L’EPICA BATTAGLIA DEL LUGLIO 1943 PER LA CONQUISTA DEL PONTE
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A Londra, nello «Imperial War Museum» che custodisce i ricordi più rilevanti di tutte le guerre combattute nel Novecento dalla Gran Bretagna c’è, a segnalare una vittoria, la fotografia di una «jeep» “bren carrier” con la quale due soldati inglesi attraversano un ponte avvolto in una struttura di ferro: è il vecchio «ponte di ferro» di Primosole e quell’automezzo militare fu il primo a transitarvi – il 17 luglio del 1943 – a conclusione di una delle più sanguinose battaglie che dovettero sostenere gli Alleati durante la campagna per la conquista della Sicilia.
Dopo lo sbarco sulla costa di Gela, avvenuto nella notte tra il 9 e il 10 luglio, le due Armate che dovevano conquistare la Sicilia – la VIII Armata inglese del generale Montgomery e la VII Armata americana del generale Patton – attuarono un piano strategico piuttosto semplice: gli inglesi sarebbero risaliti lungo la costa jonica (sulla direttrice Siracusa, Augusta, Catania e Messina) mentre gli americani guidati da Patton avrebbero attraversato l’interno dell’isola per raggiungere Palermo e da lì, lungo la costa tirrenica, raggiungere la zona dello Stretto di Messina per riunirsi alle forze di Montgomery.
Sia al Comando Supremo degli Alleati sia a quelli italo-tedeschi era comunque chiaro che un punto-chiave della difesa dell’isola sarebbe stato il ponte di Primosole (che sulle carte militari inglesi figurava con il nome sbagliato di «Prima Sole») sul fiume Simeto. Il fiume, difatti, sorgendo alle spalle dell’Etna e cingendo tutta la parte meridionale della provincia di Catania fino al mare costituisce, per chi viene da Siracusa, una eccezionale difesa naturale a favore della città di Catania. Agli inglesi, d’altra parte, urgeva superare lo sbarramento del Simeto ed arrivare a Catania per poter usufruire del porto e, soprattutto, degli aeroporti di Fontanarossa e di Gerbini per farvi arrivare sia truppe sia armamento pesante.
Nell’estate del 1943 Montgomery, che era reduce dal successo di El Alamein, era ben conscio dell’importanza strategica del ponte e scriverà nelle sue “Memorie”: “Era mia intenzione compiere un grande sforzo per raggiungere Catania entro la sera del 14 luglio. Con un po’ di fortuna ero certo di farcela. Ma dovevamo avere fortuna”.
Purtroppo per lui l’importanza strategica del ponte di Primosole ai fini della conquista di Catania era nota anche al Comando Supremo tedesco che, appena gli Alleati sbarcarono a Gela, trasferì d’urgenza una Divisione di paracadutisti dalla Francia, precisamente da Avignone, e la posizionò lungo la foce del Simeto, tra Francofonte, Lentini e Carlentini: il 4° reggimento della Divisione si attestò addirittura tutt’attorno al ponte, vicino ai difensori italiani raggruppati nel 372° Battaglione costiero e nel 2° Reggimento Arditi.
Montgomery mise a punto allora un piano che prevedeva per l’attacco al ponte un’azione combinata con lanci di paracadutisti accompagnati da aviosbarchi di truppe con armamento pesante mediante alianti. Gli aerei degli Alleati, con i paracadutisti e gli alianti, partirono alle 22 del 13 luglio da alcuni aeroporti della Tunisia.
Ovviamente le navi degli Alleati che avevano trasportato le truppe per lo sbarco sulle coste di Gela e stazionavano ancora attorno alla Sicilia erano state avvertite della manovra, ma dovette esserci un malinteso. Fatto è che la contraerea delle navi degli Alleati cominciò a sparare senza pietà sugli aerei partiti dalla Tunisia: due “C-47” furono abbattuti in mare dal “fuoco amico” e i rimanenti 9 furono danneggiati e costretti a rientrare.
Un gruppo di 14 paracadutisti, però, riuscì ad arrivare nel buio della notte fin sotto il ponte e poté rimuovere, prima di ritirarsi, alcune delle cariche di esplosivo che vi erano state collocate dai tedeschi per distruggerlo.
L’assalto degli inglesi al ponte presidiato dai paracadutisti tedeschi e da alcuni reparti italiani cominciò all’alba del 14 luglio, ma fu contrastato tanto violentemente che verso le 17 dovette desistere. Nel corso della serata la situazione degli Alleati si aggravò: i paracadutisti tedeschi costrinsero gli inglesi ad indietreggiare ancora. Montgomery allora, a tarda sera, fece affluire una brigata della 50° divisione di fanteria ed alcuni carri armati “Sherman” del 44° reggimento corazzato.
