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Archive for 29 gennaio 2014

Italicum, ma sempre porcellum è!!!

untitledSe per fare o, peggio, per fare presto occorre e ci si accontenta di fare male … no, non ci stiamo, non è quello che volevamo e, pensiamo e ne siamo convinti, non è quello che il popolo delle primarie avrebbe voluto. Per anni ci siamo lamentati del porcellum e della “lentezza-non volontà” di fare le riforme, soprattutto quella elettorale. Abbiamo rimproverato al porcellum il fatto che non garantisse governabilità, ma soprattutto, noi cittadini comuni, non abbiamo voluto ingoiare di essere stati privati della prerogativa di scegliere i nostri rappresentanti. Sull’onda di questo  malessere, e non solo, le primarie hanno premiato chi si è candidato come fautore del cambiamento: un cambiamento epocale.

C’è stata la sferzata, la ventata di rinnovamento, l’accelerata (come è stata definita) e, per giustificare questa velocizzazione,  si vuole far dimenticare e si vuole far passare in secondo o terzo piano il motivo per cui siamo stati scontenti. L’italicum è ad un passo dall’essere approvato e, se così sarà senza sostanziali modifiche, ci ritroveremo ad avere un … porcellum modificato, ma sempre porcellum è.

imagesCABBD03MAbbiamo” espresso e dato fiducia al rottamatore, ma non lo abbiamo delegato a fare di testa sua, soprattutto là dove, e su quelle questioni, dove non si è espresso con anticipo ed in campagna elettorale. Ci ha detto che avrebbe cambiato la legge, ma non ci ha detto come, in cosa consisteva il cambiamento. Non ci ha fatto proposte, semplicemente promesse … senza entrare nel merito. Ci aspettavamo se non primarie a ripetizione almeno dei congressi in cui le tesi (come si faceva una volta) venissero vagliate e discusse prima di essere votate e approvate. Invece … invece il risultato è che il segretario va a discutere con l’opposizione (non vogliamo qui entrare nel merito del come) e decide, e decidono, ciò che per tutti deve andare bene. Legittimo (forse), normale (forse), nelle cose che non si faccia un referendum ad ogni tirichitì, ma … ma questo non può significare che, in funzione dell’abbonè, la volontà popolare venga stravolta, e screditata.

Il compagno Renzi (forse) potrà pure fare quello che vuole, ma gli amici che lo hanno votato e sostenuto che ne pensano? Gli esponenti della sede culturale locale big bang Matteo Renzi  e tutto il PD milenese cosa ne pensano?

Se il big bang Milena è un movimento culturale (?) che movimenta le idee, condivide valori … non capiamo la ragione dei mancati incontri e confronti sulle tematiche calde. I cittadini che veramente hanno creduto alla bufala della cultura in quell’associazione, sebbene molto grossa, adesso avrebbero tutto il diritto di sentirsi ancora dire qualche altra fandonia. Abituando la gente ad un certo ritmo, bisogna poi essere in grado di mantenerlo.  Non è corretto raccontare le favole  e poi di botto sospenderle! Ci sarebbe bastato, dalla base unica PD + big bang, per esempio, un semplice stiamo insieme solo per calcoli matematici, anziché questa finta luna di miele con matrimonio bianco.

Ci chiediamo e chiediamo a voce alta se a tutti appare giusto che, in virtù del contentino della riforma, i nostri diritti debbano essere ancora una volta cancellati. Ci chiediamo se veramente siamo d’accordo a questa decisione bilaterale che ha tutte le sembianze di unilateralità. Ci chiediamo nel nostro piccolo se i sostenitori ante litteram di Renzi, così come i post, abbiano accolto con la gratificazione sperata questa ennesima porcheria. Ci chiediamo, noi cittadini di questo borgo, se mai saremo in grado di dare fiato alla dignità che da sempre ci ha contraddistinto e riusciremo a gridare a voce alta che i nostri rappresentanti li vogliamo eleggere noi mettendo tanto di ics su nome e cognome.

renIn sintesi chiediamo al big bang nazionale, ed a quello locale, di farsi promotore di un sondaggio che riesca a valutare la condivisione della gente e, altrimenti, “mandare a dire” che i risultati delle primarie sono stati un grande falso. Siamo dell’opinione che la maggior parte dei Renziani abbiano votato alle primarie per  un rinnovamento del partito stesso e non per fare accordi con Berlusconi e per di più mantenere la “sovranità dei partiti”.

