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Archive for 30 gennaio 2015

DIEI NOCTISQUE HORAE

Teobaldo FABBRI – Elde BALZONI

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capitolium-libroLe ore del giorno e della notte

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Anticamente i Romani dividevano il giorno nelle seguenti parti:

  • nox media = mezzanotte
  • gallicinìum = canto del gallo
  • diluculum = l’alba
  • aurora = l’aurora
  • primo mane = di primo mattino
  • mane = mattino
  • ad meridìem = mattino avanzato
  • merìdies = mezzogiorno
  • de merìdie = subito dopo mezzogiorno
  • hora suprema solis o supremo sole = il tramonto
  • vesper = l’imbrunire
  • crepusculum = la sera (opposto di diluculum)
  • concubium = l’ora del riposo
  • ìntempesta nox = notte profonda.

solMa la divisione del tempo non era molto regolare; lo divenne quando, verso il 300 a. C., fu introdotto in Roma il solarium (=orologio a sole) consistente in un’asta (gnomon) fissata perpendicolarmente su una superficie di marmo, su cui erano tracciate le linee corrispondenti alla ore: l’ombra che si proiettava dall’asta indicava l’ora.

Nel primo secolo dopo Cristo fu inventata la clessìdra (clepsydra) rudimentale orologio ad acqua o a sabbia che offriva il vantaggio di far conoscere l’ora sia di giorno che di notte.

Il giorno era diviso in 12 ore dalle sei del mattino alle sei di sera: hora prima, secunda, tertia, ecc.; la sesta corrispondeva a mezzogiorno.

capitolium-ore

La notte, che pure constava di 12 ore e andava dalle sei di sera alle sei del mattino, era divisa in quattro vigiliae (da vigilo=sto sveglio) di tre ore ciascuna, chiamate così perché corripsondevano al turno di veglia delle sentinelle:

  • Prima vigilia = prima veglia – dalle 18 alle 21
  • Secunda vigilia = seconda veglia – dalle 21 alle 24
  • Tertia vigilia = terza veglia – da mezzanotte alle 3
  • Quarta vigilia = quarta veglia – dalle 3 alle 6.

Le ore della giornata romana, anche se raggiungono lo stesso totale delle nostre, non erano di eguale durata nel corso dell’anno, ma variavano col variare delle stagioni: quelle d’estate erano più lunghe e più brevi in inverno. E’ stato possibile stabilire una corrispondenza precisa tra le ore dei Romani e le nostre, solo quando nel tardo medioevo, fu inventato l’orologio almeno in parte simile a quelli odierni.

A proposito delle ore, ecco alcune iscrizioni moderne su meridiane:

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Barbarie

Isis, l’ultimo sfregio: Mosul, distruggono le antiche mura assire

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vkfZOC4AFqvySJAx0=--I jihadisti dello Stato islamico (Is) hanno distrutto gran parte dei resti delle antiche mura assire della città di Mosul, nella provincia irachena di Ninive, sotto il loro controllo. Lo ha annunciato uno studioso che vive a Mosul al sito di Shafaq News, spiegando che l’Is ha minato con grossi quantitativi di esplosivo le mura che sorgevano nel quartiere Tahrir, distruggendole quasi completamente.

Patrimonio perduto – Le mura, fatte costruire dai re assiri nell’ottavo secolo avanti Cristo, erano considerate il più importante monumento storico di Mosul e dell’intera regione. Da quando, a giugno 2014, l’Is ha preso il controllo di ampie regioni dell’Iraq, ha distrutto molti monumenti antichi, santuari e siti archeologici considerati ’profani’ e quindi contrari all’Islam.

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Raffaele Fitto: “Nazareno fallimento politico, azzeramento in Fi e nei gruppi”

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UpkPfA5XLjjrRqOQXrCfKVZDGzdIcK+keQIuMbtw34s=--“Altolà al Nazareno”. Silvio Berlusconi è stato chiaro: “La scelta da parte del Pd del nome di Sergio Mattarella per il Colle mette a rischio la tenuta dell’accordo del Nazareno”. Le parole di Silvio pesano come un macigno sul percorso di riforme intrapreso dal premier e da Forza Italia. La scelta di Mattarella dunque agita gli animi del Cav, ma anche quelli di Forza Italia.

