L’orecchio di Dionisio…
Appoggiati alla finestra …
Non sappiamo cosa scatti dentro, ma qualcosa scatta, ormai è certo non appena ci ritroviamo in una condizione di forzata convivenza, ma non quella privata ed intima, come quella semplice e spicciola in cui ogni essere umano avverte la sensazione di soffocamento. Ecco, forse è esattamente quello che deve esserci capitato senza avere avuto neanche il tempo di renderci conto dell’evento … era successo. Sentire l’asfissia e riconoscerla non è una gran bella “emozione”, è per certi tratti una sciagura.
Siamo arrivati al punto di mettere in discussione la nostra impazienza giungendo all’estremo pensiero del “siamo stressati” … “abbiamo bisogno di riposo” … “ … l’intolleranza dipende dal cattivo sonno” … insomma le abbiamo pensate tutte pur di trovare una scusante nei confronti di certa gente inspiegabilmente sempre presente. La conclusione cui siamo pervenuti, purtroppo, ci toglie ogni dubbio e ci scagiona da ogni tipo di pensiero auto-accusatorio: non siamo noi il problema.
Quello che ci ha definitivamente assolti è stata la dimostrazione matematica, e quando c’è la matematica lo scenario è inoppugnabile, incontrovertibile e certo. Per amore di chiarezza diciamo che la nostra ribellione scatta dopo che ci troviamo 10 volte su 10 il fiato sul collo dei “non direttamente addetti ai lavori”. Se la matematica non è un opinione allora è chiaro che la presenza di queste persone non è altro che una oppressione. Non siamo noi ad avere le fisime, ma l’insolenza della suddetta categoria che, per brevità, chiameremo gli “ascoltatori autorizzati”, ma indesiderati.
Che alcune “figure” siano contemplate nel sistema, che queste “figure” siano ausilio indispensabile, che la struttura ne possa trovare utilità è ormai noto a tutti. Ciò che non troviamo ragionevole è la sfrontatezza di sentirsi talmente investiti dal “ruolo” da togliere il respiro. Insomma, diciamola tutta … e va bene l’utilità, e va bene l’efficacia, e va bene la validità (?), ma ad un certo punto bisogna capire quando è il momento di uscire dalla porta e lasciare libero il “passaggio”. Il cittadino, l’utente, il dipendente o chicchessia non può sopportare l’idea e l’obbligo di dover sempre e costantemente discutere dinanzi a queste presenze! Come andare dal prete e doversi confessare anche col sagrestano! Eh no!
“L’operazione bis” non è applicabile in tutti i settori, funziona al supermercato … ma non è pensabile altrove.
Uno dei requisiti di queste figure è la responsabilità nel gestire al meglio le eventualità in cui se ne richieda la presenza, ma ci chiediamo da tempo, visto l’andazzo delle cose, quale responsabilità c’è nel non riuscire a comprendere le competenze proprie che l’incarico richiede. Crediamo a questo punto che necessiti un vademecum di buona educazione più che un codice di professionalità.
Il quibus è il solito: molto dipende dal rispetto, dall’opinione, dalla considerazione che ognuno di noi nutre nei confronti dell’altro; qualcuno potrebbe dire che è solo una questione di educazione … e non ci starebbe male.
Essere ossessivamente presenti, approfittando magari del ruolo o delle funzioni, è in sé mancanza di intelligenza. Non è necessario che qualcuno ci faccia notare l’eccesso, ognuno di noi dovrebbe essere in grado, magari facendo riferimento al proprio comportamento ed ai propri desideri, quando la nostra presenza, o anche l’interferenza, è fuori luogo o addirittura molesta per la privacy, per l’intimità, perchè ognuno ha bisogno dei propri spazi … certo, occorrerebbe essere dotati di un minimo di intelligenza!
Che figure …!