Noi ragazzi di strada
di Pasquale Locursi
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Da ragazzi si andava a rubare le ciliegie nei campi. Due restavano sulla strada, gli altri entravano nel campo. Ci si arrampicava sugli alberi e si prendevano le ciliegie, quei frutti avevano un sapore dolcissimo, dagli alberi si vedeva il resto del mondo.
A volte arrivava il padrone e gridava, a volte il padrone aveva anche un fucile e sparava. Sparava? Si, sparava in aria per farci scappare.
Ho ancora quella sensazione nelle gambe, quando le scarpe affondavano nella terra morbida, e si cadeva e ci si rialzava. Si arrivava a una fontana e si mangiavano ciliegie fino a morire, e si rideva.
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Avevamo pantaloni corti e ginocchia screpolate. Senza quelle ginocchia così ora non sarei quello che sono. Noi eravamo i banditi, i ladri, i cattivi.
Altri, quelli che non venivano con noi e stavano sempre in casa, andavano bene a scuola, quaderni puliti e tabelline a memoria. Avevano belle giacche e capelli sempre a posto. E sedevano ai primi banchi.
Ora hanno macchine grandi, cravatte e profumi, ma parlano poco e non ridono quasi mai, come allora.
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Da un dialogo di Pasquale Locursi. Dal libro “Cesare Pavese amava i gatti”
Nikolaos Gyzis – Il bambino con le ciliegie, 1888
Milocca - Milena Libera 