Australia, o apologia del viaggio /4
Ho assorbito storie e fatti. Descrizioni di luoghi e situazioni. Collego ora facce a luoghi, e come per magia il pensare ad una persona apre la porta della mia mente verso i posti che, a doppio filo, sono legati ad essa. Ogni storia è un cortocircuito emozionale, un nodo di significati. E sono sempre più convinto che ogni storia agisca perennemente in me in maniera inconscia, determinando, ogni giorno, in piccola misura, ogni mia scelta.
Così il detenuto scozzese è il ricordo – oltre ad essere monito importante per i miei futuri incontri con dello scotch d’ottima qualità – d’un uomo che a cinquant’anni passati ha ancora la voglia di raccontare la sua storia a dei ventenni; la disponibilità di offrire una parte di sè e del suo tempo agli altri per il solo gusto di condividersi e di condividere una notte in compagnia di stranieri portatori, tanto quanto lui, di storie da raccontare. Lo scozzese è il ricordo d’una vita passata viaggiando, di un’anima non ingabbiabile – persino se costretta da un processo in una camera d’albergo. E’ il ricordo d’una sete di discussioni mai placata, nemmeno dopo aver esperito di tutto, a cinquant’anni e venti tatuaggi sulla pelle rugosa.
Il muratore di Tennent’s Creek mi ha fatto scoprire che non tutto è rosa e fiori in Australia, e anche a Neverland, l’isola felice agli antipodi del mondo conosciuto, c’è qualcuno che sogna di scappare da un piccolo paesino insignificante ma non ha la forza di farlo. Qualcuno con lo stesso bagaglio di sogni celati ma un lavoro per cui svegliarsi alle sei del mattino il giorno dopo, che cancellerà dalla mente l’incontro inusuale della sera precedente.
Conoscendo i giovani nella piscina di Daily Waters capii che gli spiantati esistono dovunque. Quelli che partono la sera per una festa nel nulla della campagna, si fanno ore di macchina per raggiungerla e finiscono per sbronzarsi la mattina dopo a mollo in una piscina, prima di tornare alla vita reale dopo il weekend di follia. Imparai a conoscere tanti altri viaggiatori come me che stavano negli ostelli, stesi sulle loro brandine, ad aspettare che finisse di piovere per ripartire, o quelli che, al contrario, la pioggia non volevano mai che smettesse per non dover decidere dove andare, che strada prendere.
La popolazione della mia Australia è lì, ora, che continua a vivere nel mio animo. E’ quel senso di irrequietezza che a volte mi prende; quell’inquietudine nel pensare al mio futuro, quella curiosità che so mi porterà a levare l’ àncora e partire di nuovo; quegli occhi diversi con cui guardo il mondo, ora, al mio ritorno – o forse è tutta una grande bugia, e voglio solo convincermi d’esser cambiato per potermi dare un alibi, e per potermi sentire nuovamente insoddisfatto e disadattato; quella mente distratta mentre strimpello una canzone per non studiare, o prendo un caffè con un amico per il solo gusto di parlare con lui, mentre sono due settimane che devo finire quest’articolo; quel mio lavorare quest’estate per mettere i soldi da parte per una nuova avventura, per delle nuove chiacchierate in qualche angolo inusitato del mondo. Sono convinto che dietro a tutto ciò ci siano loro. I fantasmi della mia Australia. Il significato del mio viaggio. Perchè, come diceva Frank Zappa,
“la mente è come un paracadute, funziona solo quando è aperta”.
Seguo con interesse, ammirazione (ed un pizzico di invidia!) i tuoi “reportages” australiani.
Per tutta la mia vita ho agognato viaggiare riuscendo a coronare il mio sogno in maniera pratica solo in labili viaggi, utilizzando, di converso, quelli di fantasia “salgariana” o acquisendo quanto si racconta nelle cronache dei viaggiatori veri e nei resoconti giornalistici, soprattutto televisivi.
Ilmio desiderio più forte è stato proprio visitare l’Australia!
Caro “Logan” sei un ottimo “raccontatore”, anche con immagini, di una terra che affascina non solo me. Perché “lontana” ed anche perché “giovane” rispetto ai “nostri” antichi continenti. E poi perché così piena di diversificazioni naturali ed umani, queste ultime espresse anche in simpatiche originalità, per come anche tu ci racconti.
Grazie Logan986, fammi (facci) visitare (e sognare) ancora luoghi che difficilmente potrò raggiungere!
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Scuasami “Logan” per un paio di errori di “stumpa” del mio precedente commento, ma è stato scritto “di botto”…
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[…] iniziato a scrivere proprio qui, mentre mi trovavo in Australia. A coinvolgermi fu mio zio Alfonso, il medico del paese (ma […]
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