CAN CAN NOSTRANO
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Siamo dell’idea che certi amori non finiscono mai, come diceva Venditti fanno dei giri immensi e poi ritornano. Lo stesso dicasi di certe alleanze politiche dove i protagonisti, dopo aver ballato sulla tomba del nemico per intere settimane, non esitano ad abbracciarsi ancora come se non di ballo si fosse trattato ma di “pregheria tribale” , tentando di ingannare gli altri e se stessi con questa bassa bugia.
Due sono le cose che ci chiediamo: o abbiamo le traveggole e quindi ci stiamo sbagliando, oppure siamo del tutto rimbecilliti e non avevamo capito.
Dove ci eravamo lasciati. Ci pare che questa amministrazione abbia avuto i numeri alle urne per poter amministrare. Abbiamo assistito a tutti i comizi di ambo le parti, ci siamo appurati quali fossero i nomi nelle liste e poi i nominati. Da giugno vediamo questa squadra al lavoro. Non sentiamo più parlare i soliti avvocati, né per iscritto né per mandato a dire, non abbiamo sentore di nessun dissidente, nessun fuoriuscito e soprattutto nessun tipo di “indipendente”, se non per ragioni squisitamente professionali personali.
Tutto pare andare bene! A gonfie vele. Allora perché scrivere un articolo? Non è del presunto vento in poppa dell’attuale amministrazione che vogliamo occuparci, quanto di un venticello che ultimamente soffia nelle stanze più importanti. E’ vero certi amori non finiscono … così come è vero che certi sgarbi forse sono come i dolori del parto, poi si scordano.
Dopo avere gridato vendetta ed essersi messi i bastoni fra le ruote (eufemismo), dopo essersi “rubati” i voti attraverso una ricerca spasmodica casa per casa, nelle case degli amici dei nemici, ecco tornata la quiete dopo una tempesta che per noi ha tutto il sapore di una presa in giro: si sono fatti i fatti loro!
I fatti loro quando stavano assieme per potere governare, amministrare, gestire. I fatti loro quando si sono divisi per accaparrarsi ed intestarsi quei numeri che gli avrebbero fatto comodo negli ambienti extrapaesani. I fatti loro adesso che, pur in una apparente indifferenza, sono tornati a banchettare come un tempo. Certo non sappiamo se si tratta di nuovo di pesci di montagna o di tenero castratello, ma sicuro è che alle gioie del palato non rinunciano, affamati come erano e come sono.
Il sottile gioco dell’ambivalenza si manifesta e si traduce nello stare, come dice saggezza antica, con un piede in due scarpe a scapito del popolo votante, speranzoso e trepidante. L’attesa che le cose prima o poi possano e debbano andare nel verso giusto. Siamo alle solite!
Chi ha gustato il piacere di poggiare il proprio lato b sulla poltrona del comando è disposto a tutto pur di continuare a mantenere anche aleatoriamente quelle condizioni che possano permettere di poter dire: IO SONO IO E VOI NON SIETE UN C….
E così il potere attira uomi e donne.