INUTILe E(s)SENZA
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Radio Maria, una giornata qualsiasi, un’ora qualsiasi: “è inutile recarsi nei luoghi sacri, si accumulano soltanto chilometri di asfalto; i viaggi religiosi non sono trofei da esibire, soprattutto se a questi non segue la conversione dell’anima, perché è l’anima che si ciba della fede e non il corpo, non l’apparenza, ma solo sostanza”.
Quanti di noi si procurano, ed alcuni perfino in maniera molto sciente, di costruirsi un’immagine da dare in pasto ai creduloni per potere apparire quello che non si è.
Il tema è vasto e gli esempi sono quasi infiniti, in ogni ambito, ma quelle parole “sentite” alla radio ci hanno fatto riflettere proprio riguardo il tema religioso, preso e considerato però solo come spunto e senza voler né indagare né approfondire sulle tematiche dell’animo e della religiosità.
Sottolineiamo, a scanso di facili equivoci, che non è nostro intendimento disquisire sulla religiosità dei veri credenti; qualche riflessione, invece, su chi approfitta di un costrutto artificioso per mostrarsi estremamente religioso, credente, osservante anche se alla fine, alla resa dei conti e con i fatti, dimostra di essere tutt’altro.
L’apparente religiosità, a volte estremizzata fino a rasentare i margini del fondamentalismo, è di una convenienza sconcertante poiché, soprattutto nell’ambito di alcune società e culture (quali la nostra) riesce ad imprimere nella fantasia e nella opinione popolare (praticamente di tutti) un alone di sacralità che difficilmente si potrebbe ottenere altrimenti. In pratica, conoscendo il “pubblico” che si ha dinanzi o le persone con le quali si vuole avere a che fare in un certo modo, ci si rende conto che adornarsi di un’aureola di religiosità, sebbene fittizia e ipocrita, riesce a far arrivare il messaggio di essere persona buona, affidabile, che mai contravverrebbe alle regole del vivere civile, che mai si sognerebbe di tradire i precetti del “buono”, che mai oserebbe rischiare di sbagliare e sovvertire i dettami della persona per bene.
Ecco allora che ci si mostra praticanti ed osservanti perfino, ma forse soprattutto, nelle forme esteriori (che poi sono quelle che risultano di maggiore impatto): si va sempre a messa, anzi si scelgono i luoghi di culto meno frequentati (tanto nei piccoli paesi prima o poi tutti sapranno), non si manca alle processioni (stando ben accorti a tenere un atteggiamento mesto e quasi contrito), si sta particolarmente attenti ad utilizzare termini e vocaboli della parlata che rientrino perfettamente nei canoni della buona creanza regolamentata, si cura il calendario degli inviti a cena per i preti in carica o ex carica della parrocchia, si platealizza, tenendola rigorosamente segreta, l’eventuale beneficienza, si sta bene accorti a frequentare pubblicamente persone degne del consenso popolare, non si manca l’accompagno all’ultima dimora, ci si prodiga per diffondere una immagine familiare degna del mulino bianco, addirittura il dress-code preferisce la sobrietà allo sfarzo, l’eleganza forzata al casual.
Non tutti naturalmente riescono a conciliare la “pulizia” con “l’igiene”, ma questo è un piccolo peccatuccio facilmente perdonabile … . In pratica, ed in sintesi, si cura l’immagine esteriore che deve apparire come la manifestazione di un animo puro e candido, incapace di fare del male e alla ricerca del bene altrui. Anche politicamente ci si schiera laddove il partito è popolare, ma non estremista, seguendo i dettami di nostro signore.
Di contro a queste manifestazioni, nell’intimità delle proprie stanze e per il raggiungimento dei propri interessi, ci si adopera in ben altro modo. Non di rado si cerca di sfruttare le amicizie e le conoscenze ottenute attraverso questi intrighi per riuscire a ricavare quanti più benefici possibili che riescano a soddisfare l’ingordigia economica e sociale e, allo stesso tempo, i vizi che, seppur occultati, permangono e caratterizzano l’intima essenza. Attraverso questa maschera si riesce quindi a portare a compimento il gioco della vita che, per questi “signori”, consiste nel prendere in giro il prossimo (evangelicamente inteso) e nel soddisfare i propri personalissimi ed egoistici bisogni.
Il danno provocato, nel momento in cui questi realmente riescano nel loro intento, è plurimo poiché oltre al male ricevuto si subisce anche la beffa di essere stati ingannati proprio da chi meno ci si aspetta.
Le parole “sentite” alla radio hanno del prodigioso, infatti ci aprono la mente verso nuovi pensieri, ci fanno oltrepassare i confini del possibile, ci catapultano nella realtà di cose, fatti e persone. Gli occhi della mente rivedono “alcuni” spostamenti religiosi che improvvisamente ci appaiono solo inutili chilometri da esibire al pubblico. Neanche l’ombra di una conversione sostanziale, non si intravedono cambiamenti epocali nelle anime di “fede”. Tutto avviene dietro il muro dell’apparenza, un muro che ha il potere di nascondere, ma non quello di celare per sempre o eliminare quanto di marcio c’è dietro.
La vigliaccheria di stare nascosti dietro il paravento, dai più ritenuto sacro ed inviolabile, per portare a termine i colpi scientificamente organizzati. La bassezza di stare occultati dietro la sacra religiosità, riesce a colpire soggetti indifesi indotti a credere nelle manifestazioni esteriori considerandole intime. Le parole, le azioni, i silenzi appaiono come il frutto ragionato di emozioni combattute; la proiezione indotta di saggezza dimostrerà invece strategie e tattiche figlie di molteplici esperienze ripetute. In genere, proprio perché vigliacchi, sfociano nella codardia non riuscendo neanche ad assumersi le proprie responsabilità e scaricando sulle debolezze altrui il soddisfacimento dei propri vizi.
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