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Archive for 14 marzo 2012

PARAOCCHI DI STATO

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Quando Riccardi ha parlato di politica schifosa, tutti i signori politici si sono indignati, risentiti, stizziti.
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Difficile essere d’accordo con loro.
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E non solo a livello nazionale.
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La politica mondiale da mesi assiste alle stragi di stato in Siria senza muovere un dito.
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La vita di migliaia di persone non vale niente se non si trova su un terreno ricco di petrolio o diamanti.

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Giudizio Finale con rito abbreviato?

di Elisa Merlo

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“Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua maestà, accompagnato da tutti i suoi angeli, allora si siederà sul trono di gloria e davanti a lui saranno condotte tutte le genti; egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e metterà le pecore alla sua destra, i capri invece alla sinistra…E questi se ne andranno al castigo eterno, i giusti invece alla vita eterna” (Mt 25, 31 – 32; 46).
Poiché io non ho la coscienza a posto, ho pensato che quando mi troverò davanti al Figlio dell’uomo il giorno del giudizio finale, chiederò il rito abbreviato. Così il buon Dio mi ridurrà la pena di un terzo, salvo che la condanna non sia eterna.
Ma forse in Cielo le leggi tengono conto della morale, e non della convenienza o dell’utilità come avviene nel nostro Paese, dove s’ignora che il dolore dei parenti delle vittime, non diminuisce, ma si accresce se all’assassino si riduce la pena che merita. Il caporalmaggiore dell’Esercito Salvatore Parolisi, accusato d’aver ucciso la moglie Melania Rea, sarà giudicato col rito abbreviato.
Spero sia innocente, ma se è colpevole dell’atroce delitto, non è giusto che usufruisca di sconti sulla pena.

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ATTENTI AL CORSO DEI MILLE… CANI

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Lo sanno tutti, ma proprio tutti. Tutti tutti, tranne gli amministratori comunali e le forze politiche e sindacali e dell’ordine pubblico. Si vede che tutti questi pezzi grossi non vanno da quattro anni a Robba Ranni, nome antico del Villaggio Masaniello. “E dire che questo villaggio – dice un’anziana – ne ha buttato sindaci, vicesindaci, assessori e consiglieri! Prima combattevamo solo col fango quando cadono quattro gocce, ora c’è pure sta croce dei cani”.

Oramai in quel villaggio, il più grande una volta, un branco di cani ormai si è impadronito della robba e ha costituito una specie di comitato di ricevimento per chiunque si avventura a salire o scendere da Masaniello. Metodicamente quest’orda canina insegue quasi ogni macchina, e tutte – ma proprio tutte – le moto. Non disdegnano correre appresso alle biciclette. Non gli piacciono invece i camion dai quali si tengono alla larga, i furbastri…

Ieri mattina hanno assalito ancora una volta un anziano che scendeva in paese sul vespino nonostante fosse uno del luogo. Dicono al villaggio che qualche volta lo hanno fatto anche cadere.

Il pericolo comincia nell’ultimo tratto del corso dei Mille all’altezza del deposito Falletta e finisce all’ultima casa del villaggio quando si forma il trivio. Via Napoli a piedi? ve la sognate, è lì che il branco selvaggio è solito riposarsi in attesa del prossimo passante. Via Messina invece non piace ai cani.

In molti del villaggio ci hanno fatto l’abitudine a convivere con questi cani randagi. Ma, data la grossa mole, questi animali senza museruola e guinzaglio, senza microchip di riconoscimento, rappresentano un pericolo per bambini, anziani e passanti.

Cosa si farebbe in un paese normale per eliminare questo pericolo del randagismo? Si agirebbe presto. A Milena ci si chiede: li sterilizzeranno? li accalappiacaneranno? E tutti muoiono dalla curiosità di vedere quando e come sindaco, assessori e consiglieri comunali affronteranno il problema. E cosa faranno le autorità sanitarie/veterinarie e la polizia locale.

Vedremo, vedremo… in attesa evitiamo che qualche altro polpaccio venga immolato sui denti canini.

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Alessandro Pagano

La nuova tassa sugli immobili della Chiesa. Perchè l’Imu finirà per penalizzare gli ultimi

 di Alessandro Pagano

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Sino ad oggi in Italia moltissimi tra gli emarginati, i non abbienti, gli immigrati, cioè tutti coloro che la nostra società “civile e democratica” tende a rifiutare o a non accogliere con facilità perché poveri, ammalati, non sufficientemente autonomi, non  integrati, o magari solo perché anziani ed espulsi dal ciclo produttivo, hanno trovato un aiuto e un conforto materiale e spirituale nella cosiddetta “catena della solidarietà”, il cui “anello” più forte è rappresentato in massima parte dalle iniziative condotte dalla Chiesa cattolica.

In un futuro molto prossimo, questo sistema ispirato ai principi della solidarietà e sussidiarietà che ha supplito egregiamente alle carenze e alle lacune del nostro sistema assistenzialistico, potrebbe essere costretto a limitare notevolmente la propria opera.

Anziché favorire queste importanti attività infatti i recenti provvedimenti del governo nel Decreto Legge “Liberalizzazioni”, sono andati nella direzione esattamente opposta.

