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Archive for 18 gennaio 2015

Masciu Caluzzu, fabbro ferraio e armiere

Nonna M.

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2015-01-02 13.13.35

Calogero Falletta

Il signor Falletta Calogero, chiamato da tutti Masciu Caluzzu Guasteddra, oltre ad esercitare il mestiere di fabbro, aveva nella Piazza Noto dove abitava, una rivendita di armi e munizioni.

C’era la fuciliera, dove erano esposti i fucili di vario calibro, il banco con la bilancia per pesare il piombo e la polvere per fare le cartucce che vendeva vuote o già preparate, e pure i bossoli per le pistole.

Nella sua casa c’era sempre musica.

Suonava la fisarmonica e aveva il grammofono a manovella fornito di una grande tromba e tanti dischi con l’etichetta della casa discografica La Voce del Padrone.

Sul banco teneva anche il “primus”, un fornello a petrolio, per preparare il caffè e lo faceva diverse volte durante la giornata.

Nello stesso locale c’era il lettone, un comò e in un angolo le brocche con l’acqua dove viveva assieme alla numerosa famiglia. Sposò la signora Giuseppina Basso che gli diede tanti figli. I maschi: Calogero, Cosimo, Giovanni e Salvatore; le femmine: Carmelina, Crocifissa, Gioacchina, Giuseppa, Maria e Rosa. Morì nel 1975, ultranovantenne.

(altro…)

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Riflessioni di Renato Pierri

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Le blasfeme idiozie pornografiche di Charlie Hebdo e la libertà di pensiero

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eb“Perché, professoressa, ci dice di non prendere in giro i compagni, di non schernire i compagni, di rispettare il prossimo, e poi ci dice che c’è libertà d’espressione e quindi è un sacrosanto diritto pubblicare blasfeme idiozie pornografiche come quelle di Charlie Hebdo? Non è un cattivo esempio per noi ragazzi?”.
Questa la domanda che oggi molti alunni potrebbero rivolgere ai propri insegnanti.
Mario Adinolfi durante la trasmissione “La Gabbia” (La7 – 11 gennaio) ha detto, sdegnatissimo, che il gesto delle tre ragazze a seno nudo a Piazza San Pietro che simulavano un rapporto sessuale con un crocifisso, era un insulto alla nostra civiltà, alla nostra religione, alle nostre radici.
hebVorrei sapere da Adinolfi se non è un insulto alla nostra civiltà e via di seguito, pubblicare vignette con la Madonna a gambe aperte che partorisce Gesù Bambino, se non è un insulto pubblicare vignette con il Padre sodomizzato dal Figlio a sua volta sodomizzato da un triangolo che rappresenta lo Spirito Santo.
La legge civile non può e non deve proibire la pubblicazione di blasfeme idiozie pornografiche, ma esiste una legge morale della quale forse persone responsabili dovrebbero tener conto.
Ma lo scopo, poi, di queste idiozie? Il solo divertimento? Il denaro?
Oppure si pensa, si spera che qualche cristiano, davanti a tale profondo libero pensiero perda la fede?

Una spiegazione evangelica per Giuliano Ferrara ossessionato dall’Islam

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2Le ormai note parole di papa Francesco: “Se dici una parolaccia su mia mamma ti devi aspettare un pugno”, non sono piaciute a Giuliano Ferrara, che ha scritto: “Perché il Papa ha parlato in modo da essere identificabile come il tutore dell’ autodifesa della dignità delle religioni invece che come il custode della sacralità della vita umana e del diritto alla libertà d’ espressione?

… Non ha perso la brocca, il Papa, il che sarebbe umano, possibile, riparabile. C’ è dell’altro. C’è la convinzione, comune al Papa e a molta cultura irenista occidentale, che si debba convivere con l’orrore, che il distacco concettuale e spirituale dell’islam dalle pratiche violente del jihad è una conquista che spetta eventualmente all’islam di realizzare, alla fine quel che conta è non perdere il contatto con l’universo islamico, e la chiesa sa bene, ben più e meglio di altri, che il nemico violento non è il terrorismo ma l’idea coranica radicalizzata di cui il terrorismo è il frutto… Non è una gaffe. E’ di più e peggio… “.

merdCe n’è abbastanza per capire che l’ossessione dell’islam ha fatto perdere la brocca al simpatico giornalista.

Intanto c’è da osservare che le oscene vignette di Charlie Hebdo, non sbeffeggiano sguaiatamente solo la religione islamica, ma anche la religione cristiana.

