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Archive for 1 ottobre 2017

Scatènati

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MML nel Mondo alle 18:16

 

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Il virus dell’imbeccilite occidentalis acuta

di Giuseppe Frezza

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Non riesco a capire quelli che, appena provi a sottolieneare comeuna percentuale decisamente bassa della popolazione come quella quella degli stranieri sul nostro territorio compia un numero molto elevato di reati, scattano con “anche gli italiani lo fanno!”.

Ma la cosa che non riesco proprio a tollerare è quando costoro esibiscono un sorriso e rimarcano “visto?” nel momento in cui il balordo è un nostro connazionale. Allora mi chiedo se i fenomeni della Silicon Valley non abbiano diffuso un virus chiamato “imbecilite occidentalis acuta” che si è propagato ovunque; è una facezia, ma spiegazioni plausibili a questo atteggiamento non ne trovo.

Alle origini degli amori della sinistra: quelli che “passa lo straniero”.

di Matias Mainiero

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Sì, il virus (o batterio, non so) esiste e si è diffuso in Europa e nelle Americhe, lambendo Asia e Africa. Come direbbero i medici, una pandemia. Ma non c’entrano gli scienziati della Silicon Valley.

Questo è un microrganismo nato e cresciuto nei laboratori di quello che comunemente si chiama “politicamente corretto” e che meglio sarebbe chiamare “cretinamente pericoloso”. Forse per via dell’originer o per il fatto che parte della popolazione ha anticorpi efficaci, il microrganismo colpisce solo chi è orientato a sinistra o centrosinistra.

Chi viene attaccato mostra sintomi particolari: ama il prossimo suo più di se stesso, difende chiunque a prima vista sembri penalizzato, non importa se profigo o non profugo. Basta che il microrganismo senta la parola “straniero” e subito si attiva, andando a colpire soprattutto la zona della bocca. Di qui fiumi di parole, richieste, appelli puntualmente seguiti da dal nulla di fatto, o quasi.

E’ un micrirganismo, direbbero i medici, che nell’organismo colonizza la laringe e le corde vocali. Pare che non esista un vaccino o un antibiotico efficace o, almeno finora uan cura non è stata trovata. A volte il microrganismo si diffonde tramite convegni e simposi e tavole rotonde e talk show televisivi.

Ma noi ora lo sappiamo e ci manteniamo alla larga. L’imbecillite acuta (o cronica?) è una malattia che non ci colpirà.

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liliane coniglioPer festeggiare insieme il 25° Anniversario del Gemellaggio

Liliane Coniglio

Presidente Comitato del Gemellaggio di Aix-les-Bains

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Vi aspettiamo numerosi per trascorrere una piacevole serata con l’orchestra Alain Lagrasta che canterà canzoni italiane e francesi nel corso della serata.

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Prenota il tuo posto al più presto al 06.75.77.62.70 o 06.13.14.06.28

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Entra dalla finestra e ruba incasso al “Lampedusa Hotel”

La Sicilia
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 1506770557940.jpg--Lampedusa (Agrigento) –
I carabinieri stanno indagando sul furto messo a segno nel Lampedusa Hotel nell’omonima isola. Attorno alle 5.45 un giovane è entrato dentro la struttura alberghiera, attraverso una finestra, si è tolto la maglietta e si è coperto il viso per non essere identificato attraverso le telecamere della videosorveglianza. Poi si è diretto alla cassa dove ha prelevato l’incasso della giornata e alcuni gadget.

“Abbiamo presentato denuncia – dice l’albergatore Giovanni Marco Faraglia -. Abbiamo consegnato le immagini ad infrarossi che hanno ripreso il ladro in azione. Da come era vestito sembrava uno dei giovani migranti che si trovano nel centro d’accoglienza”. I carabinieri sono andati nel centro per verificare se qualcuno dei presenti corrisponde al giovane ripreso dalle telecamere.

Nei giorni scorsi il sindaco di Lampedusa, Totò Martello aveva lanciato un allarme sicurezza nell’isola collegandolo alla presenza di un numero elevato di tunisini nel centro di accoglienza.

