Roberto Mistretta intervista Nino Terrazzino
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Del direttivo della neonata associazione provinciale antiracket “Rosario Livatino” presentata ufficialmente l’altro giorno a Caltanissetta, fa parte Nino Terrazzino, 43 anni, contitolare di un’avviata catena supermercati in più province, e da moltissimi anni operante a Mussomeli.
Come è nata l’esigenza di far parte dell’associazione antiracket?
“L’esigenza è nata non da qualcosa di specifico che ci è successo negli ultimi tempi ma si tratta di un mio modo di pensare, perché ho sempre ritenuto che la Sicilia non si è sviluppata per colpa della criminalità organizzata che ha sempre frenato tale sviluppo. Sono stato quindi coinvolto in quest’iniziativa ed ho subito aderito con entusiasmo, anche perché pur avendo fatto tanto negli ultimi tempi per la Sicilia sotto l’aspetto della legalità, la strada è ancora lunga”.
A Mussomeli si paga il pizzo?
“Per quanto risulta a me personalmente, no, ma se ho deciso di scendere in campo è stato per tutelare l’intera categoria anche per il futuro da eventuali richieste di pizzo”.
Ci saranno incontri a breve termine con le associazioni di categoria?
“Sicuramente sì, perché più saremo maggiore sarà la nostra forza e quindi maggiore saranno i benefici per l’intera categoria”. Se non esiste il racket delle estorsioni a Mussomeli a cosa serve associarsi? “Non solo a tutelarsi per il futuro come ho già detto ma anche nell’eventualità di ulteriori espansioni commerciali in luoghi dove purtroppo il pizzo esiste. Si concorderanno quindi con la nostra associazione le modalità per organizzare degli incontri in ambito provinciale e sul territorio, invitando chiunque vorrà ad avvicinarsi, così che qualunque imprenditore dovesse trovarsi a subire una richiesta di pizzo, saprà come comportarsi e a chi dovrà rivolgersi per contribuire ad eliminare questa cappa di malaffare che avvolge la Sicilia e la soffoca nel suo sviluppo imprenditoriale”.
R. M.
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