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Archive for 5 giugno 2012

Incontro con il comandante provinciale dei Carabinieri

 di Valerio Martines

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Da sin. il cap. Fabrizio Cappelletti, il cap. Antonino Restuccia, il col. Roberto Zuliani, il ten. col. Massimo Giaramita e il cap. Domenico Dente

È la candelina numero 198 quella che oggi spegne l’Arma dei carabinieri.

Una cerimonia sobria quella che si svolge alle ore 18 nella caserma “Guccione” di viale Regina Margherita, quando i festeggiamenti entrao nel vivo con la parata dei militari dei vari reparti, la lettura dei messaggi istituzionali, l’intervento del col. Roberto Zuliani che traccia un bilancio di 12 mesi impegnativi per i carabinieri del Comando provinciale che dirige.

E poi, come tradizione vuole, vengono consegnati encomi e riconoscimenti a quei carabinieri distintisi in servizio ma non solo.

È come sempre nei numeri che si evidenzia l’impegno dell’Arma da nord a sud del Nisseno e che il col. Zuliani ha sintetizzato ieri durante la conferenza stampa, affiancato dal ten. col. Massimo Giaramita e dai capitani Antonino Restuccia, Fabrizio Cappelletti e Domenico Dente.


Il palco addobbato col Tricolore che ieri ha accolto il pubblico, tra cui molti bambini che con orgoglio hanno sventolato le bandiere della Repubblica

«I nostri militari hanno improntato la loro azione puntando alla tutela della sicurezza della gente – ha detto Zuliani -. Certamente i cittadini ritengono più importante che si arresti il ladro d’appartamento piuttosto che il mafioso, ma la nostra presenza sul territorio è ovviamente globale e capillare».

E la crisi colpisce anche la Benemerita: Zuliani, infatti, ha spiegato che nella logica della “stretta” entro il prossimo inverno non ci sarà più la caserma dei carabinieri del villaggio Santa Barbara di cui si parlava già da tre anni. «La presenza dei carabinieri – ha assicurato l’alto ufficiale – sarà sempre garantita ma sotto un’altra forma, ad esempio con la Stazione mobile. Vi sarà una riorganizzazione degli uffici ma il personale non diminuirà».
Zuliani ha affrontato alcuni fenomeni legati alle tipologie di reati.

«Stupisce che non vi sono denunce per usura, forse da quando mi sono insediato ho letto soltanto una segnalazione. Magari chi è stato soggiogato si vergogna perché non ha raggiunto i propri obiettivi economici. Il racket esiste e per contrastarlo occorre il coraggio della gente, che l’Arma coinvolge già dalle scuole parlando con gli studenti».

il vescovo premia due carabinieri

Giaramita, invece, ha detto che in provincia «la criminalità dà meno segnali di tipo militare». Nell’ultimo anno i carabinieri hanno arrestato 281 persone, 131 in flagranza e 150 su provvedimenti dell’autorità giudiziaria. Sul fronte antidroga arrestate 45 persone, denunciate 14 e 122 i segnalati. Sono state 14.048 le pattuglie impegnate, 5.789 i servizi di perlustrazione, 1.059 i servizi d’ordine pubblico, 49.134 i veicoli controllati e 57.176 le persone, 4.989 le contravvenzioni stradali, 864 i mezzi sequestrati, 528 documenti ritirati e 56.529 le chiamate dei cittadini al numero d’emergenza “112”.

alcuni ufficiali, sottufficiali e carabinieri premiati

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Miccichè e i briganti

IL VICERE’ DI SICILIA CHE SI RIBELLO’ A BERLUSCONI

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Miccichè non è mai stato un uomo grigio. Non gli s’addice il doppio petto. Indossa il vestito per sfoggiare l’immancabile cravatta arancione colore simbolo del Grande Sud. E tutti in cravatta rigorosamente arancione erano schierati i suoi principali rappresentanti della provincia nissena. In prima fila quelli  del Vallone che lo hanno accolto nella capitale del Vallone, nel palazzo Sgadari, uno dei più bei palazzi di Mussomeli.

I partecipanti sono accorsi numerosi, fatto molto insolito in questi tempi di anti-politica. La sala e la tribunetta erano superaffollati. Qualche persona rimasta fuori in strada si accontentava di ascolatre l’audio degli interventi che si succedevano lì dentro, intermezzati da qualche pezzo al pianoforte giocato dalle abili mani del maestro Stefano Indelicato.

I convenevoli venivano espletati in breve tempo con il saluto del sindaco della Citta del Castello manfredonico, Salvatore Calà e del presidente del Consiglio provinciale Mancuso, che coadiuvato da una giovane classe dirigente, ha rafforzato Grande Sud nella nostra provincia, riportando una messe di consiglieri e assessori comunali in molti comuni dove si è recentemente votato specialmente in quel di San Cataldo, roccaforte del deputato Pagano.

