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Archive for marzo 2011

Benvenuti a Lampedusconia

Lampedusa, la ricetta di Berlusconi: navi sempre pronte a salpare, spot tv e un casinò sull’isola
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I prossimi arrivi di migranti sulle coste di Lampedusa saranno “contenuti sulle banchine” dove ci sarà sempre pronta una nave per riportarli nel Paese d’origine o in altre destinazioni. Dopo il comizio sui moli di Lampedusa il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha rinnovato le sue promesse durante una conferenza stampa. “I futuri arrivi – ha spiegato il premier – dovrebbero essere contenuti sulle banchine, agli attracchi. Ci sarà una nave sempre presente per l’immediato imbarco per altre destinazioni. Potrà essere come speriamo la Tunisia o altra destinazione in Italia”.
  
La nave per Manduria – “Ci sono già dei pullman che stanno prendendo i migranti e li portano al molo dove ci sono i traghetti, con una capacità di settecento passeggeri – ha detto il premier Silvio Berlusconi -. Li porteranno verso queste navi veloci e su queste navi noi potremo imbarcare 1450 migranti, già filmati e schedati. Questa nave si dirigerà al porto di Taranto e da lì saranno condotti a Manduria”. “La Tunisia ha confermato che non partiranno più persone”, ha assicurato il presidente del Consiglio.
  
Le moratorie di un anno e il casinò – “Il ministro dell’Economia ieri ha preso l’impegno per moratoria fiscale, bancaria e previdenziale di un anno a Lampedusa, ma penso che possa continuare anche oltre”, ha detto ancora Berlusconi che ha annunciato anche la creazione di un casinò, di un campo da golf, una scuola e infrastrutture sanitarie.
  
Gli spot televisivi per favorire il turismo – Il presidente del Consiglio ha ribadito che dopo la partenza degli immigrati inizierà “la pulizia dell’isola” e “in pochi giorni il territorio sarà riportato all’ordine”. Il premier è intenzionato a fare degli spot televisivi per sostenere il turismo, ma ha anche spiegato che “nel frattempo la presenza sull’isola di uomini delle forze dell’ordine, associazioni di volontariato e istituzioni che si sono presentate per rispondere alle esigenze della situazione, comporta che non ci siano posti liberi in albergo e questo è un supporto all’economia isolana”.
  

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di ZINO PECORARO

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Come si orientano la mente e il cervello dei mafiosi? Quali sono le basi conoscitive del loro atteggiamento nei riguardi degli altri? Agiscono animati da una forma estrema di egotismo? Sono consapevoli della crudeltà delle loro azioni?
Insomma può l’analisi psicologica indagare la mente dei mafiosi per cercare di scoprire e definire la loro devianza disumanante, per cercare di conoscere le esperienze distruttive che determinano il loro modo di pensare e di agire?
In questo campo specifico un’interessante ricerca è stata portata a termine dal prof. Girolamo Lo Verso, ordinario di Psicologia dinamica presso l’Università di Palermo, che da oltre 15 anni indaga il fenomeno mafioso dal punto di vista psicologico.
Il prof. Lo Verso ha avuto la possibilità di intervistare tanti pentiti in regime di protezione speciale e ne ha colto le dinamiche psicologiche: i risultati delle ricerche lasciano del tutto stupite le persone comuni, fanno intravedere un mondo chiuso e impenetrabile con leggi e comportamenti scandalosi, se lo scandalo ha la forza di agire in questi specifici contesti. Infatti, “mafiosi si nasce e si diventa – sostiene il prof. Lo Verso – all’interno di un mondo familiare fondamentalista e totalitario che impedisce qualsiasi contatto tra i valori arcaici che lo regolano e il mondo moderno”. Questo legame arcaico, tribale e primitivo non riconosce nemmeno la famiglia di appartenenza: la vera e unica famiglia è quella mafiosa, alla quale si deve obbedire senza scrupoli e senza tentennamenti, anche contro coloro che appartengono alla propria cerchia della parentela: è giustificato nel mondo mafioso anche un omicidio contro un parente, se esso è voluto dai capi.
Il fatto è “che nei mafiosi – aggiunge il prof. Lo Verso – l’Io e il Noi coincidono, dentro di loro è il Noi che parla, come del resto in altri fondamentalisti. I mafiosi sono macchine scientifiche capaci solo di pensiero esecutivo e operativo, non hanno alcuna forma di pensiero riflessivo, introspettivo, dialogico, né con se stessi né con l’esterno”.
Molto eloquente, in questo senso, è un’ intervista ad un mafioso, riportata nel libro pubblicato dal prof. Lo Verso e dai suoi allievi:
D: Lei ha incominciato a sparare senza avere esperienza di armi?
R: A me la persona che mi portò con lui mi disse “Vedi a questa persona, quello che faccio io, fai tu”.
D: Quanti anni aveva?
R: 18 anni.
D: E la prima volta che andò a sparare era una persona oppure…
R: A una persona… Perché io, non lo so, fu una cosa, una cosa… Non me lo sono dimenticato mai… Proprio la rivedo la scena adesso, questo era appoggiato in un bar, era appoggiato in un bancone del bar, quello mi aveva detto queste parole: “quello che faccio, fai tu”. Lui entrò in questo bar e io lo seguo, lui esce la pistola e io esco la pistola, lui ci appoggia la pistola in testa a questo e ci spara, questo subito cade a terra io ci avvicino la pistola e ci sparo mentre… Quindi sono sicuro che non l’ho ucciso, perché quello già era morto da cent’anni secondo me! Mi segue? Però non era questo che a loro interessava, a loro interessava se io tenevo il grilletto. E io ‘u teneva ‘u grilletto”.
L’iniziazione alla violenza e alla mafiosità, secondo il prof. Lo Verso, nasce già all’interno dei gruppi familiari di tradizione mafiosa, che educano alla spirito di sopraffazione, di velata minaccia, di subdola intimidazione.

