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Archive for 9 giugno 2012

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Palazzo Chiaramonte -Steri

da Palermo d’Amare
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Palazzo Chiaramonte detto lo “Steri”- dal latino Hosterium cioè palazzo fortificato- è stato dagli inizi del 1300 fino al 1392 la residenza dalla potente e nobile famiglia dei Chiaramonte.
Dalla fine del 1400 al 1517 fu residenza dei Viceré spagnoli che lo confiscarono ai proprietari accusati di tradimento contro la corona di Spagna .
Quando il sovrano spagnolo elesse come sede del rappresentante della corona in Sicilia Palazzo dei Normanni l’edificio divenne sede della Regia Dogana.
Dal 1600 al 1782 ospitò il tribunale del Santo Uffizio, quindi la struttura venne adattata alla sua nuova destinazione d’uso, si costruirono infatti: le carceri e la sala delle torture al piano inferiore del palazzo, del suo sinistro passato rimangono alcuni graffiti rinvenuti nelle stanze adibite a celle.
Uno dei graffiti ritrovati che reca una straziante scritta in dialetto siciliano “Cavuru e fridu sintu ca mi pigla / la terzuru tremu li vudella / lu cori e l’alma s’assuttiglia”  (Ho freddo e caldo, mi ha preso la febbre terzana,  mi tremano le budella, il cuore e l’anima mi diventano piccoli piccoli”.
Dopo l’abolizione della Santa Inquisizione il Palazzo fu utilizzato come rifugio per i poveri e successivamente divenne Regia Impresa del Lotto e, dal 1800 al 1958, sede di uffici giudiziari.
Nel 1958 è passato alla Regione Siciliana e poi all’Università degli Studi di Palermo che lo ha destinato a sede del Rettorato.

La costruzione si sviluppa intorno ad un cortile di forma quadrata,originariamente a due piani, il terzo fu aggiunto nella seconda metà del 1300.

Gli ambienti dei tre i piani prendono luce dalle bifore poste sui prospetti, tranne il salone che presenta sue serie di trifore sui due lati lunghi e si affaccia sul cortile interno.

All’interno vi si può ammirare la ” Sala dei Baroni” (ora conosciuta anche come “Aula magna” in quanto stanza di rappresentanza del rettore) che presenta un prezioso soffitto ligneo a grandi travature risalente alla seconda metà del 1300 decorato da scene ispirate alle avventure cavalleresche.

Da qualche anno vi è esposta al pubblico la famosa tela ad olio di Renato Guttuso “Vucciria”

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Madagascar programma la Festa della Legalità nel Paese delle Robbe 

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L’iniziativa della Festa della Legalità è dell’Associazione Culturale “Madagascar. Per realizzarla collaborerà la  “MN Cultura & Spettacoli”.

A rendere nota  la notizia è il neoeletto Presidente dell’Associazione Culturale Madagascar Pasquale Mattina il quale già nel suo primo discorso rivolgendosi all’Assemblea dei Soci Ordinari aveva annunciato l’intenzione di mettere in campo progetti così ambiziosi.

La prima iniziativa si colloca sulla scia del pensiero di Paolo Borsellino

È normale che esista la paura, in ogni uomo, l’importante è che sia accompagnata dal coraggio. Non bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura, altrimenti diventa un ostacolo che impedisce di andare avanti”.

Sulla stessa lunghezza d’onda dichiarando la piena disponibilità a collaborare a pieno titolo, si è trovata l’Associazione “MN Cultura & Spettacoli” pronta a mettere in campo tutti i mezzi e le forze a sua disposizione per la buona riuscita dell’ammirevole progetto”.

L’iniziativa  è stata programmata in occasione della Commemorazione della morte del  Magistrato Paolo Borsellino ucciso dalla mafia venti anni addietro, il cui anniversario ricade  Giovedì, 19 Luglio.

La  “MN Cultura & Spettacoli” di recente costituzione, si occuperà, all’interno della manifestazione, della parte dedicata allo spettacolo serale, anche se a oggi non si è ancora pianificato l’intero programma ma le due associazioni sono già al lavoro per la buona riuscita  della manifestazione.

Uno degli obiettivi delle  due Associazioni  è quello di coinvolgere tutti i giovani del posto, attraverso i vari sistemi di comunicazione oggi a disposizione e creare una rete di collaborazione  intercomunale, in modo da cooperare con le altre realtà associative presenti nel territorio Comunale, nel Vallone e nella Provincia intera, per la buona riuscita della manifestazione  in modo da poter ottenere la massima partecipazione possibile.

Si auspica la collaborazione di altre associazioni culturali e sportive ed il coinvolgimento della società civile.

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Lu carruazzu

( LU CARRUAZZU foto di Calogero Messana)

LU CARRUAZZU

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Comu currìa viloci ddù carrùazzu,
di lu paìsi pi li vìi e la chiazza!
Parìa ‘na machina cu tantu di muturi,
fattu cu sensu e certu tantu amùri.

