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Archive for 12 Maggio 2010

Scopri i trucchi per non farti derubare all’estero.

Tasche cucite sotto i vestiti, sacchetti di plastica degli alimentari ‘locali’,  foulard per legare la macchina fotografica al carrello delle valigie.. Scopri i trucchi per non farti derubare all’estero.

  • Dei posti dove viviamo conosciamo pregi e difetti, sappiamo quali zone sono più tranquille e in quali orari muoverci in certi quartieri. All’estero, queste informazioni possono mancare ma mettere in pratica i giusti consigli può salvarci da un’aggressione o da uno scippo.
  • Innanzi tutto è consigliabile rimanere nei posti più affollati, evitando percorsi alternativi e improvvisati che potrebbero condurci in zone poco ‘raccomandabili’: per visitare quelle, risono metodi più appropriati e sicuri. D’altra parte quando ci si trova in mezzo a tanta gente bisogna fare molta attenzione ai nostri oggetti personali. Lasciare incustodito un bagaglio o una borsa, distrarsi e tenere in bella vista portafogli e macchine fotografiche è un invito a nozze per i borseggiatori. Spesso inoltre sono i ladri stessi a provocare la nostra distrazione, con trucchi studiati apposta per renderci vulnerabili, riuscendo persino a sfruttare i momenti in cui siamo più stanchi.

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Quando la realtà supera la fiction

In Campania e altre regioni infestate l’esercito per 20 anni?

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Ribaldoni

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Ridolino

CARTELLI IN …. ARIA

-Fiume Tevere: attenzione. Acqua inquinata. Fiume in pena.

-Nel bosco: vietato l’accesso ai piromani.

-Nel camerino di Tinto Brass: porno subito.

Ufficio reclami dell’ENEL, dopo il black out: danni luce.

 

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I garibaldini a Rampingallo.

Partiti da Marsala il 12 maggio alle 5,30 i garibaldini sostarono a Robengallo (Rampingallo), fra Marsala e Salemi.

Venuti per aiutare i siciliani a liberare la loro terra

Fatto un bel tratto della via consolare, si pigliò la campagna, per una straduccia incerta e difficile tra i vigneti. I nostri cannoni venivano dietro a stento, su certi carri dipinti d’immagini sacre, tirati da stalloni focosi, che spandevano nell’aria la grande allegria delle loro sonagliere.

Ci siamo fermati a questa fattoria. Che gioia un poco d’ombra, e che sapore il po’ di pane che ci han dato!

E il Generale seduto a piè di un olivo, mangia anche lui pane e cacio, affettandone con un suo coltello, e discorrendo alla buona con quelli che ha intorno. Io lo guardo e ho il senso della grandezza antica. Dal Feudo di Rampagallo. Sera.
Ripresa la via, dopo una buona ora di sosta, ci rimettemmo per l’immensa campagna. Non più vigneti né olivi, ma di tratto in tratto ancora qualche campicello di fave, poi più nessuna coltura.

Il sole ci pioveva addosso liquefatto, per la interminabile landa ondulata, dove l’erba nasce e muore come nei cimiteri. E mai una vena d’acqua, mai un rigagnolo, mai all’orizzonte un profilo di villaggio: “Ma che siamo nelle Pampas?” esclamava Pagani, il quale da giovane fu in America.
Quelle solitudini dove l’occhio non trovava confine, a larghe distanze, erano appena animate da qualche capanna di pastori, o da branchi di cavalli sciolti, nella loro selvaggia libertà.

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