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Archive for 28 giugno 2012

Il Bossi desnudo

In un solo anno, per vestire il Capo, il Carroccio ha speso più di 24mila euro. Ecco il tariffario del guardaroba di Bossi: mutande, cravatte, pigiami e camicie

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Il Re (leghista) oggi è nudo, la sua immagine di irreprensibilità ridotta a brandelli dall’inchiesta sull’uso privato dei rimborsi elettorali da parte sua e dei figli.

Ma quando doveva vestirsi da capo padano, Umberto Bossi spendeva e spandeva. In un solo anno, più di 24mila euro. Che, come tutti i re che si rispettino, faceva tirar fuori dai suoi sudditi.

Dalle carte trovate dagli inquirenti nella cassaforte dell’ex tesoriere del Carroccio Francesco Belsito, risulta che Umberto Bossi si facesse pagare dal partito tutto: dai vestiti alle scarpe, dalle camicie alle mutande, fino alle mitiche canottiere che sfoggiava in onore all’uomo comune, quello che quando fa caldo e vai in ferie fa poco caso al look. Erano, quelle canottiere, in filo di scozia (che non prude) e costavano 20 euro l’una (il capo se ne faceva comprare cinque alla volta).

Dai documenti di Belsito, le Fiamme gialle sono riuscite a ricostruire un vero e proprio “borsino” del guardaroba bossiano. Dal quale risulta che le famose camicie verdi che il Senatùr esibiva a Pontida costavano 70 euro l’una; i boxer 17,50 euro, i pigiami tra i 70 e i 79 euro, le calze 10 euro, i guanti 85 euro, la cintura 34 euro. Poi c’erano gli abiti “di rappresentanza”, quelli che Bossi indossava non davanti ai militanti, ma a Montecitorio o a Palazzo Chigi: 600 euro per un abito nero, altrettanti per un abito blu; 90 euro l’una le camicie Canali, 290 per un pullover, 480 per un giacone, 50 per ogni cravatta. Tutto annotato a mano scrupolosamente, nei registri, sotto le diciture “Umberto Bossi” o “Abbigliamento per capo”.

 Da Libero-news

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Amore folle

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Giuseppina era una ventenne che abitava con altre poche famiglie a  Robba Gurrini. Era stata promessa sposa a Francesco, un giovane originario di Serradifalco. Pippina un giorno prese coraggio e gli disse che  non lo voleva più.

Al rifiuto, Ciccu tornò furioso a casa a prendere una pistola. Raggiunse la ragazza mentre andava a prendere l’acqua alla fontana del Giffitello. Alla conferma del rifiuto lo spasimante le sparò un colpo alla testa.

La terribile notizia fece subito il giro del paese. Nello stesso giorno i  due promessi sposi finirono a Caltanissetta: lei in gravi condizioni in ospedale, lui dentro il carcere di Malaspina.

Al processo l’ex fidanzato si disse disposto a sposarla anche mezza paralizzata e gridò alla corte:

“Mia sana e mia struppiata. Io non posso vivere senza di lei”.

La giovane miracolosamente uscì dal coma ma restò invalida e, fatto più unico che raro per quei tempi (fine anni ’40), rifiutò di sposarlo. Rimase signorina per sempre. Lui invece sposò un’altra donna di Milena con la quale ebbe figli.

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Pubblicato un secolo dopo una ricerca inquietante sulle abitudini di questi uccelli tanto mitizzati

Omosessuali, necrofili e stupratori Ecco la vita depravata dei pinguini

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All’acquario di Genova dei pinguini dicono solo cose belle: che sono fedeli, che sono stati i primi inventori degli asili e della comunità. Nei cartoni della Walt Disney, poi, i pinguini sono sempre i più simpatici della compagnia.

Peccato che nella realtà questi buffi uccelli dalle fattezze umane siano dei veri e propri pervertiti: sono pedofili, necrofili, stupratori, assassini e gangster spietati. Lo rivela uno studio dello scienziato George Murray Levick che nel 1910 partecipò alla spedizione di Robert Scott in Antartide. Come rivela il Corriere della Sera, i suoi quaderni, a lungo censurati dallo stesso ricercatore, sono stati ritrovati ora e saranno in mostra al Museo di Storia Naturale di Londra fino al 2 settembre. Levick descrive inorridito le abitudini sessuali e comportamentali dei pinguini.

