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Archive for 2 ottobre 2017

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Secondo il candidato del centrodestra alla Regione «le regole sull’incandidabilità delle legge Severino e del Codice Antimafia non bastano»

Regionali, Musumeci agli alleati: «Modello etico per scelta liste»

La Sicilia

 

musum«In politica, specie per chi chiede di rappresentare gli elettori, i diritti arretrano rispetto ai doveri.

E’ un problema di riferimento per un popolo che ha bisogno di tornare a specchiarsi nella sua classe dirigente, senza ombre che ingenerino timori di strane contiguità.

Le regole di incandidabilità stabilite dalla legge Severino e dal Codice Antimafia costituiscono un modello di riferimento imprescindibile, ma non sufficiente sul piano etico.

Non potendosi stabilire oggettivi criteri di sbarramento, e non avendo io titolo sanzionatorio per interferire con le scelte dei partiti che compongono la coalizione, mi richiamo al loro senso di responsabilità affinché, nella formazione delle liste, si tenga conto anche dei profili morali e di opportunità». 

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Sicilia, la continuità territoriale rimasta incatenata sullo Stretto: l’isola ha scelto gli incentivi per le navi, ma serve una nuova legge per le tratte sociali aeree.

di Andrea Lodato

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Sicilia, la continuità territoriale rimasta incatenata sullo Stretto

Proviamo a ricapitolare e a partire da un dato storico, tecnico, politico e amministrativo tutt’altro che secondario. La Sicilia ha già la continuità territoriale, per cui ci sono anche incentivi e rimborsi per le società che si occupano dei trasporti. Ma parliamo di navi, ferry-boat, traghetti, aliscafi. Insomma la continuità territoriale che la Sicilia ha scelto a suo tempo è quella che riguarda lo Stretto di Messina.

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Così è. E se vi sembrano alte le tariffe che si pagano per andare dalla Sicilia in Continente con la vostra auto imbarcata, tenete presente che, in effetti, il costo è pure più alto e la differenza è a carico dello Stato. Quindi, se vogliamo, più o meno nostra.

Detto questo, spiegano gli esperti, la Sicilia non può chiedere una ulteriore continuità territoriale che valga per tutta l’Isola. Per farlo dovrebbe aprire un tavolo con il governo centrale e, appunto, chiedere la continuità territoriale applicata ai trasporti aerei. A quel punto si aprirebbe un non semplice iter legislativo che dovrebbe portare, appunto, a varare una legge da sottoporre, successivamente, al vaglio della Commissione Europea. Dove, com’è noto, quando sentono parlare di continuità territoriale pensano subito ad aiuti di Stato.

Insomma, la questione è molto ingarbugliata e, bisogna dirlo, anche abbastanza confusa. E il primo dato che emerge è, appunto, il fatto che su questo tema strategico dei trasporti aerei e delle tariffe sociali, per il momento siamo legati mani e piedi a quella scelta fatta di chiedere sconti e incentivi per attraversare lo Stretto.

Al Ministero dei Trasporti esiste una pratica “in itinere”, come si dice, per quanto riguarda la continuità territoriale. Ed è anche a buon punto. Mancano, spiegavano ancora ieri, soltanto alcuni documenti che sta elaborando la Regione siciliana, ma che dovrebbero essere pronti a breve e presto spediti al Mit. Così potrà essere completato il bando per la continuità territoriale e non ci saranno problemi per l’approvazione.

Vero, peccato, però, che qui stiamo semplicemente e soltanto parlando del bando che riguarda i voli per Lampedusa e Pantelleria, cioè quelle rotte per cui la continuità territoriale esiste già ed ha avuto anche la benedizione dell’Unione Europea.

Per la verità il ministro Delrio nei mesi scorsi aveva cercato anche di mettere in moto un’altra pratica legata alla Sicilia, ovvero un bando che servisse a garantire la continuità territoriale con gli scali di Trapani e Comiso. Non sarebbe stata la soluzione, ma sarebbe stato già qualcosa, perché, comunque, per quanto siano ovviamente pochi i voli operati su quei scali rispetto agli aeroporti di Catania e Palermo, sarebbe stato già un segnale importante e, magari, anche propedeutico ad aprire un discorso di più ampio respiro.

