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Archive for 27 giugno 2012

Messaggeri di pace

In partenza per l’Afghanistan. Lo speciale cargo militare e i suoi numerosi passeggeri sono stati fotografati durante lo scalo alla base di Manas, Kyrgyzstan

http://it.notizie.yahoo.com/foto/

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Troppo «amico» della principessa

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Dopo il safari e la rottura dell’anca, il re riprende le sue attività…

Non accenna a placarsi lo scandalo innescato in Spagna dalla «frivola» caccia all’elefante di Juan Carlos di Borbone in Botswana – mentre l’economia spagnola è in ginocchio – nonostante le scuse pubbliche del monarca martedi.

Il re ha ripreso in parte il lavoro e visto il premier Mariano Rajoy, ma ora è attaccato dalla stampa di Berlino per la sua presunta relazione «troppo amichevole» con la principessa tedesca Corinna Zu Sayn Wittgenstein.

Bild cita precedenti viaggi privati in Germania e in Arabia Saudita del re con Corinna, che era con lui anche nello sfortunato safari in Botswana – dove il re si è rotto l’anca – e sprizza compassione per la «povera regina Sofia».

«Come fa a sopportare Don Juan?» si affligge. Bild, citata da El Mundo, parla di un «grande scandalo» e si chiede «se durerà ancora molto il matrimonio reale?». E «20 Minutten» lo accusa di «crudeltà verso la regina».

Da tempo le voci si rincorrono a Madrid sulle conquiste extra-coniugali del Borbone rimesso sul trono di Spagna poco prima di morire, nel 1975, dal dittatore Francisco Franco.

Ma la stampa spagnola, molto rispettosa con la monarchia, finora vi ha fatto solo pudici accenni. El Mundo online ieri ha riferito l’attacco da Berlino con un titolo neutrale, «La stampa tedesca, Corinna e il re». Nei giorni scorsi, El Pais si era limitato a riferire citando fonti vicine a casa reale che «Don Juan Carlos d’ora in poi manterrà una maggiore discrezione sulle amicizie personali, che lo accompagnano nelle sue attività» ma «non rinuncerà a queste amicizie».

La consorte di Juan Carlos – era stato notato dopo il ricovero a Madrid – aveva aspettato un giorno prima di fargli visita nell’ ospedale in cui era stato ricoverato per la frattura dell’anca. Era rimasta 23 minuti. Dopo le scuse pubbliche, pronunciate con volto contrito e appoggiato alle stampelle, Juan Carlos tenta ora di tornare a una situazione di normalità.

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Il paese incantato

DA LUGLIO TUTTI I MERCOLEDI’ PUBBLICHEREMO ALCUNI BRANI DI VITA MUSSOMELESE SCRITTI DA MARIA SORCE COCUZZA. TANTE PREZIOSE PERLE DI UNA MAGNIFICA COLLANA DI STORIE E PERSONAGGI DEL SUO PAESE.

LA REDAZIONE

Mussomeli…

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Al solo leggere da lontano il nome del mio paese in mezzo a tanti libri di seconda mano non ho esitato un attimo: l’ho comprato senza conoscere (grave colpa da parte mia) nè l’autrice nè tanto meno il contenuto. Che bel libro…, e che autentica freschezza dopo tanti anni: sembra scritto ieri, anche se l’edizione, ormai per sempre in mio possesso, risale al 1986.

Un tuffo nel passato, un ricordo inaspettato della mia gioventù con racconti (cunta), leggende, fatti veri, fatti ingrossati dalla fantasia e poi che gran lavoro di ricerca antropologica degna di un’autentica studiosa.

Ma non c’è solo la studiosa in Maria Sorce Cocuzza, c’è soprattutto un’autentica figlia di Mussomeli. In ogni riga si riscontra non soltanto (che è già di per se stesso un grande pregio) il lavoro curato e completo anche nei particolari più insignificanti, ma la completezza dell’informazione, insomma, a parte la nostalgia di un mussomelese “costretto” ad abitare lontano dal proprio paese, anche l’aggiornamento più fedele per chi vuole conoscere Mussomeli.

Cosa voglio dire: alla fine delle lettura di questo libro, anche una palermitana come mia moglie, si è sentita emotivamente coinvolta e mi ha chiesto, se tutto quello che viene riportato, è autenticamente vero. Libro completo dicevo all’inizio. Innanzitutto le leggende che, come tali contengono un fondo di verità e una parte di quell’invenzione voluta o meno che sia, ma di per se affascinante in ogni caso.

E poi gli antagonismi fra i paese limitrofi, con i rispettivi sfottò e i racconti sulla vita politica del paese: quella genuina e non ancora inquinata dalla voglia spasmodica di emergere a qualunque costo e corrotta degli ultimi decenni. Le feste religiose con quel sacro e profano nelle stesso tempo. I giochi dei ragazzi di quando non c’era ancora la play station e si giocava all’aria aperta.