Si è passati poi al clou della serata: la presentazione del libro LA FORZA DI MICCICHE’ scritto da Eusebio Dalì intervistato dal giornalista Roberto Mistretta in gran forma il quale, ogni tanto, se ne usciva con delle domandine abbastanza stimolanti alle quali Miccichè, Gianfranco per gli amici, rispondeva prontamente.

“Tanto siamo tra di noi” diceva “non c’è la stampa e possiamo dire le cose come stanno senza peli sulla lingua”. “C’è la stampa in sala e anche la tv” gli si puntualizzava. “Fa niente, anzi ne approfitto per rispondere alle domande più pepate”. E in effetti ha risposto alla sua maniera sui suoi rapporti con Dell’Utri e la polemica per l’intitolazione dell’aeroporto Punta Raisi a Falcone-Borsellino alla quale si dichiarò contrario ricavandone una serie infinita di critica dall’antimafia, a suo dire, “militante”.

In sostanza il Grande Uomo del Sud che seppe rompere con Silvio Berlusconi ha fatto luce su supposte sue vicinanze con certi ambienti vicini alla mafia. Miccihè, che esibisce una fedina penale immacolata, rivendica la sua amicizia con il senatore Dell’Utri che non gli risulta essere un mafioso, ma… ove fosse accertato, gli resterebbe amico ma si rifiuterebbe di frequentarlo.

Sulla questione dellintitolazione dell’aeroporto di Punta Raisi, ricorda che fu contrario ad intitolarlo ai due giudici caduti per mano mafiosa, “ai quali non sarebbero certo mancate strade e luoghi prestigiosi a cui legare i loro nomi”, solo per motivi di marketing. Nel senso che a chi atterra in Sicilia non è opportuno presentare la faccia più negativa dell’isola”, e non per altri motivi e men che meno per rispetto o timore della mafia.

“Si dichiara pentito, oggi di queste dichiarazioni?” lo incalza Mistretta, “Dispiaciuto sì, pentito no” la sua risposta. Ove il dispiaciuto si riferisce alle polemiche seguite al can can sollevato da quelli che Sciascia definiva “i professionisti dell’antimafia”.

Poi i numerosi presenti hanno avuto la possibilità di conoscere un insolito Miccichè – storico.

L’Uomo del Sud che è in lui porta leteralmente a bere il Garibaldi la cui storia romanzata non poteva che essere scritta dal figlio di Alexandre Dumas e poi pasciuta alle masse. Garibaldi, in sintesi, fuggì in Argentina inseguito da un ordine di cattura italiano; portava i capelli lunghi perchè gli avevano tagliato un orecchio, come si faceva nell’America del Sud con i ladri.

Una botta anche allo Stato sabaudo che perseguì i Briganti delle Due Sicilie che altro non erano che giovani a cui furono espropiate le terre, costretti a darsi alla macchia per difendere le loro donne e le loro terre, altro che delinquenti: solo briganti. “La storia andrebbe riscritta e riletta” ha concluso proponendo clamorosamente di intitolare al nome di di questi briganti più noti circoli comunali di Grande Sud.

Scontata la parte politica con la conferma della sua intezione di candidarsi come Presidente della Regione Siciliana con lo spirito di sindaco di Sicilia e di continuare l’ideale rivoluzionario di fare una terra più indipendente. Ha anche sciorinato una serie di tagli da apportare al bilancio senza penalizzare sanità e occupazione senza creare pseudoposti di lavoro a decine di migliaia come fece Leoluca Orlando.

Dopo un rinfresco offerto ai partecipanti, la cena con i dirigenti del partito e l’incontro con le forze produttive locali. E’ finita che non gli è bastato il tempo per gli incontri programmati per cui ha pernottato a Mussomeli rimandando il resto al mattino seguente.

I particolari sul libro? Vale la pena leggerli.

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IL BELLO SINDACO, IL BRUTTO CAPOGRUPPO E IL CATTIVO PRESIDENTE

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Il Consigliere Randazzo precisa che pur in assenza del Consigliere Ferlisi autore dell’articolo IL BELLO, IL BRUTTO E IL CATTIVO) il gruppo da lui rappresentato ha deciso ugualmente di trattare il presente argomento già oggetto di numerosi rinvii. Da quindi lettura della seguente nota.

“Come Gruppo Consiliare riteniamo questa Amministrazione e questa pseudo Maggioranza consiliare inesistente e irresponsabile, incapace di assumersi le responsabilità della gestione degli ultimi quattro anni.

