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Archive for 10 aprile 2011

DONA OGGI, RICEVERAI DOMANI

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Anche tu puoi fare un bel gesto, semplice ma utilissimo.
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Un gesto concreto, ricco di significato per te e per i malati, ai quali puoi donare una reale speranza.

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Scegli di devolvere il 5 per mille all’AIL.

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Aiutaci a sconfiggere le leucemie, i linfomi e il mieloma.
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Con la tua firma sosterrai il nostro impegno.

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Codice fiscale AIL 80102390582

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La fimmina fa la casa  

di Giuseppe Virciglio

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Gli immigrati sono una categoria di incredibili risparmiatori e tra loro si giudicano “non in base al guadagno ma in base al possesso”.

Le famiglie che arrivarono ad Asti erano costituite da genitori con età compresa tra i quaranta e i cinquantanni. A loro e alla maggioranza di giovani sposatisi negli anno ’60 si riferisce l’arciprete di Milena Salvatore Taffaro quando afferma: “Li guardavano male perchè lavoravano di più, erano parsimoniosi e si compravano la casa”.

La casa stava in cima ai desideri degli immigrati.

Una delle comunicazioni ricorenti nel passaggio d’informazione tra i membri della comunità quando si ritrovano è quella di mettere al corrente l’interlocutore dell’eventuale acquisto di case effettuato da un compaesno, usando la seguente espressione: “Lu sa ca chiddu s’accattà la casa“, lo sai che quel tizio si è comprato l’appartamento? Il fatto di iniziare una comunicazione con “lo sai”, implica che è importante sapere ciò che è il coronamento del principale desiderio, il sogno di una vita. In questo tipo di comunicazioni, nel tentativo di far individuare la forunata persona si dice prima il nome e il soprannome (ingiuria), poi si preciserà di chi è figlio (a chi appartiene), eventualmente il villaggio dove abitava a Milena e infine se proprio l’interlocutore non si fosse raccapezzato, si dirà chi è la moglie.

L’acquisto della casa non è solo appannaggio del marito, capo accentratore della famiglia, ma un ruolo molto importante è esercitato dalla moglie. Le mogli degli immigrati non ebbero mai un ruolo passivo fin dalla scelta di emigrare verso la quale nen era raro che facessero pressione per fare decidere il loro marito.

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I giovani non ne possono più! 

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Ieri è stata la giornata della protesta: nelle piazze ragazzi, stagisti, ricercatori, laureati costretti nei call center, per le manifestazioni organizzate da “Il nostro tempo è adesso”. Roma, Napoli e tante altre città italiane. Più flash mob nelle capitali europee
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I promotori dell’iniziativa, pur invitando i partecipanti a lasciare a casa bandiere e segni di parte, si sono mostrati critici con un governo che, chiuso nei problemi del suo leader, sembra aver deciso di sacrificare una o più generazioni sull’altare degli interessi di qualcuno, della rendita e della speculazione.
 
Una sponda inattesa alla disperazione di milioni di giovani italiani senza lavoro stabile è arrivata dal cardinal Bagnasco, presidente della Cei, che ha esortato la classe dirigente a non protrarre la condizione del lavoro precario oltre la soglia di una fase iniziale e transitoria, esattamente sulla linea dello stesso Papa.   
 
I giovani hanno sfilato nelle principali piazze nazionali indossando magliette gialle con un punto esclamativo e, tra gli slogan:

“Noi il futuro, voi una barzelletta”

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Attenti a quei due…

I carabinieri sono fin troppo vigili

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I giorni di martedì, sabato e domenica sono, per il nostro paese giorni “a rischio” per quanto riguarda piccoli e grandi reati contro il patrimonio e l’accattonaggio in generale. Tra tante persone che girano con il borsone in cerca di guadagnarsi il pane quotidiano, tra gente che chiede un po’ di elesmosina perchè in stato di vera necessità, tra tunisini in giro per racimolare qualche euro… si può sempre nascondere qualche delinquente abituale.

Pertanto, quando si vedono macchine sospette e individui “forestieri” sconosciuti è sempre meglio allertarsi e segnalarne la presenza “a chi di dovere”. E a Milena “chi di dovere” sono sempre i soliti carabinieri, sempre più “vigili”.

La mattina di sabato, ecco a voi per esempio, nonostante il già gravoso loro lavoro, i carabinieri non appena avvistata una panda celeste con due giovani di fuori a bordo, si sono premurati a rintracciarli, identificarli e a chiedere il motivo della loro visita a Milena.

Chiaro è che se quei due fossero state animati da cattive intenzioni, vistisi identificati e pressati, ben presto avrebbero lasciato il paese maledicendo i carabinieri, anzi il carabiniere in servizio così solerte. Al quale bravo rappresentante dell’Arma invece la cittadinanza non può che dimostrarsi grata.