Ma oggi che cosa avrebbe potuto dire Gesù Cristo se avesse visto quelle vignette? Sicuramente avrebbe detto: “Se uno sarà di scandalo a uno di questi piccoli che credono in me (non i bambini, come molti credono, ma i suoi seguaci), è meglio per lui che gli sia legata al collo una mola asinaria e sia precipitato nel fondo del mare. Guai al mondo per gli scandali! Se la tua mano o il piede ti è di scandalo, taglialo e gettalo via da te” (cfr Matteo 18),

papQuesto sicuramente avrebbe detto, e Giuliano Ferrara lo avrebbe preso alla lettera come ha fatto col Papa, e avrebbe detto: “Non è una gaffe. E’ di più e peggio”. E allora, per far comprendere al bravo giornalista come stanno le cose, conviene riportare il commento degli esegeti alle parole di Gesù: “E’ un’iperbole che serve a mettere in risalto la gravità del crimine commesso da colui che o con la sua condotta o per diretta seduzione fa deviare dalla fede un credente”.

Ecco, gentile Giuliano Ferrara, il “pugno” del Papa è un’iperbole che serve a mettere in risalto la gravità del crimine di coloro che insultano le religioni”.

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Parole, parole, parole…

Franco Bechis

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terrMartedì 13 gennaio 2015, a poche ore dall’ennesimo allarme terrorismo e dalle minacce dirette dell’Isis a Roma e al Vaticano sono entrato all’interno della basilica di San Pietro con un coltello da cucina affilato, in grado di ferire o uccidere qualcuno se a brandirlo fosse stato un terrorista.

Il coltello aveva la lama in ceramica, ma nella sua struttura erano presenti materiali ferrosi. E’ regolarmente passato ai varchi gestiti dalla polizia ed è entrato con me nella Basilica. Dopo i fatti di Parigi sono in effetti aumentate le auto della polizia nei dintorni di San Pietro. Ma non sembra esserci troppa tensione, e i controlli non sono serrati come ci si sarebbe attesi. Purtroppo è di questa leggerezza che spesso approfittano i terroristi.

E’ incredibile che la guardia sia così bassa anche nel momento in cui il cuore della cristianità è minacciato apertamente e molti servizi segreti arabi- come quello israeliano- hanno messo in guardia il governo italiano.

Questo video è stato girato nella speranza di aiutare le forze dell’ordine ad aumentare il livello di guardia come sembra necessario.

http://tv.liberoquotidiano.it/video/11743791/Allarme-terrorismo–Io-sono-entrato.html

 

“Impreparati contro i terroristi”

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coltFrancesco Paolo Sisto (Fi), presidente della commissione Affari Costituzionali della Camera, è molto preoccupato dopo avere visto il video di Libero sul coltello da cucina che è riuscito a passare indisturbato i varchi di polizia a piazza San Pietro.

“Siamo in guerra – dice – e i cittadini vogliono vedere la sicurezza, e la sicurezza non è una parola. E’ un fatto. Mi sembra che quel che il cronista di Libero sia riuscito a fare in Vaticano introducendo un coltello nella Basilica di San Pietro sia preoccupante”.

Secondo Sisto l’allarme è giustificato anche in Italia perché “quello che è accaduto non è giustificabile con disagi sociali. Questi terroristi sono soggetti che ammazzano senza pietà, non fanno differenza fra la vita e la morte”.

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Il medico tra la malattia e il malato

Anna Piano

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pentolL’abate Ferdinando Galiani, uomo di stato, economista, scrittore e soprattutto uomo di spirito, si sentì chiedere un giorno, proprio da un amico medico, la sua opinione sui medici.

Rispose causticamente l’abate: “Quando si è ammalati si scatena una sorta di disputa tra il malato e la malattia. A un certo punto interviene il medico, che ha gli occhi bendati, e con un bastone in mano vuol porre termine alla disputa: picchia il bastone a destra e a manca: se colpisce la malattia, il paziente guarisce, se colpisce il malato, lo ammazza”.

da i 1000 migliori ANEDDOTI UMORISTICI

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Renzi fugge da Greta e Vanessa: pioggia di insulti sul web

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3Dopo la liberazione di Greta e Vanessa è l’ora delle polemiche.

Sotto accusa è finito il governo che avrebbe pagato un riscatto da 12 milioni di euro ai jihadisti di Al Nusra. L’ipotesi del pagamento di un riscatto era stata lanciata da fonti siriane.

