IL VICERE’ DI SICILIA CHE SI RIBELLO’ A BERLUSCONI
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Miccichè non è mai stato un uomo grigio. Non gli s’addice il doppio petto. Indossa il vestito per sfoggiare l’immancabile cravatta arancione colore simbolo del Grande Sud. E tutti in cravatta rigorosamente arancione erano schierati i suoi principali rappresentanti della provincia nissena. In prima fila quelli del Vallone che lo hanno accolto nella capitale del Vallone, nel palazzo Sgadari, uno dei più bei palazzi di Mussomeli.
I partecipanti sono accorsi numerosi, fatto molto insolito in questi tempi di anti-politica. La sala e la tribunetta erano superaffollati. Qualche persona rimasta fuori in strada si accontentava di ascolatre l’audio degli interventi che si succedevano lì dentro, intermezzati da qualche pezzo al pianoforte giocato dalle abili mani del maestro Stefano Indelicato.
I convenevoli venivano espletati in breve tempo con il saluto del sindaco della Citta del Castello manfredonico, Salvatore Calà e del presidente del Consiglio provinciale Mancuso, che coadiuvato da una giovane classe dirigente, ha rafforzato Grande Sud nella nostra provincia, riportando una messe di consiglieri e assessori comunali in molti comuni dove si è recentemente votato specialmente in quel di San Cataldo, roccaforte del deputato Pagano.
Si è passati poi al clou della serata: la presentazione del libro LA FORZA DI MICCICHE’ scritto da Eusebio Dalì intervistato dal giornalista Roberto Mistretta in gran forma il quale, ogni tanto, se ne usciva con delle domandine abbastanza stimolanti alle quali Miccichè, Gianfranco per gli amici, rispondeva prontamente.
“Tanto siamo tra di noi” diceva “non c’è la stampa e possiamo dire le cose come stanno senza peli sulla lingua”. “C’è la stampa in sala e anche la tv” gli si puntualizzava. “Fa niente, anzi ne approfitto per rispondere alle domande più pepate”. E in effetti ha risposto alla sua maniera sui suoi rapporti con Dell’Utri e la polemica per l’intitolazione dell’aeroporto Punta Raisi a Falcone-Borsellino alla quale si dichiarò contrario ricavandone una serie infinita di critica dall’antimafia, a suo dire, “militante”.
In sostanza il Grande Uomo del Sud che seppe rompere con Silvio Berlusconi ha fatto luce su supposte sue vicinanze con certi ambienti vicini alla mafia. Miccihè, che esibisce una fedina penale immacolata, rivendica la sua amicizia con il senatore Dell’Utri che non gli risulta essere un mafioso, ma… ove fosse accertato, gli resterebbe amico ma si rifiuterebbe di frequentarlo.
Sulla questione dellintitolazione dell’aeroporto di Punta Raisi, ricorda che fu contrario ad intitolarlo ai due giudici caduti per mano mafiosa, “ai quali non sarebbero certo mancate strade e luoghi prestigiosi a cui legare i loro nomi”, solo per motivi di marketing. Nel senso che a chi atterra in Sicilia non è opportuno presentare la faccia più negativa dell’isola”, e non per altri motivi e men che meno per rispetto o timore della mafia.
“Si dichiara pentito, oggi di queste dichiarazioni?” lo incalza Mistretta, “Dispiaciuto sì, pentito no” la sua risposta. Ove il dispiaciuto si riferisce alle polemiche seguite al can can sollevato da quelli che Sciascia definiva “i professionisti dell’antimafia”.
Poi i numerosi presenti hanno avuto la possibilità di conoscere un insolito Miccichè – storico.
L’Uomo del Sud che è in lui porta leteralmente a bere il Garibaldi la cui storia romanzata non poteva che essere scritta dal figlio di Alexandre Dumas e poi pasciuta alle masse. Garibaldi, in sintesi, fuggì in Argentina inseguito da un ordine di cattura italiano; portava i capelli lunghi perchè gli avevano tagliato un orecchio, come si faceva nell’America del Sud con i ladri.
Una botta anche allo Stato sabaudo che perseguì i Briganti delle Due Sicilie che altro non erano che giovani a cui furono espropiate le terre, costretti a darsi alla macchia per difendere le loro donne e le loro terre, altro che delinquenti: solo briganti. “La storia andrebbe riscritta e riletta” ha concluso proponendo clamorosamente di intitolare al nome di di questi briganti più noti circoli comunali di Grande Sud.
Scontata la parte politica con la conferma della sua intezione di candidarsi come Presidente della Regione Siciliana con lo spirito di sindaco di Sicilia e di continuare l’ideale rivoluzionario di fare una terra più indipendente. Ha anche sciorinato una serie di tagli da apportare al bilancio senza penalizzare sanità e occupazione senza creare pseudoposti di lavoro a decine di migliaia come fece Leoluca Orlando.
Dopo un rinfresco offerto ai partecipanti, la cena con i dirigenti del partito e l’incontro con le forze produttive locali. E’ finita che non gli è bastato il tempo per gli incontri programmati per cui ha pernottato a Mussomeli rimandando il resto al mattino seguente.
I particolari sul libro? Vale la pena leggerli.
..e perchè non dedicare qualche sezione ad Alessandro Martello!
p.s. andate a rileggere, su la Repubblica.it un articolo del 2 agosto 2002, chi fosse costui.
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Reblogged this on i cittadini prima di tutto.
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Miccichè è simpatico ma deve convincere con i fatti che non ha più niente da dividere con il pdl se no è finito prima di cominciare.
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