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Archive for 3 giugno 2024

acqua goccia

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Comunicato non ufficiale

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Giovedì 5 giugno ore 10:30 inaugurazione dei nuovi giochi del parco urbano

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Notizie sulla storia della ricerca archeologica a Mazara del Vallo e territorio circostante

P.R.
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L’area dove sorge l’odierna Mazara del Vallo (Tp) fu probabilmente un centro di origine fenicia, avente posizione importante in quanto posto alla foce del fiume chiamato Mazaro (la guerra tra Segesta e Lilibeo, nel 454 a. C., si svolse per il territorio oltre questo fiume) e che segnava un confine, in epoca classica, fra territorio fenicio ed elimo.
Le fonti antiche (Diodoro) considerano questo centro come emporion di Selinunte (preso da Annibale, nel 409 a. C.) che ebbe continuità di vita in epoca romana testimoniata da numerosi ed importanti (come sarcofagi) ritrovamenti.
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Il centro antico non è mai stato indagato in maniera sistematica (la maggior parte dei rinvenimenti la si deve ad alcuni sporadici interventi in occasione di lavori pubblici), nel 1874 fu scoperto un grande ipogeo, sul lato ovest della chiesa di S. Nicolò, cui tessere del pavimento a decorazione musiva sono andate completamente perdute.
Circa un secolo dopo, al di sotto della suddetta chiesa, fu indagato un complesso archeologico (databile fra III e V secolo d. C.) con interessanti pavimenti a mosaico, durante gli stessi scavi furono rinvenuti anche frammenti di anfore di tradizione punica.
Da Mazara del Vallo provengono inoltre numerose iscrizioni latine, tutte di epoca imperiale ed ipotesi successive, legate soprattutto ai ritrovamenti sotto la chiesa di S. Nicolò, fanno ritenere probabile l’esistenza di un insediamento abbastanza importante in età romana. Per quanto riguarda il territorio circostante, già verso la fine del 1800 si davano notizie del ritrovamento, presso alcune contrade, di tombe ed anche di un abitato.
Una serie di ricognizioni e scavi furono condotte su più contrade fra gli anni ’70 ed ’80 permettendo di rintracciare un insediamento Neolitico, una tomba castellucciana e numerosi unguentari e lucerne databili fra III e II secolo a. C..
Proprio presso una di queste contrade indagate, posta ad un centinaio di metri dal mare, fu rinvenuto un consistente numero di reperti di epoca arcaica e classica fra cui ceramica corinzia, ceramica attica d’importazione e materiale fittile arcaico (due statuette di piccole dimensioni e sette piccole teste).
Altrettanto importanti e numerosi sono stati i rinvenimenti nei fondali del territorio di Mazara del Vallo, come anfore (intere o frammentarie) di diverso tipo (puniche, greco-italiche e commerciali romane) oltre un grande pithos di probabile produzione locale.
Circa due anni fa, negli stessi fondali, è stata segnalata la presenza di tre ancore di età romana.
Un altro interessante progetto di prospezione molto recente riguarda l’area di c/da Guletta, visibile risalendo il Mazaro, ove insiste un sito archeologico di epoca romana-imperiale e dove sono affiorati frammenti ceramici della specie di sigillata italica ed africana, tessere musive ma anche conci di calcare, alcune schegge di selce e di ossidiana che possono riportare la dazione dell’insediamento all’età preistorica.
Inoltre nell’area sono visibili tombe e tracce di murature. In una parete calcarenitica, si trova una tomba suddivisa in due ambienti.
L’area di Mazara del Vallo è, ad oggi, ritenuta ricca di testimonianze archeologiche da valorizzare ed anche negli ultimi anni molti studiosi e appassionati hanno provato a produrre interessanti segnalazioni.

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La Torre dell’Arenella o Mulino del Sommacco!

Francesco Ferriolo

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Come riportato ovunque, la Torre dell’Arenella, facente parte del complesso Tonnara, Quattro Pizzi etc… fu costruita nel 1852 da Don Vincenzo Florio Sr. (1799-1868), che aveva chiamato un olandese per redigerne il progetto.
Ebbe funzione di mulino a vento o meccanico per macinare il sommacco, un’erba, che, ridotta in polvere, era indispensabile per la conca delle pelli.
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Funzionò per qualche anno, le esportazioni a gonfie vele, poi le maestranze cominciarono a fare i furbi, mescolando polvere di erbe fasulle a quella del prezioso sommacco, risultato: mulino chiuso e affari in fumo.
Ma quello che non molti sanno è che la torre ebbe anche funzione di Faro, come riportato da una vecchia carta nautica del Porto e Rada di Palermo, scala 1:30000, dove a Punta Arenella c’è accanto: “Faro, lampi, 18 miglia (portata, suppongo luminosa)”.
La foto della torre, con saluti e baci del 1902, mostra verosimilmente un apparato luminoso (lanterna), con pennoni e altro. La peculiarità di questa carta nautica è che, da una parte viene riportata una situazione portuale, banchine etc… possibilmente anni ’40 e ’50, considerando che il porto assunse gli attuali connotati verso la metà degli anni ’30.

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