Riteniamo che l’attuale situazione politica non permetta un governo sereno della città, gli attuali amministratori sono più attenti alle beghe interne al loro partito che a compiere atti di responsabilità per il bene dei cittadini.

Riteniamo che quanto successo nel Consiglio Comunale in argomento è la dimostrazione dell’incapacità di gestione da parte della maggioranza che ha caratterizzato gli ultimi anni.

Inoltre, a nostro avviso, la responsabilità di questo pessimo operato amministrativo è riconducibile ad una maggioranza rissosa e inconcludente.

L’Amministrazione comunale si è contraddistinta per la pochezza e la cronica incapacità progettuale.E’ evidente inoltre che la pseudo-maggioranza naviga a vista, che non ha un progetto e non ha obiettivi prefissati. Riteniamo l’amministrazione assente ed incapace, non ha credibilità.

Questa maggioranza è completamente e clamorosamente inaffidabile: basta parlare con la gente, per strada, per rendersi conto che i cittadini non ripongano alcuna fiducia nei confronti di questi amministratori.

L’attività amministrativa in favore della comunità è ridotta a zero. Insussistente.
La maggior parte dei consiglieri, infatti, non dà alcun apporto; addirittura di alcuni si sono perse le tracce da mesi e mesi. Il senso delle istituzioni è inesistente. A questo stiamo assistendo fin dall’insediamento di questa amministrazione: da quattro anni solo a questo!.
E’ opinione diffusa in paese ed è condiviso dal Gruppo Consiliare che L’Amministrazione non è in grado di amministrare, in diverse situazioni sembrano dilettanti allo sbaraglio.

Gli esponenti del governo locale sono, di fatto, inesistenti e diventa sempre più difficile persino incrociarli per le vie cittadine. A Caltanissetta forse troviamo qualche residente che forse non a caso gira alla larga.

Sino ad oggi nessun significativo provvedimento di interesse generale è stato assunto; continuano a vivacchiare sull’eredità ecomonica lasciata dalla precedente amministrazione.

Riteniamo che per ripartire dalle macerie che erediteremo, occorrerà unire ed organizzare un lavoro di ricucitura duro e difficile fatto di pazienza, umiltà e buona volontà e principalmente privo di personalismi. Ci accingiamo e ci stiamo attrezzando a questo difficile compito con umiltà, esperienza, volontà ed amore per Milena.E’ che con questi propositi e con l’impegno dei tanti disinteressati ai destini personali, ma amanti di Milena, potremmo far tornare il nostro paese a quello che è stato nel passato.

Abbiamo sempre sostenuto, l’unico luogo di confronto e dialogo politico dovrebbe essere in seno al Consiglio Comunale.Per queste ragioni,come per la precedente proposta di delibera, questa è la sede più idonea per poter esprimere le nostre opinioni. Le motivazioni che hanno spinto questo Gruppo Consiliare ad avanzare questa proposta di delibera sono riducibili a quanto sopra evidenziato, dissentendo dalla cronaca compiuta dal collega che, rivisitando una pellicola cinematografica ormai datata e lontana dalle dinamiche sociali e interpersonali che ci coinvolgono, cerca di attribuire responsabilità a coloro che in Consiglio Comunale propongono, discutono, approvano gli atti deliberativi nell’esclusivo interesse della cittadinanza.

Concludiamo “Siamo alle solite” caro consigliere Ferlisi come in un fortunato sketch pubblicitario di un detersivo degli anni settanta ove un personaggio virtuale riacquistava il suo candore immergendosi in un bagno purificatore, quel personaggio e la sua fatina riuscivano simpatici. In tutta questa vicenda, con epiloghi boccacceschi, una cosa ci consola ovvero l’avere costatato che i cittadini e gli stessi interessati hanno dimostrato di poterle dare lezioni di civiltà mentre, contrariamente a come pensa lei, sono informati del fatto che nella seduta di approvazione della delibera è stato assente, come quasi sempre, al dibattito, mentre ci addolora non avere riscontrato una presa di distanza dei suoi alleati politici.

A differenza di qualche collega che verrà ricordato soltanto per una maldestra proposta di delibera che non ha avuto neanche il coraggio di sostenere subito dopo la sua presentazione al protocollo generale del nostro Comune. Questa e solo questa è la differenza tra chi ha il coraggio di assumersi le proprie responsabilità e chi , invece, si nasconde dietro anonimi articoli giornalistici.”

La delibera del Film… 

Un pò lunghetta…ma vale la pena leggerla!!!

