I Giochi Olimpici che consacrarono gli atleti siciliani
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Che fossero quasi tutti siciliani, pare accertato. Ma ci furono anche un paio di «infiltrati» che si spacciarono per siracusani, dietro lauto compenso, magari millantando lontane origini ortigiane: fu così che, verosimilmente, si aprì la fitta schiera degli «oriundi» di cui si fece ricca la recente storia calcistica nazionale. Siciliani, dunque, tramandati ai posteri per aver vinto l’alloro olimpico nelle varie specialità.
Sembra – stando a quanto asserito dagli studiosi – che il primo siracusano a trionfare nei giochi ellenici sia stato tale Lygdamis, vincitore nel «pancrazio» (pan = tutto, kratos = forza) alla 33° Olimpiade (648 a. C.). Una specialità violentissima e feroce, dove si arrivava a un passo dall’uccisione.
Un altro siracusano, stavolta nostro contemporaneo, che ha scritto un libro sull’argomento («Siracusa negli agoni classici») è Concetto Scandurra, notissima figura di educatore, il quale abitualmente non si limita alla sua attività professionale, ma trova il tempo per dedicarsi ad un costante ampliamento dei propri orizzonti culturali, con particolare riferimento alla storia patria.
Ed è proprio Scandurra ad illustrarci, con dovizia di particolari, i trascorsi sportivi di quella che fu la Pentapoli, la più splendida città nel cuore del Mediterraneo e — non sono in molti a saperlo – per un breve periodo anche capitale dell’Impero bizantino.
Lygdamis fu dunque il primo di un elenco che doveva contare anche nomi più autorevoli.
Di lui, ci arrivano descrizioni impressionanti: «Si diceva che avesse piedi grandi un cubito (circa mezzo metro), ossa compatte, senza midollo, per cui non era soggetto a sete o sudorazione. Fu paragonato – ci riferisce Scandurra – all’Ercole Tebano e alla sua morte i siracusani, riconoscenti, gli eressero un monumento sepolcrale, a detta di Pausania, nei pressi delle Latomie… ».
L’elenco dei siracusani vincitori di Olimpia prosegue: Astilo, che nel 488 a. C. (73° olimpiade) trionfò nello “stadio” (corsa a piedi di circa 193 metri) e nel “diaulo” (distanza doppia).
Ma era nativo di Crotone e solo nella 74° e nella 75° olimpiade si dichiarò siracusano «e gareggiò per conto della città di adozione, riportando vittorie nello stadio, nel diaulo e nella corsa con le armi. I crotoniati, furenti, distrussero il monumento che gli avevano eretto e adibirono la sua casa a prigione».
Hagesias vinse nella 78° olimpiade (468 a. C.) nella corsa coi muli, e Pindaro «con stupita ammirazione» ne eternò le gesta nella VI ode olimpica. Segue Hyperbios, che conquistò la vittoria alla 90° olimpiade, nel 420 a. C., e arriviamo a Dicone, che vinse tre gare nella 99° olimpiade (384 a. C.), trionfò tre volte nei giochi Istmici, quattro nei Nemei e cinque nei Pitici: in Olimpia gli eressero tre statue.
Da annotare che «le più famose organizzazioni di giochi atletici furono i cosiddetti giochi panellenici (olimpici, istmici, pitici e nemei) ».
Gli olimpici rimasero in vigore, per più di mille anni, cioè fino al 393 d. C. quando l’editto dell’imperatore Teodosio I ne decretò la definitiva sospensione su invito dell’arcivescovo di Milano, S. Ambrogio, quando si era alla 293° olimpiade». Partì dalla lontana e “barbara Padania”, perciò, l’ordine di smetterla con questa tradizione meridionale.
E arriviamo a Zopiro, vincitore nello «stadio» e nel «diaulo» alla 140° olimpiade (220 a. C.). C’è ancora Orthon, vincitore nello «stadio» alla 158° olimpiade (148°a. C.).
Ma ora abbandoniamo l’elenco dei siracusani «carneadi» o quasi, perché è il turno dei grandi personaggi: Gelone, Ierone I, Dionigi il Vecchio, Ierone 2°.E accenniamo ad altri «greci di Sicilia: Empedocles, Exinetos, Terone di Agrigento; Ergoteles, Ischyros, Krison e Python di Imera; Lamachos di Tauromenio; Leontiscos di Zancle, Parmenide e Psaumis di Camarina; Pantores di Gela».
Pindaro e Bacchilide, intanto, lucrarono favori presso i tiranni del periodo, lodandone le imprese sportive. «Loro grande ispiratore – racconta Scandurra – fu Ierone I, succeduto al padre Gelone il grande vincitore del Cartaginesi a Imera nel 480 a. C., fu mecenate e promotore di cultura: alla sua corte furono ospiti Pindaro, Simonide, Bacchilide, Eschilo.
Riportò numerose vittorie, tre ai giochi olimpici nel 476, nel 472 e nel 468 a. C. con la quadriga: e tre nei giochi pitici nel 482, nel 478 e nel 470 a. C. L’esaltazione della vittoria riportata a Olimpia nel 476 a. C. col suo cavallo Ferenico, è il motivo della prima ode olimpica di Pindaro che ne canta le gesta anche con le Odi pitie I, Il, III».
È possibile che Cimone ed Eveneto in alcuni decadrammi abbiamo voluto fare riferimento alle gesta atletiche dei tiranni di Siracusa.
Altro partecipante di Olimpia fu Dionigi il Vecchio, alla 98° olimpiade (388 a. C.).
Ancora doveroso annotare che anche Siracusa si inventò le sue brave celebrazioni a base di gare atletiche, oltre che di riti religiosi e di festose processioni. Accadde quando la Pentapoli vinse su Atene nel 413 a. C. sbaragliando il nemico sul fiume Assinaro, a Sud della nostra città. Furono perciò istituite le feste Assinarie, tenute in gran conto dai siracusani dell’epoca.
Ma, per arrivare a tempi più vicini a noi, è opportuno ricordare che c’è un altro siracusano che ha partecipato alle Olimpiadi, anche se moderne: Enzo Finocchiaro, nuotatore dell’Ortigia, meritatamente inserito nel lotto dei finalisti nella gara del delfino. Non ha vinto medaglie, ma l’aver rappresentato la Sicilia alle Olimpiadi può certo considerarsi una vittoria.
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