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Archive for 6 dicembre 2014

Cgil e Cisl contro il sindaco Dacquì: «Disponibile alla stabilizzazione solo a parole»

«Non firmo accordi sindacali»

Carmelo Locurto
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Serradifalco - Municipio

Serradifalco – Municipio

Serradifalco. Il sindaco Dacquì ha incontrato al palazzo comunale i rappresentanti di Cgil (Totò Pelonero) e Cisl (Gianfranco Di Maria). Un confronto vivace nel corso del quale è emersa la disponibilità del sindaco a proseguire l’iter per la proroga e la stabilizzazione dei contrattisti, ma solo dopo aver posto in essere tutti i passaggi del caso. Alla richiesta dei sindacati della sottoscrizione di un accordo sindacale, il sindaco ha risposto negativamente.

Al termine dell’incontro, Gianfranco Di Maria e Totò Pelonero hanno sottolineato: «Il sindaco s’è detto disponibile a parole alla stabilizzazione dei contrattisti, ma quando gli abbiamo chiesto di sottoscrivere un accordo sindacale, non l’ha fatto poichè, come da lui sostenuto, prima deve redigere il piano triennale delle assunzioni; tutto questo ci preoccupa, anche perché, causa il tempo che s’è fin qui perduto in questa vicenda, ora i tempi sono maledettamente stretti e bisogna procedere speditamente se non si vuol rischiare di mandare a casa 27 precari dal primo gennaio del prossimo anno».
I due sindacalisti, nel sottolineare come «un eventuale piano di assunzioni deve riguardare tutti i lavoratori e non solo alcuni», hanno poi rilevato: «se già il sindaco ha approvato in Giunta la rideterminazione della pianta organica e la delibera con la quale gli è stato attestato che non ci sono esuberi, perché non ha voluto sottoscrivere l’accordo sindacale che gli avevamo chiesto a titolo di impegno? Se ci sono ventinove posti vacanti, per rinnovare il contratto non è necessario che prima la giunta adotti il piano triennale del fabbisogno, ma si può procedere direttamente».

Al sit-in attuato ieri mattina davanti al Municipio di Serradifalco erano presenti anche alcuni sindacalisti della Cgil e della Cisl

Al sit-in attuato ieri mattina davanti al Municipio di Serradifalco erano presenti anche alcuni sindacalisti della Cgil e della Cisl

Nel frattempo, mentre i precari contrattisti hanno deciso di proseguire il sit in di protesta davanti al Comune nel gazebo che, a turno, presidieranno finchè non saranno adottati tutti gli atti previsti per la loro stabilizzazione, il sindaco Giuseppe Maria Dacquì ha spiegato il punto di vista dell’amministrazione comunale in questa delicata vicenda: «Per la proroga dei contratti e la stabilizzazione dei precari non basta la buona volontà, ma bisogna anche procedere all’adozione di atti giuridici concreti; c’è un iter che va seguito se si vuole arrivare ad una soluzione e per farlo bisogna approvare una serie di provvedimenti: è stato già adottato l’atto nel quale si prende atto che in pianta organica non c’è personale in eccedenza, ma anche quello sulla ricognizione e rideterminazione della pianta organica, in cui emerge che su 74 posti in pianta organica, 29 sono vacanti; stiamo ora lavorando al piano triennale delle assunzioni, che è propedeutico alla proroga dei contratti che sarà fatta a tutti i lavoratori interessati, anche se la stabilizzazione per il momento, riguarderà solo alcuni».

