“Sit-in Lega contro sfratto San Cataldo, intervenga Musumeci”
Alessandro Pagano
“Quanto accaduto questa mattina a San Cataldo, in provincia di Caltanissetta, è indegno di un Paese civile e di uno Stato di diritto: una famiglia di agricoltori è stata brutalmente sfrattata, letteralmente buttata per strada con un incredibile dispiegamento di forze dell’ordine, neppure si trattasse di un boss mafioso.
La propria abitazione è stata prima pignorata e poi svenduta in un’asta giudiziaria a un decimo del suo valore, mentre due fratelli sono stati pure fermati e, poi, successivamente rilasciati, perché si erano opposti a questa ingiustizia.
Il tutto mentre c’è una richiesta di sospensiva dell’esproprio, con udienza fissata tra meno di un mese, e nessuno inoltre ha battuto ciglio sulla svendita dell’immobile, alla quinta asta, a un prezzo irrisorio di 11 mila euro. Non solo. La beffa è che questa famiglia vanta crediti con la Regione a causa del mancato arrivo dei contributi comunitari per l’agricoltura cui avevano diritto da anni.
Da qui derivano le difficoltà economiche, e quindi il debito verso la banca, per le quali questa famiglia non è più riuscita a pagare le ultime rate del mutuo. Ma si può sopportare tutto ciò nel 2017? Mattarella, Grasso, Boldrini, Gentiloni dove siete? Confidiamo in una presa di posizione del governatore Musumeci affinché aiuti a sbloccare positivamente questa vergogna.
Questa mattina alle ore 11, insieme a tanti amici e simpatizzanti della ‘Lega-Salvini Premier’ e a chiunque altro vorrà unirsi, organizzeremo un presidio permanente di fronte la casa oggetto dello sfratto, perché venga subito esaminato un provvedimento di sospensione.
Di certo è che, ancora una volta, abbiamo avuto la conferma che in Italia comandano le banche, mentre i clandestini hanno più diritti degli italiani. Noi ci opporremo con tutte le nostre forze: stop agli sfratti della povera gente, stop allo strapotere delle banche”.
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“Indignazione nazionale su scandalo sfratto famiglia per debiti banca. La Regione batta un colpo”
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“Questa mattina insieme a centinaia di amici abbiamo portato solidarietà alla famiglia di agricoltori di San Cataldo, nel nisseno, barbaramente sfrattata ieri dalla propria casa per un debito con una banca, debito che non può onorare in quanto allo stesso tempo attende contributi comunitari dalla Regione mai arrivati.
Una notizia che ha fatto scandalo per le motivazioni e le modalità con cui è avvenuto lo sfratto, e che ha sollevato l’indignazione di una intera comunità e sui social, dove in poche ore il video del nostro sit-in ha raggiunto decine di migliaia di visualizzazioni, condivisioni, tantissimi commenti, ricevendo anche telefonate di vicinanza da tutta Italia.
È chiaro che questa vergogna non può passare indenne. Attendiamo gli sviluppi giudiziari e non molleremo la presa, anche grazie ai nostri avvocati, affinché si possa rivedere e sospendere questa decisione, facendo tornare la famiglia nella propria casa.
Sul piano politico confidiamo in una presa di posizione del governatore Musumeci, per risolvere positivamente questa indecenza, e dell’assessore regionale all’Agricoltura Edy Bandiera circa i contributi europei dovuti a migliaia di agricoltori siciliani, tra cui la famiglia Scarlata.
Allo stesso tempo la nostra battaglia prosegue per fare luce e chiarezza sulle tante ombre che, troppo spesso, avvolgono le aste giudiziarie sulle case.
È inaccettabile, infatti, che una famiglia di persone perbene venga buttata per strada, nel bel mezzo delle feste di Natale, perché la propria abitazione è stata venduta all’asta a un decimo del proprio valore, per soli 11 mila euro. Soldi con i quali la banca non ci paga neppure le spese legali.
La Lega e Salvini da sempre si oppongono al cappio delle banche sulla povera gente. Si battono contro le ingiustizie. Andremo avanti e porteremo questo scandalo all’attenzione dei media nazionali.
Non possiamo vivere in una società dominata dalle lobby delle banche.
E non possiamo assistere a una società che predica accoglienza agli immigrati e sbatte fuori dalla propria casa gli italiani, dove i clandestini vivono negli hotel e una famiglia con i figli costretta nelle auto o per strada”. .
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