La sterzata di Silvio sul Nazareno dà fiato ai ribelli azzurri. “Se vogliamo fare una commedia, possiamo dire che va tutto bene in Forza Italia. Se invece vogliamo fare una cosa seria, occorre l’azzeramento totale nel partito e nei gruppi parlamentari”, scrive Raffaele Fitto sul suo blog.

“E’ semplicemente impensabile, oltre che offensivo dell’intelligenza dei nostri elettori – prosegue Fitto – che, dopo un fallimento politico totale, i cultori e i sostenitori del Nazareno, ora, in un attimo, come se nulla fosse, pretendano di travestirsi da oppositori di Renzi. Da tempo, con tanti amici, soste ngo una linea politica che è stata criminalizzata e ostracizzata”.

“Ci hanno perfino chiamato traditori. Ancora all’inizio di questa settimana, avevo caldamente invitato Berlusconi a dire no alla legge elettorale, o almeno a rinviare il voto al Senato a dopo l’elezione del Capo dello Stato. Per tutta risposta, c’era chi festeggiava l’ormai prossima ‘sostituzione’ dei dissidenti Pd con i voti di Forza Italia. Che facciamo ora? Facciamo finta che tutto vada bene?”, chiede dunque Fitto.

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Maxirissa al Centro richiedenti asilo politico San Cataldo

Vincenzo Pane

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rissMartedì sera movimentato al centro di accoglienza per i richiedenti asilo politico di piazza San Francesco, ospitato nei locali dell’ex Ipab, dove un gruppo di stranieri ha dato vita ad una maxi rissa, in cui sono volati colpi proibiti ed anche oggetti pesanti, compresi estintori.
Protagonisti dell’accaduto sette ospiti della struttura – poi denunciati dai Carabinieri – in particolare si tratta di sei pakistani ed un afgano, che avrebbero litigato per motivi futili – a quanto sembra perché qualcuno parlava a voce alta disturbando gli altri – ma la discussione è via via degenerata finché non sono volati spintoni, pugni, calci.

Il parapiglia è cresciuto d’intensità finché qualcuno dei protagonisti della rissa ha afferrato un estintore di 6 chili lanciandosi nella mischia, mentre qualcun altro ha anche divelto alcuni pezzi di corrimani per utilizzarli, secondo la ricostruzione degli investigatori, come oggetti contundenti.

Estintore usato come corpo contundente, i carabinieri hanno denunciato sei pachistani e un afgano

Estintore usato come corpo contundente, i carabinieri hanno denunciato sei pachistani e un afgano

Non potendo riportare l’ordine da soli, i componenti del personale della cooperativa che gestisce la struttura, hanno subito chiamato il “112” ed in piazza San Francesco sono arrivati i Carabinieri della Tenenza di San Cataldo assieme ai colleghi del Nucleo Radiomobile, i quali hanno subito provveduto a bloccare gli stranieri, sedandone i bollenti spiriti.
Ai militari non è rimasto altro che identificare i partecipanti alla rissa, tre dei quali sono stati accompagnati all’ospedale “Sant’Elia” per farsi curare le ferite ed uno degli stranieri ha riportato lesioni giudicate guaribili in venti giorni. Si tratta dell’afgano K. S. (27 anni) e dei pakistani G. H. Z. (25 anni), K. S. N. (27 anni), Z. M. (26 anni), A. M. (30 anni), A. N. (26 anni) e A. J. M. (27 anni), i quali sono stati denunciati dai Carabinieri per rissa aggravata, lesioni aggravate dall’uso di oggetti atti ad offendere e danneggiamento aggravato. Reati dai quali saranno poi chiamati a rispondere davanti al giudice.
Nelle scorse settimane gli ospiti del centro di accoglienza di San Cataldo avevano dato vita ad una protesta per chiedere la velocizzazione delle pratiche per il riconoscimento dello status di rifugiato in quanto provengono da nazioni sconvolte da guerre civili e dittature. Alcuni di loro sono spesso ricercati dai regimi ed anche per questo non è possibile indicare i nomi per esteso. A volte, purtroppo, nelle varie strutture, si verificano liti tra i componenti di etnie diverse; i Carabinieri di San Cataldo hanno recentemente intensificato i controlli nella struttura di piazza San Francesco.

