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Archive for 28 Maggio 2024

Gli alunni della III A: “Ci vediamo in tribunale”

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Gli alunni della 3^ A della scuola secondaria di 1^ grado “L. Pirandello” di Milena, facente parte dell’I.C. “Puglisi” di Serradifalco, diretto dalla D.S prof.ssa Valeria Vella, hanno partecipato con grande entusiasmo al progetto di educazione alla legalità per le scuole “Ci vediamo in tribunale”, ideato dal dott. Carmelo Salvatore Benfante Picogna, dirigente scolastico e giudice onorario presso il Tribunale per i Minorenni di Caltanissetta e promosso dalla Procura e dal Tribunale per i Minorenni di Caltanissetta, con il supporto del dott Giovanni Ettore Di Vita e della Dott.ssa Alessandra Belvedere dell’ambito territoriale di Caltanissetta/Enna, diretto dal dott. Filippo Ciancio.

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Gli alunni, accompagnati dalla referente del progetto prof.ssa Claudia Nola e dai docenti Maria Terrana e Giovanni Schillaci, ieri martedì 21 maggio hanno proposto un caso che trattava il seguente tema “Il Cyberbullismo: Responsabilità, Conseguenze e Tutela dei Diritti”, in una reale aula del tribunale per i minorenni, alla presenza del dott. Umberto Zingales, presidente del tribunale dei minorenni, del procuratore dott. Rocco Cosentino e del dott. Carmelo Salvatore Benfante Picogna.

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La classe, nella realizzazione del copione ha avuto l’occasione di apprezzare l’importanza delle norme giuridiche, capendo, oltremodo, come in questi giorni ha sostenuto anche il Presidente della Repubblica Mattarella, che i giovani non godono solo di diritti e di doveri, ma anche di “responsabilità” nel relazionarsi con gli altri.

Oltre al processo, i ragazzi hanno aggiunto anche una voce narrante esterna, che ha presentato il caso e alla fine è andata oltre la sentenza, prefigurando una possibile conseguenza dovuta al fatto narrato: “dopo un anno, il ragazzo responsabile del misfatto Thomas capì il suo errore, ma Cecilia, la ragazza che nella finzione scenica era stata vittima di cyber bullismo, non riuscì a convivere con il ricordo di quella sera, con gli sguardi indiscreti, con le risatine di quanti, ancora, le rivolgevano.

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I genitori, lacerati dalle discussioni per il divorzio, non capirono, a fondo, le fragilità di Cecilia, che si isolava sempre più da tutti e, in un giorno di pioggia, la ragazza decise purtroppo di mettere fine alla propria vita”.

Sfortunatamente sono tante le Cecilie che non reggono alle conseguenze devastanti di un cattivo uso dei social e la società, la scuola, la famiglia, lo Stato devono impegnarsi a promuovere la consapevolezza della gravità di fenomeni, quali il bullismo e il cyberbullismo, e la necessità di un cambio culturale. La eventuale perdita di una giovane vita a causa di tali atti, richiama l’urgenza di un impegno collettivo per prevenire situazioni simili in futuro.

 

Tragedie di questo genere, seppur simulate, servono a sensibilizzare la società sull’importanza di promuovere un ambiente sicuro e rispettoso per tutti.

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Alla simulazione del processo hanno preso parte attivamente gli alunni: Presentatrice: Garrasi Raffaella; Corte: Diliberto Martina, Schifanella Sharon; Pubblico Ministero: Di Marco Mario; Avvocato della difesa: Vizzini Giulia; Maresciallo Cappadona: Randazzo Maurizio; Assistente sociale: Ingrao Alice; Bullo (Thomas Spataro): Palumbo Enrico; Mamma di Thomas: Mancuso Ludovica; Testimone-bullo (Kewin Adragna): Palumbo Gioele; Mamma vittima: Manta Emma; Vittima (Cecilia De Mauro): Manolache Ecaterina; Testimoni-vittima (Greta Monaco, Beatrice Noto, Matilde Fiorucci): Falletta Sara, Cassenti Dorotea, Mancuso Benedetta); Ufficiale giudiziario: Ferlisi Verdiana; Voce narrante: Vitellaro Anna Pia.