L’estensione dell’imposta Imu agli immobili appartenenti alla Chiesa, eccettuati quelli adibiti al culto e quelli nei quali l’attività svolta non abbia fini di lucro, toglierebbe secondo stime autorevoli tra i 600 e i 1000 milioni di Euro alla Carità.

Chi oserebbe dire infatti che i proventi di un immobile affittato dalla Chiesa non vengono poi stornati ai bisognosi. Ora invece le tasse pagate andranno a finire nel “pozzo di San Patrizio” dello Stato. E meno male che il Governo in extremis su sollecitazione dei cattolici impegnati in politica, ha esentato le scuole paritarie no-profit gestite dalla Chiesa al pagamento del tributo. Ma non basta!

Ancora una volta emerge la pretesa di questa “Europa dell’Euro” e non dei popoli di voler per forza omologare il welfare statale nordeuropeo con quello italiano; ancora una volta non si vuole capire che in Italia si sperperano denari infiniti con l’assistenzialismo del settore pubblico; si continua a non comprendere che se non ci fosse il “terzo settore” molte persone andrebbero in malora.

La domanda che si devono porre tutti adesso è: i 600/1000 milioni di Euro che saranno sottratti alla Chiesa e di riflesso alla Carità saranno mai sostituiti in termini di servizi agli ultimi, da parte della disastrosa e dispendiosa macchina dello Stato ?

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Cessa l’attività uno dei più antichi punti di incontro in paese

Il chiosco chiude dopo 65 anni

di Carmelo Locurto

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Serradifalco - Chiosco

Ha chiuso dopo ben 65 anni di ininterrotta attività quello che, a ragione, era un vero e proprio simbolo di Serradifalco: il Bar Sport Chiosco di Licalsi. Un ritrovo ma anche un punto di riferimento per i serradifalchesi ma anche per tanti forestieri. A creare il Chiosco era stato il cavaliere Angelo Licalsi nel lontano 1947. Angelo Licalsi, grazie all’autorizzazione ottenuta dall’allora sindaco Carmelo Chiarelli, realizzò il Chiosco proprio nell’angolo tra Corso Garibaldi, Via Roma e la centralissima Piazza Vittorio Emanuele.
Nel 2010 la Camera di Commercio aveva premiato il Chiosco per i suoi 50 anni di attività ed iscrizione. Un riconoscimento di longevità per una attività che ha visto tre generazioni della famiglia Licalsi. In ogni caso, il Chiosco era di tutti in paese. Nonostante lo spazio esiguo, era sempre un andirivieni di gente che vi entrava e usciva per i motivi più disparati. Ogni sabato, poi, diventava il luogo di frequentazione dei tanti scommettitori che facevano la schedina della Sisal. I figli di Angelo Licalsi, Nino, Rosaria (Sasà), Vincenza e Giuseppe vi lavorarono per tantissimi anni diventando essi stessi parte integrante di quel piccolo esercizio. L’installazione del telefono, uno dei primi a Serradifalco, ma anche la vicinanza della fermata degli autobus, associato al boom degli anni Sessanta, segnarono la storia di questo piccolo angolo serradifalchese che anche nel successivo trentennio si caratterizzò per essere un imprescindibile punto di riferimento per tanta gente. Un luogo che, pur nella sua esiguità, era anche un angolo di delizie. Famosi i suoi tronchi di natale, ma anche le taralle, i pupi di zucchero e le martorane che venivano realizzate dai Licalsi nel laboratorio artigianale che avevano in Via Giambra.
Un chiosco che, ad un certo punto della sua storia, si può dire che riusciva a restare aperto quasi 24 ore su 24.

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Vendetta

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Era il 14 marzo 1891, a New Orleans undici immigrati italiani, siciliani, furono linciati dal folla, con un’irruzione nella prigione in cui erano detenuti, sulla scia della fuoriosa reazione ad un processo che non era riuscito a individuare i responsabili dell’uccisione del capo della polizia.

Fu la piu’ grave strage del genere che vide vittime immigrati italiani negli Stati Uniti e porto’ persino ad una breve interruzione dei rapporti diplomatici fra i due Paesi.

Per non dimenticare la strage di New Orleans e le sue vittime, e ricordare che che anche l’emigrazione italiana negli Usa ha conosciuto pagine drammatiche, ecco un po’ di link. Un documentario Rai di La Grande Storia ha ricostruito lo scorso anno l’episodio, mentre un articolo di Repubblica ne ha rievocato il clima.

Infine il link al sito di L’Orda (Quando gli albanesi eravamo noi), libro Rizzoli di Gian Antonio Stella, bravo giornalista del Corriere della Sera, diventato progetto multimediale (oltre al sito uno spettacolo teatrale con musica).

Tra cronache, statistiche e vignette, un testo assolutamente indispensabile, per una riflessione fuori dagli stereotipi sull’emigrazione, ieri dall’Italia, oggi in Italia. Si comincia a leggerlo pensando sia utile conoscere le storie degli italiani emigranti, per capire meglio gli immigrati che arrivano oggi in Italia. Un po’ alla volta, ci si rende conto che occorre conoscere piu’ a fondo gli immigrati di oggi, da dove vengono e le loro storie, per capire chi siamo davvero noi italiani e da dove veniamo…

L’episodio di New Orleans e’ stato anche rievocato in un film tv del 1999, Vendetta, protagonista Christopher Walken

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