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La Fedeli dà l’imprimatur al Papa

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papaIl ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli ha scritto la prefazione del nuovo libro di Papa Francesco, dedicato ai giovani, suscitando parecchia irritazione negli ambienti cattolici. La Fedeli è infatti molto vicina a Monica Cirinnà, senatrice del Pd e firmataria della legge sulle unioni civili, e ai temi cari a quest’ultima, su tutti i diritti degli omosessuali, al punto da commuoversi quando la parlamentare dem lesse in Aula la sua dichiarazione sui matrimoni gay. E insomma, per una sua pubblicazione, il Papa ha scelto proprio lei, la Fedeli, la ministra senza laurea. Una scelta che sembra quasi una provocazione.

I cattolici più conservatori, lontani dalla linea progressista di Bergoglio, hanno osteggiato apertamente la nomina della Fedeli a ministro. La pagina Facebook ultra cattolica “Manif pour tous – generazione famiglia”, suonò l’allarme: “La nomina della Senatrice Pd Valeria Fedeli al Ministero dell’Istruzione è, per le famiglie dei Family Day, quanto di peggio si potesse anche solo lontanamente immaginare. Anche se questo dovrebbe essere solo un “Governo di transizione”, è proprio in questi contesti di scarsa se non nulla legittimazione democratica del potere politico che vengono commessi i soprusi peggiori”.

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Regionali, fra santini e santoni in scena la guerra santa dell’ipocrisia

di Mario Barresi

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Crocetta in versione sirenetta

Cinque anni fa, di questi tempi. Ex comunista eppure cattolico, omosessuale dichiarato. «Quand’ero sindaco a Gela feci arrestare 850 mafiosi» (ma anche 825, 820 o 750 in base ad altre variazioni statistiche del mantra autobiografico) andava e va ripetendo. Un santino dell’antimafia. Dietro al quale – grazie anche ai buoni (e interessati) uffici di altri due santoni della legalità: il confindustriale Antonello Montante e il senatore Beppe Lumia, l’uno decaduto l’altro dèmodè – fu costruita la gioiosa macchina da guerra che vinse le Regionali del 2012.
È andata com’è andata.

E non è finita.

Cattura

Renzi e la Nicolini

Perché a volte – anzi: spesso – ritornano. Icone e simboli; santini e santoni; immagini e suggestioni; bandiere e banderuole.

Come prima, più di prima. Cinque anni dopo. Una reiterazione di reato sarebbe stata la scelta del Pd (e di Renzi in particolare) di rottamare un’icona della legalità con un’altra dell’accoglienza dei migranti: Giusi Nicolini.

Sindaca non rieletta dai lampedusani e presidente da far eleggere ai siciliani. Non se ne fece nulla, così come – per il rifiuto, secco e garbato, dell’interessato – saltò la candidatura del simbolo dei simboli: Piero Grasso, autentico antimafiosissimo da una vita e uomo delle istituzioni.

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Leoluca Orlando “Re” di palermo

Non è santo che suda, non c’è grasso che cola. Quindi spazio alle altre suggestioni. Del “campo largo” e del “modello Palermo”. Il cui combinato disposto, nel vuoto per pieno dei politici politicosi, è il civismo.

Come fu e come non fu, Leoluca Orlando – autoproclamatosi «statista», dal 1980 momentaneamente prestato alla politica, aspettando la Sicilia che «non è pronta a essere governata da uno statista» – diventa il mazziere del centrosinistra e crea la candidatura di Fabrizio Micari, rettore in congedo straordinario, che chiede il permesso di fare la sua rivoluzione gentile.

È il civismo, bellezza.

