Benito Paolone, storico protagonista della destra catanese, aveva 78 anni. Dedicò la vita alla politica e allo sport. I funerali. Si terranno in Duomo oggi alle 15,30. La camera ardente con la salma a Palazzo degli Elefanti.
Le mille battaglie di Benito
di Tony Zermo
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Catania è in lutto. E’ morto a 78 anni dopo lunga malattia Benito Paolone, uomo di tutte le battaglie e di una sola bandiera. La sua connotazione umana era la generosità d’animo, il suo gettarsi in tutte le mischie.
Era un grande personaggio nella vita cittadina e in politica (30 anni tra Consiglio comunale e all’Ars, e 18 al Parlamento). Non abbiamo mai conosciuto uno come lui che dava tutto di sé, e pur essendo stato onorevole per così lungo tempo ha abitato a lungo in una casa popolare in via degli Atleti, vicino allo stadio.
E’ stato il consigliere comunale più «esplosivo», il consigliere regionale più vulcanico, il parlamentare meno addomesticabile, forse per questo il fegato non gli ha retto. La sua vita era divisa tra politica e sport. Sempre stato di destra, lo era diventato perché suo padre, funzionario delle Dogane in Croazia, era stato ucciso dai titini quando Benito aveva 9 anni, ecco perché da grande si era anche occupato della causa dei martiri delle foibe e dei profughi istriani, fiumani e dalmati.
Aveva cominciato da giovane nel Fuan non disdegnando di usare le pesanti mani quando si azzuffavano studenti di destra e di sinistra.
All’Università era rimasto fino a tardi, sui 35 anni, perché la politica lo assorbiva, poi era entrato in Consiglio comunale per il Msi dando battaglia su ogni argomento. Era stato uno degli artefici del successo del Msi che il 13 giugno 1971 era diventato il primo partito della città avendo conquistato la maggioranza relativa. Il Msi pubblicò anche una rivista, «13 giugno», mentre i giornali mandavano i propri inviati per scrivere della «città nera». Il fatto è che Catania ha sempre avuto il cuore a destra, e lui era l’esponente più visibile e passionale.
Aveva un fratello, Alberto, un bell’atleta di grande presenza, ma morto presto e quella scomparsa gli aveva lasciato una ferita profonda. Ma Benito era un lottatore, difficile abbatterlo. Quando gli nacque il figlio maschio gli diede il nome del fratello per riempire un vuoto dell’anima.
Aveva un grande seguito, popolarissimo soprattutto tra i giovani. Benito a Catania era solo lui. Ogni volta che si presentava veniva regolarmente eletto con ampi suffragi. «Alla Camera – ricorda Enzo Trantino – era sempre il primo a esporsi, a metterci la faccia».
Una vita di corsa. Quand’era all’Ars faceva quasi tutti i giorni in macchina Catania-Palermo, quando era deputato prendeva il volo della mattina per Roma. Parlava veloce, quasi per non farsi sfuggire i pensieri che si accavallavano, e i suoi occhi celesti quasi lacrimavano per la foga e per i discorsi accorati. Ce l’aveva con la corruzione dilagante, con i comitati d’affari, contro una politica che era ben lontana dai suoi princìpi, dai valori che gli aveva insegnato lo sport.
«Io gliel’ho detto a Berlusconi, gli ho detto che si era circondato di una manica di imbroglioni. Mi ha ascoltato perché mi ascolta sempre, e mi ha detto: che ci posso fare?». E Berlusconi era arrivato lunedì 16 nella clinica oncologica Humanitas dove Benito era ricoverato per dargli l’ultimo abbraccio e rendere onore al vecchio amico. Alle elezioni del 2006 Fini non aveva voluto mettere in lista Paolone (e Trantino), e Berlusconi propose a Benito di passare nel Pdl, ma lui rifiutò dicendo: «Non posso cambiare campo di battaglia». E Berlusconi perse le elezioni per 40 mila voti.
Scompare uno dei personaggi più conosciuti e amati della città, uno a cui volevamo tutti bene. Anche gli avversari lo rispettavano per la sua onestà adamantina perché era un puro che faceva politica per passione.
Lo so che questo ricordo di Benito è inadeguato alla straordinarietà del personaggio. Forse le persone particolari verso la fine della loro vita dovrebbero leggere in anticipo il «coccodrillo» preparato per lui dal giornale, oppure scriverlo di proprio pugno, così come ha fatto un noto professionista che ha mandato il proprio necrologio al giornale quando ha scoperto di avere un tumore. E forse è stato pure un gesto scaramantico, visto che è ancora in piedi e pieno di energia. Benito aveva sperato fino all’ultimo in un «miracolo», voleva tentare un’operazione a Parigi, ma ormai era troppo tardi per tutto.
Era un amico che conoscevamo da molti anni ed era sempre affettuoso e con tanti programmi in testa. Veniva spesso a trovarci in Redazione per parlare di politica e di sport in maniera torrenziale com’era il suo solito, ma sempre con notizie interessanti, con spaccati di vita vissuta. Io penso che quando si vive ad una velocità tripla del normale alla fine si può dire di avere vissuto a pieno tutti i giorni che il destino ci ha regalato: per cui non c’è amarezza per questa dipartita, se non la coscienza di essere di passaggio e di avere conosciuto un uomo speciale.
