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Archive for 21 giugno 2012

Operazione Amicizia

Una lettera trovata nel covo di Provenzano e «spiegata» da un pentito fa scoprire il «patto» tra clan

Dal «pizzino» ricostruita un’estorsione

di Vincenzo Pane

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Campofranco. Estorsioni, armi, esplosivi ed alleanze con la mafia agrigentina. Lo scenario che emerge dall’indagine antimafia “Amicizia”, condotta dalla Procura e dal Ros dei Carabinieri, conferma ancora una volta la pericolosità della famiglia mafiosa di Campofranco, che continua ad avere in Angelo Schillaci – rappresentante provinciale di Cosa Nostra nissena – una figura di riferimento.

Dopo il blitz “Grande Vallone” dell’aprile di un anno fa, i Carabinieri del Ros di Caltanissetta, guidati dal capitano Rosario Di Gangi, hanno fatto luce su un’estorsione perpetrata a danno di un consorzio di aziende impegnate nella produzione di bitume ed hanno anche rinvenuto una parte dell’arsenale della cosca mafiosa di Campofranco.

GLI INDAGATI.

Cinque gli indagati raggiunti in carcere da un’ordinanza di custodia cautelare per i reati di estorsione e detenzione illegale di armi ed esplosivi. Si tratta di Angelo Schillaci (50 anni), ritenuto il rappresentante mafioso provinciale di Caltanissetta, Alfredo Schillaci (45 anni), fratello di Angelo. Nomi eccellenti, come quelli di Giuseppe Falsone (41 anni), capomafia della provincia di Agrigento e di Vincenzo Parello (51 anni, di Favara), fedelissimo di Falsone.

Ad inchiodarli sono state le dichiarazioni del quinto indagato, ovvero Maurizio Carrubba (40 anni), ex affiliato mafioso di Campofranco, divenuto collaboratore di giustizia nel giugno di un anno fa dopo il suo arresto nel blitz “Grande Vallone”.

L’ESTORSIONE ALLA GRUPPO ASFALTI.

Tutti e cinque rispondono dell’estorsione a Giuseppe Pullara, amministratore del consorzio “Gruppo Asfalti”, che avrebbe dovuto versare nelle casse della mafia 20 mila euro “una tantum” oltre a rivolgersi all’impresa dei fratelli Schillaci per forniture e trasporto di materiali edili. Alla fine Pullara avrebbe pagato solo 13 mila euro rispetto alla richiesta originaria di 20 mila euro; in tutta questa operazione c’era la regia del capomafia agrigentino Giuseppe Falsone. La mafia agrigentina, infatti, avrebbe anche fatto in modo che la “Gruppo Asfalti” acquistasse l’impianto di produzione di bitume, situato in contrada Piana nelle campagne di Sutera, che era di proprietà della ditta riconducibile all’imprenditore di Misilmeri Giovanni Aloisio, imputato per concorso esterno in associazione mafiosa nel processo “Redde rationem”.

Un giro di affari illegale che è stato possibile ricostruire grazie anche ai pizzini indirizzati a Giuseppe Falsone, ritrovati nel covo del boss Bernardo Provenzano. Quest’ultimo teneva ai buoni rapporti tra le cosche mafiose di Caltanissetta ed Agrigento, tanto che, in merito alla spartizione dei guadagni raccomandava di non dimenticarsi di Angelo Schillaci, chiamato “l’amico di CL”. Alla fine, le due famiglie mafiose si spartivano i guadagni delle estorsioni grazie agli intermediari, ovvero Parello e Carrubba, mentre Alfredo Schillaci divenne la figura di riferimento per i mafiosi agrigentini – che tenevano a rispettare i patti con i nisseni – dopo l’arresto del fratello. L’arresto di Angelo Schillaci, nel linguaggio criptico dei pizzini di Provenzano, veniva indicato come “ricovero”.

LE ARMI E GLI ESPLOSIVI.

Un fucile da caccia calibro 16 a canne giustapposte e tre candelotti di dinamite da cava, oltre a micce di diversa lunghezza e detonatori vari. Questo il materiale ritrovato dai Carabinieri in un canale per lo scolo delle acque piovane, situato nella zona adiacente all’azienda dei fratelli Schillaci. L’arma e gli esplosivi erano custoditi in una nicchia ricavata all’interno di una delle parti mobili che compongono il canale di scolo.

Materiale che, secondo il procuratore capo Sergio Lari, il colonnello Roberto Zuliani – comandante provinciale dei Carabinieri – e il capitano Rosario Di Gangi, costituirebbe una parte dell’arsenale della famiglia mafiosa di Campofranco.

Il pentito Maurizio Carrubba, nel rivelare agli inquirenti l’esistenza del deposito di armi e la sua locazione, aveva parlato anche della presenza di altre armi che però non sono state ritrovate.

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DAL MILENA AL MILOCCA, INGRAO CAMBIA PANCA

di Flavio Nicastro

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Sicuramente non in tantissimi avrebbero scommesso su quella che oggi sembra essere la notizia sportiva del momento.