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«Migrazione, così non va»

Michele Mancuso

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Michele Mancuso

Michele Mancuso

In merito al consiglio comunale straordinario sull’emergenza sicurezza legata al fenomeno migratorio, si apprende dagli organi di stampa e dalla nostra rappresentanza consiliare che il tutto si è svolto in un clima di political correct.
Insomma quasi tutti i gruppi consiliari garbatamente hanno fatto notare che qualche “problemino” di sicurezza in città c’è. Naturalmente è doveroso segnalare che l’amministrazione comunale, sindaco in testa ha mandato in scena la solita «sviolinata» sull’integrazione, sull’immigrazione come opportunità, per non parlare di qualche assessore che ha derubricato a “marachelle”, veri e propri reati a cose e persone, perpetrati nell’ambito di tale fenomeno.

Sia ben chiaro qui, che si ci creda o meno, non stiamo a parlare di razzismo o meno. Il punto all’ordine del giorno del suddetto consiglio era il tema della sicurezza, al di là del colore della pelle, del credo religioso, dell’etnia e quant’altro. Forza Italia è fermamente convinta che le politiche nazionali degli ultimi anni sono state profondamente sbagliate. L’abolizione della legge Bossi-Fini prima, e la fallimentare operazione Mare Nostrum poi, hanno segnato un cambio di passo notevole in senso negativo. Infatti se prima gli immigrati arrivavano con i barconi, adesso arrivano con i containers. Giova ricordare che in particolare sotto il governo Berlusconi era stata varata la suddetta legge che inseriva nell’ordinamento giuridico italiano il reato di immigrazione clandestina oggi non più esistente.

clQuindi in consiglio comunale ieri si doveva parlare di ordine pubblico e basta. Lo si è fatto a tratti, ma a noi preme ribadire la nostra posizione.

Oggi la nostra città deve fare i conti con un vero e proprio esercito di disperati, a cui il governo nazionale e quello regionale, palesemente non sanno o non vogliono mettere un argine. La gente percepisce Caltanissetta insicura. Uscire di sera è pericoloso, e ripeto non si possono fare passare atti di violenza a cose o persone come normale delinquenza, perché è sotto gli occhi di tutti che questa gente che sfugge da realtà disumane, arriva nella nostra città ed è costretta a bivaccare per le strade, costretta a rubare per mangiare, a dormire in tendopoli, minando la sicurezza e la salute dei nisseni, dandosi alla prostituzione, e con altri espedienti a diventare vittime di sfruttatori, in nome di un civismo e di una accoglienza che da sola la città non può dare.

Nella maggior parte dei casi gli immigrati vorrebbero sbrigare le carte per avere il permesso di soggiorno, e poi andare altrove, spesso a ricongiungersi con i propri cari che si trovano nel nord Europa. Allora l’amministrazione dovrebbe, anziché continuare a costruire e ristrutturare dei locali che poi diventano per mesi o anni prigione per questi disperati, togliendo spazi e risorse ai nisseni, fare la voce grossa con chi sta in alto, affinché questi facciano ad ogni livello il proprio dovere istituzionale per fare in modo che Caltanissetta sia solo un punto di prima accoglienza come dovrebbe essere nella stragrande maggioranza dei casi.

*Coordinatore provinciale Forza Italia

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 Progetto di velocizzazione della linea ferroviaria Catania, Enna, Caltanissetta, Palermo

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Cari Sindaci e Consiglieri vi scriviamo…

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capaGent.mo Signor Sindaco,
Cogliamo con interesse il Tuo invito per la giornata del 2.2.2015 per trattare della tematica della linea Catania, Enna, Caltanissetta, Palermo, dandoTi atto che a seguito di quanto hai appreso alla presentazione del progetto il 23 gennaio scorso presso la Università Kore di Enna, hai voluto immediatamente dare seguito alle esigenze di chiarezza che sono emerse, contrariamente a quanti, anche a Te vicini, hanno con goffe fughe in avanti, scorrettamente fatto intendere ai nostri concittadini che tutto era risolto.
Noi avevamo subito evidenziato, in occasione del Consiglio Comunale straordinario del 10 novembre scorso che sposò i contenuti della nostra interrogazione, che la scelta del tracciato tradizionale era solo un piccolo primo passo, e che occorreva mantenere alta la guardia per scongiurare che interessi legittimi o meno prendessero il sopravvento, vanificando il lavoro che la straordinaria mobilitazione tra Istituzioni sta indirizzando.