Siamo certi che se si votasse nuovamente, oggi dopo questo incontro, i numeri sarebbero sicuramente differenti. L’onestà intellettuale dei Renziani dovrebbe imporre un segnale forte da fare arrivare nelle stanze dei bottoni e  abbassare le saracinesche del centro culturale big bang. L’onestà intellettuale non si perde se si possiede. Le cose storte non diventano dritte, se nascono storte è probabile che così rimangano.

Diteglielo all’esperto che girava le ruote della fortuna!

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La Sicilia affonda

 Crocetta lancia un nuovo allarme

«A rischio 26.000 posti e 2.400 aziende»

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imagescaa9a0cpNell’elenco al vaglio della task-force istituita dal governo regionale per monitorare l’emergenza scattata dopo il blocco della spesa sancito dal commissario dello Stato, che ha impugnato buona parte della legge di stabilità regionale, ci sono almeno 26mila lavoratori di enti, consorzi e teatri pubblici a rischio licenziamento: nel dettaglio, oltre 20 mila forestali part-time, 610 lavoratori Resais, 800 dipendenti dell’Ente per lo sviluppo agricolo (350 a tempo indeterminato e 450 stagionali), 300 addetti negli Enti Parco, 2.400 operai dei consorzi di bonifica (1.400 a tempo indeterminato e 1.000 stagionali), 700 impiegati nei teatri pubblici siciliani, 170 dipendenti dell’Ente acquedotti siciliani, 300 addetti delle aree industriali. E poi ci sono i lavoratori privati di accademie, centri culturali, associazioni musicali e concertistiche, organizzazioni sportive.

Anche le aree industriali della Sicilia gestite dall’Irsap, istituto pubblico finanziato dalla Regione, a breve dovranno interrompere le attività: 300 sono i dipendenti a rischio licenziamento. Ma preoccupare la task-force governativa c’è quello che il governatore Rosario Crocetta definisce «l’effetto domino del disastro sociale». La chiusura delle aree industriali, per mancanza di fondi, avrebbe un impatto su 2.400 imprese che usufruiscono dei servizi forniti dall’Irsap, con ben 21 mila dipendenti privati che rischiano il posto.
«Nel giro di qualche settimana – afferma Crocetta – chiuderanno i teatri pubblici a Palermo, Catania, Messina e gli Enti Parco; chiuderanno anche la stamperia Braille, le scuole per ciechi e sordi, i ricoveri per i minori, i centri per i disabili. In agricoltura abbiamo stimato un danno di un miliardo di euro per la paralisi dei consorzi di bonifica».
I 558 milioni bloccati dall’impugnativa del commissario dello Stato sono stati trasferiti in un fondo indisponibile a garanzia dei residui attivi, 3,5 miliardi di crediti non esigibili più altri 11,5 miliardi ancora da verificare, accumulati negli ultimi quindici anni. A garanzia di questi crediti, iscritti in bilancio, c’era un fondo di 2 miliardi, che è stato prosciugato durante i governi Cuffaro e Lombardo. Per il commissario dello Stato quel fondo va ricostituito e la Regione non può procedere con spesa corrente, come sancito da due sentenze della Consulta e dalla Corte dei conti.

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Giustizia?