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municipio-bandiere-comune-logore-31Milena, accordo raggiunto per stabilizzare 14 precari

C. L.

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Esito positivo della riunione della Delegazione trattante per affrontare il tema della stabilizzazione dei lavoratori comunali precari. La riunione s’è svolta alla presenza del sindaco Peppuccio Vitellaro ed ha visto la partecipazione della Cisl Fp con il segretario generale Gianfranco Di Maria, dei coordinatori Provinciali Pistone e Barone e della Rsu Palumbo. «Annuncio con grande soddisfazione che al comune di Milena è stato avviato il processo di stabilizzazione di tutti i precari nessuno escluso. Tutto questo è stato possibile grazie alla sostenuta azione sindacale ed alla sinergia d’intenti dimostrata dal sindaco Giuseppe Vitellaro e dalla sua amministrazione».
Secondo Di Maria: «Quest’ultimi, sebbene la stringente normativa vigente ed il parere della Corte dei Conti, sono riusciti a trovare le risorse economiche necessarie impegnandosi a garantire la proroga dei contratti a tempo determinato fino al 31 dicembre 2016 al fine di poter lavorare alla stabilizzazione con serenità».

precariNell’occasione, le organizzazioni sindacali e l’amministrazione comunale hanno convenuto d’incontrarsi entro la fine dell’anno in corso con l’obiettivo di valutare il piano triennale che l’amministrazione comunale dovrà predisporre e che prevederà l’assunzione a tempo indeterminato di tutti i quattordici lavoratori precari. «A nostro parere – ha concluso Di Maria – ancora una volta la sinergia ed il confronto tra l’Amministrazione ed il Sindacato porta a buoni risultati; auspico pertanto che tale “buona pratica” possa essere d’esempio e da sprone per altri enti del nostro territorio».
Soddisfazione anche da parte del sindaco Peppuccio Vitellaro e del vice sindaco Enzo Nicastro: «La stabilizzazione dei precari rappresenta una risposta importante verso 14 lavoratori e 14 famiglie da parte dell’amministrazione comunale in un periodo di crisi».

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Un po’ di RELAX

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abcSi dice:

“Omnicomprensivo” 0 “Onnicomprensivo”?

“Omniscente” o “Onniscente”?

 

Risposta

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Ricordo della piccola distilleria che fu avviata dal dott. Antonio Lacagnina e dal cav. Salvatore Scarantino dove vennero creati vari liquori a livello artigianale

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Il farmacista e il profumiere che si unirono per produrre l’amaro che faceva… Goal

Walter Guttadauria .

Qui a sinistra l'Amaro Goal il liquore più noto e diffuso prodotto dalla piccola distilleria del dott. Antonio Lacagnina e del cav. Salvatore Scarantino  (foto accanto). A destra il Sassolino, altro liquore da loro distillato. In basso da sinistra l'Elisir di latte, la Vodka alla frutta e il Fernet Menta, altri prodotti che uscirono col marchio "Fabbrica di liquori dott. A. Lacagnina Caltanissetta"

l’Amaro Goal il liquore più noto
e diffuso prodotto dalla piccola distilleria del dott. Antonio Lacagnina e del cav. Salvatore Scarantino

Oggi parliamo di quando eravamo contenti di avere… l’amaro in bocca, non riferendoci ovviamente alla relativa espressione spiacevole, ma proprio al liquore, e più precisamente quello prodotto a casa nostra. La vicenda dell’Averna e della sua acquisizione da parte della Campari è storia che ha riempito le cronache di questi mesi, per cui non ci soffermeremo su di essa (quello sì che è amaro in bocca in senso negativo!).

Ne facciamo cenno volendo oggi ricordare che a Caltanissetta, oltre al citato amaro per eccellenza, ne sono stati prodotti in alcuni periodi anche degli altri, a livello artigianale, testimonianza (ormai scomparsa) di un’imprenditoria minore che a suo modo ha fatto storia: e così capitava, per esempio, che un valente farmacista della città ed un profumiere, entrambi appassionati di calcio, si unissero per produrre liquori, tra cui il più noto è stato un amaro proprio d’ispirazione… calcistica. Era l’Amaro Goal, che in molti in città ancora ricordano, liquore nato dalla collaborazione del dott. Antonio Lacagnina, titolare della farmacia un tempo operante in corso Vittorio Emanuele (dirimpetto l’ex Standa) e del cav. Salvatore Scarantino altrettanto noto in città per le sue profumerie e l’impegno nel settore calcio che lo avrebbe visto per anni alla guida della Figc provinciale.