cl-xirbiPur avendo grande fiducia nell’On. Ministro delle Infrastrutture, dimostratosi sensibile alle problematiche, abbiamo condiviso tra Parlamentari della città, il pensiero e le valutazioni tecniche, già prima di Te elaborate insieme a chi ha lavorato a questo progetto, l’ex Sindaco Campisi, ed il suo ex Assessore alla Pianificazione Territoriale Arch. Andrea Milazzo che dobbiamo ringraziare per il supporto e l’impegno competente che continua ad offrire.
Abbiamo scelto di non accontentarci di una semplice previsione, utile soltanto a soddisfare il esiderio di visibilità di chi, con goffe fughe in avanti, rischia solo di legittimare quanti non vogliono che il nostro territorio sia trattato alla pari di altri, ed abbiamo già anticipato al Ministro l’interrogazione parlamentare che alla presente ti alleghiamo, come testimonianza del nostro costante impegno per il nostro territorio.

Nella stessa chiediamo con forza e determinazione che il territorio provinciale di Caltanissetta venga già durante la gestione commissariale dello Sblocca Italia, interessato alla realizzazione di uno stralcio funzionale dell’opera, che possa contribuire a migliorare le esigenze di mobilità della Città di Caltanissetta. Marianopoli, San Cataldo, Santa Caterina Villarmosa, Vallelunga e Villalba, ma soprattutto che costituisca un impegno reale e concreto di Questo Governo e Questa Legislatura affinché l’alta velocità passi da Caltanissetta Xirbi, Marianopoli, Vallelunga, Villalba, servendo anche i territori di San Cataldo e Santa Catrina Villarmosa, nel sincero convincimento che solo un investimento di risorse potrà rendere irreversibile la situazione, ed impedire che le decisioni prese oggi siano sovvertite in diversi contesti decisionali.

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Giufà acquista il suo asino

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imagesWK6VSZOFUn giorno Giufà decise di vendere il suo asino, che cominciava ad essere vecchio e debole, per comprarne uno più giovane. Si recò al mercato e si affidò ad un venditore per concludere l’affare.

Questi se ne andò in giro per il mercato cercando di decantare il buon carattere e la forza dell’animale. Ma, arrivati vicino la casa gi Giufà i vicini riconobbero l’asino e si misero a deridere il venditore:
– Giufà vuole vendere l’asino perché è malandato e vecchio!

A quelle parole, la gente che sembrava interessata all’acquisto si allontanò in gran fretta, per evitare di fare un cattivo acquisto.

Giufà preoccupato, per trattenere la gente, si mise a parlare a voce alta:
– Ma che dite! Non è il mio asino! Sono qua perché sono interessato alle buone qualità di questo animale!

Alle affermazioni di Giufà si riunì un capannello di persone e, attorno all’animale, si aprì una piccola asta per l’acquisto. Fatte le prime offerte, Giufà, pensando di poter fare un buon affare, si mise anche lui a fare proposte in modo da rialzare il prezzo di vendita.
Però, man mano che il prezzo saliva, gli acquirenti cominciarono ad allontanarsi.
Giufà, rimasto con l’ultimo possibile acquirente e tentando di spuntare un prezzo ancora più alto, fece una ulteriore proposta. L’altro, giudicando eccessivo il prezzo, abbandonò l’asta e Giufà fu costretto a riacquistarsi l’asino che voleva vendersi, pagando una borsa di denari.

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Benito Mussolini, quando il Duce umiliava gli avversari a colpi di spada

untitledSe oggi, per lavare un’onta, piovono denunce, diffide e querele, meno di un secolo fa giungevano stoccate e fendenti. Per avere soddisfazione di un’offesa patita nei nostri tempi di magra si aspetta un risarcimento danni in moneta sonante, nel secolo scorso invece non si esitava ad esporsi a sciabolate o a pistolettate. Così va il corso del mondo. Occuparsi però di duelli, di come si cercava di riparare alle ingiurie un tempo, non significa sprofondare nella storia di costume. Non è un modo per spiare la vita passata dal buco della serratura come se da lì si vedesse tutto. È una buona lente invece per scrutare la storia da un altro punto di vista particolare, lasciandosi alle spalle sentieri battuti.

