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Archive for 16 agosto 2013

14796 Mare SxLa Redazione del Blog vuole ringraziare quei 2.592 affezionati amici che dal mare, dalla montagna o da casa, pure nel giorno di Ferragosto, non hanno voluto rinunciare a fare un salto su Milocca – Milena Libera.

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Crocetta, Sciascia e l’antimafia di carta

Walter Rizzo

Domenico Walter Rizzo

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L’articolo di Giuseppe Pipitone è assolutamente puntuale nel descrive lo stato dell’arte antimafiosa in terra di Sicilia e non solo. Lo è altrettanto il richiamo a quanto scritto a suo tempo da Leonardo Sciascia, un tema, quello sollevato da Sciascia, che, nel recente passato, ho più volte richiamato in assoluta solitudine e che adesso finalmente trova attenzione.

Pietrangelo Buttafuoco

Pietrangelo Buttafuoco

Su Rosario Crocetta ho scritto sin dal primo momento quel che penso e su tale  personaggio non credo vada sprecato altro inchiostro; l’ultimo suo magistrale ritratto lo si deve alla penna di un collega, quel Pietrangelo Buttafuoco dal quale mi separano culturalmente e politicamente anni luce, ma al quale non posso non riconoscere, oltre alla pregevole prosa, il coraggio di essersi esposto su un terreno dove il meglio che ti può capitare è essere additato al pubblico ludibrio quale fiancheggiatore di Riina e soci.

untitled1Il Presidente Crocetta ieri ha comunque superato se stesso chiedendo ai giornalisti di dichiarare da che parte stavano: se con lui o contro di lui, con il sottinteso che chi fosse contro di lui, stava, ovviamente, dalla parte delle cosche. L’idea che i giornalisti non debbano stare da nessuna parte che non sia quella delle notizie e dei lettori, non lo ha minimamente sfiorato. Voleva solo sapere se erano disposti a servirlo. Perché questo per lui sono i giornalisti: servi di qualcuno.

Crocetta ha fatto di più ha annunciato la preparazione di dossier sulle parentele dei giornalisti che non gli vanno a genio. Siccome di certo non sono tra le penne gradite, per conto mio gli risparmio perdite di tempo e gli farò avere l’albero genealogico: mio padre era ispettore capo della Polizia di Stato, mio nonno carabiniere….

Di fronte all’ennesima uscita di questo personaggio starnazzante si potrebbe ridere oppure far spallucce, ma in terra di Sicilia forse è cosa buona ogni tanto mostrare i denti e rimettere le persone al loro posto e dunque bene ha fatto chi ha ricordato al signor Crocetta che otto giornalisti siciliani sono stati ammazzati da Cosa Nostra.

http://www.democrazialegalita.it/index.php/mafia/item/129-questi-i-nomi-dei-giornalisti-uccisi-dalla-mafia-per-il-loro-coraggio

crocetta-sciasciaIl tema sollevato da Pipitone e prima dal sottoscritto e recentemente declinato da Davide Faraone e dal collega Accursio Sabella ovvero il richiamo a quanto scritto da Leonardo Sciascia nel gennaio del 1987  invece è di importanza assoluta e riguarda non solo Crocetta, ma numerosi personaggi alcuni decisamente in cerca d’autore: da Ivan Lo Bello, ad Antonelo Montante, da Andrea Vecchio al sempiterno senatore Giuseppe Lumia solo per citarne alcuni.

Si tratta di una congrega mediocre che si autosostiene per intessi politici, per ambizione, a volte per mero profitto. Una congregazione che ha creato un vero e proprio sistema di potere, del quale Crocetta altro non è che un modesto ingranaggio.

imagesCA57Z6Y2Costoro sono incriticabili, non possono essere avanzati dubbi sui loro affari, sui loro soci, sulle scelte politiche che fanno, sulle nomine che impongono. Chi osa contrastarli viene bollato come sodale della mafia, come è accaduto all’ex presidente di Confindustria a Catania, Fabio Scaccia, che per aver osato criticare Lo Bello è stato fatto a pezzi sulle paludate pagine del Corriere della Sera. Additato come fiancheggiatore dei mafiosi, nonostante non avesse neppure una multa per divieto di sosta.