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Brunelleschi dono del Cielo

Prof. Deb
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“Ei ci fu donato dal cielo per dare nuova forma all’architettura”. Così scriveva Giorgio Vasari riferendosi a Filippo Brunelleschi, morto a 69 anni, a Firenze, il 15 aprile 1446, e sepolto nel Duomo, esattamente nella cripta di Santa Reparata.
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In una nicchia della facciata del Palazzo dei Canonici, che si erge al lato sud di Santa Maria del Fiore, si può ammirare una statua che lo ritrae, realizzata da Luigi Pampaloni nel 1830, scultura rappresentata con gli occhi fissi rivolti in alto verso la Cupola, il suo capolavoro.
Dopo la morte, corpo di Brunelleschi fu posto in un loculo del Campanile di Giotto per alcuni mesi, fino a quando fu spostato all’interno del Duomo.
Dopo questo primo spostamento, le tracce della sepoltura di Brunelleschi si persero fino al 1972 quando, durante gli scavi di Santa Reparata, la tomba fu rinvenuta là dove è ancora possibile visitarla.
Le parole di Giorgio Vasari con cui ho aperto il post ci fanno capire quale fu l’entità di un uomo geniale che inventò la figura dell’architetto moderno il quale, oltre a realizzare progetti incredibili per quei tempi, seguiva le varie fasi e il cantiere passo dopo passo.
Brunelleschi, con la sua Cupola di Santa Maria del Fiore, riuscì ad eclissare qualsiasi altra costruzione del periodo, rappresentando ancora oggi un unicum dell’ingegno umano.

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Il Colosso di Barletta

Sapevate che il Colosso di Barletta, noto anche come Eraclio (chiamato “Arè” nel dialetto locale), è un’opera imponente che si erge nella città di Barletta, in Puglia?

Antonio Cuschera
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Questa gigantesca statua di bronzo, alta circa 4,50 metri, risale al V secolo. La sua storia è avvolta da un alone di mistero e fascino, e continua a catturare l’immaginazione dei visitatori.
La tradizione narra che il Colosso fu ritrovato nel 1204 su uno scoglio nel porto di Barletta, probabilmente a causa del naufragio di una nave veneziana al ritorno da una crociata. Tuttavia, gli studi recenti hanno scartato questa romantica storia secolare, poiché analisi chimiche non hanno rilevato segni di esposizione al mare sulla superficie della statua.
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È probabile che la statua, originariamente eretta a Ravenna, fosse stata trasportata in Puglia per volontà dell’Imperatore Federico II di Svevia, desideroso di abbellire le città imperiali. Inizialmente destinata a Foggia, Lucera o Melfi per affermare l’autorità imperiale contro gli invasori saraceni, il Colosso alla fine rimase a Barletta.
Fino a qualche decennio fa, si pensava che il Colosso rappresentasse l’imperatore Eraclio I. Tuttavia, studi più recenti hanno suggerito un’ipotesi più plausibile: l’effigie bronzea potrebbe raffigurare l’imperatore d’Oriente Teodosio II, nel pieno del suo splendore imperiale. La pettinatura, l’abito e la presenza di un gioiello gotico sul diadema sulla fronte del colosso conducono a questa identificazione.
Nel 1491, dopo una serie di vicissitudini, la statua fu rimossa dalla dogana portuale e collocata davanti alla Basilica del Santo Sepolcro di Barletta, dove è ancora possibile ammirarla oggi.
Il Colosso di Barletta è un simbolo di grande importanza per la città e continua a catturare l’immaginazione dei visitatori con il suo mistero e la sua maestosità.

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