Ne I duelli del Duce. Dalle memorie segrete del medico di Mussolini (Pietro Macchione Editore, pp. 178, euro 15) lo storico e giornalista Roberto Festorazzi setaccia i diari di Ambrogio Binda, medico e amico di Mussolini dai tempi non sospetti dell’Avanti!. Frequentandolo fin dal 1913-1914, il dottore ha avuto modo di osservare l’ascesa di un leader, il modo in cui il futuro capo del fascismo è riuscito ad acquisire visibilità e peso fronteggiando i suoi nemici politici non solo dalle colonne dei giornali che dirigerà o dalle piazze che occuperà, ma anche all’ombra della spada.

duelliNon bisogna pensare che l’appena trentenne rivoluzionario romagnolo fosse già debitore dei miti del vivere pericolosamente o della bella morte. La ricerca della soddisfazione in duello non fu solo una sua prerogativa. Per quanto eclissatasi all’inizio dell’Ottocento, durante la Belle Époque torna in auge.

E non solo in ambito politico. Il poeta Giuseppe Ungaretti sfida Massimo Bontempelli per sanare reciproche maldicenze letterarie. Filippo Tommaso Marinetti incrocia le lame con il critico letterario Charles-Henry Hirsch, che aveva osato stroncare una sua opera teatrale rappresentata a Parigi. Figurarsi se poi Gabriele D’Annunzio accetta di sottrarsi a un così onorevole rito d’iniziazione. Ma la sorte non gli è benigna: torna dal duello con Carlo Magnifico e poi con Edoardo Scarfoglio recando qualche cicatrice in più.

Soltanto nel secondo dopoguerra la pratica cade in disuso, riducendosi a una media di sessanta sfide all’anno. Ma ancora nel 1947 tenzoni alla spada vedono protagonisti il socialista Paolo Treves e il qualunquista Emilio Patrissi. Tre anni più tardi addirittura Oscar Luigi Scalfaro viene sfidato a duello dal marito di Edith Mingoni Toussan per aver redarguito la donna per il suo décolleté. Ma il futuro presidente della Repubblica ignora il guanto lanciato. I tempi evidentemente stavano cambiando.

images1K8YKAABEppure il Popolo d’Italia, nemmeno trent’anni prima, dava grande eco al coraggio del suo direttore. Tra il 1915 e il 1922 Mussolini riesce a piegare a fil di spada più di uno dei suoi avversari. Sotto i fendenti del futuro leader politico finiscono, uscendone malconci, l’anarchico Libero Merlino, il socialista Claudio Treves, il nittiano Francesco Ciccotti Scozzese, il maggiore Cristoforo Baseggio e il giornalista Mario Missiroli.

Le tenzoni assumono così, grazie al rilievo dato dalla stampa, un ruolo importante nella costruzione del carisma del Duce. Sembrava che una buona stella proteggesse il suo cammino e a trarne vantaggio era la fama dell’invincibilità e dell’eroismo di Mussolini. Se all’abilità nei duelli fanno da corona la passione per gli sport pericolosi e la fortuna di essere scampato a diversi attentati, il suo coraggio e il suo intuito diventano agli occhi degli italiani infallibili. Tanto valeva, si pensava, che si mettessero alla guida dell’Italia. E così avvenne per 20 anni.

 

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Il caro rifiuto

monnezza--190x130Impegno spesa per servizio Nu

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L’amministrazione comunale per la gestione del servizio di nettezza urbana per il 2015, ha adottato l’impegno di spesa di 80 mila euro.

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Charlie Hebdo la fine

img_4843Charlie Hebdo, una strage che segna la fine di un’era

Osvaldo Ambrosini

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La strage a Charlie Hebdo, un giornale satirico come era un tempo “Cuore”, è un segnale della fine di un’era, quella che va dal 1968 ad oggi. Oltre ai 12 assassinati, a rischiare di essere uccisa è la stessa Francia laica (forse il Paese europeo laico per eccellenza), di cui la testata era forse l’espressione più estrema, libertaria e volgare, ma anche priva della paura di pestare i piedi a qualcuno, come si è visto.

tonNell’attentato abbiamo anche visto andare in scena le contraddizioni francesi, con i terroristi che finiscono, barbaramente, un poliziotto di origini nordafricane, Ahmed Merabet.

Forse è da qui, da questo agente di polizia, che bisogna ripartire. Sarà compito della politica non lasciarsi andare a facili derive (probabilmente redditizie, in termini elettorali), ma che avrebbero il solo risultato di fare il gioco degli assassini, risultando uno sputo in faccia ai morti.

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