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Archive for 28 ottobre 2017

La decisione per Vincenzo Talluto, dopo oltre 10 ore di camera di consiglio. Caduto il reato di epidemia. La Procura aveva chiesto l’ergastolo. In aula le vittime si sono abbracciate

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Condannato a 24 anni di carcere l'”untore” nisseno di Hiv: contagiò 32 donne

La Sicilia

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Condannato a 24 anni di carcere l'"untore" nisseno di Hiv: contagiò 32 donne

ROMA – Condannato a 24 anni di reclusione Valentino Talluto, trentenne di Caltanissetta, che ha contagiato 32 persone, per lo più sue ex partner, ma anche uomini e un bambino, con il virus dell’Hiv. Lo hanno deciso i giudici della III Corte d’Assise di Roma al termine di oltre 10 ore di Camera di consiglio. I giudici hanno riconosciuto all’ imputato le lesioni aggravate facendo cadere l’accusa più pesante di epidemia dolosa. La Procura aveva sollecitato una condanna all’ergastolo per l’”untore”. Dopo la lettura alcune delle «vittime» che erano presenti nell’aula bunker di Rebibbia si sono abbracciate piangendo. «Giustizia è fatta, è la nostra grande vittoria, siamo unite dalla gioia e siamo pronte ad andare avanti», ha commentato una di loro.

aidsscorpioComplessivamente a Talluto vengono attribuiti 57 episodi, 32 di contagio diretto o indiretto e 25 scampati grazie alla presenza di anticorpi. Secondo l’accusa l’uomo, che alla lettura della sentenza è rimasto impassibile, avrebbe infettato a partire dal 2006 le sue partner con rapporti sessuali non protetti. Un modus operandi andato avanti per anni e che ha riguardato, in alcuni casi, anche ragazze minorenni. Talluto, secondo l’accusa, sapeva di essere sieropositivo ma non ne informava le donne con cui aveva incontri sessuali. Partner che spesso venivano «agganciate» via internet, tramite chat. A tutte chiedeva di non usare il profilattico, per provare maggior piacere durante i rapporti, e tante lo accontentavano. L’indagine, avviata dal pm Francesco Scavo e poi ereditata da Elena Neri, ha portato alla luce una vicenda «sconcertante».

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L’Aids ci rende uguali

All’inizio non è stato facile per gli inquirenti delineare i contorni della vicenda, visto il vasto numero di persone coinvolte, anche in modo indiretto, nell’infezione, e per l’atteggiamento dell’imputato che non ha mai collaborato e ha reso false dichiarazioni. Nel corso della requisitoria la Procura ha ricordato come “tante delle persone che sono state contattate nel corso delle indagini sono state segnalate dall’ospedale Spallanzani perché contagiate dal sottotipo di virus dal quale è infetto Talluto». “Le abbiamo contattate una per una – ha spiegato il pm Neri – e puntualmente abbiamo scoperto che avevano avuto rapporti con Talluto dopo il 2006”.

Molte delle ragazze che hanno frequentato l’imputato, arrestato il 23 novembre del 2015 anche per l’accusa di lesioni gravissime, erano al loro primo rapporto sessuale e «molte di loro – ha ricordato il pm – si sono innamorate perché si fidavano, ai loro occhi appariva rassicurante e pieno di attenzioni, cercando di presentarsi a casa come il classico bravo ragazzo».

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La Torre dell’Orologio

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di Walter Guttadauria

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download (2)Risale al 1930 il progetto per l’edificazione dell’ospedale sanatoriale di Caltanissetta, con i lavori di ricostruzione che vengono avviati lo stesso anno, appunto in un’area di quel grande polmone di verde che era stato il parco Testasecca.

L’area interessata alla costruzione, scelta per la sua solubrità in contrada Babaurra, a ridosso della strada che dal capoluogo raggiunge San Cataldo, si estende per una superficie complessiva di circa 45 mila metri quadrati su un terreno ceduto gratuitamente dal Consorzio provinciale antitubercolare.

I lavori, per un costo complessivo di quasi otto milioni di lire, sono affidati all’impresa romana dell’ing. Luigi Carnelli. A dirigere i lavori è l’ingegnere nisseno Ernesto Amato, assistito dall’ing. Michele Giunta.

download (1)Sono centinaia gli operai messi all’opera per la realizzazione dll’imponente fabbricato che viene terminato nell’arco di poco più di due anni: risulta costituito da tre piani fuori terra oltre a un piano seminterrato, e copre una superficie di quasi 25 mila metri quadri.

La sua inaugurazione avviene nel 1933 e la data scelta è quella del 28 ottobre a ricordo della Marcia su Roma: la cerimonia vede presenti autorità, esponenti fascisti e personalità del campo sanitario, sociale e politico.

L’ospedale risulta tra i più grandi fino a quel momento costruiti in Italia, e tra i più moderni e attrezzati: un vero e proprio “gioiello” della sanità locale, tanto da meritare nel 1937 la visita del Duce in persona che nelll’agosto di quell’anno giunge in città.

