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Archive for 17 agosto 2013

Giuseppe Vatinno: E che dire di molte donne che parlano con i cani dicendo: ‘Dillo alla tua mamma!”

L’ANIMALISMO ACRITICO E I TEMPI DI MIO NONNO

di Mario Giordano

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imagesCAQSUVAFHo un labrador, che si chiama Pesca… Quando arrivo a casa mi guarda con due occhi grandi da bambina che chiedono costantemente cibo. Non c’è una volta che non mangi qualcosa condividendola con lei: infatti mi deve aver scambiato per un contenitore alimentare. Appena mi vede comincia a produrre succhi gastrici in quantità industriale. Come si vede ho animali anch’io e anch’io umanizzo e cado nell’animalismo acritico tipico dei nostri tempi e me ne vergogno assai. Soprattutto quando penso alle mie radici contadine.

imagesCAJS8JPSMio nonno viveva in campagna, non concepiva la vita senza un cane, però mai avrebbe mai nemmeno immaginato di farlo entrare in casa o di dargli i biscottini per cani Friskies o di mandarlo all’asilo per cani per il periodo di vacanza e/o addestramento. Till (il nome del primo cane che ricordo, bastardino bianco e nero) stava nella cuccia, mangiava la sua orrida zuppa d’avanzi e l’unico addestramento che aveva era di abbaiare a tutti quelli che entravano nel cortile, magari addendando il polpaccio di chi osava sfrecciargli davanti in motorino.

Un tempo era così. Gli animali venivano trattati da animali. Per dire: i conigli venivano allevati in ogni casa di campagna ma mica come peluche da compagnia, macché. Venivano cucinati per il pranzo della domenica. Me li ricordo che sgocciolavano sangue, appesi per i piedi. Crudeltà? Forse.

Però ha ragione lei: ho impressione che ci fosse più rispetto allora per la vita allora che oggi. Si tirava il collo ai polli certo.  Ma, per dire, nessuno avrebbe immaginato di portare un nonno malato in una clinica svizzera per farlo morire in fretta…

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Violenze e discriminazioni inventate

imagesCAVPDW51di Giuseppe Pollicelli

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(…) In Italia c’è una sostanziale e serena accettazione delle inclinazioni omoerotiche, anche se discriminazioni più o meno pesanti – magari sotto forma di becere ironie – o adirittura aggressioni fisiche si verificano ancora. Certe forme minoritarie di resistenza violenta alla emersione della realta omosessuale, rappresentano l’eccezione e non la regola.

Un rischio che attualmente si corre è piuttosto quello di utilizzare l’omofobia come uno strumento di ricatto morale (si pensi al recente disegno di legge che prevede sanzioni per chi esprima disapprovazione nei confronti del matrimonio tra persone dello stesso sesso), come un alibi o addirittura come un espediente con cui mettersi in mostra o farsi pubblicità.

thCA6I7XACFa riflettere al riguardo la discutibile “bravata” di un sedicente avvocato romano, Giacinto Canzona, già ideatore in passato di un cospicuo numero di bufale, il quale lo scorso 12 agosto ha inviato alle maggiori agenzie di stampa una mail in cui, spacciandosi per un 42enne parrucchiere omosessuale di nome Alessio Conte, denunciava una serie di maltrattamenti subiti da lui e dal suo compagno presso l’Hotel Delfino di Marsala.

Quanto raccontato da Alessio Conte (cioè da Canzona) viene preso per oro colato dai mezzi d’informazione, che immediatamente lo rilanciano con grande evidenza: subito monta l’indignazione per quel che sarebbe stato inflitto al presunto parruchhiere, “oggetto di scherno, dispetti e insulti da parte di altri ospiti del villaggio”, vittima di “risatine e toccatine di orecchie” e desìtinatario di biglietti minatori tipo “Anfate via brutti froci! Vergogantevi! La vostra omosessualità turba i nostri figli, andatevene!”.

Come già detto, era tutto falso: uno scherzo di pessimo gusto (motivato da chissà quali ragioni) rapidamente smascherato dalla direzione dell’albergo marsalese in collaborazione con un giornalista del sito di Repubblica.

