LETTERA AL PAPA
di Renato Pierri*
Caro Papa, capisci il rischio che stiamo correndo?
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“Pronto! Sono Papa Francesco, diamoci del tu… Credi che gli apostoli dessero del Lei a Gesù? O lo chiamassero Sua eccellenza? Erano amici come lo siamo adesso io e te, ed io agli amici sono abituato a dare del Tu”.
Così papa Francesco ha detto per telefono a Stefano Cabizza, studente in ingegneria di diciannove anni a Camin, Padova, domenica scorsa.
E a me è tornata in mente una vecchia lettera che potrei definire profetica, che inviai ai giornali nel giugno del 2010, e che solo Salvatore Viglia, direttore di Politicamentecorretto.com, osò pubblicare esattamente il giorno 26. Il titolo era: “Modifichiamo il Vangelo, oppure la Chiesa?”. La trascrivo.
«Caro Papa, ti scrivo ancora una volta, e come il solito ti do del tu, giacché ti parlo come a Gesù. Io sono certo, certissimo che tu sia un bravissimo uomo, oltre che colto e intelligente, però devi capire che nessuna bravissima persona può essere un buon papa sino a che non farà di tutto per cambiare radicalmente questa Chiesa, per renderla in tutto conforme al Vangelo, vale a dire a misura di Cristo. Allo stesso modo nessuna bravissima persona può essere anche un buon padre se non fa di tutto per rendere la sua, una buona famiglia.
Caro Papa, se la Chiesa non si libera della proprietà, sarà sempre invischiata in qualche scandalo. Ovviamente non parlo della proprietà necessaria, non voglio dire che la Chiesa debba fare come san Francesco; io parlo della proprietà superflua. Del superfluo la Chiesa si deve liberare, giacché nel superfluo c’è la tentazione a fare il male. La Chiesa non deve possedere nulla oltre l’indispensabile. Del resto, tu carissimo Papa, il Vangelo lo conosci meglio di me. Gesù disse agli apostoli: “Non vi procurate oro o argento o pecunia per le vostre tasche, non una borsa per il viaggio, né due tuniche…” (Mt 10,9).
E allora? Due sono le cose: o modifichiamo la Chiesa o modifichiamo il Vangelo. Se la Chiesa ha una tunica in più, caro Papa, è necessario se ne liberi. Se poi la tunica che le rimane è di stoffa pregiata, ed è ricamata con fili d’oro e d’argento, occorre cambiarla: togliere l’oro e l’argento, perché un seguace di Cristo non può portare addosso oro e argento.
Capisci, caro Papa? Non si è credibili se si parla ai poveri, vestiti d’oro e d’argento; così come non si può consolare un affamato, avendo lo stomaco troppo pieno. Io comprendo che ci vuole grande coraggio per rendere la Chiesa a misura di Cristo, comprendo che si rischia d’essere eliminati anche fisicamente, di diventare martiri, però il problema è molto serio. Le gente, infatti, potrebbe pensare: è questa la Chiesa voluta da Cristo?
La Chiesa che possiede immense ricchezze, la Chiesa degli scandali, la Chiesa delle banche, la Chiesa dei segreti? Bene, se questa è la Chiesa voluta da Cristo, significa che Cristo non era il Figlio di Dio. Capisci, caro Papa, il rischio che stiamo correndo? ».
°(Scrittore e prof. di religione cattolica)
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