Durante i mesi di osservazione della colonia di Adelia a Capo Adare vede infatti i pinguini maschi che si accoppiano tra loro, che si accoppiano con femmine morte da un anno, che stuprano le femmine e i loro pulcini. E non solo. I pinguini si organizzano anche in piccole gang per infastidire gli altri, per violentare brutalmente le femmine e i loro piccoli davanti ai genitori, per uccidere.

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La Vitamina D: a cosa serve

Il suo ruolo principale è quello di aiutare il calcio a fissarsi nelle ossa. Recentemente diversi studi hanno anche dimostrato come questa vitamina sia in grado di agire in altri distretti quali muscoli, occhi, cuore, polmoni, o sulla proliferazione cellulare, in quanto, il suo recettore è presente dovunque nel nostro organismo.
Altre notizie sulla Vitamina D qui.

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ANCH’IO NON ARRIVO A FINE MESE

di Francesco Montagner

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Non credevo che ci sarei mai arrivato.

Siamo al dunque: anch’io non arrivo a fine mese. Ne parlavo l’altra sera e mi è stato risposto: “Benvenuto nel nostro Club!”.

Ora, io non credo che qualcuno ci voglia male. Come credo che esistano fonti economiche atte a sollevarci da tanto bisogno. La sostanza è che nessuno fa qualcosa di utile.

Chi arriva a raggiungere uno scalino di tranquillità non si preoccupa di quelli che sono sul pianerottolo. Figuriamoci chi sta in cima alle scale.

Ed allora mi chiedo che senso ha parlare di solidarietà verso categorie più deboli.

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Morto carabiniere in Afghanistan. Era un uomo.

di Miriam Della Croce
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Esplosione in Afghanistan, morto carabiniere Manuele Braj.
La notizia è già volata via, travolta da un susseguirsi di notizie più importanti, più interessanti, più attuali, già a distanza di poche ore. Se ne riparlerà al momento del funerale. Funerale di Stato, ovviamente. Ma sarà sempre una notizia non importantissima.
Del resto, è morto un soldato mentre faceva il suo dovere. Ogni tanto muore un soldato mentre fa il suo dovere. E’ normale, naturale che ogni tanto un soldato muoia mentre fa il suo dovere.
Era un uomo. Un uomo di trent’anni, con un figlio piccolino di appena otto mesi.
Del resto, alla notizia non si deve dare eccessiva importanza, giacché più le si dà importanza e più risalta la responsabilità di coloro che si ostinano a tenere i nostri militari in terra straniera.
Mi chiedo, alle volte: i responsabili non provano rimorsi di coscienza, giacché ritengono giusto non richiamare i soldati in patria, oppure ritengono giusto non richiamare i soldati per non avere rimorsi di coscienza?

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«Proclamazione viziata da eccesso di potere»

di Rino Pitanza

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«Questo Presidente non s’ha da fare» avrebbero detto i “bravi” di manzoniana memoria, ma anche Pirandello avrebbe avuto di che scrivere per quanto sta succedendo a Campofranco.

Anche l’ultima seduta del consiglio comunale, convocato e presieduto da Claudia Lo Piparo, prima degli eletti, non ha portato alla classica fumata bianca per l’elezione del Presidente e del suo Vice in quanto il gruppo collegato al sindaco D’Anna ha abbandonato l’aula impedendo, così, la prosecuzione dei lavori. Quasi una risposta a quanto successo circa un mese fa, quando allora furono i consiglieri dell’altra lista a non presentarsi in aula, contestando l’autoproclamazione dei consiglieri avversari.

All’inizio dei lavori, il consigliere/assessore Morreale ha letto un documento con il quale, evidenzia «la nullità dell’odierno consiglio comunale e le delibere in esso contenute, rimarcando la validità del primo verbale dei presidenti di seggio che aveva dato giustamente a noi la maggioranza e nullo il secondo verbale degli stessi che cambiavano decisione. In merito, riportiamo decisioni del TAR e del CGA. Ribadiamo il giusto comportamento che abbiamo avuto nel precedente consiglio quando i nostri consiglieri, legittimamente convocati dal presidente uscente Guagenti, hanno risposto all’appello, insediandosi».

Ma c’è il fatto che la nuova proclamazione dei consiglieri è stata fatta dal sindaco D’Anna.

«Tale proclamazione, si legge nel documento, è viziata da eccesso di potere e difetto di attribuzione ed è stata estorta dall’Assessorato Regionale con la minaccia di commissariamento ed azione di danno erariale, da diffide e minacce di denunzie penali formulate dal legale di fiducia di alcuni candidati consiglieri di opposizione, e poi la proclamazione degli eletti spetta al sindaco uscente e non al nuovo sindaco».

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