L’ascensore della discordia, perché divideva gli ambientalisti dai progressisti
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Era l’ascensore della discordia, perché divideva gli ambientalisti dai progressisti sul gusto estetico e sull’utilità. Ma per la famiglia mafiosa di Campofranco i lavori per la realizzazione dell’ascensore che collega il paese di Sutera al suggestivo monte San Paolino, era l’affare a cui non si poteva rinunciare.
Tutti concordi, almeno su questo. Ma nella costruzione dell’impianto mobile – affidata all’impresa “Saim” di Gela consorziata alla società aggiudicataria Concorso Cooperative Costruzioni di Bologna – emerge la figura di un imprenditore suterese, Sebastiano Sciortino, che non risulta indagato. Ma la sua posizione è ritenuta agli inquirenti molto vicina alla cosca di Campofranco, tant’è che nel capitolo dedicato ai lavori dell’elevatore viene indicato come “strumento” dai fratelli Modica «per giungere – scrive il giudice nell’ordinanza – ad ottenere le forniture di calcestruzzi e il nolo di mezzi nella loro disponibilità». Vi sono le intercettazioni del Ros che provano i contatti fra Sciortino e i fratelli Modica.
Contatti che ricadono a ridosso dell’avvio del cantiere a Sutera. Angelo Modica chiama Sciortino per sapere la data d’inizio dei lavori e se può inviare i camion e gli escavatori della sua azienda. Sciortino lo rassicura dicendo che l’impresa aveva già delineato l’area dove sarebbe sorto il cantiere, promettendogli che avrebbe contattato il direttore dei lavori. Dieci minuti dopo il colloquio, Sciortino richiama lo stabilimento dei Modica ma al telefono risponde Vincenzo Modica, il figlio di Giuseppe. «Tuo zio – dice l’imprenditore suterese – mi aveva chiamato che voleva acchianari lu scavaturi, gli dici che per domani non incominciano quelli. Quando è ora me lo fa sapere lui – aggiunge Sciortino riferendosi al direttore dei lavori – e lo chiamo io, perché forse comincia giovedì».
Risultato: dal giugno 2008, hanno accertato i carabinieri del Ros e i magistrati della Dda, i fratelli Modica eseguono i lavori per la costruzione dell’elevatore, fornendo il calcestruzzo e mettendo a disposizione i camion per rimuovere il materiale di risulta degli scavi. Ma c’è un intoppo nei rapporti lavorativi tra la “Saim” e l’impresa dei fratelli campofranchesi. I Modica svolgono i lavori malgrado non abbiano presentato la Durc, ossia la documentazione unica di regolarità contributiva. Atto indispensabile che sancisce la stipula del contratto con l’impresa esecutrice e la ditta che ha preso il subappalto.