ANTICHI MESTIERI di SICILIA OGGI SCOMPARSI
IL BANDITORE
Giuseppe Pitré
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Il Bando era un annuncio di interesse pubblico che veniva letto per le vie della città ad alta voce dal “ Banditore “, che era preceduto da squilli di tromba o da rulli di tamburo.
Da qui prese il nome il termine siciliano “ abbanniari “ che va inteso come comunicazione ad alta voce per quanto concerne la vendita di un prodotto o denigrare un’antagonista elencandone i difetti.
I Bandi erano Reali, Vicereali, del Senato, della Commissione di Salute Pubblica, etc.
Il cittadino, molto spesso non capiva il nesso delle nuove leggi, quindi non ne teneva conto.
Il Banditore iniziava ad elencare il nome dell’Autorità che lo promulgava, accompagnato dai molteplici titoli nobiliari e dopo una lunga dettagliata esposizione dei fatti ai quali si intendeva porre rimedio, “ ordinava, provvedeva e comandava “ il preciso rispetto delle norme e disposizioni elencando un lungo e dettagliato elenco delle pene che sarebbero state inflitte ai trasgressori, differenziandole a seconda che essi fossero “ nobili “ o “ ceto vile “ .
Il Bando si concludeva, oltre che con la data, anche con la dichiarazione del Pubblico Banditore che esso era stato affisso “per loca solita, pubblica et consueta“.
I banditori, svolgevano la loro opera nelle ore mattutine oppure nel primo pomeriggio, rare erano quelli al calar della sera (dopo l’ Avemaria, come le galline, si è chiusi, e si avrebbe un bel gridare).
Gli strilli sono in due tempi; in due versi, per lo più, e quasi sempre la prima parola è ripetuta in fine tanto da rafforzare l’abbanniata, la quale perderebbe, senza di tale ripetizione, il suo valore. Spesso era un lavoro ereditario.
Proverbio Siciliano:
“Robba abbanniata è menza vinnuta!”
Fonte Giuseppe Pitrè, La vita a Palermo 100 e più anni fa a cura del prof. Santi Gnoffo
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