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Archive for 23 gennaio 2015

Un po’ di RELAX

abc

– Allievo

– Discepolo

– Epigono

– Seguace

– Eponimo

– Continuatore

quale di queste parole è da scartare?

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Soluzione

(altro…)

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Sull’italica corruzione le modifiche alla legge non fanno perseguire i corrotti

Francesco Puleio*

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imagesT8E3QSLKNarra la leggenda che un giorno un ciabattino indicò al greco Apelle, pittore ritenuto dagli antichi superiore agli artisti precedenti ed ai successivi, l’errore nel sandalo di una figura. L’artista subito emendò la svista e l’artigiano, tutto contento che il suo suggerimento fosse stato accolto, si azzardò a sdottorare sull’anatomia del ginocchio. Fu allora che Apelle, furioso con l’impertinente, gli disse: «Non salga il calzolaio al di sopra del sandalo! ». L’apologo è poi passato in proverbio, a sottolineare l’opportunità di astenersi dal fornire pareri non richiesti, ed in materie delle quali si è digiuni. E come dissentire? Si tratta, ognun lo vede, di sin troppo ovvio precetto.
Il dubbio sorge quando, invece, come sta avvenendo in questi giorni in materia di giustizia, ci si lamenta delle critiche e delle perplessità manifestate da chi, pratico dell’argomento, evidenzia le inadeguatezze o la sostanziale vacuità di taluni interventi, spacciati come risolutori.
Prendiamo ad esempio il tema del contrasto alla corruzione e della ripulitura della Cosa pubblica dalla mala pianta del ladrocinio e della frode. In astratto, tutti d’accordo. Occorre sradicare un sistema criminale nel quale tanti sguazzano, mentre l’Italia rischia di affogare.
Il guaio è che, in materia, siamo tutti Apelle ed a nessuno fa piacere che si getti lo sguardo al di là del muro del proprio giardino.

images5HKTN95KVale pertanto la pena di riassumere, sia pure per epitome, i termini della questione.
Malcostume, guasti e conclamate ruberie hanno spinto il governo ad annunciare profonde modifiche alla legge penale in materia di contrasto alla corruzione. Si parla così di inasprimento delle pene, di obbligo di restituzione dei capitali illecitamente ottenuti con le baratterie, di interdizione perpetua dagli uffici pubblici per i colpevoli. Sfortunatamente, questi interventi, per essere efficaci, muovono da presupposti che – allo stato dell’arte – configurano più che degli auspici, degli accidenti, delle rare evenienze: che le indagini comincino, che le prove si acquisiscano, che i processi si celebrino.

imagesBRP0A0UASecondo i pratici della materia, occorre dunque (e prima di pensare a rendere le pene, già elevate, pazzamente esorbitanti) introdurre delle norme che rendano possibili e sperabilmente proficue le indagini: prevedere ad esempio una causa di non punibilità per il corruttore pentito che denunci il pubblico ufficiale corrotto (come avviene in materia di contrasto alla mafia ed al terrorismo); ovvero introdurre la figura dell’agente provocatore, che (come negli Usa ed in Italia per i reati di criminalità organizzata, traffico di armi e droga, pedopornografia) avvicini il corruttibile e gli proponga un patto scellerato, all’esito del quale, se il criminale accetta, il reato si consuma ed il malandrino rimane incastrato. Proposte semplici, come si vede, che avrebbero il vantaggio concreto di agire sulla propulsione dei processi, fungendo da moltiplicatore del contrasto, anziché l’effetto astratto di punire con maggiore incisività un corrotto il più delle volte inafferrabile.

imagesFJJSTW61Concludiamo dunque: le modifiche proposte a poco servirebbero, trattandosi di interventi disorganici e circoscritti, come tali inidonei ad incidere in un sistema corruttivo assai ampio e radicato nel costume del nostro disastrato Paese; e che per giunta si collocano a valle del fenomeno, il quale non ne verrebbe arginato. Non serve a nulla inasprire le sanzioni, se la legge non consente – di fatto – che i corrotti vengano perseguiti: è come preparare dei campanelli via via sempre più grossi e tintinnanti, con l’intento di apporli al collo di un gatto, al quale nessuno ha il coraggio di avvicinarsi.

*Procuratore della Repubblica
f. f. di Caltagirone

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Benito Mussolini e quella notte bollente con la contessa slandrona

Giampaolo Pansa

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images3X638EEWPubblichiamo ampi stralci del capitolo «Benito e la contessa» tratto dall’ultimo libro del giornalista e scrittore – nonché firma di punta di Libero – Giampaolo Pansa Eia eia alalà. Controstoria del Fascismo (Rizzoli, pp. 378, euro 19,90). Dopo Sangue, sesso e soldi e Bella ciao, un nuovo avvincente capitolo – a metà tra il romanzo e la rievocazione storica – della Controstoria d’Italia, che inizia con la lotta di classe esplosa tra il 1919 e il 1922 e termina nel 1946.