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Oublié et touché!

ALLA VIDEOCONFERENZA PER FARE IL PUNTO SULLA LIBIA HANNO PARTECIPATO FRANCIA, GERMANIA, INGHILTERRA E USA. L’ITALIA NON E’ STATA INVITATA: CHISSA’ PERCHE’? EPPURE FORNISCE BASI, AEREI E NAVI E SI ACCOLLA MIGLIAIA DI IMMIGRATI.

IL PRESIDENTE DIMENTICATO E COLPITO, COME CI SPIEGANO DUE VIGNETTE

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Gheddafi non molla

I RIBELLI NON CE LA FANNO A CACCIARE GHEDDAFI DA SOLI

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Ci sono voluti, infatti, cinque giorni di bombardamenti aerei ad Ajdabiyah per demolire l’artiglieria e i carri armati di Gheddafi e permettere ai ribelli di avanzare per 300 chilometri lungo la costa. Dopo due giorni, i rivoltosi sono tornati esattamente da dove erano partiti.

Un portavoce dell’esercito ribelle ha detto che combattimenti sono in corso a Brega, mentre Ajdabiyah costituirà la nuova linea di difesa. Il portavoce, poi, ha chiesto che le forze occidentali forniscano ai ribelli armi pesanti e ha invocato altri raid aerei.

Il ministero degli Esteri libico, invece, ha detto che l’ipotesi ventilata dalla Francia ieri di consegnare armi ai ribelli viola la risoluzione dell’Onu ed equivale ad un supporto al “terrorismo”. “Fornire assistenza militare a bande armate è contrario alle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza, ed è una forma di supporto al terrorismo dal momento che è provato che le bande armate che si trovano a Bengasi appartengono ad al Qaeda e ad altri gruppi terroristici”, si legge in un comunicato del ministero degli Esteri diffuso dall’agenzia stampa ufficiale Jana.

IMBOSCATA A SIRTE

Le forze di Gheddafi, oggi, hanno prima teso un’imboscata ad un convoglio di pick up ribelli fuori da Sirte, città natale del “fratello leader”, poi hanno sconfitto i rivoltosi nel deserto, una manovra che richiede la disciplina che manca completamente nelle forze ribelli. Le città di Nawfaliyah, Bin Jawad e Ras Lanuf sono cadute in rapida successione sotto i colpi della controffensiva delle forze governative.

I ribelli si sono ritirati verso Ajdabiyah, dove alcuni di loro si sono riorganizzati. Decine di pick up armati con armi automatiche hanno stazionato all’ingresso occidentale di Ajdabiyah, ma regna la confusione. Un ribelle, quando gli è stato chiesto che cosa stesse succedendo, ha risposto: “Non lo so. Hanno detto che ci potrebbe essere un gruppo di uomini di Gheddafi in arrivo dal sud”. Questo potrebbe preannunciare una nuova mossa strategica delle forze del rais nel deserto senza fine che separa la strada lungo la costa dal mare. Le truppe governative hanno bombardato pesantemente città dopo città, costringendo i ribelli ad una precipitosa ritirata. “Queste sono le nostre armi”, ha detto il ribelle Mohammed, indicando il proprio fucile. “Non possiamo combattere i razzi Grads con queste”, ha detto, prima di unirsi alla ritirata dal fronte.

