Dal BCsicilia riflettori sul prete che tradusse la Divina Commedia in dialetto
ROBERTO MISTRETTA
La copertina della Divina Commedia Nel 1998, l’allora amministrazione comunale, nel ventennio della morte di padre Canalella, aveva deciso di tributare al colto cittadino amante dei classici il giusto riconoscimento, pubblicando l’Odissea, scritta a mano su ben tre quaderni, gelosamente conservati dai familiari, che rimane tutt’ora inedita. La Divina Commedia, invece, anch’essa tradotta in vernacolo da padre Domenico Canalella, vent’anni fa fu presentata a Palermo dalla casa editrice Nuova Ipsia in un’elegante edizione, un volume di grande pregio con saggi introduttivi scritti da Salvatore Di Marco, Salvatore Ferlita e padre Michele Fortuna, arricchito da tavole illustrate e custodito in un originale cofanetto. Ma in precedenza l’opera era già stata pubblicata dall’editrice Nocera Scarantino di San Cataldo, nel giugno del 1978. Dapprima tale opera era uscita in fascicoli allegata a “L’alfiere”, rassegna culturale di storia, arte, turismo e attualità. La copertina era stata realizzata dall’artista Pino Petruzzella, mentre la prefazione e i sommari furono curati da Giuseppe Burgio.In seguito il prof. Scarantino decise di pubblicare l’opera integralmente in tre volumi, Inferno, Purgatorio e Paradiso, raccolti in un cofanetto e reperibile ancora oggi dagli appassionati di tradizioni e della cultura siciliana. In entrambe le edizioni, accanto alla traduzione in vernacolo di padre Domenico, che rispetta appieno gli endecasillabi e le rime alternate, si trova il testo dantesco originale. PADRE DOMENICO CANALELLA nacque a Mussomeli il 28 giugno del 1914 e morì a Palermo il 30 luglio del 1978. Il Ministero della Pubblica istruzione gli conferì la medaglia d’oro per la traduzione della Divina Commedia.
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