L’Amaro Goal – sulla cui etichetta verde un pallone s’insaccava all’incrocio dei pali – era, come detto, il prodotto più noto e diffuso della distilleria che cominciò ad operare tra la fine degli anni Quaranta e l’inizio degli anni Cinquanta del ‘900 in una traversa di via Consultore Benintendi, la strada del mercato, per poi spostarsi in via Redentore e da lì successivamente in via Messina: ma da essa sarebbero usciti altri liquori, come ricorderemo più avanti.

La cagnina - Scarantino

La cagnina – Scarantino

Per questa loro produzione Lacagnina e Scarantino (scomparsi entrambi nel 2003) avevano avuto rilasciata, come società di fatto, la licenza n. 7 dall’Utif – Ufficio Tecnico Finanza di Palermo (da rilevare che la licenza n. 1 era quella dell’Averna che aveva iniziato a produrre nel lontano 1868).

L’Amaro Goal (si chiamava così anche una società di calcio minore, giusto a confermare la passione sportiva dei due soci, col dott. Lacagnina che avrebbe anche assunto la presidenza della neonata Nissa nel 1962) era, come si leggeva sull’etichetta, un “liquore medicinale, amaro, tonico, vitaminico, digestivo, energetico”.

«La distribuzione, negli anni Cinquanta, era limitata alla città e ai paesi della provincia, e alla vicina Enna», ci dice oggi Michele Scarantino, figlio del cavaliere di cui ha ereditato la presidenza provinciale della Figc. «Ricordo che da ragazzo portavo gli scatoli con le bottiglie al capolinea degli autobus in piazza Marconi per la distribuzione nei vari paesi; così come ricordo il dott. Lacagnina che veniva in distilleria per preparare le dosi degli ingredienti portando con sé i prodotti della Carlo Erba; e ricordo i fusti pieni di alcol per la lavorazione, i sacchi di zucchero…». sassol

«Gli piaceva cambiare spesso la ricetta dell’amaro» – ricorda a sua volta la signora Lina Di Maria, vedova del farmacista. «Ma non ne ha mai voluto rivelare la composizione: diceva sempre “la ricetta è nata con me e con me morirà”. Nel 1953, quando ci siamo sposati, l’amaro era già in produzione». E ritornando a quei tempi, la signora aggiunge: «Ricordo che come rappresentante c’era qui da noi Ambrogio Bossi, il padre dell’onorevole Umberto: era un tipo tutto particolare…».

Dal sodalizio Lacagnina & Scarantino nacque anche il liquore Sassolino “soluzione idroalcolica, con zucchero e aromi naturali”, 40 gradi. Dopodichè il farmacista registrò la sua attività come “Fabbrica di liquori dott. A. Lacagnina – Caltanissetta”, con licenza n. 20 dell’Utif.

Ed ecco quali altri prodotti uscirono, all’epoca, dalla piccola distilleria nissena: ne abbiamo potuto rintracciare alcune bottiglie tramite il titolare dell’Astarea di via Kennedy, che le tiene gelosamente custodite. Col marchio Fabbrica liquori Lacagnina vennero fuori un “Elisir di latte” (questa la composizione: soluzione latte idroalcolica, zucchero, aromi naturali, colore naturale”, di 30 gradi), una Vodka ai sapori di frutta (alcol idrato, zucchero, acido citrico, aromi naturali, 23 gradi), il liquore “Carciofo” dalla relativa essenza (16,5 gradi). Anch’esso in produzione il “Fernet-Menta” la cui etichetta così ne elogiava le virtù: “E’ il sovrano degli amari. Ottimo come dissetante, conosciuto in tutti i paesi, dove gode di universale favore. Questo liquore non dovrebbe mancare in nessuna famiglia. Si prende ad ogni ora”.