Fonte Yahoo

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Dalle notizie che circolano in Paese… il Sindaco di Milena non potrà mai rilasciare un comunicato stampa di come quello che segue. Un’altra occasione persa?

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La Regione siciliana ha emesso il decreto di accreditamento per il Centro Commerciale Naturale di Comiso denominato “I Campanili”. Ne danno notizia il sindaco Giuseppe Alfano e il presidente dello stesso centro commerciale naturale comisano Rosario Dibennardo. La notizia segue quella dell’accreditamento del centro commerciale di Pedalino, denominato “Pedalino & Sviluppo”, già nota un paio di settimane fa.

“Il riconoscimento regionale ci inorgoglisce – ha commentato il sindaco Alfano -, in qualità di amministratori della città di Comiso ed allo stesso tempo, in un momento di grave crisi economica apre nuove prospettive per l’economia locale. Non ci rimane che attendere fiduciosi il finanziamento del progetto, che andrà ad arricchire, ma sopratutto a riempire di contenuti le progettualità redatte dai nostri uffici. E’ stato raggiunto un importante risultato al quale molto si deve alle positive sinergie messe in campo tra Amministrazione, categorie di settore, prima fra tutto l’Ascom del presidente Salvatore Digiacomo che molto ha creduto nel progetto, e singoli esercenti commerciali”.

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di Salvatore Curcio

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Malgrado le dichiarazioni rassicuranti ma in verità alquanto discutibili sinora rese in ordine alla rivolta scoppiata in Libia da autorevoli personalità del mondo politico che parlano non di guerra ma di intervento umanitario, credo che allo stato l’unico fatto incontrovertibile sia costituito dalla improvvisa trasformazione del Mediterraneo in una immensa polveriera e della nostra isola in un avanzato avamposto militare e ricettivo per i profughi e gli immigrati i cui frequenti e numerosi approdi hanno portato Lampedusa e Linosa al collasso con picchi di criticità davvero insostenibili.

Di fronte ad uno scenario dalle proporzioni cosi vaste, di cui le prime avvisaglie erano prevedibili nelle precedenti rivolte dell’Algeria e dell’Egitto, la Comunità Europea, compresa l’Italia, ha ancora una volta dimostrato di essere impreparata per la gestione al meglio di simili fenomeni non essendo fornita, peraltro, degli strumenti ed apparati capaci di sostituirsi al singolo Stato membro attraverso l’adozione di provvedimenti vincolanti per tutti gli Stati dell’Unione. E ciò in quanto l’Europa non è una superpotenza come gli USA che disponga di organismi superpartes, di finanze comuni e di un esercito; per chi non lo sapesse la nostra Europa dispone soltanto della moneta unica-l’euro- e di nient’altro e che nella stessa sopravvivono ancora le mire di predominio degli Stati economicamente più forti sugli altri Paesi dell’Unione.

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Amo!

AMO !

di Maria Salamone

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Amo girovagare con lo sguardo

per le vie del cielo…

Amo quando, dopo la pioggia,

torna a risplendere l’arcobaleno!

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Amo il cinguettio del passerotto

in cerca di cibo sul davanzale…

e poi, in un battito d’ali, seguirlo…

più su, sempre più in su… volare!

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Amo sentire dentro:

i battiti del cuore, l’animo vibrante…

e seppure nel tormento, lodare la vita:

con fervore, con speranza infinita…

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Amo credere in giorni migliori:

senza odio, senza guerra,

senza un bimbo che piange,

che di fame muore su questa terra!

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La strada delle trappole

Il danno e la beffa dell’autovelox selvaggio

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Stamani andando a Palermo ho notato i seguenti “imboscanti”:

1) – Vigili Urbani di Campofranco;
2) – Vigili Urbani di Acquaviva Platani;
3) – “Palo fisso” a Castronovo;
4) – “Palo fisso” a Lercara Friddi
5) – Vigili Urbani di Misilmeri.

Se “immortalato” nell’eventuale deprecabile caso di un superamento del limite (generalmente 50 o 70 km/h) di appena 10 km/h in tutte e cinque le postazioni…..

€ 159,00 x 5 = € 795,00!