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CRISTO FLAGELLATO SU LA 7

di Attilio Doni

Da bambino, al tempo di guerra, mi capitava d’incontrare uomini privi di una gamba o di un braccio, e bastava questo per turbarmi. La visione m’immalinconiva e mi restava a lungo impressa nella mente.

Oggi i tempi sono cambiati, i bambini sono abituati a vedere un po’ di tutto in Tv, e non so se restano turbati da ciò che vedono. Però, nel dubbio, cercherei di evitare loro la visione non di persone mutilate, ovviamente, bensì di scene raccapriccianti, o di crudeltà efferate compiute da uomini su altri uomini. Anche perché gli adulti danno un peso diverso alla finzione, e alla realtà, ma accade la stessa cosa ai bambini?

Da diversi giorni La7 trasmette la pubblicità del film di Mel Gibson, “La passione di Cristo”, in ore in cui bambini e ragazzi possono trovarsi davanti al televisore. E quale scena mostra? Quella del Cristo ridotto in condizioni orribili dopo la flagellazione. Ce n’è proprio bisogno? Tra l’altro, la scena è forse realistica, ma si allontana dal Vangelo, giacché ilmessaggio del sacrificio del Cristo per gli uomini, è stato trasmesso tramite l’amore di coloro che lo conobbero, e che non indugiarono mai nella descrizione minuziosa insistente gratuita delle sue sofferenze.

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di V.P.

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Ruoterebbe attorno ai Grizzanti la famiglia mafiosa di Sutera, che sarebbe in un certo senso “aggregata” a quella di Campofranco.

La storia inizierebbe con Salvatore Grizzanti, che viene indicato come affiliato a Cosa Nostra da alcuni collaboratori di giustizia.

Salvatore Grizzanti è deceduto dal 22 agosto 1989 e la sua “eredità” sarebbe stata raccolta dal figlio Antonino (classe 1956), uno dei 28 soggetti arrestati dai Carabinieri nel blitz “Grande Vallone”.

Antonino Grizzanti fu indicato come affiliato alla mafia già da Leonardo Messina e Calogero Giambarresi negli anni ’90.

Ma è Ciro Vara a parlare più ampiamente della consorteria mafiosa di Sutera e degli stretti legami con Campofranco.

«Ho conosciuto il figlio del Grizzanti – racconta Vara ai magistrati della Dda nissena – che se non ricordo male ha fatto politica. Una volta è venuto a Vallelunga con Salvatore Termini inteso “Caterino”; ma questo Grizzanti venne pure a Serradifalco alla riunione in cui venne nominato rappresentante provinciale Domenico Vaccaro. Sempre in quell’occasione ricordo che questo Grizzanti si lamentava del fatto che le imprese non volevano pagare. Questo cercava soldi».

In un successivo interrogatorio Ciro Vara aggiunge:

«Ricordo anche che Peppe Grizzanti, il padre, diceva che il 50 per cento dei proventi delle estorsioni fatte a Sutera dovevano andare ai campofranchesi per aiutarli».

Questa la dichiarazione resa nel luglio 1992 da Leonardo Messina:

«Alla famiglia mafiosa di Campofranco è aggregata, per così dire, quella di Sutera dove opera un solo “uomo d’onore”. Si tratta di tale Grizzanti di cui non conosco il nome, ma che so essere figlio di Salvatore Grizzanti».

Aggiunge Calogero Giambarresi:

 «Grizzanti padre e figlio sono gli unici due “uomini ‘onore” provenienti da Sutera di cui ho sentito parlare».

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Tim Robertson:

Se prostituirsi significa affittare il proprio corpo, sposarsi significa venderlo

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E morì con un felafel in  mano (2001)

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Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 11,1-45.
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Era allora malato un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella.
Maria era quella che aveva cosparso di olio profumato il Signore e gli aveva asciugato i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato.
Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, il tuo amico è malato».
All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio, perché per essa il Figlio di Dio venga glorificato».
Gesù voleva molto bene a Marta, a sua sorella e a Lazzaro.
Quand’ebbe dunque sentito che era malato, si trattenne due giorni nel luogo dove si trovava.
Poi, disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!».
I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?».
Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo;
ma se invece uno cammina di notte, inciampa, perché gli manca la luce».
Così parlò e poi soggiunse loro: «Il nostro amico Lazzaro s’è addormentato; ma io vado a svegliarlo».
Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se s’è addormentato, guarirà».
Gesù parlava della morte di lui, essi invece pensarono che si riferisse al riposo del sonno.
Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto
e io sono contento per voi di non essere stato là, perché voi crediate. Orsù, andiamo da lui!».
Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse ai condiscepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».
Venne dunque Gesù e trovò Lazzaro che era gia da quattro giorni nel sepolcro.
Betània distava da Gerusalemme meno di due miglia
e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria per consolarle per il loro fratello.
Marta dunque, come seppe che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa.
Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!
Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà».
Gesù le disse: «Tuo fratello risusciterà».

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