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Archive for 25 ottobre 2019

Sapevate che la pasta è nata in Sicilia?

di Carmen Greco

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È la Giornata mondiale della pastaSapevate che è nata in Sicilia?

La pasta secca come la conosciamo noi è nata a Trabia e non in Cina dove poi Marco Polo la trovò sotto forma di spaghetti “solo” nel 1295

La pasta, il simbolo dell’alimentazione italiana, ha una storia tutta particolare. Secondo “La Cucina Italiana. Storia di una cultura” (di Alberto Capatti e Massimo Montanari) già i Romani, Greci ed Etruschi mangiavano qualcosa di simile, una sorta di lasagna detta “lagana”, che veniva condita con la carne e cotta al forno. In una toma etrusca di Cerveteri è stato trovato tutto l’occorrente per stendere la pasta, spianatoria, mattarello e perfino una “rotella” per tagliare il bordo ondulato della sfoglia.

Ma la pasta secca così come la conosciamo noi sarebbe nata a Trabia, in provincia di Palermo. Il geografo arabo Edrisi ne scrive nel 1154 – al tempo di Ruggero II di Sicilia – e parla di un “cibo di farina in forma di fili” chiamato “triyah”, dall’arabo “itrija”, una specie di spaghetto bucato. A Palermo ci sono ancora i vermiceddi di tria, in Puglia il famoso primo piatto Ciciri e tria.

Così Edrisi: «A ponente di Termini è un abitato che s’addimanda “At Tarbiah (la quadrata): incantevole soggiorno; (lieto) d’acque perenni che (danno moto a) parecchi molini. La Trabia ha una pianura e de’ vasti poderi ne’ quali si fabbrica tanta (copia di) paste da esportarne in tutte le parti, (specialmente nella) Calabria e in altri paesi di musulmani e di cristiani: che se ne spediscono moltissimi carichi di navi… Nel porto poi di questo paese si prende quel gran pesce che addimandasi il tonno». Quei “vermiceddi di Tria”si esportavano in botti in Calabria, in altri Paesi musulmani e cristiani, in tutta la penisola.

In particolare la rotta principe fu quella di Genova (visti i legami fra Trapani e la “Superba” anche sul piano del cibo, vedi il pesto che esiste in entrambe le cucine) e gli abilissimi commercianti genovesi la diffusero in tutto il Nord Italia. Nel XV secolo Bartolomeo Sacchi parla di “trie genovesi” o “paste di Genova”.

All’epoca questa pasta si mangiava “stracotta” e veniva condita con formaggio grattugiato e spezie in polvere, successivamente con il burro abbinato a zucchero e cannella. Per i poveri era un piatto unico, per i ricchi un contorno da servire con carne, uova e pollame.

Ma fu nel Seicento che la pasta ebbe la sua consacrazione. Risalendo lo Stivale, divenne il cibo principale del Regno di Napoli dove la carestia (carne e pane scarseggiavano) contribuì definitivamente a farne il piatto principale del popolo. A napoli si cominciò a produrre quella essiccata, nel nord Italia (tranne la Liguria) si mantenne la tradizione della pasta fresca all’uovo anche per questioni climatiche (solo il clima secco e ventilato favoriva l’essiccazione).

La produzione in Campania vide nascere i primi stabilimenti a Gragnano e Torre Annunziata e ben presto i napoletani nel XVIII vennero chiamati “mangiamaccheroni”, un termine che secoli dopo venne usato in forma dispregiativa anche nei confronti degli emigranti che arrivavano in America.

Nel Settecento, infine, il passaggio a “simbolo” della cucina italiana e, oggi, della Dieta mediterranea a pasta ccà pummarola ‘n coppa, la pasta con la salsa di pomodoro, il genere di condimento che tutti, nel mondo, conoscono e (spesso) storpiano con improbabili ricette spacciate per Made in Italy.

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I rompiglioni

Le incongruenze di timoniere e mozzi

Salvatore Ferlisi

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images (3)Vorrei, senza polemica alcuna, sottoporre all’attenzione del gruppo, qualche incongruenza, che sta sotto gli occhi di tutti e tutti fanno finta di non vedere.