Il DANNO di una strada realizzata in condizioni di sicurezza così deprecabile da dover utilizzare l’unico sistema deresponsabilizzante dell’imposizione di limiti assurdi a chi è costretto a percorrerla,
e la BEFFA di essere costretti a percorrerla alla velocità dei tempi delle vetture a cavallo, per le “esigenze di cassa” di amministrazioni allo stremo che cercano di risolvere i propri problemi in una stupida e vessatoria “guerra tra poveri”!

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 MA ‘NDO VAI … ♫ ♪ ♫ ♪

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Giusto o sbagliato che sia la posizione occupata da chi svolge ruoli o funzioni preminenti nel sociale, nel mondo economico o nella pubblica amministrazione induce ad un certo ossequio reverenziale da parte di chi, in qualche modo, è legato a quelle figure.

Senza volere entrare nel merito della giustezza di tali comportamenti osserviamo comunque che, almeno per le figure dirigenziali della pubblica amministrazione, il compito da svolgere dovrebbe essere inteso come servizio all’utenza, ai cittadini, a tutti coloro i quali hanno il diritto di usufruirne; ne consegue che il cosiddetto dirigente/amministratore/funzionario ha il dovere di erogare al meglio quanto il proprio ruolo gli impone di amministrare e governare.

Un discorso a parte andrebbe fatto per chi invece riesce ad “emergere” sfruttando le proprie capacità di intrapresa o il proprio carisma personale; l’ossequio, il rispetto e la considerazione che si ha di queste persone esula dal diritto a ricevere o dal dovere a dare, semplicemente occorre considerarlo come una gratificazione e un riconoscimento del proprie capacità e dei risultati da questi ottenuti.

Purtroppo, ma forse anche in altre parti d’Italia funziona allo stesso modo, viviamo nella gattopardiana Sicilia ed in molti c’è ancora quel retaggio di ossequio “naturale” che i nostri avi hanno avuto inculcato nell’animo e nella mente nei confronti dei potenti; da ciò ne consegue che l’atteggiamento verso coloro i quali detengono il cosiddetto potere, a qualsiasi titolo esso sia detenuto, è sempre il solito: l’inchino, la richiesta del favore, la disponibilità a dare una contropartita.

Giusto o sbagliato che sia, dicevamo, questa è la situazione e la condizione all’interno della quale viviamo e che ci avvolge integralmente lasciando poco spazio e sparute possibilità ad un comportamento che si differenzi da quello generalizzato; d’altra parte è risaputo che chi si comporta in maniera diversa dagli altri, da tutti gli altri, chi in pratica esce fuori dagli schemi o riesce ad emergere oppure viene escluso per cui … così è se vi pare, tanto per rievocare un altro stereotipo a noi molto vicino.

Quello che ci sembra assurdo, in un contesto simile a quello descritto, è l’ossequio dovuto anche nei confronti di chi opera a contorno delle figure prevalenti; in tutti gli ambiti in cui qualcuno emerge c’è sempre qualcun altro che si associa e si accoda cercando di godere di qualche privilegio dovuto alla vicinanza. Si cerca di sfruttare l’influenza politica, così come quella economica, sperando di ottenere dei vantaggi che non hanno altra ragione se non quella di essere ripagati dei servigi di cui ci si rende disponibili.

Stona la pretesa del privilegio, e quindi anche del vantaggio preteso, da parte di chi assume il ruolo di corolla nei confronti dei dirigenti e dei funzionari pubblici; come se ad essere amico “forzato” del direttore della Fiat debba necessariamente conseguire uno sconto all’atto dell’acquisto di una macchina; come se uscire a cena con il parroco implichi una indulgenza che ci aiuti a scontare i peccati; come se far parte del codazzo di un dirigente pubblico possa autorizzare a non pagare le tasse oppure essere preferiti o avere attribuita un laurea ad honorem; come se far parte della schiera dei “portatori” debba necessariamente implicare l’attribuzione di un lotto, oppure un manto stradale rifatto più di frequente, oppure una strada pulita.

Vero è che chi occupa un ruolo al top ha dei poteri, ma è altrettanto vero che questo non necessariamente debba significare che mogli, mariti, e perfino suoceri e affini vari, così come amici e sostenitori di ogni genere, debbano usufruirne, appropriarsene; gli unici poteri consentiti, e che si potrebbero riconoscere ai parenti ed agli amici sono/potrebbero essere esclusivamente dei poteri paranormali, se li posseggono e per chi ci crede.

Il “parentados” e gli “amigos” hanno poco da pretendere, non si tratta di una consuetudine che diventa legge, non si tratta di una regola non scritta. Nossignori!

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