Una sera dell’aprile 1921, la Rosa mi chiese: «Hai letto i giornali di ieri?». Borbottai: «Per niente. Non ho letto quelli di ieri e non leggerò neppure quelli di domani». Stupita, lei domandò: «Perché non li leggi? La tua famiglia ha una tenuta agricola importante ed è bene essere informati su quel che accade in Italia. Spiegami perché non ti interessa saperlo».

La risposta mi venne naturale poiché rispecchiava il mio stato d’animo di quei mesi: «I giornali mi danno molta ansia. Raccontano soltanto fatti di violenza. Fascisti che assalgono socialisti, socialisti che assaltano fascisti. Spedizioni punitive, aggressioni feroci, morti e feriti da una parte e dall’altra. Mi sono sciroppato tre anni al fronte. E di gente ammazzata ne ho vista troppa. Adesso vorrei vivere in pace. Mi sento un fascista, ma non di quelli maneschi. (…). Ma per il resto ho un solo desiderio». «E quale sarebbe?» mi chiese Rosa. Le replicai: «Godermi la vita e passare qualche sera in pace accanto alla donna che mi piace più di tutte: una maestra elementare di Mortara, una signora sui trent’anni, intelligente, generosa, dolce e sgenata, pronta a qualsiasi porcheria…».

untitledLei scoppiò a ridere, poi mi provocò: «E se la signora maestra si fosse stancata e non volesse più concederti le sue grazie, che cosa faresti, caro Edoardo?». «Mi sparerei un colpo di revolver alla tempia, ma prima ammazzerei te!». La Rosa finse di rabbrividire: «Caspita, come sei drammatico stasera! Ma la tua maestra è qui, sempre pronta a regalarti un’altra serata speciale». Quando la serata speciale fu conclusa, Rosa, da vera testarda, tornò sull’argomento dei giornali: «Se li avessi letti, sapresti che il governo Giolitti ha sciolto la Camera dei deputati e ha indetto le elezioni per il 15 maggio. Al voto si presenteranno anche i fascisti, capeggiati dal loro comandante in capo, Benito Mussolini, il direttore del “Popolo d’Italia”, un altro giornale che tu non leggi. E le mie spie mi hanno detto che il grande Benito farà soltanto tre comizi. Uno di questi lo terrà qui da noi, a Mortara».

In realtà quello nel capoluogo della Lomellina non fu soltanto un comizio. Si rivelò una festa politica andata avanti per l’intera domenica 8 maggio 1921, più una nottata. Mussolini aveva scelto di recarsi nella piccola città per ringraziare i camerati che, in meno di due mesi, avevano saputo colorare di nero uno dei territori più rossi d’Italia.

Avrei dovuto esserci anch’io. Forni e lo stesso Passerone mi avevano invitato. Ma non volevo fare la comparsa in camicia nera. E me ne restai in cascina. A raccontarmi nei dettagli quel giorno speciale, con la solita malizia, fu la Rosa (…).

La cronaca della Rosa aveva al centro proprio il superuomo, il personaggio che le interessava di più conoscere. Partito da Milano, Mussolini era arrivato di buon’ora a Mortara, su un’auto sportiva molto potente, prestata da un industriale della città, ricco sfondato e fascista della primissima ora. Al volante c’era lui (…).

mortaraLa Rosa aveva potuto osservare bene Mussolini, durante il discorso elettorale tenuto sul palco eretto in piazza Vittorio Emanuele II. E in seguito mi disse di essere rimasta colpita da due particolari importanti. Il primo era l’aspetto fisico di Benito: «Sono abituata a te che sei un signore alto e per questo lui mi è sembrato piccolo. Forse non arriva al metro e settanta, è stempiato, di pelo nero, il collo robusto, il mento sporgente, con gli occhi scuri a biglia sotto una fronte bassa. Descritto così potrebbe sembrare un tipo da nulla. In realtà mi è parso una pila di energia che dà una grande forza alla sua voce metallica e un nerbo speciale alla sua oratoria».

Allora rivolsi alla Rosa una domanda tra l’infantile e il volgare: «Ma tu ci andresti a letto con un uomo così?». Lei rise: «Non pensi proprio ad altro! Comunque la mia risposta è no, perché mi farebbe paura e non saprei dominarlo come mi riesce con te. Però credo che molte donne non si lascerebbero pregare troppo, anzi ci starebbero con molto entusiasmo. Infatti, l’altro spettacolo che mi ha sorpreso è la venerazione sensuale che traspariva in una quantità di signore e di signorine che si erano precipitate in piazza per ascoltarlo e, soprattutto, per vederlo da vicino».