Ma vi furono anche altre etichette, come il maraschino, il millefiori, ecc. elisirUna testimonianza più “da vicino”, per il fatto di avere lavorato in distilleria per lungo tempo, è quella della signora Giuseppina Riggi, che da giovanissima fu impegnata a fianco dei due soci dell’Amaro Goal: «Iniziai a lavorare ad appena 17 anni presso la profumeria Scarantino del “chianu fossi” (piazzetta Calatafimi) e contemporaneamente, durante la giornata, mi spostavo in via Redentore per lavorare nella distilleria», ricorda la signora oggi settantacinquenne, che aggiunge: «In pratica badavo da sola alla produzione, dalla lavorazione del liquore, all’imbottigliamento, all’etichettatura e così via. Il dott. Lacagnina veniva per controllare le dosi ed assaggiare l’amaro preparato, di cui arrivavamo a confezionare dalle trenta alle quaranta bottiglie al giorno».

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losardo aLa Dda chiede la confisca dei beni dell’imprenditore di Bompensiere

V. P.

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Si saprà entro i prossimi tre mesi se la sezione misure di prevenzione del Tribunale (presidente Antonio Balsamo) deciderà o meno di confiscare il patrimonio dell’imprenditore agricolo di Bompensiere Angelo Losardo (60 anni), già sequestrato preventivamente dalla Direzione investigativa antimafia di Caltanissetta nel dicembre di due anni fa.

Il pubblico ministero della Dda Stefano Luciani, nell’ultima udienza del procedimento preliminare scaturito dopo il sequestro della Dia, ha chiesto la confisca di tutte le proprietà riconducibili a Losardo, considerato dagli inquirenti un esponente di cosa nostra e per questo condannato a 4 anni e 8 mesi in appello per associazione mafiosa nel processo scaturito dal blitz antimafia “Grande Vallone”; sentenza non ancora definitiva in quanto si attende che il processo approdi in Cassazione. Il rappresentante dell’accusa ha chiesto anche che venga applicata la sorveglianza speciale per 4 anni.

losardo1Ma per la Procura nissena Losardo sarebbe riuscito a mettere insieme una proprietà del valore complessivo di due milioni e mezzo di euro grazie alla sua vicinanza a cosa nostra, investendo i soldi provenienti da attività illegali e riuscendo a lavorare grazie al potere intimidatorio dell’organizzazione criminale. In totale il patrimonio è composto da quattro aziende agricole, diciassette terreni nelle campagne di Bompensiere e sette conti correnti bancari, postali ed assicurativi.

Ma la ricostruzione della procura è stata avversata dall’avvocato difensore Danilo Tipo, il quale – nel chiedere che i beni di Losardo vengano dissequestrati e restituiti al suo assistito – ha sostenuto che il patrimonio sarebbe di origine lecita e che non vi sarebbero sproporzioni tra i guadagni realizzati dall’impresa e l’ammontare del patrimonio dell’imprenditore.

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Cascate meravigliose!

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Sette i volti nuovi del Consiglio, adesso l’elezione del presidente

Medici alle urne boom di votanti

Giuseppe Scibetta

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valeria speziale, rosaly intilla, il presidente uscente arcangelo lacagnina e gioacchino carlo d'aleo

Valeria Speziale, Rosaly Intilla, il presidente uscente Arcangelo Lacagnina e Gioacchino Carlo D’Aleo

Numerosa partecipazione di medici elettori al seggio elettorale per il rinnovo del Consiglio provinciale dell’Ordine dei Medici di Caltanissetta: a votare infatti sono stati ben 832 medici su 1.612 aventi diritto e 51 odontoiatri. Un numero mai registrato in occasione delle precedenti elezioni, dovuto alla presenza di due liste, una delle quali composta da consiglieri uscenti e l’altra da medici che hanno costituito un gruppo chiamato “Patto Etico”.

A conclusione dello scrutinio svoltosi sino alla tarda mattinata di ieri a prevalere sono stati gli uscenti, i quali hanno ottenuto otto posti di consigliere su 15; a questi vanno aggiunti anche i due odontoiatri, anche questi scelti dagli iscritti tra i consiglieri uscenti.

