PUERORUM LUDI
Tebaldo FABBRI – Elde BALZANI
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I fanciulli romani non solo andavano a scuola, ma giocavano e si divagavano in divertimenti che non differivano troppo da quelli dei coetanei di oggi (anni settanta). Fonti letterarie, pitture, bassorilievi ci forniscono numerose testimonianze su questo argomento.
Il poeta Orazio ricorda in una sua satira (Sat. II, 3, 247-248) i passatempi più semplici, alcuni dei quali i bambini di oggi coltivano ancora: “Costruire casette (aedificare casas), attaccare topi ad un carrettino (plostello adiungere mures), giocare a pari e dispari (ludere par impar), cavalcare su una lunga canna (equitare in harundine longa).
Oggi non si legano più al carretto i topi (come facevano i fanciulli romani per imitare forse le gare del circo) perché i nostri ragazzi preferiscono maneggiare automobiline e trenini elettrici. Se il carretto era piuttosto grande, i ragazzi vi salivano sopra e si facevano trainare da un cane, una pecora. Se poi mancava l’animale, si mettevano le briglie a un compagno o se robusto si saliva sulle sue spalle (humeris vectare).
Frequente era il gioco del “pari e dispari”: un ragazzino teneva chiusi nel pugno dei sassolini, l’amico in gara doveva dire se erano in numero pari o dispari.
Si giocava anche a “testa e croce” o meglio a “testa e nave” (caput et navis) perché le monete che i ragazzi lanciavano in aria portavano da una parte la riproduzione di una testa, dall’altra la prora di una nave.
Ma il gioco collettivo più diffuso era quello delle noci (nuces): chi riusciva a colpire un castelletto formato da quattro noci, tre sotto e una sopra, vinceva la partita. Questo gioco era tanto in uso che il poeta Persio dice: nucibus relictis (= dopo aver lasciato le noci) per dire che era passato il periodo dell’infanzia.
Altro gioco in voga era il “tiro della fune” i cui capi erano tenuti da due ragazzi che dovevano afferrane altri due e cercare di legarli, mentre questi, attenti per non essere presi, tiravano colpi con una verghetta.
I fanciulli erano impegnati, a seconda dell’età, con dadi (tesserae), con gli scacchi (latrunculi), con gli astragali (astragali et tali) che sono una variazione dei dadi. I dadi venivano gettati sulla tavola da gioco (tabula luxoria) o con una mano o con un bussolotto (fritillus).
Spesso giocavano anche con i trampoli (grallae) – si legge “gralle” perché il dittongo ae si pronuncia e -.
Altro gioco, quello della trottola (turbo) che muovevano con un bastoncino ricurvo all’estremità (clavis adunca); con questo bastoncino spingevano anche il cerchio (orbis, trochus).