DICONO DI LUI
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Catania.In lutto per la scomparsa di Benito Paolone non solo la città di Catania. Il mondo politico regionale, ma anche quello nazionale, e il mondo dello sport hanno espresso il loro cordoglio per la morte di Paolone, definito dall’ex premier Silvio Berlusconi – che la settimana scorsa aveva fatto visita all’ex parlamentare – «un grande combattente sia nello sport e sia nella politica».
Nel dare la notizia della scomparsa, il sindaco di Catania Raffaele Stancanelli ha detto che con «l’amico Benito perdiamo una parte di tutti noi che in questa città viviamo e per cui lavoriamo. Paolone è stato un protagonista attivo di questa città che amava con tutte le sue forze, una passione civile che ha guidato le scelte di tutta la sua vita per difendere un’ideale di libertà e responsabilità. Ci mancheranno il suo rigore morale, la generosità, il coraggio e lo spirito di servizio che lo hanno reso un personaggio autentico e sincero, riferimento per tanti giovani che lo hanno avuto come esempio e testimone di una vita spesa per agli altri, soprattutto verso i più deboli e i bisognosi».
Per il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, che – come ha detto – ha «avuto modo di constatare la passione e la coerenza ideale che sono stati sempre i tratti distintivi della sua attività di consigliere comunale a Catania e di parlamentare regionale e nazionale», la sua morte «lascerà un grande vuoto».
Per il presidente della Provincia regionale di Catania, Giuseppe Castiglione «con Benito Paolone scompare un politico cui la città di Catania deve tantissimo, un combattente indomabile che dal suo amatissimo sport, il rugby, aveva tratto la grinta con cui affrontava la vita».
Per l’ex sottosegretario al Lavoro, Nello Musumeci (La Destra), «con Benito Paolone scompare un pezzo della storia della Destra politica italiana, siciliana e catanese. Radicale nelle idee e radicato nelle zone popolari, Paolone ha saputo rappresentare per decenni i valori di quella destra sociale e popolare che è sempre stata dalla parte degli ultimi».
Anche per il presidente della Camera, Gianfranco Fini, è scomparso «un protagonista fervido e coraggioso della storia della destra italiana».
Il coordinatore nazionale del Pdl, Ignazio La Russa, ha voluto ricordare «la passione, la carica con la quale viveva il rapporto con la politica, l’amore per la patria, la determinazione e la tenacia con la quale viveva l’impegno per la sua terra».
Per il vice presidente del Senato Domenica Nania «con la scomparsa di Benito Paolone siamo tutti un po’ più poveri».
Secondo Puccio La Rosa, coordinatore provinciale a Catania di Futuro e Libertà, «quanti siamo cresciuti con i suoi insegnamenti, seppure divisi nelle diverse sigle politiche della destra italiana di oggi, abbiamo l’obbligo di dare seguito al suo esempio». Anche per Carmelo Briguglio, vicecapogruppo vicario di Fli a Montecitorio e coordinatore regionale del partito, è stato «un esempio per intere generazioni della destra italiana».
Nel ricordare «i lunghi anni di vicinanza alla Camera», il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, ha parlato di «un uomo buono e giusto». Filippo Cirolli, capo della segreteria politica dell’Udc Sicilia, ha rammentato come Paolone abbia dedicato «gran parte della sua vita all’assistenza dei giovani disagiati dei quartieri più poveri di Catania e di aver promosso lo sport come mezzo per toglierli dalla strada».
Lo ricorda invece come «combattente», Roberto Menia coordinatore nazionale di Fli, sottolineando «il suo attaccamento alla causa dei martiri delle foibe e degli esuli istriani, fiumani, dalmati». Per Fabio Granata, vicecoordinatore di Fli, «Paolone ci mancherà».
Per Nello Pogliese, vicecapogruppo del Pdl all’Ars, «il suo esempio di dignità e di coerenza vivrà per sempre nei cuori della sua Comunità».
E il consigliere comunale del Pdl al Comune di Catania Carmencita Santagati, figlia di Orazio Santagati, deputato del Msi e leader storico della destra catanese, ha detto che «Paolone merita l’intitolazione di una strada cittadina e sicuramente quella del campo sportivo etneo Santa Maria Goretti, mura amiche della squadra di rugby Amatori Catania».
Per il deputato Marcello De Angelis (Pdl), presidente dell’Associazione parlamentari amici del rugby, con Paolone «non scompare solo un parlamentare di altissimo profilo, ma un grande uomo di sport che ha dedicato tanta passione al rugby, che amava profondamente»
E anche il mondo sportivo ha infatti voluto rendere omaggio a Paolone. Per Giancarlo Dondi, presidente della Fir (Federazione italiana rugby) «Paolone è stato l’indimenticabile anima dell’Amatori Catania e grande uomo di rugby». Per il presidente del comitato regionale siciliano Fir, Gianni Amore «con lui viene meno l’uomo simbolo del rugby siciliano».
«Cordoglio» per la scomparsa di Paolone è stato espresso anche dal presidente e dall’ad del Catania calcio, Antonino Pulvirenti e Pietro Lo Monaco, unitamente a dirigenti, tecnici, atleti e collaboratori della società rossoazzurra. Pulvirenti e Lo Monaco definiscono Paolone un «uomo da sempre consapevole dell’importanza sociale dello sport».
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