Sono stati riconfermati per il triennio 2014-2017 Giovanni D’Ippolito (di Caltanissetta con 447 voti personali, risultando così il primo degli eletti), Grazia Colletto (Caltanissetta, 403 voti), Enzo Sedita (Caltanissetta, 384 voti), Roberto Leone (San Cataldo, 368), Filippo Narese (Serradifalco, 343), Giampaolo Alario (Gela, 326), Giuseppe Vitellaro (Milena, 322) e Salvatore Paternò (Niscemi, 314).

Gli eletti della lista dei medici denominata “Patto Etico” sono stati Calogero Geraci (Caltanissetta, con 409 voti), Ugo Lo Valvo (Caltanissetta, 340), Gisella Maira (Caltanissetta, 328), Gioacchino Lo Verme (Caltanissetta, 324), Michela D’Antona (Caltanissetta, 315) Marcello Maida Caltanissetta, 315), Maria Anna Santamaria (Caltanissetta, 311).

Tra gli Odontoiatri si è avuta la riconferma di Giuseppe Costa e Giorgio Terravecchia.

Per eleggere il presidente, il vicepresidente, il segretario ed il tesoriere il nuovo Consiglio dovrà adesso essere convocato entro i prossimi 8 giorni.

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Mobbing

mp

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La parola d’ordine è mobbing. Ogniqualvolta un dipendente è in bilico nel rapporto con la sua amministrazione ecco spuntar fuori la parolina magica.

Il mobbing è una condizione molto particolare che richiede la direzione della condotta da parte di un agente esterno (superiori, pari grado o inferiori) verso un fine specifico (stressare il “preso di mira” sino a farlo ammalare o sbagliare, trovando così il pretesto per sanzionarlo) e la ripetitività nel tempo, cioè diversi mesi di pressione scientificamente orditi e rintracciabili.
Il tutto ovviamente da dimostrare attraverso disposizioni di servizio, mansioni improprie, ruolo decurtato, episodi di dileggio, lettere anonime, isolamento.

mob3Il mobbing ha cause per lo più economiche (specie per le aziende private), di carriera, di invidia, di ritorsione o di tensione degli altri dipendenti che individuano un capro espiatorio e su di esso si concentrano per espellerlo dal gruppo. In questi casi il mobbing è orizzontale ma in un elevato numero di casi vi è la compartecipazione del capo che non interviene favorendo il processo patologico.

Tra i motivi di discriminazione più comuni vi sono le differenze di etnia, sesso, aspetto esteriore appariscente, stile di vita singolare, reddito elevato rispetto ai colleghi, collusione con i vertici o la politica, temperamento e i difformi stili di vita che distinguono il mobizzato dalla massa. Altre volte c’è l’essere preso di mira dal capo per le caratteristiche di autonomia strutturale della vittima e la scarsa inclinazione a far parte di una corte reverente. Una sorta di lesa maestà violata.

imagesY73EFP1XMa spesso il presunto mobizzato mostra poco interesse per il proprio lavoro, si assenta facilmente ammalandosi ad orologeria, litiga con i colleghi e non esegue le disposizioni impartite mostrandosi allergico alle gerarchie e intendendo la propria attività come svincolata dalle strategie dettate dal vertice. Costoro non accettano l’autorità finendo per subirla e percependosi in tal modo perseguitati quando più spesso sono indisciplinati e tendenzialmente demotivati a lavorare.
I conflitti finiscono con l’ esplodere e si definiscono nel presunto maltrattato nella distinzione netta tra il ruolo di vittima e quello di carnefice. Ovviamente lui il martire, gli altri i suoi boia. Da lì la vertenza legale che certe volte ha lo scopo di calmierare l’organizzazione verso azioni disciplinari rilevanti, altre volte ancora è un tentativo di lucrare su presunti soprusi che altro non sono stati che disposizioni di ruoli e mansioni.

mob2Non pochi lavoratori dipendenti sono insoddisfatti della propria vita lavorativa (ma non solo). Ritengono di guadagnare poco rispetto l’impegno orario o la mole lavorativa sostenuta, oppure di meritare altro, di essere sottostimati o semplicemente continuano ad inseguire sogni di gloria, non sentendosi affatto meno rispetto ai loro capi. Una struttura mentale siffatta li fa sentire non al vertice per pura malasorte, mancanza di spinte esterne e non propensione a chiedere favori.