Ormai è un riflesso condizionato: basta agitare lo spauracchi della discriminazione omofobica per far guadagnare a un accadimento le prime pagine dei giornali e dei siti d’informazione, i quali si gettano a pesce sull’episodio.

Il sindacoMarino cavalca la scena

Il sindacoMarino cavalca la scena

Clamoroso, un mese fa, il caso dell’incendio al liceo romano Socrate”, istantaneamente associato alle iniziative anti-omofobiche di quella scuola, la quale avrebbe dunque pagato il suo essere “gay friendly”. Dopo pochi giorni d’indagine si è appreso che ad appiccare le fiamme erano stati quattro studenti di quello stesso istituto, due dei quali pluribocciati.

La lotta all’omofobia corre insomma il concreto pericolo di venire strumentalizzata e banalizzata, non di rado con la complicità proprio dei suoi sostenitori più accesi. Le associazioni omosessuali più avvertite, in verità, ne hanno preso già coscienza: non abbassare la guardia è giustissimo, meno giusto è alzarla così tanto da non vedere più la realtà per come effettivamente è.

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L’amore in auto piace all’80% degli italiani

 Gaetano Bonaventura

 

imagesCAMJVB4UNell’ultimo periodo si è parlato molto di automobili, ma per lo più in relazione agli aumenti dei prezzi del carburante e dell’assicurazione auto. Questa volta, però, c’è una novità più “piccante” che riguarda il mondo delle quattro ruote: da un’indagine realizzata dal Centro Studi e Documentazione della compagnia assicurativa Direct Line, risulta che a ben l’80% degli italiani piace fare l’amore in auto. Il letto matrimoniale è ormai sorpassato.

L’80% degli italiani (circa 8 persone su 10) è favorevole a fare sesso a bordo della propria vettura, considerata come il luogo ideale per stare in intimità e scambiarsi amorevoli effusioni in compagnia del partner. L’abitacolo dell’automobile è preferito dal 93% degli uomini e dal 67% delle donne, che rispetto ai primi sembrano prediligere la comodità alla “trasgressione” delle quattro ruote.

Le acrobazie sui sedili non rientrano, invece, fra le fantasie di quelli che pensano di non avere più l’età (20%) e dei più romantici o pigri, che preferiscono dar libero sfogo alle loro pulsioni amorose al calduccio di coperte e lenzuola.

Eco-sesso-autoIn particolare, dai dati diffusi dalla compagnia assicurativa Direct Line risulta che il sesso in automobile è un’abitudine che varia a seconda dell’età. Gli under 25 lo fanno soprattutto sui sedili posteriori (42%), mentre, al contrario, i 35-45enni preferiscono i sedi anteriori (44%). Il cofano è, invece, in cima alle fantasie hot degli italiani con età tra i 25 e 35 anni (13%). Gli over 45 dichiarano, invece, di non avere più l’età per queste cose (31%).

Ciascuna regione d’Italia ha, poi, le sue preferenze: se i cagliaritani scelgono il sedile anteriore (41%), i milanesi (30%) e i torinesi (28%) preferiscono una sistemazione più comoda nei sedili posteriori.

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Napolitano variamente interpretabile

I commenti sull’ultima spiaggia del Cavaliere

di Tony Zermo

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resizerIl messaggio di Napolitano alla vigilia di Ferragosto è variamente interpretato.

I giornali di sinistra dicono che il presidente della Repubblica è stato categorico affermando che «le sentenze si accettano» e quindi non danno alcuna chance al Cavaliere che verrebbe del tutto estromesso da incarichi pubblici.

Quelli di destra mantengono qualche speranziella perché la voce del Colle non ha detto no a un’eventuale grazia, ha solo segnalato che nessuna richiesta in tal senso gli è pervenuta: e qualora arrivasse sarebbe «valutata con obbiettività e rigore», anche se ovviamente resta una strada praticamente bloccata essendo in arrivo altre condanne.