In questi casi che si fa?

Si fa finta di non vedere e non sentire, per non creare un dispiacere al timoniere o a qualche suo mozzo?

O si evidenzia l’incongruenza ben sapendo che qualcuno non la prenderà per niente bene, e come al solito, dirà che è un attacco personale, maturato per odio insito in chi scrive, verso tutto e tutti.

ristVorrei parlare dell’ultimo rinnovato gemellaggio.

Gli ospiti “ francesi “ hanno pranzato e cenato nei locali dell’ex scuola elementare. (Almeno questa è la versione circolante in assenza di pubbliche relazioni).

Punto uno : La gestione della cucina e del servizio quanto è costato?

E’ stata gestita da una società esterna al Comune (si pubblichi il contratto) o da indipendenti senza contratto alcuno? Volontari (?) o lavoro nero?

Punto due : Il pane.

Ricordate quante sagre sul pane ci hanno propinato in questi anni? Vado a memoria. C’è stata la sagra del “ pane cunzatu“, la sagra del “pane scanato“ e forse altre ancora.

E, cosa fanno gli organizzatori del gemellaggio?

Al momento di mettere a frutto le tante decantate qualità del pane locale, offrendolo agli ospiti, pare, che abbiano comprato il pane presso dei comuni spacci dei paesi del circondario.

carniPunto tre : Pare che lo stesso discorso debba farsi anche per la carne.

A mio parere tutto questo è lo svilimento e lo snaturamento del gemellaggio!

A che cosa sono servite le tante sagre ?

Perché non incentivare e premiare l’economia locale?

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Il decreto che approva il Piano paesaggistico del Messinese è stato firmato ieri pomeriggio

Nello Musumeci

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È stato un lavoro intenso, vissuto con i miei collaboratori, che ha evidenziato le tante luci e qualche ombra dell’importante strumento.

Mi dispiace che qualcuno, nella Valle del Mela, abbia tentato di strumentalizzare un atto di governo adottato con senso di responsabilità.

Resta ferma la mia volontà di chiedere al governo nazionale un Piano di bonifica e di risanamento ambientale per quel territorio, concordato e cofinanziato dal mio governo. Più in generale, vorrò aprire un confronto con i sindaci sui vari Piani paesaggistici dell’Isola per rimuovere eventuali scelte inique e dannose che non fanno bene né all’ambiente né all’economia.

#Sicilia #Messina #ambiente #governoMusumeci Regione Siciliana

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Il Giro d’Italia parte da Monreale: “Un grande orgoglio per tutti i monrealesi”

Marco Intravaia

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“É un grande orgoglio annunciare che la partenza del giro d’Italia, sul territorio nazionale, quest’anno, sarà da Monreale”.

A dare la notizia che la più prestigiosa gara di ciclismo nazionale, una volta rientrata in Italia dall’esordio in Ungheria, prenderà le mosse dalla città normanna sono il presidente del Consiglio comunale di Monreale, Marco Intravaia e il sindaco Alberto Arcidiacono.

“Ringrazio il presidente della Regione Nello Musumeci, l’assessore allo sport Manlio Messina e RCS per questa scelta “epocale”per la nostra città, che salirà alla ribalta più importante delle cronache nazionali e non solo. Una vetrina importante – conclude Intravaia- per cui molto si è spesa la Regione Siciliana.”

Il giro prevede due tappe siciliane: la Monreale Agrigento da 136 km e la Enna Etna da 150 km.

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Il dottore Angelo Candura lascia la professione

Alfonso Gucciardo

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Il Dott. Angelo Candura chirurgo di chiara fama, che per anni ha operato nella nostra città come primario del reparto chirurgia dell’ospedale e successivamente nella clinica Regina Pacis di San Cataldo, ha deciso di ritirarsi dalla professione.

A lui un GRAZIE da tutti quelli, e sono moltissimi, che si sono rivolti alla sua insuperabile professionalità.

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Un affettuoso saluto dai suoi amici ed innumerevoli estimatori che continueranno a rivolgersi a lui quando avranno necessità di un MEDICO,

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