Il 15 settembre -tramite Carmelo Musumeci- abbiamo pubblicato il primo testo di Gaetano Fiandaca (vai al link http://urladalsilenzio.wordpress.com/2012/09/15/compito-ditaliano-gatano-fiandaca/), detenuto -come lo stesso Carmelo da qualche mese- nel carcere di Padova. Ci è giunto un altro testo di Gaetano Fiandaca, dove parla di uno dei temi a noi cari.. la tortura del regime del 41 bis
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La non vita del 41 bis…
di Gaetano Fiandaca
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Per un carcerato affrontare il tema del 41 bis è quanto di più doloroso possa esserci, sia per chi l’ha vissuto, sia per chi ne ha solo sentito parlare, ma peggio ancora per chi lo vive attualmente. Trattasi di una norma di legge nata in clima emergenziale che doveva avere carattere provvisorio, invece negli anni è stata stabilizzata come legge perpetua.
Adesso, se ci vogliamo introdurre dentro la norma, al di là della sua dizione giuridica è come penetrare dentro un girone infernale. All’inizio, nel 1992, furono aperte due super carceri, ove la parola super deve essere intesa in molteplici significati, dato che super erano anche le restrizioni ingiustificate che andavano oltre il dettato costituzionale della pena, che deve essere improntata sul reinserimento e nella umanizzazione, ove la dignità umana non deve essere mai calpestata.
Nel luglio 1992 si trattò di una vera deportazione in stile nazista. Furono prelevati dalle varie carceri detenuti imputati di associazione mafiosa, la maggior parte di essi erano ancora in attesa di giudizio. Gente di tutte le età furono costrette a subire di tutto, si cercava di indurre alla collaborazione a qualsiasi prezzo le persone rinchiuse in queste carceri speciali.
Lo Stato così mostrava il suo volto vendicativo nei confronti di chi si trovava detenuto e del tutto inconsapevole dei motivi per cui ciò avveniva. Dopo circa 7 anni Pianosa e l’Asinara chiusero ma non si chiusero, ma non si chiusero le ferite di chi aveva subito quei trattamenti, poiché molti le portano ancora sulla pelle e nella psiche.
Entrare nei dettagli di quegli eventi è solo doloroso e voglio evitare di dover ripercorrere eventi che non rendono certo onore a uno stato di diritto. Gente allontanata dalle città di origine con la probabilità di non vedere più per lunghissimo tempo i suoi cari per vari motivi. Gente sotto processo che perdeva la possibilità d’incontrare i propri legali dato che venivano trasferiti solo poche ore prima dell’inizio delle udienze con tanti saluti al diritto di difesa.
Di certo alcuni agenti penitenziari furono condannati per percosse e violenze sui detenuti. Nel tempo il 41 bis si è andato stabilizzando come modus operandi, oggi sono finite le percosse ma sono iniziati i supplizi psicologici, i vetri divisori sono una tortura continua poiché ti tolgono ogni possibilità umana di contatto con moglie e figli anche in tenere età. In concreto avviene in forma scientifica e “democratica” la separazione di fatto con i propri familiari. Ciò fa venire alla mente alcuni ricordi di certi lager nazisti ove avvenivano separazioni cruente, ma nella sostanza cambia poco con il 41 bis. Disse Voltaire: “Se si vuol conoscere la civiltà di uno Stato e il suo rispetto dei diritti umani si deve sapere come si vive n elle sue carceri”.
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