Quando si contesta la nomina di uno di questi bramini dell’antimafia, sollevando dubbi sulla sua correttezza o sui suoi comportamenti, come è accaduto recentemente, arriva con puntualità svizzera, la busta con il proiettile o la bottiglia di benzina sotto casa del soggetto contestato. E il gioco è fatto. Nessuno ha più il coraggio di aprire bocca. la minaccia di attentato, vera o falsa poco importa, chiude ogni dibattito. Crocetta ad esempio denuncia mediamente ogni sei mesi un progetto di attentato ai suoi danni. Sempre letale e mai, fortunatamente, portato a compimento.

imagesCASFLJ9BLa verità è che questo Paese si amano le Chiese, e le Chiese hanno sempre bisogno di santi e di martiri, poco importa se veri o piuttosto costruiti per l’occasione; in Italia si ama il conformismo, esso è espressione della pigrizia nazionale, dell’oscena vocazione a belare nel coro: fosse quello berlusconiano, fosse quello dei vuoti rituali dell’antimafia da operetta.

Dire che non ti piace uno dei noiosissimi libri di Saviano, equivale ad andare a cena con Bidognetti o a fare affari con Schiavone. Sei finito. Chi ha avuto la patente di antimafioso può dire fare quello che vuole perché nessuno oserà avanzare la minima critica. Può scrive delle opere illeggibili, fare film osceni eppure tutti in coro, con vuoto e fascistissimo unanimismo italico, stanno lì a porgere il loro servo encomio. Nessuna voce critica si distingue. Il conformismo violento spegne ogni intelligenza.

Questa è quella che io chiamo antimafia di carta. Serve a far carriera, ad ottenere lucrosi contratti, insomma serve a chi fa i proclami e gira per convegni o fa le serate come un divo. È l’antimafia dei salotti e delle terrazze, delle spiagge di Sabaudia o del Circeo. Quella delle ospitate da Fazio. Dei contratti firmati con le case editrici di Berlusconi (pecunia non olet), delle candidature blindate.

imagesCAPAER14L’antimafia è invece cosa serissima, quella vera è fatta di carne e sangue, sviluppa la sua azione lontana dai palchi, dai salotti televisivi, a farla fortunatamente sono in tanti.

Donne e uomini, come quelli che nel corleonese  lavorano nelle cooperative di Libera e sfidano ogni santo giorno i mafiosi che una volta possedevano la terra e le case sulle quali  lavorano, oppure come gli avvocati che lavorano con Don Ciotti e magari difendono  una ragazza che, dopo che gli hanno ammazzato la madre, decide di abbandonare la  sua famiglia  ‘ndranghetista.

Sono magistrati come Nino Di Matteo. Sono preti come Don Maurizio che a Caivano ogni giorno sfida i camorristi che avvelenano la terra, l’aria, l’acqua. Sono tanti, fanno mille cose diverse, ci mettono la faccia e guardano negli occhi ogni giorno il nemico e nessuno li chiama eroi. Sono giornalisti che, battendosi anche con i loro capi, seguono ogni giorno un processo del quale nessuno vuole che si parli.

Si muovono senza titoli sui giornali, senza folle festanti. Non firmano autografi, non fanno conferenze stampa e soprattutto hanno il grande dono dell’umiltà.

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Il Cairo: “Umm el Dounia”, la madre del mondo.

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imagesCAJO1VQMIl Cairo, che gli arabi chiamano “Umm el Dounia” (la madre del mondo), è la capitale più antica del mondo. Pare che esistesse ancora prima della costruzione delle piramidi.
Nel 3000 a. C. circa, il primo faraone di un Egitto noto come “Le due terre”, (Basso e Alto Egitto), re Narmer (chiamato anche Menes) fondò la prima capitale del paese, 15 km a sud dell’attuale città del Cairo.
La chiamò “Ineb Hedj”, il Muro Bianco, passata alla storia come Memphis.
Oggi l’antica Memphis praticamente non esiste più; scomparsa quasi del tutto sotto uno spesso strato di limo trasportato da secoli di inondazioni del Nilo e a causa del saccheggio e della distruzione da parte dei cristiani dopo l’Editto di Teodosio I (379-95) il papa bizantino che ordinò la chiusura di tutti i templi “pagani” in Egitto.
Il colpo di grazia arrivò poi nel 641 AD con l’invasione araba capeggiata dal generale Amr Ibn el Ass che conquistò i Romani in Egitto e stabilì i confini di una nuova città cui diede il nome di Fustat, oggi nota come “Vecchia Cairo”.
cairoantico-254x300Fustat prosperò, grazie alle pesanti tasse imposte sulla navigazione del Nilo e al commercio di carovane di merci in arrivo dall’est, fino a quando nel X secolo, arrivarono dalla Tunisia i Fatimidi, diventando i nuovi governanti.  Questi rinnegarono Fustat e fondarono una nuova città.
Secondo la leggenda, gli astrologi che calcolarono l’oroscopo per la nuova città osservarono la nascita del pianeta Marte,
Al Qāhir in arabo (“Il Vittorioso”) e di conseguenza la città prese il nome di Al Qāhira. Il nome al-Qāhira è ancora in uso in Egitto, ma gli Europei lo trasformarono in “Cairo”.
Oggi il Cairo è una enorme metropoli con oltre 18 milioni di abitanti, centinaia di moschee e chiese, oltre a palazzi orientali, il museo di antichità più grande del mondo e i maggiori bazar orientali.