Lo stesso usato a sua insaputa – ante litteram, quando il termine non era così di moda – da Nello Musumeci prima per annacquare il suo pedigree post-missino, poi per autocandidarsi e infine per essere candidato dal centrodestra, con #DiventeràBellissima. Movimento mosso da una citazione («Questa terra…» era il soggetto) di Paolo Borsellino. Monumento. Prima di essere icona della destra legalitaria. Ma forse tutto ciò ignorava il candidato grillino, Giancarlo Cancelleri, mentre – dalla Valle dei Templi con un sorridente e annuente Gigino Di Maio – arringò: «Qualcuno dice che diventerà bellissima; peccato che la Sicilia sia già bellissima». «Qualcuno a chi?», ribatterono – sottintendendo il giudice ucciso dalla mafia – gli adepti di Musumeci, nel suo piccolo iconcina antimafia dopo aver presieduto l’omonima commissione all’Ars.

Nello Musumeci e Vittorio Sgarbi

Se ci fosse già stato in campo Vittorio Sgarbi, icona laica di bellezza e di cazzeggio, al povero Cancelleri non gliel’avrebbe tolto nessuno un «capra, capra, capra!», epiteto al cubo che simboleggia un’altra deriva di questa campagna elettorale. Quella sul titolo di studio degli aspiranti governatori. Nella tornata a più alto tasso di Magnifici ed ex Magnifici candidati, il Vittorio nazionale ha osato dire: «Penso che il presidente della Regione deve essere laureato e Musumeci lo è, a dispetto del geometra Cancelleri». Beccandosi, in assenza di qualcuno lo correggesse sul congiuntivo, una replica, piccata e piccante, del grillino diplomato: «Offende i siciliani che lavorano. E poi Musumeci la laurea non ce l’ha. Se Sgarbi s’informasse, eviterebbe queste figuracce». Nel profilo del deputato di #DiventeràBellissima, sul sito dell’Ars, si parla di «Maturità Tecnica». E per quell’impenitente immaturo di Sgarbi, ieri, dal sacro blog di Beppe Grillo, arriva la fatwa: «È l’ultimo pezzo pregiato della galleria di “mostri” di Musumeci».

Tant’è. Cancelleri – che magari avrà solo il diploma, eppure la laurea honoris causa in democristianità se l’è meritata in una campagna elettorale sin troppo diplomatica – s’è concesso un colpo da master in comunicazione politica della Casaleggio Associati. Assoldando, lui che con l’inseparabile Di Maio era scivolato sulla buccia di banana dell’«abusivismo di necessità», la super icona della lotta agli abusi edilizi in Sicilia. L’ex sindaco di Licata, Angelo Cambiano, ruspante simbolo delle ruspe; pluriminacciato, iperpresente nei salotti tv e infine sfiduciato in consiglio comunale. Per Cancelleri una fragorosa espiazione della gaffe. Come mettersi in casa un prete dopo aver bestemmiato.

Angelo Cambiano e Giancarlo Cancelleri

Cambiano. Dopo averla fatta subodorare a tutti gli altri – la candidatura – tanto da far spingere il taciturno Musumeci ad annunciare il sostegno alla sua lista, gliel’ha data – la disponibilità – ai 5stelle.

«Sarà il sindaco dei sindaci, assessore non grillino alle Autonomie locali». Ecco, appunto: non grillino. E così il simbolo dell’inedito laicismo dei 5stelle viene subito colpito dal fuoco amico. «Abbassiamo le saracinesche e spegniamo le luci», scrivono dal meetup. Gli attivisti licatesi si dicono «mortificati» dalla «scelta verticistica» di Cancelleri. E, da sacerdoti custodi dell’ortodossia del movimento, oltre a rinfacciargli i suoi trascorsi col centrodestra, bollano Cambiano come «bolla mediatica».

Giovanni Impastato e Claudio Fava

Simboli. Contestati. O contesi.

Come nel caso di Peppino Impastato, giornalista ucciso dalla mafia, finito in mezzo alla singolar tenzone fra il fratello Giovanni e Claudio Fava. Oggetto della lite il nome della lista del candidato governatore: Cento passi per la Sicilia. Simbolo che evoca la distanza (anche se qualche precisino ne ha contati 94, di passi) fra le case di Impastato e del boss Tano Badalamenti; ma anche titolo del film sceneggiato dallo stesso Fava. Una «operazione elettorale alla ricerca di consensi», attacca Impastato. «I Cento Passi è un’immagine che appartiene ai siciliani onesti», replica Fava. Precisando che è «una scelta che abbiamo condiviso con Giovanni ben prima di presentare questo simbolo». Controreplica di Impastato intervistato da Repubblica: «Fava non lo vedo da dieci anni. Dice bugie e offende la memoria di mio fratello. Ora vado dall’avvocato».

