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Archive for 11 ottobre 2017

Susanna, la prostituta in bici della salaria stuprata da un immigrato: “Mi ha massacrato, sono piena di fratture”

Libero

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Susanna, la prostituta in bici della salaria stuprata da un immigrato: "Mi ha massacrato, sono piena di fratture"

Si chiama Susanna, ed è famosa come ‘la prostituta in bicicletta’. Balzò agli onori delle cronache per una serie di interviste a La Zanzara di Radio 24.
E ora, proprio nella trasmissione di Giuseppe Cruciani, rivela l’orrore che ha subito:
“È arrivato uno stronzo e aveva una faccia poco raccomandabile. È arrivato in motorino, come cliente, nella piazzola dove lavoro io sulla Salaria vicino a Sky. Mi ha chiesto quanto prendevo e se c’era una cosa su cui sdraiarsi. Gli ho detto che avevo solo la sedia e un tavolo. Quando mi sono girata mi ha dato un cazzotto dietro la schiena e mi ha buttato per terra. Voleva i soldi e anche divertirsi, prima però mi ha messo paura”.

“Ero terrorizzata – continua nel suo racconto – e ho cominciato a gridare ‘aiuto’, e a quel punto mi ha riempito la faccia di cazzotti, forti, mi ha spaccato il naso, la mandibola, la bocca. Mi ha spogliato nuda, mi ha buttato ancora per terra sui sassi, mi voleva baciare col naso insanguinato. Io gli dicevo: ‘Per favore non mi uccidere, ho due figli, prenditi i soldi, fai il cazzo che ti pare’. Voleva ammazzarmi di botte, mi ha spaccato la mano, mi ha rotto un dito, mi ha fratturato una costola”. Ma non è finita.

Il racconto si arricchisce di particolari terrificanti:

 

(altro…)

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Papa Francesco, le donne nella Chiesa e… l’utopia del “neutro”

Renato Pierri

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imagesPapa Bergoglio mi è simpatico, spesso ne ho fatto gli elogi e quindi penso possa permettermi ogni tanto anche di rivolgergli qualche critica. Scherzando un po’, con tutto il rispetto ovviamente. Solo fantasia, ovviamente, solo fantasia.

Ho immaginato che dopo il discorso ai membri della Pontificia Accademia per la Vita,  papa Bergoglio se ne sia andato contando fra sé una canzone di Gigliola Cinquetti. Ve la ricordate? Il ritornello recitava così: “E qui comando io e questa e casa mia, ogni dì voglio sapere chi viene e chi va”.

Sempre fantasticando, ho pensato ad un marito che dice alla moglie: “Le forme di subordinazione che hanno tristemente segnato la storia delle donne vanno definitivamente abbandonate” (parole del Papa). “Tu moglie mia sei importantissima in questa famiglia, ma il capo resto io. Sei importantissima, ma qualsiasi decisione importante che riguardi la nostra bella famiglia la prendo io. I tuoi consigli, cara moglie, sono preziosi, ma sono io che stabilisco le regole. Sei importantissima, preziosa, indispensabile, ma…”.

images (3)Il Papa ha poi detto: “L’ipotesi recentemente avanzata di riaprire la strada per la dignità della persona neutralizzando radicalmente la differenza sessuale e, quindi, l’intesa dell’uomo e della donna, non è giusta […] l’utopia del “neutro” rimuove ad un tempo sia la dignità umana della costituzione sessualmente differente, sia la qualità personale della trasmissione generativa della vita”.

Neutralizzare radicalmente la differenza sessuale? E dove l’ha letta il Papa questa ipotesi? Quando mai gli studiosi della materia si sono prefissi di cancellare le differenze? E se le differenze ci sono, chi potrebbe illudersi di cancellarle? Gli studi gender non si prefiggono di cancellare le differenze, ma di cancellare le discriminazioni perpetrate in base alle differenze. E’ così difficile da comprendere?

bergoglio1-650x401.jpg--«Purtroppo su questi temi papa Francesco non fa che ripetere banali luoghi comuni… Davvero manca il senso della storicità e della parzialità delle “dottrine”. Per questo il cardinal Martini parlava di un ritardo della chiesa cattolica di almeno 2 secoli. Talvolta a me sembra che, su taluni terreni, il ritardo si avvicini al mezzo millennio…». Le parole tra virgolette sono di don Franco Barbero, il sacerdote ridotto alla stato laicale da Giovanni Paolo II.

Tornando alle donne nella Chiesa: saranno sempre subordinate sino a che la Chiesa negherà loro l’ordinazione sacerdotale, e quindi la possibilità che a capo della grande bella famiglia sia un giorno una donna,

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Fiano e il saluto romano

Paturnie di Fiano

Filippo Facci

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fianSono moderatamente stufo che uno come Emanuele Fiano (Pd) prenda uno stipendio da onorevole per farci scontare le tragedie dei suoi avi, le sue referenze alla comunità ebraica, le sue ossessionate proposte di legge che si risolvono in discussioni datate che di fatto reinventano vecchi e nuovi “heaters” (si dice oggi) fascisti e antifascisti, ergo fascisti e basta.

Dopo la proposta più inutile del decennio (punire i collezionisti di cimeli mussoliniani, i venditori di magliette, gli scemotti che fanno il saluto romano: un autogol culturale che ha rischiato di trasformare Fiano in uno zimbello) ora l’onorevole se l’è presa col collega renziano Giorgio Gori, che da sindaco di Bergamo non ha mai revocato la cittadinanza onoraria che diedero a Mussolini nel 1924.

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Al lupo, al lupo!

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Ecpirosi (ec-pi-rò-si)

 unaparolaalgiorno.it

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Nella dottrina stoica, conflagrazione universale che distrugge il mondo alla fine di ogni anno cosmico; dal greco ekpýrosis ‘conflagrazione’, composta da ek– ‘fuori, da’ e pŷr ‘fuoco’.

Questa è una delle parole più suggestive della filosofia antica, e la sua suggestione può continuare a dare frutti mirabili.

La dottrina stoica è rimasta celebre per l’affermazione della supremazia della ragione sulle passioni, che si traduce nell’indifferenza al dolore, e nell’uso della filosofia come mezzo per dominare gli accidenti della vita – basti dare un’occhiata ai significati che ha oggi l’aggettivo ‘stoico’.

Meno richiamata è la fisica delineata da questa dottrina.

Secondo gli stoici il tempo non è lineare, ma circolare: al termine dell’anno cosmico il mondo sarebbe distrutto da una conflagrazione universale – l’ecpirosi – per poi rinascere con la palingenesi dell’apocatastasi.

Per quanto nella fisica stoica sia fisiologica, l’ecpirosi (spesso pronunciata ecpìrosi, alla greca) è la più colossale devastazione immaginabile – una distruzione che trova il suo mezzo nel fuoco. E sono queste le cifre che permettono di usare il termine ‘ecpirosi’ fuor di stoicismo.

Un esempio eccellente di un uso del genere lo troviamo ne Il nome della rosa, in cui Eco usa questo termine per descrivere il rogo che (allerta spoiler!) distrugge la biblioteca, il suo preziosissimo contenuto e l’intera abbazia: un esempio che ci dà una traccia notevole dei caratteri di vastità e irrimediabilità del fenomeno che può così essere chiamato. Si può allora anche parlare della tragica ecpirosi della casa di famiglia, dell’ecpirosi che vede raso al suolo un intero quartiere della città, dell’ecpirosi della foresta secolare.

Il respiro cosmico di questa parola richiede di usarla in frangenti di gravità suprema – che possono essere descritti solo da una parola così alta e terribile.

 

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Entrate pure

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