Fabbricatu cu’ fìarru da putìa,
da ddù me patri veru granni artista,
ca pi farlu ci misi tanta testa,
cu tanta abilitati e fantasìa.

Lu susìanu da terra ddi tri roti,
accussì granni ca parìanu vutti,
pi mìagliu sciddicari senza affanni,
e curriri ‘nta chiazza e a tutti banni.

Davanti si parava un tunnu sterzu,
pi mìagliu manuvrari ddù carrùazzu,
e diri a ddù signuri ca passava:
“Levati ‘i ‘mmìazzu, lassami annari!”.

L’attrezzu era finutu da ‘na seggia,
ca mancu ‘u Papa ‘nnavi n’antra tali,
cchiù di lu tronu d’un principi riali,
ni lu palazzu e tutta la sò reggia.

Pi curriri, sulu un muturi cci mancava,
sannò, chi minchia di màchina era!
Ma di mutura ‘nn’avìa propriu tanti,
cu tutti ddi carusi ca spingìanu avanti!

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Il vecchio “carrùazzu” costruito dal padre di Federico Messana di Montedoro nel 1950. Scomparso misteriosamente, è stato miracolosamente ritrovato, dopo oltre mezzo secolo, da Orazio Salvo (Nummaruni) che lo ha restaurato. Questo geniale “giocattolo” ha fatto girare tutti i ragazzi del paese a pagamento: 5 lire per tre giri del dopolavoro!

Era il periodo della pavimentazione della grande piazza, e proliferavano pattini e “carrozzi” in quantità: ma questo era veramente “di lusso”! Chi si ricorda d’esserci salito almeno una volta (compresi quei disgraziati che scappavano fin verso il “Ponte grande”), è pregato di farsi sentire!

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In sei anni i costi del Quirinale sono saliti di 12 milioni di euro. E il Capo dello Stato ha anche aumentato il numero dei componenti dello staff

Napolitano. La corte di Re Giorgio costa sette volte quella della regina d’Inghilterra

di Franco Bechis
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Le cifre dei comunicati ufficiali sono mirabolanti ogni anno.

Libero è andato a spulciare i conti veri del Quirinale. Scoprendo tutt’altra realtà. Che peraltro fa sobbalzare sulla sedia quando è messa a confronto con i conti del presidente della Repubblica francese e con la monarchia più potente e tradizionale del vecchio continente (quella della Regina Elisabetta di Inghilterra).

Se gli altri hanno dei re, guardando solo quanto si spende, in Italia è certo che abbiamo un imperatore. Che – propaganda a parte – è sempre più costoso. Già perché la sorpresa è quella. La fiction dei risparmi del Quirinale non trova corrispondenza nei numeri della realtà.

L’anno dell’addio di Carlo Azeglio Ciampi – il 2006 – il Quirinale aveva un fondo di dotazione di 216 milioni di euro. Nel 2012 sarà di 228 milioni di euro. Se la matematica non è un’opinione, si tratta di 12 milioni di euro in più.

Quando si taglia la spesa, questa si riduce, non aumenta. I 60,5 milioni di risparmi calcolati da Napolitano sono quello che grazie a un trend di spese pazze, il Quirinale avrebbe pensato di spendere di più, e che invece non ha osato buttare via dalla finestra come era costume. Lodevole intento, ma non si tratta di una riduzione dei costi.

Il complesso di spese per la monarchia inglese nel 2006 contava su una dotazione pubblica (fra contributo diretto e prestiti) di 38,5 milioni di euro. Oggi quella somma è di 34,2 milioni di euro. Questa è una riduzione di spesa vera.

Nello stesso periodo dunque la Regina Elisabetta è costata ai contribuenti inglesi l’11,1% in meno, mentre il presidente Napolitano è costato ai contribuenti italiani il 5,5% di più.

Anche la dotazione dell’Eliseo è cresciuta nello stesso periodo. Era di 108,9 milioni di euro, ed è diventata di 110,6 milioni di euro. In percentuale significa un rincaro dell’1,5%, e cioè una crescita di costi quasi quattro volte inferiore a quella del Quirinale.

Di vero nelle celebrazioni del Colle c’è solo la riduzione numerica del personale. Che è consistente, essendo passata dai 2.158 dipendenti dell’ultimo anno di Ciampi agli attuali 1.787 dipendenti. Però è a stata a doppia velocità: grazie al blocco del turn over e alla riduzione del personale militare e di ruolo e dei comandi da altre amministrazioni, il totale si è ridotto.

È aumentato però il personale a contratto legato al mandato del presidente della Repubblica (in sostanza il suo staff): da 85 a 103. Il numero è clamoroso, perché è il doppio dello staff della Regina di Inghilterra (49) e superiore del 25% allo staff del presidente francese (78).

Anche il totale – ridotto – del personale della presidenza della Repubblica italiana è clamoroso quando viene messo a confronto con la monarchia inglese (423 dipendenti fra Regina, addetti alle proprietà immobiliari della Corona e impiegati nelle compagnie di trasporto reali) e con lo stesso Eliseo (943 dipendenti).

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