Salvatore Ingrao lascia il Milena dell’attuale patron Carmelo Palumbo e si accasa nei cugini del Milocca. Ormai dunque è fatta. L’allenatore della storica promozione del Milena in prima categoria il prossimo anno siederà sulla panchina della compagine del presidente Piero Venturelli.

Ingrao, a quanto pare, dopo aver rifiutato il ruolo di direttore tecnico proposto della ormai ex società, arriva nei biancoverdi per tentare un’altra impresa.

Il Milocca che di recente ha centrato la promozione in seconda categoria, è risaputo, non nasconde le sue ambizioni. Uno degli obiettivi è quello di giocare un derby con i cugini magari in una categoria maggiore. Senza ombra di dubbio Ingrao cercherà subito di programmare con la propria neosocietà un futuro roseo. Biosogna pianificare subuito la prossima stagione per farsi trovare immediatamente pronti.

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“Catturato” il randagio amico del parroco

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Storia di un cane, Birillo, che era diventato amico del parroco di Butera, padre Aldo Contraffatto, ma che ieri è stato accalappiato in Piazza Dante e portato in un apposito rifugio per cani. Il cane, ad un certo punto, era diventato un punto di riferimento per tante persone in paese. C’era anche chi gli dava da mangiare. Lui, sempre tranquillo, mostrava la sua amicizia scodinzolando.

Ieri l’altro, tuttavia, come ha riferito padre Aldo Contraffatto, in Piazza Dante il suo “amico” Birillo è stato accalappiato e portato presso il canile con il quale il Comune ha convenzionato il servizio di cattura e alloggio dei cani randagi.

Padre Aldo Contraffatto, non appena saputo di quanto accaduto al cane, ha sottolineato: «E’ un cane mite, servizievole e amico di tutti, un animale che non ha mai fatto del male a nessuno; sarebbe auspicabile, a questo punto, che la stessa solerzia con la quale è stato accalappiato venisse utilizzata anche per i tanti cani randagi trascurati e pericolosi che ci sono in paese». Padre Aldo, nel ricordare che «la civiltà si dimostra anche nel modo di accudire i cani ed evitare, in pieno giorno e nella piazza principale del paese, certe “catture”», ha annunciato l’intenzione di promuovere un comitato affinchè Birillo torni libero e venga adottato da qualcuno.

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Con la determinazione del sindaco n.9 del 04-06-2012 è stata nominata la Commissione Concorso di Poesia ” Il paese delle Robbe” IV^ edizione

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E’ composta dallo stesso Sindaco o suo delegato, nonché da uomini e donne della cultura letteraria che esamineranno i lavori dei poeti contenuti nelle 191 buste pervenute.

Il Dr. Insalaco Nunzio, istruttore direttivo e i signori istruttori Terrana Giovanni e Cordaro Rosalia dovranno aprire le buste e numerarle per sezione, al fine di consegnare alla Commissione le poesie in forma anonima, avendo cura di sigillare in apposita busta l’elenco dei partecipanti ed il numero corrispondente.

Commissione del concorso di poesie “Il Paese delle Robbe” – IV edizione

Per la lingua italiana:

Sindaco o suo Delegato, Sig.ra Cusimano Gaetana, Prof. Saia Celestino, Sig.ra Mattina Carmela Anna, Prof.ssa  Taibi Carolina

Per il vernacolo siciliano:

 Dr. Bellanca Giuseppe, Prof. Vincenzo Nicastro, Sac. Milia Luca, Sig. Geraci Gerlando; D.ssa Russo Sabrina

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IN PENA PER L’ULTIMO FARAONE

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Per quel che ne sappiamo, potrebbe essere vivo, morto, in coma.

Nel caos in cui l’Egitto è sprofondato e in cui continua sempre più a sprofondare in attesa che (domani) siano resi noti i risultati delle elezioni presidenziali, le notizie sulle condizioni dell’ex rais Hosni Mubarak si succedono di ora in ora: “In coma dopo un ictus”; “clinicamente morto”; “no, in gravi condizioni ma vivo”. Le ultime di questa mattina, appunto, lo danno grave ma non morto (come invece ieri sera).

Ma tant’è. Il paese, lungi da quella trasparenza promessa per il dopo-Mubarak, sembra la vecchia Urss, dove la notizia della morte del presidente Cernenko venne data mesi dopo la sua effettiva scomparsa, tanto era spessa la cortina posta dal regime.

E lo stesso sta di fatto acacdendo in Egitto, visto che ormai da giorni Mubarak è detenuto presso ospedali militari che non sono esattamente aperti agli organi di informazione. La giunta militare che da quindici mesi regna sul paese ha intanto annunciato che cederà il potere al presidente eletto alla fine di giugno. Ma piazza Tahrir al Cairo, in attesa del risultato elettorale, è di nuovo pronta a esplodere e a gettare il paese nel caos.

Da Libero-News

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