trafficanti di morte.

Questi che portano sulle loro coscienze tante vittime umane, devono capire, devono capire che non si permette uccidere innocenti! Dio ha detto una volta: “Non uccidere”: non può uomo, qualsiasi, qualsiasi umana agglomerazione, mafia, non può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio!  Qui ci vuole civiltà della vita! Nel nome di questo Cristo, crocifisso e risorto, di questo Cristo che è vita, via verità e vita, lo dico ai responsabili, lo dico ai responsabili: convertitevi! Una volta verrà il giudizio di Dio!

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Aspettando il 15 maggio per l’Unione degli 11 Comuni Mussomeli-Valle Sicani

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Meloni: il 25 aprile sia un momento di concordia nazionale

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BUON 25 APRILE DI LIBERTA’ E PACIFICAZIONE

Nel suo primo 25 aprile da premier, Giorgia Meloni affida a una lettera al Corriere della Sera “alcune riflessioni che mi auguro possano contribuire a fare di questa ricorrenza un momento di ritrovata concordia nazionale nel quale la celebrazione della nostra ritrovata libertà ci aiuti a comprendere e rafforzare il ruolo dell’Italia nel mondo come imprescindibile baluardo di democrazia”.

 “E lo faccio – aggiunge – con la serenità di chi queste riflessioni le ha viste maturare compiutamente tra le fila della propria parte politica ormai 30 anni fa, senza mai discostarsene nei lunghi anni di impegno politico e istituzionale”.

“Da molti anni – scrive inoltre la premier – , e come ogni osservatore onesto riconosce, i partiti che rappresentano la destra in Parlamento hanno dichiarato la loro incompatibilità con qualsiasi nostalgia del fascismo”. “Il frutto fondamentale del 25 Aprile è stato, e rimane senza dubbio, l’affermazione dei valori democratici, che il fascismo aveva conculcato e che ritroviamo scolpiti nella Costituzione repubblicana”.

Così la premier al Corriere della Sera: “Da quel paziente negoziato volto a definire princìpi e regole della nostra nascente democrazia liberale — esito non unanimemente auspicato da tutte le componenti della Resistenza — scaturì un testo che si dava l’obiettivo di unire e non di dividere, come ha ben ricordato alcuni giorni fa su queste pagine il professor Galli della Loggia”.

“Nel gestire quella difficile transizione, che aveva già conosciuto un passaggio significativo con l’amnistia voluta dall’allora ministro della Giustizia Togliatti – scrive ancora la presidente del Consiglio -, i costituenti affidarono dunque alla forza stessa della democrazia e della sua realizzazione negli anni il compito di includere nella nuova cornice anche chi aveva combattuto tra gli sconfitti e quella maggioranza di italiani che aveva avuto verso il fascismo un atteggiamento «passivo»”.

“Specularmente – continua Meloni -, chi dal processo costituente era rimasto escluso per ovvie ragioni storiche, si impegnò a traghettare milioni di italiani nella nuova repubblica parlamentare, dando forma alla destra democratica. Una famiglia che negli anni ha saputo allargarsi, coinvolgendo tra le proprie fila anche esponenti di culture politiche, come quella cattolica o liberale, che avevano avversato il regime fascista”. ”

È nata così – aggiunge – una grande democrazia, solida, matura e forte, pur nelle sue tante contraddizioni, e che nel lungo Dopoguerra ha saputo resistere a minacce interne ed esterne, rendendo protagonista l’Italia nei processi di integrazione europea, occidentale e multilaterale”.

Dal 25 aprile, in Italia è nata “una democrazia nella quale nessuno sarebbe disposto a rinunciare alle libertà guadagnate. Nella quale, cioè, libertà e democrazia sono un patrimonio per tutti, piaccia o no a chi vorrebbe che non fosse così. E questa non solo è la conquista più grande che la nostra Nazione possa vantare ma è anche l’unico, vero antidoto a qualsiasi rischio autoritario”. Così la premier  in occasione della festa della Liberazione.

“Per questo non comprendo le ragioni per le quali, in Italia, proprio fra coloro che si considerano i custodi di questa conquista vi sia chi ne nega allo stesso tempo l’efficacia, narrando una sorta di immaginaria divisione tra italiani compiutamente democratici e altri — presumibilmente la maggioranza a giudicare dai risultati elettorali — che pur non dichiarandolo sognerebbero in segreto un ritorno a quel passato di mancate libertà”, aggiunge la presidente del Consiglio.

“Capisco quale sia l’obiettivo di quanti, in preparazione di questa giornata e delle sue cerimonie, stilano la lista di chi possa e di chi non possa partecipare, secondo punteggi che nulla hanno a che fare con la storia ma molto hanno a che fare con la politica. È usare la categoria del fascismo come strumento di delegittimazione di qualsiasi avversario politico: una sorta di arma di esclusione di massa, come ha insegnato Augusto Del Noce, che per decenni ha consentito di estromettere persone, associazioni e partiti da ogni ambito di confronto, di discussione, di semplice ascolto”.

Scrive ancora la premier, citando il filosofo che indagò il fascismo. “Un atteggiamento talmente strumentale – aggiunge Meloni – che negli anni, durante le celebrazioni, ha portato perfino a inaccettabili episodi di intolleranza come quelli troppe volte perpetrati ai danni della Brigata ebraica da parte di gruppi estremisti. Episodi indegni ai quali ci auguriamo di non dover più assistere”.

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