IL SORGERE DELLE ROBE A MILOCCA
di Arturo Petix
.
Come abbiamo visto in precedenza, il vecchio Casale di Milocca, come del resto la maggior parte dei Casali delle nostre parti, scompare tra la fine del 1300 e la prima metà del 1400; alcuni dei vecchi Casali a poco a poco si ridussero ad una semplice Masseria del feudo, altri, come il nostroi, scompare del tutto. La popolazione emigra altrove, in genere nei centri maggiori dove si hanno migliori condizioni di vita, da noi è da ritenere che si sia trasferita a poco a poco nelle robe che andavano sorgendo nel territorio.
Ma la scomparsa di tanti Casali, ed il coseguente abbandono dell’agricoltura finirono col generare in Sicilia un periodo di miseria tra i più tristi della nostra storia e contro il quale non era possibile alcun rimedio. La fame divenne un fenomeno ricorrente specialmente nella seconda metà del 1600, spesso accompagnata dalla peste e di altri mali.
Nel 1575 la fame la sua comparsa in Sicilia accompagnata dalla peste, poi sempre accompagnata dalla peste nel 1591 e nel 1952. Il prezzo del grano, che in tempi normali era di una onza e dieci grana la salma, saliva anche a otto e anche dieci onze la salma con conseguenze terribili tra la popolazione più povera. Dalle campagne affamate si fuggiva verso la città nella speranza di trovafre lì il pane, e la miseria diveniva più grave sia per l’abbandono delle campagne qaunto per il sovraffollamento delle città stesse. Nella città di Palermo, in tale ultimo anno di fame si contarono ben tredicimila morti per denutrizione, la gente mangiava di tutto ed era peggio. E poi la fame ritornò nel 1503 e ancora nel 1607.
Conseguenza naturale della fame era il banditismo, bande armate scorazzavano per le campagne e i paesi minori, rubando, ammazzando, taglieggiando, sotto gli occhi impotenti della legge. Tra il 1559 e il 1560 agiva, nelle nostre parti, la banda di Vincenzo Agnello, una specie di bandito gentiluomo, che rubava ai ricchi e aiutava i poveri. Ma tutte le bande nate dalla miseria hanno questo programma, e in realtà restano sempre bande e il male che generano è sempre più grande del bene.
La banda Agnello si distense per la sua ferocia e la sua crudeltà: l’agnello era un capo di grande astuzia ma tanto efferato che gli stessi compagni di arme che avrebbero dovuto combatterlo, ne avevano un tale terrore che spesso scappavano proma che lui arrivasse. I capitani di questi preferirono farselo amico più che combatterlo, e il danno finì per cadere sulla popolazione più povera e indifesa, come sempre avviene.
In tali tristi condizioni la “roba” dovette sistemarsi a difesa. Le abitazioni dei coloni sorgevano attorno ad un cortile e la sera era un piccolo mondo chiuso sempre pronto a tutte le necessità e i pericoli. Si venne a creare un tipo di colono audace, forte, coraggioso, pronto a tutte le evenienze della vita, capace di contare principalmente su se stesso ma anche sulla collaborazione degli altri gruppi di tutte le robe della zona.
Il rimedio a tanti mali poteva essere un ritorno alla terra ed il sorgere di nuovi centri abitati, dove regnava il latifondo. Il re Filippo III con una sua prammatica imponeva che almeno un terzo delle terre doveva essere coltivato; concesse, nello stesso tempo, delle prerogative particolari per i baroni possessori di terre abitate. Fu così che i feudi cominciarono a popolarsi.
-
Nel 1583 Don Pietro Campo fondava Campofranco nel feudo di Fontana di Rose e nello stesso anno Donna Francesca Lercara e Ventimiglia fondava Lercara Friddi nel suo feudo de Li Friddi. Fu una vera gara di nuove fondazioni di comuni, si cui citiamo solo quelli della nostra zona.
- Nel 1684 veniva fondata Castrofilippo; poi tra la fine del 1600 e i primi del 1601 veniva fondata Vallelunga.
- Nel 1606 Don Diego Naselli fondava Aragona nel feudo di Diesi.
- Nel 1609 Don Nicolò Galletti di Fiumesalato fondava San Cataldo.
- Nel 1629 Don Giovanni Vincenzo Maria Termini fondava Casteltermini nel suo feudo di Cuddia.
- Nel 1630 Don Ottavio Lanza e Barresi fondava Bompensiere nel feudo del Nadoro.
- Nel 1635 Don Francesco Spadafora fondava Acquaviva Platani nel suo feudo di Machinesi e nello stesso anno Don Diego Aragona Cortes fondava Montedoro nel feudo di Balatazza.
- Nel 1666 nasce San Biagio Platani.
- Nel 1696 nasce Ioppolo Giancaxio.
Nel sorgere di tanti comuni nuovi in cui i vari Baroni, per meglio attirare i nuovi abitanti concedevano delle esenzioni particolari, si creava una categoria particolare di nuovi abitanti, i quali andavano in un altro paese di nuova fondazione quando le franchigie del primo finivano.
Ma nel sorgere di tanti vecchi centri abitati e di nuovi, il Casale di Milocca non risorge; al suo posto sorgono le robe nei vari punti del feudo. Milocca diviene nel corso del 1600 una fertile terra di espansione agricola. Sorgono vigneti, oliveti, mandorleti, le robe si popolano e si esapndono. I cassinensi largheggiano in concessioni di terre agli abitanti dei nuovi e dei vecchi comuni che le richiedono, essi vanno a lavorare le loro terre, piantano vigneti ed oliveti, rimoschiscono le zone di collina con querceti.
La roba diviene il simobolo di questa particolare colonizzazione. Sorge come un piccolo aggregato di case dove abitano i nuovi coloni e i loro dipendenti. A poco a poco crescono per il naturale espandersi delle famiglie ed accolgono altri coloni. Divengono dei piccoli villaggi. Isolate per la loro stessa natura, l’autorità risiede nel capo famiglia. Diversa per origine e tradizioni, ogni roba si considera un piccolo mondo a sè, ogni roba tende a mantenere le tradizioni di origine e a perpetuarne i rapporti.
Con il passare del tempo e le nuove generazioni, nasce il senso della roba, un senso nuovo che accomuna tutti gli abitanti delle robe che si estende anche alle robe che vanno sorgendo nel vicino feudo di San Biagio.
(Si ricordi che Milocca e San Biagio, l’una sotto l’amministrazione di Sutera e l’altra sotto quella di Campofranco, dopo una lunga lotta per l’autonomia, si uniranno a formare il nuovo comune di Milena il 30 dicembre del 1923)