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Matteo Renzi, il comizio improvvisato nella chiesa a Paestum. Il parroco: “Non ne sapevamo nulla, siamo turbati”

Libero

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Matteo Renzi, il comizio improvvisato nella chiesa a Paestum. Il parroco: "Non ne sapevamo nulla, siamo turbati"

L’ego di Matteo Renzi è parecchio sviluppato, questa è cosa nota. Ciò che forse nessuno si poteva aspettare è che l’ex premier potesse prendere possesso del pulpito di una chiesa paleocristiana, senza che né la Diocesi né la parrocchia ne sapessero nulla. È quanto accaduto a Paestum, dove Renzi si trovava in visita nel contesto del suo tour Destinazione Italia. Il comizio è stato improvvisato alla chiesa della Ss. Annunziata, location quantomeno inusuale per la propaganda politica. Anzi, per una “predica” politica.
Il parroco locale, Johny, interpellato dall’Huffington Post ha affermato: “Avevamo dato la nostra disponibilità per tre giorni ad ospitare l’evento perché entrava in un disegno di promozione e valorizzazione archeologica della chiesa, con la collaborazione di Mibact, del Parco nazionale, Unesco, come avviene da diversi anni”. E la visita di Renzi? “Quando abbiamo visto la polizia abbiamo chiesto, che succede?”. Già, perché “non sapevo nemmeno io che arrivava, e sono il parroco, è stato tutto organizzato dai politici locali. Renzi, nella sua predica (la definisce così, ndr), ha detto che la Regione Campania sta lavorando bene sul turismo, e che il suo governo ha investito molto su questo aspetto per evitare che i giovani vadano via da qui”.

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La Procura di Caltanissetta ha chiesto il processo per l’ex presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo. Sedici gli imputati, tre hanno chiesto il rito abbreviato

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Gestione beni confiscati, chiesto il processo per Silvana Saguto

La Sicilia
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Gestione beni confiscati, chiesto il processo per Silvana Saguto

La Procura di Caltanissetta, al termine di una requisitoria di cinque ore, ha chiesto il rinvio a giudizio per l’ex presidente della sezione Misure di prevenzione del tribunale di Palermo Silvana Saguto, accusata di corruzione e abuso di ufficio.

Chiesto il processo anche per altri 16 imputati tra i quali il padre, il marito e due figli del magistrato.

Tre coimputati di Saguto, i magistrati Tommaso Virga e Fabio Licata e il cancelliere del tribunale Elio Grimaldi, hanno fatto richiesta di essere giudicati con il rito abbreviato. Stralciata e trasmessa a Palermo la posizione del professor Luca Nivarra, mentre uno dei principali protagonisti dell’indagine, Gaetano Cappellano Seminara, ha chiesto e ottenuto di essere processato col rito immediato

L’inchiesta, nata a Palermo e trasferita a Caltanissetta per competenza ha svelato anni di mala gestione delle assegnazioni delle amministrazioni giudiziarie dei beni confiscati alla mafia. Al centro dell’inchiesta, culminata a settembre del 2015 con una serie di perquisizioni negli uffici giudiziari della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo, c’è la gestione dei beni sequestrati e confiscati alla mafia, che per anni sarebbe ruotata attorno all’ex presidente e al suo cerchio magico.

Secondo la tesi dell’accusa, alcuni fedelissimi della Saguto avrebbero avuto a turno le maggiori amministrazioni giudiziarie e in cambio il magistrato avrebbe ricevuto regali e favori. Le ipotesi di reato contestate, circa 80, vanno dalla corruzione, al falso, all’abuso d’ufficio, alla truffa aggravata.

L’inchiesta fu avviata nell’estate del 2015, quando la Procura di Palermo, che indagava su illeciti nella gestione di una concessionaria sequestrata agli imprenditori mafiosi Rappa, sospettando responsabilità dei colleghi, trasmise gli atti ai pm di Caltanissetta, competenti per legge, essendo coinvolti magistrati.

L’udienza è stata rinviata al 6 novembre per le discussioni dei difensori degli imputati.

 

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EBURNEO (e-bùr-ne-o)

unaparolaalgiorno.it

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D’avorio, voce dotta recuperata dal latino eburneus ‘di avorio, bianco come avorio’, derivato di ebur ‘avorio’.
Anche stavolta possiamo vedere come un termine usato attraverso i secoli senza soluzione di continuità si sia alterato, mentre una voce dotta affine – il relativo aggettivo -, recuperata nel medioevo, sia fedele all’originale latino: dall’ebur latino si giunge all’avorio, mentre dall’eburneus si passa direttamente al dotto eburneo.
Certo è una parola alta, che appartiene a un registro aulico. Contro l’intuizione sonora, che parlando di materiali e del loro colore ci accosterebbe volentieri l’eburneo al nero ebano, si dice eburneo ciò che è d’avorio: si può parlare della collezione di oggetti sacri in cui spicca un crocifisso eburneo, della torre eburnea in cui figuratamente si rinserra l’artista disinteressato al mondo. Ma più facilmente si dice eburneo ciò che dell’avorio ha le caratteristiche. Quali caratteristiche? Certo il candore, anche se a ben vedere l’avorio non è proprio candido, è di un bianco un po’ sporco, come qualunque dente fuor di pubblicità. Inoltre è liscio, e brillante, e in certo modo prezioso: dalla pelle eburnea dell’amico capiamo che non ha passato molto tempo al mare, quest’anno; sulla mano eburnea la pietra scura dell’anello risalta; e il cielo eburneo del mattino mette a neve.
Facendo un passo ulteriore possiamo notare come l’eburneo comporti una cifra organica, vitale: dopotutto l’avorio è un materiale

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