La trattativa sul riscatto è stata poi smentita dal governo, dal ministro degli Esteri Gentiloni. Ma i dubbi restano. E in pochi credono ad una liberazione “gratis” delle due ragazze.

Un altro indizio che porta in questa direzione è l’assenza del premier Matteo Renzi durante le fasi dell’accoglienza delle due ragazze nel loro rientro in Italia. Renzi ha preferito un basso profilo evitando di passare alla “cassa” mediatica. Forse ha qualcosa da nascondere? O qualcosa di cui vergognarsi?

Intanto la notizia della liberazione di Greta e Vanessa e il probabile pagamento di un riscatto non è stata accolta bene da buona parte dell’opinione pubblica che sul web sfoga la propria rabbia.

2Le lettere – Il sito Dagospia.com ha raccolto alcune lettere di diversi lettori che hanno protestato e insultato le due ragazze.

Va detto che gli insulti in ogni caso vanno condannati, soprattutto in casi come questi. “Greta e Vanessa: potremmo sapere, una volta per tutte, quanto guadagnano al mese?

Un piccolo reato di finanaziamento “esterno” al terrorismo non si potrebbe introdurre?”, scrive uno dei lettori a Dagospia. E ancora: “In nome della vita, salvate ragazze rapite (sicuro?).

Greta e vanessa atterrano a roma gentiloni le accoglie, Scontati incontri con Boldrini, eventuali candidature, trasmissioni in RAI (tre), ecc.. Pagato riscatto (anche se legge italiana vieta pagamenti riscatti). Stato italiano finanziatore azioni terroristiche di morte (e la vita?, vabbé, sottigliezze).

Signor DIO, esisti? E allora fatti sentire, da bravo. APPALESATI, e che cazzo!!!”, scrive Sandro Michetti. “Caro Dago, per liberare Vanessa e Greta “grande lavoro di squadra”; col cazzo, grande lavoro di portafoglio! Ma perché non hanno usato quei 12 mln per riportare a casa i marò?”, scrive invece Ran.

Infine qualcuno avanza anche qualche dubbio: “Evviva, altre due vispeterese liberate (coi nostri soldi!). Cara Magistratura La prego di indagare, oltre a chi abbiamo finanziato, anche se

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Facciate di pace

trattato

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«Così muore tutto il paese

C. L.

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Vitellaro

Vitellaro

La Giunta comunale, guidata dal sindaco Peppuccio Vitellaro, ha approvato venerdì mattina una delibera con la quale ha espresso il proprio “no”, fermo e deciso, all’istituzione della tassa dell’Imu sui terreni agricoli. Il primo cittadino ha spiegato: «L’amministrazione comunale ha detto no all’Imu agricola in quanto ritiene che, in un periodo come quello attuale nel quale, a livello locale, la pressione fiscale è ormai su livelli di guardia, non si possono introdurre nuove tasse con il rischio di deprimere ulteriormente un territorio già depresso dalla crisi economica di questi anni e dalla mancanza di autentiche prospettive di rilancio».

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Nicastro

A fargli eco è stato il vice sindaco Enzo Nicastro: «Introdurre l’Imu sui terreni a Milena significherebbe mettere una pietra tombale su quel minimo di economia che ancora riesce a tirare avanti; non si possono calare tasse dall’alto come se nulla fosse; le tasse vanno concordate e valutate preventivamente dal Governo con i rappresentanti delle istituzioni locali; basta con questo stillicidio fiscale; la nostra amministrazione è contraria all’Imu sui terreni e attiverà tutte le iniziative necessarie affinché passi questo principio».
Il vice sindaco ha anche detto di aver già preso contatto con l’Anci Sicilia che ha già proposto ricorso avverso questa nuova tassa sui terreni agricoli al Tar del Lazio dal quale attende ora la pronuncia il prossimo 21 gennaio. «L’Anci, nelle prossime ore, dovrebbe inviarmi una nota con la bozza della delibera da approvare in consiglio comunale al fine di ribadire la contrarietà di Milena all’introduzione di questa nuova tassa; una battaglia che non è della sola amministrazione comunale ma deve essere di tutte le forze politiche e di tutti i cittadini in quanto ne va del futuro economico di tante nostre piccole realtà agricole». Nel frattempo, la delibera di Giunta è stata inviata al capo del Governo nazionale.