«Il Fatto quotidiano» di Antonio Padellaro e Marco Travaglio continua in una sguaiata campagna contro Berlusconi che viene costantemente definito «delinquente» e «pregiudicato». imagesCA4AC42Z

Travaglio scrive: «In attesa che luminari a ciò preposti, con lenti di ingrandimento e occhiali a raggi infrarossi, ci diano l’interpretazione autentica del Supermonito del presidente della Repubblica e dell’incunabolo che lo contiene, una cosa è chiara fin da subito: il fatto stesso che sia stato emesso già dimostra che Berlusconi non è un cittadino uguale agli altri (e certo che non lo è, essendo da vent’anni leader di uno dei principali partiti italiani, ndr).

Mai infatti in tutta la storia repubblicana e pure monarchica, un capo di Stato era mai intervenuto su una condanna definitiva di Cassazione per pregare il neopregiudicato di restare fedele al governo facendogli balenare in cambio la grazia e garantendogli che non finirà comunque in galera».
imagesCAQ4B6HIQuesto è il travagliato pensiero di Travaglio.

Volendo vederci più chiaro e meno fazioso è bene leggere il fondo di Antonio Polito sul «Corriere della sera» in cui si dice «che la questione formalmente sollevata dai capigruppo del Pdl, cioè l'”agibilità politica” del leader di un grande partito cruciale per la governabilità, è presa sul serio perché rilevante. E può essere affrontata in due modi: con misure di applicazione della pena che siano modulate sul caso specifico; e con la libertà di Berlusconi stesso e del suo partito di decidere sul futuro di quella leadership che non è competenza di nessuna condanna penale».

La necessità di una fase di distensione dopo 20 anni di lotta politica senza quartiere «resta la stella polare di Napolitano. E dev’esserlo anche di Berlusconi, nell’ora più difficile della sua vicenda».

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Divampano le polemiche!

 

04237-1qwwwwwUn caccia F 35 costa – milione più milione meno – quanto otto Canadair. Questi ultimi, però, servono a salvare l’Italia dagli incendi, mentre gli F 35 ci costano un occhio e non servono ad un piffero.

Ma visto che proprio non se ne può fare a meno…

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LA SARDEGNA BRUCIA, C’E’ SOLO UN CANADAIR, mica so’ utili come gli F35 d’altronde!

di Baruda

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Il vento del Sarcidano (altopiano nel centro dell’Isola) è fortissimo, come in tutta la Sardegna, terra tra i mari e costantemente battuta da forti venti.

untitledLa Sardegna, tra tutti i suoi gioielli naturali, è nota per la militarizzazione del suo territorio: basi dell’esercito, basi della Nato, basi interforze, poligoni dove si addestrano eserciti di mezzo mondo, cieli costantemente tagliati da esercitazioni di ogni genere (spesso italo-israeliane)…
Insomma, non sembrano manchimo mezzi in Sardegna… e invece, per far fronte a già più di 2000 ettari di vegetazione bruciata, all’evacuazione di diverse abitazioni e una casa di riposo per anziani, in tutta l’isola c’è UN SOLO CANADAIR.

Un solo canadair e due elicotteri: punto. Però stanno arrivando gli F35 eh, l’onorevole Francesco Boccia ha dichiarato pubblicamente che possono spegnere incendi, povero stolto. I cacciabombardieri per spegnere incendi, e magari salvare gattini rimasti sugli alberi.

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Vertigine del Poeta

VERTIGINE

di Paolo Ivan Tona

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Il mercato della città vecchia di Gerusalemme

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Qui si vende devozione un tanto al chilo. Dopo una mezz’oretta di cristianesimo in salsa Vanna Marchi, nella migliore delle ipotesi il cristiano non fanatico rischia di convertirsi all’ateismo sul posto.