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«A proposito del Muos»

di Calogero Chinnici

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imagesCA0AWACVA proposito del Muos di Niscemi, non è escluso che le onde elettromagnetiche in genere siano veramente pericolose (anche se c’è chi, autorevolmente, lo nega…), però, a prescindere da quelle di origine naturale, tutti, specialmente in Occidente, siamo circondati dall’elettromagnetismo tecnologico, soprattutto casalingo, col quale siamo “costretti” a convivere, con le opportune precauzioni contro eventuali danni per la salute.

E infatti a nessuno viene in mente di svitare le lampadine elettriche delle abitazioni, spegnere i televisori, gettare i telefonini, rottamare gli elettrodomestici, ecc., per evitare di morire… irradiato. Anche gli elettrodotti e i ripetitori radiotelevisivi, se collocati con criterio, non dovrebbero costituire un pericolo, ammesso che esista.

imagesCANS0R5YPerò sembra che a Niscemi, per alcuni, l’unico elettromagnetismo pericoloso sia solo quello emesso dalle antenne satellitari americane, come se queste fossero collocate nella piazza principale della città!

E quella niscemese fosse l’unica base del genere esistente al mondo, e i suoi addetti degli irresponsabili votati a sicura morte.

Ecco perché le proteste anti-Muos hanno soprattutto il sapore di un evidente antiamericanismo, accompagnato anche da un certo luddismo antiscientifico.

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Dirigenti scolastici «movimento» per 11

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scuola media LPSono 11 i dirigenti scolastici della provincia che hanno ottenuto il trasferimento per il prossimo anno scolastico. Altri tre presidi sono invece riusciti ad ottenere la proroga e rimarranno in servizio un altro anno, dopo aver avuto il via libera dai giudici ai quali si erano rivolti.Alla luce dell’ultimo dimensionamento scolastico e degli interventi di razionalizzazione, ecco tutti i movimenti di presidi che riguardano le scuole del Nisseno, disposti dal direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale.

  1. Mario Cassetti lascia l’Istituto «Nino Di Maria» di Sommatino-Delia per assumere la dirigenza della scuola media «Carducci» di San Cataldo.
  2. Francesca D’Asaro, dalla Carducci di San Cataldo, passa alla Don Milani di Caltanissetta.
  3. Antonio Dibilio dalla scuola Mazzini di Grammichele passa alla «Nino Di Maria» di Sommatino-Delia.
  4. Rosa Maria Gambuzza dalla media Cordova di Caltanissetta passa alla scuola media di Santa Caterina-Resuttano.
  5. Bernardina Ginevra dalla Don Milani di Caltanissetta passa alla Lombardo Radice di Caltanissetta.
  6. Lascia il mondo della scuola, per andare in quiescenza, il preside dell’Istituto Alessandro Manzoni, Pietro Scalia: il suo posto verrà preso da Giuseppina Mannino, proveniente dall’Enrico Medi di Leonforte.
  7. Clizia Nobile lascia Niscemi per andare ad assumere la dirigenza della scuola media Quasimodo Gela.
  8. Un’altra preside che lascia Niscemi è Antonietta Panarello che va al Comprensivo Da Feltre di Caltagirone.
  9. E ancora: Angela Tuccio dall’Istituto Comprensivo di Gela passa al Liceo Scientifico e Linguistico Vittorini,
  10. scuola_campanellamentre Valeria Vella dal De Cosmi di Casteltermini passa all’Istituto di Milena e Campofranco.
  11. Infine, Laura Zurli (attuale assessore alla Cultura e alle Politiche giovanili al Comune di Caltanissetta) lascia l’Istituto Hodierna di Mussomeli, per assumere la direzione della scuola media Cordova di Caltanissetta.

Proroga di un anno in servizio per i presidi Cusimano, Giudice e Orlando

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Bambini benestanti a Nazareth, accanto alla basilica della Natività

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La città è a prevalenza araba: un gran casino di traffico, disorganizzazione, smog, inefficienza e fascino da vendere. La basilica della Natività è un’oasi di perfezione occidentale cristallizzata nel tempo che quasi stona con la confusione vitale che le pullula intorno.

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