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Pino e Alda, anime accomunate dal «delirio amoroso» per l’Arte

Silvana Grasso

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b«Io come voi sono stata sorpresa / mentre rubavo la vita / buttata fuori dal mio desiderio d’amore / Io come voi non sono stata ascoltata / e ho visto le sbarre del silenzio / crescermi intorno e strapparmi i capelli / Io come voi ho pianto / ho riso e ho sperato / Io come voi mi sono sentita togliere / i vestiti di dosso…/ Io come voi ho consumato l’amore da sola / lontana persino dal Cristo risorto» (Alda Merini, Ballate non pagate).
Non importa che gli artisti si conoscano fisicamente, non importa che un certo giorno d’un certo anno si siano dati la mano, siano stati a cena insieme, abbiano discusso, concertato, o solo si siano guardati con diffidente stupore. Non importa nemmeno che siano vissuti nello stesso secolo o a secoli di distanza.
Altra è la vicinanza per cui due artisti, che non si siano mai sbirciati, mai sfiorati, mai annusati. Sta in quel «delirio amoroso», cui si accede solo per Arte. Divina Arte.
cNon sappiamo, quindi, se Pino Daniele e Alda Merini si siano conosciuti nel senso comune, ovvio, banale del termine. Avrebbero potuto conoscersi in ragione dello stesso secolo che li contiene, ma non faremo ricerche in merito.
Oziose, inutili ricerche che nulla aggiungerebbero a quella vicinanza emotiva che, per dirupi, voragini, sussulti, sobbalzi, oblii e insolazioni, ne fa due irrequieti magnifici inquilini della medesima anima.
Per entrambi un «vuoto d’amore» che è, che fu, sperma fertilizzante di Poesia. Indifferente che l’espressione della Poesia sia la sillaba o la nota, mentre il comune Dna è una metrica che scandisce, per Pino e Alda, Everest emotivi mai scalati. Vette vergini, ove nessuno abbia mai lasciato le sue insegne.
Si saranno letti, ascoltati, amati, o repulsi. Non necessariamente come Pino Daniele e Alda Merini. Lo avranno fatto come solitari utenti d’amore, lontani«persino dal Cristo risorto».
Per due come loro la vita privata scrive geroglifici incomprensibili ai più. Incomprensibili a quanti, esperti frequentatori di “tragitti” di vita conosciuti, familiari, temono l’incognita dell’Incognito, divelta poetica bussola per Pino e Alda.
Nel mosaico della vita non intersecano in modo armonioso le tessere, almeno non secondo il giudizio di chi pensa alla vita dell’altro come un puzzle da costruire, pezzo per pezzo, seguendo le istruzioncine del manuale d’accompagnamento.
Chi abbia avuto la ventura e l’avventura d’essere compagno/a d’anime simili, anche solo per una minuscola tappa di vita, faticosissimo può essere scriverne il diario di bordo, ma indimenticabile.
a«Nessun rispetto per il morto, i vivi cercano solo il favore dei vivi», scriveva, ieratico e lapidario, un grande poeta giambico dal carattere selvaggio passionale rissoso, Archiloco di Paro, vissuto nel VII a. C..
In Poesia tutto appare lieve, bonificato dalla Bellezza, mentre in Vita non c’è bonifica dalla bruttezza, dalla gravezza. Mentre vorremmo solo il Gigante Pino su un’ideale altissima Pira, alta fino agli dei, fino alle Muse, che ardesse quanto e più del sanguigno cratere d’un Vulcano, veniamo molestati da pretestuose misere diatribe tra ex mogli, attuali compagne, parentame vario, implacabili inopportuni pm degli ultimi respiri d’un Uomo che sempre appartenne, comunque, ad altra Vita, a «più spirabil aere» che quello del coniugio, del divorzio, della separazione, della convivenza.
Il vero coniugio di Pino, non ratificato dai registri dello stato civile, coniugio eterno, fu con la Musica, la Poesia. Come Alda. Dalla Musica non divorziò mai, mentre “divorziò” da donne, corpi, abitudini, conformanze stili di vita impropri, che gli crescevano sull’anima come tumori sulla pelle.
Nell’avventura della Vita, Pino è andato sparato, dritto, come il soldato Harry Wilmans: «Così andai alla guerra nonostante mio padre / e seguii la bandiera finché la vidi levarsi / tutti noi acclamammo, acclamammo / ma là c’erano mosche e bestie velenose / c’era l’acqua mortifera / e il caldo crudele / e il cibo nauseante e putrido / e il fetore della latrina proprio dietro alle tende / dove ci si andava a vuotare / le puttane impestate che ci venivano dietro /…. e tra noi prepotenza, odio, abbrutimento / e giornate di disgusto e notti di terrore / fino all’assalto attraverso la palude fumante / seguendo la bandiera / quando caddi gridando con gli intestini trapassati / Ora c’è una bandiera su di me a Spoon River / Una bandiera / una bandiera! (Edgar Lee Masters, Antologia di Spoon River).
Oltre l’inferno della vita, con le sue prepotenze, i suoi odii, le sue meschinità, ambiguità, fragilità, noi tutti, che lo abbiamo amato, ascoltato, condiviso, chiosato, noi che ne abbiamo censito ogni sillaba, ogni nota, alla ricerca del senso perduto, avremmo voluto per Pino, come per il soldato Harry«Una bandiera, una bandiera»!.