Icone contro. L’antimafia di tutti e l’antimafia del ghetto dei parenti.

Questioni di famiglia. Come i simboli – contrari e opposti – di un’altra battaglia. Quella contro i cosiddetti impresentabili. Ben più colpevoli dei voltagabbana (la coerenza, nella politica siciliana, è quasi un male minore), perché marchiati dalla lettera scarlatta dell’infamia parentale. Citiamo i più citati: Silvio Cuffaro, fratello di Totò già detenuto per favoreggiamento alla mafia, eletto sindaco di Raffadali e ora incandidabile alle Regionali eppure prossimo candidato alle Politiche con Forza Italia; Luigi Genovese, astro nascente forzista, figlio «abbastanza incensurato» di Francantonio, condannato in primo grado per le truffe nella formazione professionale; Giuseppe Lombardo, figlio di Angelo e nipote di Raffaele, a processo per voto di scambio aggravato dalla mafia, forse in lizza con Forza Italia.

Totò Cuffaro e Francantonio Genovese

Al netto degli altri casi (una decina di aspiranti candidati con guai giudiziari personali), i familiari di Genovese, Cuffaro e Lombardo sono figure mitologiche – loro il corpo, la testa (e i voti) dei parenti – che simboleggiano l’ipocrisia di questa campagna elettorale. In cui più voci invocano gli “esami del sangue” da parte dell’Antimafia nazionale ai candidati siciliani, così come già avvenuto per le Regionali in Campania. Ben sapendo che, per l’attuale codice etico, gli impresentabili sono perfettamente in regola.

Mascariamenti. In una guerra santa, di santini contrapposti.

La legalità, l’antimafia, le ruspe, il titolo di studio, gli impresentabile. E il Ponte. Ultimo tema di scontro. Altrettanto ipocrita e simbolico, visto che il prossimo governatore inciderà sul destino fra Scilla e Cariddi come il presidente della bocciofila sulle risoluzioni dell’Onu.

 

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PALERMU, UN SACCU TANTU!

Sara Cappello

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“Re e Regina”, 1985, pezzo unico firmato Del Campo, bronzo (fusione di bronzo modellato) con inserti di smalto policromo a gran fuoco su lamina d’argento

Lu Re di brunzu di lu chianu di Bisogni dici:

-Palermu, un saccu tantu!-

e sta cu la mani jsata accussì, comu si s’avissi a quadiari; e voli diri ca pi putiri stari nPalermu cci vonnu un saccu di dinari granni e gautu quantu di nterra a li so manu. NPalermu li piccioli si nni vannu comu l’acqua, e pi putiri manciari e vistirisi cci voli na vurza senza lazzu.

Autri vonnu diri ca sta statua dici:

-Palermu, sacchiteddi tanti pi aviri giustizia-,

pirchì la chiavi di l’oru grapi qualunchi porta; e nPalermu a tempi antichi li Judici la giustizia la vinnevanu pi dinari.

(da Ficarazzi)

 

 

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abcUn po’ di RELAX

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Quale delle due è quella giusta?

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Vendesi appartamenti in zona centrale, trattativa riservata.

Vendonsi appartamenti in zona centrale, trattativa riservata.

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Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 21,28-32

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images (2)In quel tempo, disse Gesù ai principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli; rivoltosi al primo disse: Figlio, và oggi a lavorare nella vigna. Ed egli rispose: Sì, signore; ma non andò.
Rivoltosi al secondo, gli disse lo stesso. Ed egli rispose: Non ne ho voglia; ma poi, pentitosi, ci andò.
Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Dicono: «L’ultimo». E Gesù disse loro: «In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio.
E’ venuto a voi Giovanni nella via della giustizia e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete nemmeno pentiti per credergli».

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