Ma all’idea della continuità territoriale per il Birgi e il Pio La Torre ha detto di no l’Enac, l’ente nazionale di aviazione civile. No perché i due aeroporti vengono considerati sostanzialmente emanazioni di Fontanarossa e Punta Raisi, quindi accordare quel beneficio avrebbe creato un precedente ritenuto, probabilmente, disorientante sulla realtà di quei scali e generatore di confusione.

Dunque sì a Lampedusa e Pantelleria, no a Comiso e Trapani e della Sicilia intera nemmeno se ne parla. Nel frattempo l’assessore regionale ai Trasporti, Luigi Bosco, ha sentito più volte negli ultimi giorni il ministro Delrio. Per dire cosa?

ryanair.jpg--ryanair__taglia____ecco_i__voli_cancellati_in_sicilia«Ho scritto a Delrio – racconta l’assessore – facendo presente che la situazione che si è determinata in Ryanair penalizzerà soprattutto l’aeroporto di Trapani Birgi, che vedrà cancellate ben sette tratte come quelle per la Germania e la Polonia oltre che per Parma Roma e Trieste. Tutto ciò, ho ricordato a Delrio, comporterà gravi danni economici e turistici per la Provincia di Trapani.

La Sicilia, che già soffre di un gap infrastrutturale storico rispetto alle altre Regioni e che speriamo di cominciare a colmare grazie agli ultimi corposi finanziamenti ottenuti dal governo centrale nei settori ferroviari e stradali, non può pagare questo ulteriore prezzo per la sua insularità. Per questo ho chiesto al ministro un autorevole intervento presso Rynair affinché riveda le sue posizioni per non penalizzare uno scalo in cui la compagnia è quella di riferimento per gli spostamenti aerei. Tutto il territorio è molto preoccupato per questa situazione e sollecita prese di posizioni immediate. E sull’argomento ho avuto un colloqui anche con il prefetto di Trapani».

La strada che porta alla soluzione del problema Ryanair, però, è assai più complicata di quanto non possa sembrare, perché l’azienda irlandese stavolta è andata paurosamente in overbooking, non per la mancanza di posti dove far sedere i viaggiatori, ma per la mancanza di personale che faccia volare gli aerei. E ripristinare la normalità, ora che è esplosa anche la questione legata al trattamento dei lavoratori, alle norme sindacali e ad altre problematiche aperte nelle relazioni aziendali, non sarà facile.

(altro…)

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Albescente (al-be-scèn-te)

unaparolaalgiorno.it

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Biancheggiante, che diventa bianco, che si illumina; dal latino albescens, participio presente di albèscere ‘impallidire, imbiancarsi’, ma anche ‘albeggiare’, derivato di albus ‘bianco’.
Spesso è sorprendente venire a sapere quando è che una certa parola è entrata in italiano. Ebbene, siamo davanti a una voce dotta attestata solo alla fine degli anni ’30 del secolo scorso. Questo testimonia come la permeabilità fra lingue continui a esistere anche con il latino, per un periodo ben più lungo di quel che si potrebbe pensare – che perché no? arriva fino al presente. Dopotutto quello del latino resta un bacino di parole ormai stagnante sì, ma sterminato, e non è difficile attingervi.
A vederla, la sua costruzione è delle più consuete: anche in questo caso (analogamente a quanto avevamo visto con erubescente), è recuperata dal participio presente di un verbo incoativo, albèscere, cioè che descrive l’inizio di un’azione. Qui, l’inizio del diventare bianco, o luminoso. Tant’è che il latino albèscere aveva come significati l’impallidire, l’incanutire, l’imbiancarsi, e poi anche l’illuminarsi e l’albeggiare. Tutti principi di bianco o di luce.
Dal bosco si solleva una nebbia albescente, che a mano a mano prende spessore; durante la nevicata vediamo sparire l’asfalto della strada albescente; già a poche settimane dalla fine delle vacanze notiamo il colore albescente della nostra pelle; e alla fine della splendida nottata passata fra amici, rientriamo a casa sotto un cielo albescente.
L’azione che descrive è lieve – delicato il cambiamento di colore. Si può ben dire che si tratti di una parola di registro letterario, ma con la pronta afferrabilità del suo significato può essere una risorsa di grazia anche nel parlare più quotidiano.

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La chiave del sapere

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Ei fu… mò

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