E poi gli sciogli lingua, le filastrocche e le poesie, le nemie, i motti, i proverbi e le ricette di cucina, autentiche miniere di sapori e di gusti. Unni sunnu chiù i viscuttina di L’occhiuta, e a cubaita di Monachello o di Marianna “a gatta”?
Maria Sorce Cocuzza, promossa a pieni voti etnologa e antropologa, e che non ha assolutamente nulla da invidiare ad Antonino Uccello, Salvatore Salamone Marino, Giuseppe Cocchiara, Aurelio Rigoli, tanto per citarni alcuni…

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Epatite B: un italiano su due non sa di averla

Scritto da Yahoo! Lifestyle

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Un italiano sue due ha l’epatite B e non lo sa. In Italia ne soffrono più di 700 mila persone.Per promuovere la prevenzione di questa patologia è nata l’iniziativa “Epatite B: usa la testa, fai il test“. 

Gli obiettivi di questa campagna sono due. Il primo punta a incrementare la conoscenza dell’epatite B e dei fattori di rischio legati al contagio. Questo porta direttamente al secondo scopo: incentivare l’esecuzione del test tra le categorie a rischio, coinvolgendo anche la popolazione di immigrati provenienti da paesi in cui esiste ancora l’obbligo del vaccino.

Ma com’è possibile che l’epatite B passi inosservata?

“Quando si produce la diagnosi di HBV l’infezione è già cronicizzata“, sostiene Gianfranco Delle Fave, Professore ordinario di Gastroenterologia dell’Ospedale Sant’Andrea, La Sapienza Università di Roma. In quel caso la malattia è già avanzata e si sono già determinati dei danni all’organismo. “La gran parte dei soggetti che ha contratto l’epatite B non manifesta alcun sintomo, ma sono perfettamente in grado di trasmettere la malattia“.

Tra i 700 mila italiani affetti dal virus HBV solo la metà è consapevole di averlo contratto. Il virus dell’epatite B è 100 volte più contagioso dell’HIV ed è in grado di sopravvivere fuori dall’organismo, rimanendo infettivo, per almeno 7 giorni.

L’HBV viene trasmesso principalmente attraverso rapporti sessuali non protetti o scambio di siringhe. Tuttavia anche in situazioni meno rischiose di queste si può contrarre il virus: usare rasoi o spazzolini da denti non propri, oltre che strumenti non sterilizzati per piercing o tatuaggi può portare al contagio.

L’80% dei casi di infezione da epatite b si risolve spontaneamente, mentre il 20% si cronicizza, con il rischio di acutizzarsi e portare alla morte l’organismo ospite per epatocarcinoma o cirrosi.

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L’Ici del 2011

Contributo comunale all’Ifel

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Il Comune di Milena, tramite gli uffici finanziari di competenza, ha messo a punto il versamento dell’1 per mille in favore dell’Ifel (Istituto per la Finanza e l’economia locale), da parte dei soggetti che provvedono alla riscossione dell’Ici.

Per il periodo relativo all’anno 2011 è stata incamerata ICI direttamente dal comune di Milena la somma di 162.968,34 euro.

Per cui tale somma ha comportato il versamento dell’importo pari a 162,97 euro all’Ifel per il periodo che va dall’1 gennaio al 31 dicembre 2011.

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La Polizia Municipale a un corso di tiro a segno

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Il sindaco di Montedoro, Federico Messana, ha autorizzato i tre componenti della Polizia municipale ad iscriversi ad una sezione del tiro a segno nazionale per il 2012.

Si tratta – ha spiegato il sindaco – di un atto dovuto, in quanto il servizio armato negli enti pubblici prevede l’obbligo da parte dei Comuni di iscrivere i componenti della Pm ad una sezione del tiro a segno nazionale e al superamento ogni anno di un corso con lezioni di tiro a segno. Pertanto, i tre vigili urbani montedoresi dovranno prendere parte a questo corso di tiro a segno che si terrà nel tiro a segno di Favara. Il costo complessivo è di 303 euro.

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Birillo «Diventerà cane di quartiere»

di c. l.)

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Presto Butera potrebbe annoverare il suo primo “cittadino residente non umano”. Si tratta di Birillo, il cane accudito da padre Aldo Contraffatto e da numerosi buteresi balzato agli onori della cronaca per essere stato accalappiato e portato nel canile convenzionato del Comune a Leonforte.

Sono stati 136 i cittadini buteresi che finora hanno già firmato la petizione per la liberazione del cane Birillo dal canile nel quale è stato recentemente ricoverato dopo essere stato accalappiato in Piazza Dante. La petizione, con tutte le firme raccolte, è stata consegnata ieri al Comune.
Dunque, in tanti hanno raccolto l’appello lanciato da padre Aldo Contraffatto al fine di far liberare quel cane con il quale lo stesso prete aveva in precedenza creato un rapporto di empatia al pari di tanti altri cittadini buteresi.