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Presentato il documentario sceneggiato e girato da Nino Canalella

Mussomeli e le sue perle

di Roberto Mistretta
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E’ stato presentato in anteprima l’altro pomeriggio, presso l’aula consiliare “Francesca Sorce” il film documentario “Mussomeli e le sue perle” che verrà proiettato domenica alle 21 presso il teatro all’aperto del parco urbano “Salvatore Genco”. Un’altra presentazione è prevista a conclusione della festa dei mussomelesi nel mondo, presso i locali del chiostro San Domenico, oggi adibito a palacultura.
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Il film documentario è stato sponsorizzato ed economicamente sostenuto dalla amministrazione comunale.
Ideatore, regista e sceneggiatore, il dinamico ottuagenario Nino Canalella, che ha lavorato per oltre un anno alla sua realizzazione, usufruendo della maestria alle riprese di Salvatore Favata e al montaggio di Salvatore Giardina.
Grazie anche alla collaborazione di molti altri volontari, tra protagonisti e comparse, sono state quindi realizzate delle scene del tempo che fu, come ad esempio la serenata alla propria bella, che anticamente lu zitu portava alla zita. Ad interpretare i due innamorati, l’avvenente attrice Adriana Tuzzeo e il talentuoso Giuseppe Navarra (più volte ammirato in diversi musical). La scena è stata girata in un suggestivo angolo di Mussomeli, all’interno di un “baglio”.
Assai intrigante anche l’interpretazione di Luca Canalella che, vestito con abiti folkloristici, intona l’inno di Mussomeli, “Sugnu di Mussomeli e mi nni vantu”, attorniato da bambine ed anziane.
Il video, della durata di due ore, si apre con la presentazione dello stesso Nino Canallela che introduce lo spettatore alla visione d’insieme, ovvero le varie perle di Mussomeli: angoli suggestivi, le chiese con spiegazione degli interni, il castello manfredonico chiaramontano, le feste religiose, su tutte la Madonna dei Miracoli e la Settimana Santa e quindi l’omaggio ad alcuni mussomelesi famosi e molto altro ancora.
Insomma un video assai ricco ed articolato, nonostante l’operazione in sé risenta di una certa approssimazione “artigianale” nell’approccio, mancando alla base sia una sceneggiatura scritta sia dei criteri selettivi. Tra i personaggi illustri e gli artisti ad esempio, ne mancano parecchi, così come è stata “dimenticata” la solenne processione del Corpus Domini coi bagli cittadini addobbati in onore del Santissimo. E tuttavia va dato atto del profondo amore per le proprie radici, a chi s’è impegnato in quest’operazione.

Il castello promosso

cartelloSeppur con decenni di ritardo, finalmente anche Mussomeli ha pensato bene di valorizzare i suoi gioielli, a cominciare dal castello manfredonico-chiaramontano, posizionando dei grandi e vistosi cartelloni pubblicitari, lungo la statale Palermo-Agrigento.
Da pochi giorni infatti, ben tre diversi cartelloni di vario formato invitano i tanti che ogni giorno percorrono quella strada, a fare una deviazione per conoscere i gioielli di Mussomeli.
I cartelloni offrono due suggestive immagini del castello visto da due diverse visuali, Terravecchia, ovvero il panorama sul centro storico di Mussomeli e quindi la chiesa madre intitolata a San Ludovico.
Le foto adoperate per tale operazione turistica, coordinata dalla responsabile dell’ufficio turistico culturale, Liliana Genco Russo, sono di Salvatore Catalano e Franco Amico.
Dice il vicesindaco Sebastiano Sorce: “Un cartellone misura 3 metri per 2, mentre gli altri due sono 1 metro per 1,5. Da tanti anni, anche prima di essere amministratore, sentivo le critiche di quanti lamentavano la mancata pubblicità del nostro castello e dei nostri gioielli, lungo tale trafficatissima arteria a noi molto vicina. Quindi abbiamo collocato tali cartelloni nei due sensi di marcia, all’altezza della galleria dopo il bivio di Acquaviva Platani e un altro nei pressi di Villa Giatra e la stazione ferroviaria da Cammarata. Tutto è nato a seguito dalla dismissione, da parte dell’assessorato regionale alle Risorse agricole, dei cartelloni circa la Soat di Lercara Friddi per la valorizzazione dei prodotti dei monti sicani. L’assessorato insomma non era più intenzionato a sostenere i costi pubblicitari di tali iniziative ed ha invitato i vari comuni se interessati, ad aderire a tale invito. Noi lo abbiamo fatto, spendendo in totale 613 euro di tassa annua per tutti e tre i pannelli. I cartelloni pubblicitari sono stati realizzati da una ditta dell’agrigentino e ci sono costati 1.500 euro oltre Iva. I pannelli sono indelebili e sono stati collocati pochi giorni addietro. Ritengo si tratti di un’iniziativa molto importane e di impatto immediato, perché colpiscono molto di più questi cartelli che tanti convegni e dibattiti su temi specifici, e in tal modo si intercetta un target mirato di turisti. Il nostro per altro, inutile dirlo è un castello bellissimo e unico nel suo genere, nel panorama nazionale”.
Il fotografo Franco Amico aggiunge: “Abbiamo scelto immagini simbolo di Mussomeli per offrire ai turisti un colpo d’occhio di indubbio effetto. Le stampe sono state scelte in collaborazione con Liliana Genco Russo e quindi abbiamo realizzato i cartelloni. Scelte ovviamente condivise con l’amministrazione comunale. Io parlo inglese e quando incontro turisti di lingua inglese a Mussomeli, li porto sempre al castello che è davvero bellissimo”.
A margine aggiungiamo che due anni fa il noto autore Mondadori, Valerio Evangelisti, tradotto in tutto il mondo, ha ambientato il suo ultimo romanzo storico “Rex tremendae maiestatis”, proprio al castello di Mussomeli di cui s’era innamorato vedendolo su Internet.