Innocente a sua insaputa

imagesCA9REOK4Dunque, per il Tribunale di Roma, Claudio Scajola è innocente a sua insaputa (s’era dimesso, ma l’hanno assolto). E all’insaputa di Berlusconi (aveva preteso le sue dimissioni da ministro e, proprio dopo quello scandalo, aveva violentato se stesso annunciando una legge anticorruzione). E perfino all’insaputa dei complici (l’architetto Angelo Zampolini, che ha patteggiato la pena, e il costruttore della Cricca Diego Anemone, che se l’è cavata solo per prescrizione).

Ma l’aspetto più paradossale di questa sentenza paradossale che chiude (almeno in primo grado) una vicenda paradossale, è che potrebbe essere molto meno scandalosa di quanto appaia. Anzi, potrebbe essere addirittura in linea con la legge italiana sull’illecito finanziamento ai partiti. In attesa delle motivazioni della sentenza, che comunque si annunciano avvincenti, si può solo tirare a indovinare come abbia potuto il giudice stabilire che, per un deputato e ministro dell’Interno, beneficiare di 1 milione e passa versati in nero da imprenditori che lavorano per il suo ministero, “non costituisce reato”. Quel che è certo è che la legge del 1974 sul finanziamento ai partiti, essendo stata scritta dai partiti, è piena di buchi e scappatoie, almeno per i partiti. Tutto ruota intorno al “dolo”: l’intenzione di violare la legge. Che, naturalmente, va dimostrato.

club merd scajola pIl politico foraggiato può sostenere – e infatti di solito sostiene – di non sapere che il finanziamento provenisse dai fondi neri di una società di capitali senza deliberazione dell’organo societario competente e senza l’iscrizione a bilancio: pensava che l’imprenditore avesse preso i soldi dal suo patrimonio personale. In teoria, se non ci sono prove che lo smentiscano e se il giudice è particolarmente generoso o credulone, viene assolto. Potrebbe essere il caso di Scajola. Un caso comunque eccezionale, perché di solito la condanna scatta lo stesso per “dolo eventuale”: se il politico non ha verificato la provenienza del finanziamento, ha accettato il rischio che uscisse dalla società del finanziatore. Il quale fra l’altro, per pagarlo fuoribusta, ha dovuto accumulare fondi neri e farli uscire dalle casse dell’azienda (aggiungendo al finanziamento illecito i reati di falso in bilancio, frode fiscale e appropriazione indebita).

Scajola è stato più fortunato: non verificò, comprò una casa con vista Colosseo pagandola un terzo del suo valore, e al resto provvidero i costruttori, ma il giudice lo esime dal dolo. Un’altra possibile spiegazione è che sia riuscito a convincere il Tribunale della sua versione che tanto buonumore suscitò a suo tempo in Italia e nel mondo: al compromesso con le proprietarie dell’immobile, non era presente nell’ufficio del notaio quando Zampolini arrivò con gli assegni circolari; dunque non si accorse che l’appartamento costava il triplo della somma versata da lui e che il resto l’avevano pagato altri, dunque anche in questo caso il suo “dolo” non c’è. Se il giudice si fosse bevuto una storia così comica bisognerebbe complimentarsi con lui per il suo spiccato sense of humour. Ma questo lo sapremo solo al deposito della motivazione.

imagesCAO9AIMDPer ora sappiamo solo che “il fatto”, anche se per il primo giudice “non costituisce reato”, è assolutamente certo: Scajola acquistò un mega-appartamento in una delle zone più chic di Roma pagandone un terzo, mentre il resto lo versarono due costruttori che avevano appena beneficiato di due contratti senza gara dal suo ministero. Il che basterebbe e avanzerebbe, in un paese serio, per farlo scomparire dalla circolazione per sempre. E per mettere subito mano alla legge sul finanziamento illecito per renderla più severa, tappando la falla che ha consentito a Scajola di farla franca. Invece siamo in Italia, dunque Scajola – anziché accendere un cero alla Madonna – fa pure il martire, piagnucola per i “quattro anni di sofferenza”, esulta perché “giustizia è fatta” e chiede che “mi venga restituita la mia credibilità politica”. Restituire quel milioncino no, eh?

