Il nuovo direttore generale del Cefpas è Michele Ricotta
di g. d. c.
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La Regione ha operato – per nomina e insediamento – con tempi velocissimi. Ricotta è all’opera a Sant’Elia. Medico chirurgo, primario ospedaliero, già deputato regionale di Alleanza nazionale e già sindaco di Serradifalco, di sanità si è occupato anche quand’era all’Ars, in commissione legislativa.
Nulla da eccepire sui suoi titoli.E nell’interesse della città e del Cefpas e della Sicilia è giusto augurargli un proficuo lavoro. Quanto è stato realizzato a Sant’Elia non può e non dev’essere disperso. A dirigerlo fu chiamato una specialista – Pina Frazzica – dal curriculum formidabile: aveva studiato negli Stati Uniti, lavorato in vari Paesi facendo formazione per conto dell’Organizzazione mondiale della sanità, e quando fu nominata a Caltanissetta lavorava all’Istituto superiore di sanità.
Quel manager ha guidato il Cefpas dal 1996 alla fine dello scorso giugno, quando è scaduto il suo ultimo contratto e la presidenza della Regione ha ritenuto di non rinnovarlo, nonostante avesse puntualmente realizzato ogni anno gli obiettivi fissati dalla stessa Regione.
Non c’era alcun obbligo formale di conferma, e la presidenza della Regione ha il diritto di scegliere diversamente.
Qualche considerazione tuttavia è spontanea.
I tempi. La velocità della procedura è assolutamente insolita rispetto alle consuetudini della Regione siciliana. Tutt’altro, anzi: la lentezza ha caratterizzato l’azione di governo di questi anni anche in campi fondamentali. Un esempio: la spesa, lenta e ritardata, dei fondi europei è ancora argomento di polemica non conclusa. Se la Regione avesse agito qui con altrettanta fulmineità chissà quanto oggi sarebbe diversa e meno minacciata dal tracollo la Sicilia.
Il modo. La nomina del nuovo direttore generale, anche per il clima di (s) mobilitazione preelettorale di questi giorni, al di là del rispetto dei requisiti formali, sembra riconducibile alla topografia politica regionale (Ricotta è oggi nell’area Fli, i finiani alleati di Lombardo). Nel 1993, quando la Regione decise di nominare il manager dell’allora istituendo Cefpas, indisse una selezione, pubblicò un avviso sui giornali nazionali, ricevette diciassette curriculum; la giunta regionale scelse il candidato che aveva i titoli migliori. Quanto appare lontana quella procedura oggi (e non per il tempo…)!
Le conseguenze. Operando con i tempi e i modi appena citati la Regione non ha fatto il meglio per il Cefpas e la sua credibilità nazionale e internazionale (testimoniata dai numeri imponenti del consuntivo della gestione Frazzica, sui quali torneremo), ma nemmeno ha reso un buon servizio allo stesso nuovo direttore generale facendolo apparire quasi come uno strumento di ulteriore occupazione dell’ennesima istituzione siciliana.
Il futuro. Per il dottor Ricotta l’impegno, anche per queste considerazioni, sarà gravoso. L’uomo è tenace, come ha dimostrato in altre responsabilità pubbliche, e non vuole certo perderci la faccia. Ci auguriamo e gli auguriamo di mettersi senza riserve al servizio del Cefpas per andare oltre. Non sarà facile neppure questo, in verità. Uno dei tormentoni più ricorrenti sulla bocca dei politici di queste stagioni lamenta: “abbiamo ricevuto una eredità fallimentare”. Ricotta non potrà dirlo.
L’eredità lasciata dal precedente manager è cospicua. Il nuovo non potrà produrre arretramenti.
Riusciremo mai a liberare dalla politica le cose pubbliche?
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