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Per i 40 anni dei «Senza tempo» domenica un concerto a Villalba

di C. B.

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Villalba. “I Senza Tempo” compiono 40 anni e per l’occasione festeggeranno suonando domenica prossima in piazza Vittorio Emanuele alle 21,30.
Era il 1973 quando alcuni adolescenti, Vincenzo Calderone, Nino Spera, Pasquale Guarino, Luciano Saia e Luigi Messina, coronarono il sogno di formare una band che all’epoca si chiamava “I Figli dell’Aurora”, con gli anni la formazione è cambiata cambiando diverse volte nome, “I Diapason”, “Sound 2000” fino ad arrivare ai giorni nostri con i “Senza Tempo”

Il gruppo musicale dei «Senza tempo»

Il gruppo musicale dei «Senza tempo»

La band è composta dallo zoccolo duro Vincenzo Calderone (basso), Nino Spera (voce), Pasquale Guarino (batteria) affiancati da Filippo Immordino (tastiera), Liborio Immordino (voce) e Maurizio Fruscione (chitarra). La loro sempreverde carriera è un percorso musicale che nasce agli albori del genere Progressive fino ad arrivare al Pop-Rock attuale, ma è anche lo specchio generazionale di quei “ragazzi” che non hanno perso la voglia di divertire e divertirsi, tant’è che dopo quarant’anni di musica entrano di diritto nel patrimonio culturale del paese diventando modello di longevità e riuscendo ad accattivare fan di tutte l’età.
Molti divertenti ricordi custodiscono i membri de “I Senza Tempo”, e nel fare tanti auguri alla band, siamo sicuri che molti altri ricordi avranno da conservare nella loro carriera senza tempo.

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FUGA VERSO LO STRETTO

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bombardam2A partire dall’11 agosto iniziarono le operazioni di trasferimento delle truppe italo-tedesche da Messina verso Reggio Calabria.

Malgrado le difficoltà del momento, si riuscirono ad evacuare oltre ad un gran numero di uomini anche grandi quantitativi di armi, materiali ed equipaggiamento.

Fecero ritorno sul continente circa 40.000 soldati tedeschi e 62.000 italiani, insieme a circa 10.000 veicoli a motore, 60 carri armati, 150 cannoni ed un grande quantitativo di carburante.

Solo il 17 agosto gli alleati entrarono a Messina dopo trentotto giorni dall’inizio dello sbarco; il generale Alexander aveva previsto di occupare la Sicilia in dieci-quindici giorni, mentre Montgomery aveva pensato di giungere a Catania in cinque-sei giorni, ed invece vi giunse solo il 4 agosto, dopo quasi quattro settimane.

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