Ieri Franco Palmeri, uno dei promotori della petizione a favore della liberazione di Birillo, ha ringraziato coloro che hanno apposto la loro firma alla petizione. «In poche ore tanti hanno firmato per liberare Birillo, ben oltre le 10 persone richieste per legge». Franco Palmeri ha annunciato che, quanto prima, verrà chiesto al sindaco Luigi Casisi, ai sensi della legge regionale 15/2000 che Birillo possa diventare “cane di quartiere” e quindi dopo la visita del veterinario dell’Asp, che gli applicherà il “microchip”, assumerà lo status di “cittadino residente non umano” di proprietà del Comune di Butera.
«In questo modo, Birillo sarà restituito all’affetto ed alle cure dei propri amici residenti del quartiere Piano delle Fiera». Franco Palmeri ha poi concluso dicendo che, quanto prima lo stesso Birillo potrebbe essere adottato da qualche famiglia.

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NEL CENTENARIO DELLA MORTE

Il tenente Emilio Fiasconaro un eroe nisseno dimenticato

di Walter Guttadauria

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Onori a un eroe dimenticato, caduto in battaglia cent’anni fa in una guerra lontana dalla sua Caltanissetta. Esattamente un secolo fa, un giovane ufficiale nisseno, il tenente Emilio Fiasconaro, si immolava in terra d’Africa nella battaglia di Sidi Said, in terra libica, uno dei momenti culminanti della guerra italo-turca combattutasi dal settembre 1911 all’ottobre 1912. Un eroe ormai dimenticato, o sconosciuto del tutto ai suoi concittadini, se non fosse per quella targa bronzea che ancora oggi si trova affissa su uno dei muri perimetrali della villa Amedeo, pur se spostata rispetto all’originaria collocazione e in parte mutilata. In quella targa si legge: «Al tenente Fiasconaro / morto combattendo / il XXVII giugno MCMXII / a Sidi Said / il VII Battaglione Eritreo».

Poche parole, che chissà quanti nisseni avranno letto girando per la villa in questi ultimi novant’anni, da quando cioè quella targa fu affissa e solennemente inaugurata, come in seguito ricordiamo; l’avranno magari letta, distrattamente, e comunque non sapendo di chi e cosa si trattasse. La memoria di questo nostro ufficiale, infatti, oggi non pare appartenere più a questa sua città, che pur potrebbe ufficialmente celebrarla proprio nel centenario della morte. Per questo – come abbiamo già fatto per altri personaggi locali – cogliamo noi lo spunto per trarre fuori dal dimenticatoio la figura di questo eroe, che fu anche insignito di medaglia al valor militare, pur tra le non poche difficoltà per trovare notizie su di lui e sulla sua tragica fine quel 27 giugno 1912, a soli 29 anni d’età.

Cristoforo Giuseppe Emilio Fiasconaro – ma per tutti sarà sempre Emilio – nasce a Caltanissetta il 22 settembre 1882. Suo padre è il cavalier Nicolò, cancelliere del nostro Tribunale, la madre Francesca Granata, casalinga; la famiglia abita in via Aquila Nera (l’odierna via Consultore Benintendi).
Dopo gli studi, il giovane si dedica alla carriera militare nei ranghi del Regio Esercito. Non ne conosciamo nel dettaglio il curriculum, ma lo ritroviamo direttamente impegnato nelle truppe italiane inviate in terra d’Africa per quella che entrerà nella storia come la guerra italo-turca, il conflitto generato dalle mire espansionistiche coloniali dell’Italia giolittiana: si combatte contro l’impero ottomano per il possesso delle regioni nordafricane della Tripolitania e della Cirenaica, all’epoca province turche (del Sultano) dove da tempo si sono stabiliti una comunità italiana e interessi finanziari di alcune grandi banche nazionali.

Emilio Fiasconaro, con i gradi di tenente, è in forza al VII Battaglione Eritreo, unità formata da ascari ai comandi del maggiore Guiscardo Gallina, un romagnolo che si è già distinto nella guerra d’Africa del 1896. Il battaglione è formato da quattro compagnie: Fiasconaro fa parte della prima compagnia comandata dal capitano Rolandi Ricci, assieme agli altri tenenti Levi e Brunini (esiste una cartolina commemorativa del Battaglione, con indicati tutti i nomi degli ufficiali componenti lo Stato Maggiore, tra cui appunto il Fiasconaro, e i campi di battaglia affrontati).
Fiasconaro non è il solo nisseno ad essere impegnato sul fronte africano, se è vero che, in una cronaca datata 19 maggio 1912 (cioè poco più d’un mese prima la battaglia di Sidi Said) il giornale locale «L’Aurora» così scrive in un trafiletto intitolato «I nostri eroi»: «Più di cento nostri concittadini sono tornati, per congedo, dalla Tripolitania, presenti a quasi tutte le gloriose battaglie combattute dall’invitto nostro esercito: e non pochi hanno impresse le stimmate del loro valore. Questi umili eroi son tornati alla patria, bruciati dal sole, stanchi delle fatiche, ma col sorriso di chi ha compiuto il dovere. Non musiche, non bandiere al loro arrivo (…). Gran parte di essi operai, contadini ritornano ai modesti lavori dei campi e delle officine, lieti di rivedere i loro cari. Sia scritto nell’albo dei cittadini benemeriti il nome di questi umili eroi! ».

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