La Rosa continuò: «E non erano soltanto loro a perdere la testa per il camerata Benito. Anche tutti i maschi in camicia nera gli offrivano un consenso assoluto. Come se gli dicessero: tu sei il nostro Padreterno e ti seguiremo sempre e dovunque, sino alla morte. Io sono una mezza donnaccia, ma non capisco questa esaltazione per un politico. Ho visto dei signori che sbavavano per toccarlo, neanche fosse una bella femmina. (…).

«Ma la vera sorpresa della giornata è stata un’altra: l’incontro tra Mussolini e la contessa Giulia Carminati Brambilla» mi spiegò Rosa. (…). Poi prese a descrivermi che cos’era accaduto.

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Genio Civile di

Genio Civile di

«Signor prefetto, e le bandiere? »

Enzo Scarlata

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Non vi sono dubbi ormai, la Prefettura si è colorata di rosa e la cosa mi fa piacere e anche se sono molto avanti negli anni sono un acceso femminista. C’è qualcosa di più bello di una donna?

Per la cronaca anche la Questura si è tinta di rosa da qualche tempo, considerata la presenza della signora Maria Grazia Milli e della signora Giustolisi (di questo funzionario desidero sottolineare la capacità di riferire di getto, quindi senza appunti tra le mani, i risultati delle operazioni di polizia portate positivamente a termine con dovizia di particolari).

Il Prefetto Cucinotta

Il Prefetto Cucinotta

Tornando al nuovo prefetto e dopo avere ascoltato l’intervista rilasciata ad una emittente si può dire che di “faccende” sa sistemare “nnavi cu li coffa e li cufina” in questa città in stato di abbandono e depredata di tante istituzioni.

Premesso quanto sopra, da cittadino qualsiasi, gli rivolgo una preghiera e cioè incaricare un funzionario nisseno purosangue a fare un giro in tutta la città per individuare quegli stabili occupati da uffici pubblici che non espongono da tempo il nostro tricolore e la bandiera europea, come la Scuola Elementare di S. Lucia o che espongono non già una qualsiasi bandiera ma degli stracci luridi (leggi Genio Civile), sempre che possiamo ancora parlare di “amor di patria”.

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Peccato buttato via

La setta ebraica ultra ortodossa chassidica dei Vizhnitz riflessa nella finestra di un veicolo, mentre sono riuniti su una collina che si affaccia sul mare Mediterraneo nel corso di una cerimonia Tashlich a Herzliya, Israele, lo scorso 2 ottobre.

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Il Tashlich, parola che significa “scartato” in ebraico, è una pratica in cui gli ebrei si recano presso un laghetto e simbolicamente “gettano via” i loro peccati, buttando un pezzo di pane o alimenti

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Tredici ragazzini uccisi perché avevano guardato una partita di calcio in tv

Lorenzo Trombetta

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postTredici ragazzini uccisi perché avevano guardato una partita di calcio in tv. È L’agghiacciante notizia giunta dal nord dell’Iraq nelle ultime ore, senza che però nessuna fonte sia stata finora in grado di confermare l’autenticità dei fatti.
La foto da molti siti arabi pubblicata a fianco del testo dell’esecuzione dei giovani risale al luglio scorso e ritrae alcuni giovani soldati iracheni in abiti civili.
I 13 ragazzini iracheni, sarebbero stati uccisi «in una piazza pubblica lo scorso 12 gennaio perché colpevoli di aver tifato la loro nazionale mentre giocava contro la Giordania nella Coppa d’Asia in corso in Australia».
La notizia è stata diffusa lunedì ai media occidentali, che a loro volta l’avevano raccolta dalla pagina in inglese del sito di attivisti siriani anti-Isis originari di Raqqa, la città nel nord da più di un anno dominata dallo Stato islamico.
imagesA54C3AQYLa fonte di quella notizia era però il canale satellitare panarabo-saudita al Arabiya, che a sua volta aveva citato l’agenzia ufficiale giordana Petra.
Citando non meglio precisati «media iracheni», la Petra affermava che «i cadaveri sono rimasti esposti a terra e i genitori non hanno potuto recuperarli per timore di essere uccisi dai jihadisti». Sempre secondo questo racconto, «prima di proseguire con l’esecuzione, le milizie dell’Isis hanno annunciato quanto stavano per fare con un megafono, dicendo che i ragazzini avevano commesso un crimine» violando la sharia, riferisce ancora il gruppo.
Diversi siti arabi e occidentali hanno riportato la notizia dell’uccisione dei ragazzi a Mosul, affiancandola a una foto in cui si mostrano dei miliziani puntare la pistola alla nuca ad almeno tre giovani in abiti civili inginocchiati a terra in una zona di campagna. L’immagine è un fotogramma di un video diffuso dall’Isis nel luglio scorso.

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