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Lettera del vescovo: «No all’indifferenza verso il grido di dolore»

La Sicilia

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Mario Russotto

Mario Russotto

In occasione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, che ricorre domenica 18 gennaio, il vescovo mons. Mario Russotto, ha inviato al clero e al popolo di Dio il seguente messaggio, con un appello anche per le istituzioni civili. Quest’anno la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato ha per tema: Chiesa senza frontiere, madre di tutti.
«Un passo del Salmo 71, che la liturgia oggi ci suggerisce, dice: “Perché egli libererà il misero che invoca e il povero che non trova aiuto. Abbia pietà del debole e del misero e salvi la vita dei miseri” – scrive mons. Russotto – Tra i tanti miseri e poveri che invocano aiuto sono da annoverare certamente i migranti e i rifugiati, quelle persone vittime delle nuove forme di povertà e di schiavitù. Missione della Chiesa, pellegrina sulla terra e Madre di tutti, è amare Gesù Cristo nell’incontro con i più poveri e abbandonati. Pertanto, per parlare della maternità della Chiesa il Papa ci ricorda l’insegnamento del Concilio Vaticano II espresso nella Costituzione Dogmatica Lumen Gentium al n. 14: Essa (la Chiesa) infatti genera figli e figlie e “li incorpora e li avvolge con il proprio amore e le proprie cure”».

«Credo che dovremmo far nostra la sottolineatura del il Papa circa l’atteggiamento nei confronti del problema delle migrazioni, ormai sempre più presente nelle nostre realtà locali attraverso la presenza del Cie, del Cara e degli ultimi sviluppi in merito agli Sprar – continua mons. Russotto – Lo dico con le parole del Papa: “Non di rado però, questi movimenti migratori suscitano diffidenze e ostilità, anche nelle comunità ecclesiali, prima ancora che si conoscano le storie di vita, di persecuzione o di miseria delle persone coinvolte. In tal caso, sospetti e pregiudizi si pongono in conflitto con il comandamento biblico di accogliere con rispetto e solidarietà lo straniero bisognoso”».
Naufragio: trasferiti 100 migranti,nel Cpsa sono oltre mille«A questo riguardo, oggi più che mai, non possiamo fare retorica o buonismo, ma siamo tutti interpellati, come comunità cristiana da un fenomeno strutturale che è destinato a mutare la compagine sociale delle parrocchie dove già sono presenti, sebbene in misura diversa da luogo a luogo, persone che non sono numeri ma creature di Dio o suoi figli con la stessa fede e lo stesso battesimo – continua il vescovo – Lo vediamo anche nei nostri piccoli comuni; penso a Delia, Serradifalco, ma soprattutto Caltanissetta, dove i nostri fratelli immigrati costituiscono di fatto una colonia.

Con questo messaggio desidero rivolgermi anche alle Istituzioni civili. Non siano indifferenti verso il grido di dolore dei poveri migranti, perché, come ha detto il Papa nell’omelia di fine anno in occasione del canto del Te Deum: «Occorre difendere i poveri e non difendersi dai poveri, … occorre servire i deboli e non servirsi dei deboli». Un messaggio chiaro per chi ha le mani in pasta con le nuove povertà e che ciascuno di noi deve far proprio. Chiesa senza frontiere madre di tutti, riporta all’origine del progetto del Creatore che ha affidato la terra e tutto ciò che essa contiene a tutti gli uomini, affinché, come figli di un unico Padre e fratelli di una sola famiglia, vivessero in pace e in armonia con tutte le cose da Lui create».

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Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 1,35-42

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untitledIn quel tempo, Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli
e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!».
E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.
Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: «Che cercate?». Gli risposero: «Rabbì (che significa maestro), dove abiti?».
Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro.
Egli incontrò per primo suo fratello Simone, e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia (che significa il Cristo)»
e lo condusse da Gesù. Gesù, fissando lo sguardo su di lui, disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)».

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