Qualche volta può persino essere vero, ma frequentemente si tratta di un convincimento che va di pari passo con la scarsa voglia e la costanza a spendersi disciplinatamente in un’attività. Un carattere non propenso alla mediazione con manie di grandezza che di norma si abbina all’idea di persecuzione fa il resto. I giudici abboccano sempre meno dopo il boom del mobbing di una decina di anni fa che sembrava il riscatto degli oppressi.

Oggi nei tribunali abbondano le istanze di comodo, mal motivate, lacunose e claudicanti. Di contro l’intolleranza del lavoratore rintracciabile nella sua storia lavorativa molti anni prima del presunto mobbing.

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L’intelligenza senza ambizione è un uccello senz’ali

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«Diventeremo tutti vegani il risparmio è necessario»

di Ombretta Grasso

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a«Ho smesso a 14 anni, non capivo perché insegnamo ai bambini a ripetere i suoni degli animali per poi servirglieli sul piatto». Nei successivi 32 anni Paola Maugeri, catanese, conduttrice tv e radiofonica, non ha più mangiato carne e pesce, entrando a far parte di una schiera che attraversa i secoli e unisce Leonardo da Vinci a Margherita Hack, Umberto Veronesi a Prince. Da 15 anni è diventata vegana, cioè non mangia più cibi derivati da animali, come uova o latticini, una scelta ancora di nicchia ma che sta rapidamente crescendo per una sempre più diffusa sensibilità verso gli animali, una maggiore consapevolezza dei danni ambientali provocati, motivi salutistici, e con la complicità di scandali alimentari, dalla mucca pazza all’aviaria, dalla mozzarella blu al pesce al mercurio, che rendono i consumatori più sospettosi e attenti all’alimentazione.

Vegetariani e vegani aumentano, creano dibattito e muovono nuovi e diversi consumi.

vegPure il riccone di Google, Sergey Brin, dopo aver finanziato l’hamburger in laboratorio, ha commentato: «Le persone hanno un’immagine sbagliata della produzione di carne, con “allevamenti immacolati” e pochi animali. Quando si vede come le mucche vengono trattate, non sono affatto a mio agio». Ma non c’è bisogno di giocare a fare Frankenstein e inseguire inquietanti cibi sintetici per vivere senza carne: nel nostro Paese ci sono già, secondo i dati Eurispes 2013, circa sei milioni di vegetariani, il 13,5% dei ragazzi, e 600.000 vegani. E sfoderano gli stessi dati circolati dopo l’esperimento della carne di laboratorio: il 70% del mais e del frumento che coltiviamo viene usato per alimentare bovini, ovini e suini che poi i Paesi ricchi mangeranno, gli allevamenti intensivi divorano risorse, acqua (per la Fao è il 30% di quella che consumiamo nel mondo), terra, energia producendo gas serra.

dRinunciare alla carne è una scelta ambientalista, tanto che alcuni ricercatori ipotizzano che in futuro diventeremo tutti vegani per motivi «economici e sociali». «Alimentare un animale è poco efficiente – ha spiegato Lucilla Titta nutrizionista, ricercatrice al campus IfomIeo di Milano – con quello che si spende per una mucca si può sfamare una famiglia. Inoltre, l’eccessivo consumo di carne fa aumentare il rischio di malattie».
«Ogni nostra scelta ha un impatto sull’ambiente che ci circonda – spiega Paola Maugeri – non possiamo continuare a consumare le risorse così, ci vorrebbero cinque pianeti per sostenere questo modello e avere alimenti per tutti. Continuiamo a sprecare cibo o a permetterci fragole a Natale e prodotti da tutte le parti del mondo a scapito degli altri. Senza dimenticare che negli allevamenti non ci sono più animali, ma macchine geneticamente modificate per produzioni spropositate». Per la Maugeri – che sta scrivendo un libro sul veganesimo – è lo stile di vita che deve cambiare: «Dalla colla per attaccare la carta da parati allo shopping da fare nei propri armadi, il risparmio è necessario». Certo, ammette che molte scelte sono sembrate «stranezze» o «mode» e che può essere complicato vivere da vegani. «Come imparare ogni cosa nella vita, ci vuole tempo per certe conquiste, ma c’è una nuova sensibilità».