All’alba del 15 luglio gli inglesi, con il 9° battaglione “Durham”, tornarono ad attaccare, ma i paracadutisti tedeschi riuscirono a mettere fuori uso numerosi carri armati nemici. Rimasti senza l’appoggio dei mezzi corazzati, gli inglesi si ritirarono ma chiesero l’appoggio dell’artiglieria. Entrarono così in azione i cannoni delle navi da guerra.
Nella notte tra il 15 ed il 16 un tenente colonnello inglese, tale Alastair Pearson, ebbe l’idea vincente: invece di tentare di conquistare il ponte, fece guadare il fiume, nel massimo silenzio, ad alcune centinaia di soldati che così andarono ad attestarsi alle spalle dei paracadutisti nemici che presidiavano la struttura di ferro.
I paracadutisti tedeschi, malgrado le perdite e la infiltrazione inglese oltre il ponte, continuarono a difendere con accanimento la posizione fino al giorno 17 quando il ponte venne infine conquistato dagli Alleati.
Lentamente i superstiti tedeschi del 4° reggimento dei paracadutisti e del battaglione di genieri assieme ai reparti italiani si sganciarono e defluirono verso Catania per proseguire quindi la ritirata verso Messina prima che il generale Patton, dopo la conquista di Palermo, arrivasse lungo la costa tirrenica a chiudere la “sacca siciliana” impedendo ai soldati italiani e tedeschi di rifugiarsi oltre lo Stretto. Dopo la cruenta “battaglia di Primosole” gli inglesi entrarono a Catania e nello “Imperial War Museum” sono conservate anche le foto dei primi soldati inglesi che, con in testa il caratteristico elmetto “a scodella”, si aggirano attorno alla Cattedrale.
Non è stato mai precisato quanti furono, da una parte e dall’altra i militari morti nella battaglia di Primosole, ma si sa che dei 1400 paracadutisti tedeschi arrivati alla vigilia della battaglia dalla Francia ben 1.100 perdettero la vita nella difesa del ponte. A migliaia si contarono le perdite anche da parte degli Alleati.
Ci sono diverse inesattezze • Sul ponte passa un bren carrier la tipica cingoletta inglese; alla battaglia partecipa la compagnia cammionettisti del x arditi; superato il simeto gli inglÉsi vengono comunque bloccati sul fosso buttaceto. L’importante e’ che se ne parli e non si scordi il contributo italiano.
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gentile signor Filippo, scrivo da Catania. Noto che lei è ben preparato, credo mi possa aiutare. Devo fare una tesina sui monumenti dei caduti della seconda guerra. Li voglio fare ponendo attenzione alla Battaglia del Ponte Primosole. Ho avuto modo di vedere la piccola torretta, senza cura alcuna da parte delle Istituzioni locali, che ricorda gli alleati nella stagione del Luglio 1943. Vorrei, in quanto ho la possibilità, andare proprio sui posti. Mi sa indirizzare meglio? Grazie.
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Egregia Virginia ,sono semplicemente un appassionato di storia e per di più risiedendo a Roma non penso di poterle esserle utile in merito alla sua richiesta. Ho notato che l’Associazione paracadutisti di Catania ha commemorato i noti fatti presso un monumento eretto nelle vicinanze del ponte, provi a contattarli potrebbero conoscere meglio il luogo (provi anche a sentire qualche addetto al museo dello sbarco della sua citta’, potrebbe metterla a conoscenza della persona giusta). Mi felicito con lei per la scelta della sua tesina , ( potro’ averne copia). Più’ di 4000 militari italiani sono morti nella difesa della Sicilia ma sembra non abbiano diritto alla memoria, hanno semplicemente fatto il loro dovere forse anche senza essere degli eroi e l’oblio sopravvenuto li ha radiati dalla storia (chiaramente nessuno aveva detto loro che stavano morendo per la parte sbagliata).
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[…] https://milocca.wordpress.com/2012/07/17/la-battaglia-del-primosole/ […]
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altra inesattezza: il ponte nella foto non è quello sul Simeto, ma sul Salso (circa 100km più a sud)!
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VI SONO ALCUNE INESATTEZZE IL COMANDANTE DEL 372° BATTAGLIONE COSTIERO SI CHIAMAVA NINO BOLLA VI SONO DIVERSE PUBBLICAZIONE E RIFERIMENTI SU QUEL PERIODO PAGINE DELLA STORIA RIMANGONO INDELEBILI SOLO PER TRASMETTERE A CHI VERRA’ DOPO DI NOI QUEL CHE REALMENTE E AVVENUTO E CHE LO HA VISSUTO TANTO PIU’ CHE QUEL COMANDANTE FU UN GRANDE SCRITTORE E GIORNALISTA . gian paolo bolla
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Gent.mo Gian Paolo Bolla, se siete parente del Maggiore Bolla mi piacerebbe mettermi in contatto con voi – lorenzo bovi – tel 3355690321 – mail LOBOX@LIBERO.IT
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Dovreste studiare un po’ di più la Storia prima di scrivere gli articoli…veramente pessimo!
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