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«L’on. Pagano voleva gestire la mia politica sanitaria»

V. P.
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Alessandro Pagano

Alessandro Pagano

«L’on. Alessandro Pagano voleva essere il gestore della mia politica sanitaria quando dirigevo l’ospedale “Sant’Elia”. Pretendeva che lo informassi preventivamente di ogni mia decisione. Addirittura mandò da me un suo segretario e sarcasticamente dissi che per informarlo di ogni cosa che facevo avrebbe dovuto esserci qualcuno nel mio ufficio che riferisse tutto all’onorevole. Questa persona non colse il sarcasmo e disse che avrebbero potuto mandare un certo Michelino, al che lo accompagnai alla porta».

Salvatore Olivieri

Salvatore Olivieri

Un “j’accuse” forte quello che l’ex manager Salvatore Oliveri ha fatto ieri deponendo in Tribunale come teste nel processo per le presunte irregolarità sulla nomina del primario di chirurgia dell’ospedale nisseno. Oliveri fu il predecessore di Alberto Paladino, imputato per abuso d’ufficio assieme agli altri ex dirigenti dell’ospedale nisseno Giuseppe Amico e Franco Maniscalco ed al chirurgo Silvio Morini (accusato di concorso in abuso d’ufficio), che venne nominato primario con incarico esterno dopo l’annullamento del concorso che giudicò idonei i quattro chirurghi che presentarono domanda.

Oliveri ha aggiunto: «Una volta mi volle incontrare alle 23 all’area di servizio “Gelso Bianco”, stavo tornando a casa per il fine settimana. Con lui c’erano due persone della sua segreteria, Salvatore Paternò e Diego Dell’Uomini. Non approvava delle scelte che avevo fatto ed usò un tono minaccioso». Pagano, per questa vicenda, scelse il rito abbreviato; la Cassazione ha annullato la sua condanna e rinviato il processo (fissato per domani) in Corte d’Appello.

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Il mancato invito a Pagano per l’inaugurazione della Radioterapia a Gela

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L'inaugurazione della Radioterapia nella sede dell'ex ospizio marino alla presenza del presidente della Regione Rosario Crocetta.E' stata anche la prima uscita ufficiale del sindaco Angelo Fasulo dopo l'infortunio

L’inaugurazione della Radioterapia nella sede dell’ex ospizio marino alla presenza del presidente della Regione Rosario Crocetta.

Sono sorpreso  del mancato invito  all’inaugurazione della radioterapia e non soltanto perché sia Gela e certo non perchè sia istituzione di questa Provincia quanto perché sulla radioterapia ho  svolto un ruolo fondamentale.
Da assessore regionale al bilancio attivammo il processo virtuoso all’allora USL2 di Caltanissetta, alla regione e al ministero della salute. Portammo un finanziamento utile alla realizzazione della radioterapia a San Cataldo e a Gela e cosi colmammo un gap  nella  provincia nissena. Con i poveri pazienti costretti a penosi viaggi della speranza a Catania o a Palermo per non dire nell’Italia del nord. Le due strutture furono concepite geneticamente nello  stesso momento, San Cataldo partì prima per maggiore velocità burocratica.

LaIPR0101h0120140125CL“Di questo mio impegno mi fu testimone Crocifisso Moscato che dopo tanti scontri e polemiche con la mia persona, ebbe modo di appurare il mio concreto e risolutivo impegno e me ne diede atto candidandosi nella lista del mio partito un mese prima di morire.
Ricordo a tutti voi che Crocifisso morí durante la campagna elettorale delle provinciali 2008. E certamente cosa buona é stata aver intestato al grande Crocifisso la radioterapia di Gela. Perciò mi addolora non essere stato invitato e immagino che ciò sia stato fatto ad arte per lasciare la piazza mediatica ad altri. Di questa ultima cosa lascio ai cittadini le valutazioni etiche e politiche”.

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Impiccati all’€

ps

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