vegaRoba per pochi? Non proprio.

Dal 19 marzo sono già stati aperti 10 fast food di una nuova catena vegana e 600 sono state le richieste di franchising. Il numero di ristoranti e supermercati con prodotti per vegani, vegetariani e bio è in aumento anche in Sicilia. Un universo pieno di sfaccettature in cui l’attenzione alla qualità, alla tracciabilità, al rispetto ambientale crescono nonostante la crisi: per Coldiretti il consumo di carne degli italiani è sceso con un taglio del 7% nelle macellazioni bovine nel primo bimestre 2013, mentre è aumentata la diffusione dei gruppi di acquisto solidali (Gas), che ormai coinvolgono quasi 7 milioni di persone.

bVegetariano da sempre, e lontano da latticini e formaggi, Pino Caruso per spiegare la sua scelta se la cava con una freddura: «Uccidere un animale e mangiarselo è assassinio premeditato a scopo di libidine; ingerirlo, occultamento di cadavere». E spiega: «L’essere vegetariano non attiene alla dieta, ma alla civiltà. Non mangio nulla che sia costata la vita a un essere vivente. Non sopporto la sofferenza che infliggiamo agli esseri viventi, commettiamo mostruosità di cui non ci rendiamo conto. Quando ero piccolo ero troppo povero e la carne non potevamo permettercela, poi da bambino avevo un gallo, Totò, che un giorno diventò la cena… vivo benissimo senza carne, non rinuncio ad alcun piacere, quando vedo i polli in batteria con le luci accese mi sembra un incubo». E cita alcune battute dai suoi libri: «L’inferno per gli animali è superfluo, lo vivono già su questa terra». Secondo Caruso ci vorranno «almeno 200 anni» per diventare tutti vegetariani/vegani. «La gente mangia carne e pensa: “Diventerò forte come un bue”. Dimenticando che il bue mangia erba. Così come il toro, il cavallo, l’elefante… E poi noi mediterranei abbiamo la cucina migliore del mondo, piatti “poveri” e ricchissimi: legumi, frutta, verdura».

cVegana dal 1996, Myra Panascia, tra i pionieri catanesi, organizza incontri, manifestazioni e conferenze per diffondere, spiega, «un tipo di alimentazione che è anche uno stile di vita, la cultura del benessere consapevole». E’ diventata vegana «come scelta salutistica, per la persona, per la Terra, perché non ci si rende conto dei danni all’ambiente che provocano colture e allevamenti intensivi, e per gli animali, a milioni tenuti in veri lager. Ma c’è una nuova sensibilità. Sempre più persone hanno difficoltà con l’alimentazione, non digeriscono bene, hanno problemi di obesità. I suggerimenti sono sempre gli stessi: mangiare cereali di grani antichi, frutta e verdura, alimenti freschi, bere acqua. Noi siamo fortunati perché in Sicilia c’è una forte attitudine alla cucina, si parla molto di cibo, è abbastanza facile trovare cibi freschi e sani attraverso i Gas o i mercati del contadino, basta un po’ di organizzazione e una spesa senza sprechi per mangiare sano». E per ferragosto? «Le abbuffate sono fuori moda e fanno male alla salute – chiude la Maugeri – Meglio due spaghetti, melanzane arrostite e anguria. Per poter fare il bagno subito dopo».

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