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Il porno consiglio

Tablet con video hard, caccia ai nomi: le dimissioni unico modo per chiedere scusa

Scritto da redazione

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Gela. E’ adesso è caccia ai nomi. Chi ha portato il tablet durante la riunione di maggioranza invitando alcuni colleghi a visionare un video hard? Sicuramente non si tratta di consiglieri di minoranza, per cui vanno esclusi diversi componenti dell’assise civica.

Molti sanno ma non lo dicono apertamente, altri sorridono ed altri ancora sono incazzati perché si fa di tutta un’erba un fascio. Preoccupa e non poco il fatto che il presidente del Consiglio, Giuseppe Fava, non abbia preso posizione. Non ha aperto bocca, forse per pudore o forse per difendere alcuni compagni di partito (e non solo da quel che sappiamo). Se così non fosse ci piacerebbe essere smentiti.

Si prova a minimizzare ed invece è un fatto gravissimo, perché non siamo a scuola dove gli alunni con il telefonino riprendono la prof con il perizoma e lo caricano su youtube. Il bello è che questi consiglieri (non tutti per carità) provano ad essere credibili quando commentano le riunioni di maggioranza o gli interventi in aula. In un periodo in cui l’antipolitica rischia di travolgere i partiti questo episodio rischia di alimentare un sentimento maggiore di disprezzo verso chi dovrebbe rappresentarci. Soprattutto adesso, dove i problemi sono gravissimi (crisi raffineria, opere pubbliche bloccate, bilanci ingessati e giovani senza prospettive).

Se il consigliere comunale in questione era così desideroso di un “diversivo” avrebbe potuto scegliere luogo e momento diverso. Non si sarebbe scandalizzato nessuno. Questo aggrava però la teoria secondo cui forse è proprio questo il valore che alcuni danno al loro mandato. Ed allora forse l’atto di coraggio dovrebbe venire dal presidente del Consiglio o dagli altri consiglieri, che sanno e tacciono. Chiedano le dimissioni o con un atto di onestà lo facciano gli stessi autori della goliardata. I comunicati non bastano più. Serve una risposta alla città. Altrimenti nessuno dei 30 consiglieri potrà avere nell’immaginario collettivo alcuna credibilità.

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NON PAGA MAI NESSUNO
 
di Roberto Mistretta
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Ogni qual volta un terremoto abbatte costruzioni tirate su col burro e le macerie seppelliscono creature umane dedite al lavoro di ogni giorno, si assiste all’ipocrita afflizione delle prefiche di turno che, a morti fatte, si sbracciano ed annunciano interventi.
 
A cosa pensavano i progettisti quando progettavano costruzioni prive degli indispensabili requisiti antisismici previsti per legge?
 
Dove guardavano i tecnici comunali quando rilasciavano licenze edilizie per costruire capannoni tenuti con gli stuzzicadenti?
 
Cosa controllavano i collaudatori quando collaudavano quei capannoni costruiti su terreni geologicamente fragilissimi?
 
L’Italia è un Paese sismico e, purtroppo, lo sappiamo bene, ma fintanto che ci saranno farabutti pronti a fregarsi le mani ogni qual volta un pezzo d’Italia viene giù, saremo qui a contare i morti e a sentire gli insopportabili lai di chi guarda la macerie e pensa a quanto lieviterà il proprio conto in banca.

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Cemento selvaggio e scarichi, com’è triste la Sicilia dal kayak

di Carmen Greco

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Da Catania a Catania, in senso antiorario, pagaiando anche per undici ore al giorno. Guido Grugnola, milanese, progettista grafico di mestiere ma kayaker professionista con un giro d’Italia nel suo curriculum (l’anno scorso), stavolta ha percorso, in 25 giorni, 600 miglia di mare circumnavigando la Sicilia. Il suo viaggio si è concluso ieri mattina al porto, lì da dove era partito il 21 aprile.
L’obiettivo del progetto era “tastare il polso” alle coste siciliane per scoprire il patrimonio naturalistico e lanciare un messaggio che potesse contribuire, quantomeno, a rallentarne il degrado.
Purtroppo, vista dal mare e a pochi metri dalla costa, la cartolina della Sicilia è triste.
«Non ci sono tratti di litorale totalmente incontaminato – dice Grugnola – ogni 100-200 metri c’è qualche edificazione. Stride il contrasto tra edifici storici del Sette-Ottocento realizzati nei punti giusti degli speroni rocciosi e che sono ancora in piedi, mentre le strutture degli anni Sessanta che, a fianco, stanno andando in pezzi. È paradossale constatare che le tecniche edili più recenti, abbiano dato i risultati peggiori».
L’altro vero grande problema, oltre la cementificazione selvaggia delle coste siciliane è quello dell’inquinamento. «Non c’è stato giorno – documenta Grugnola – che non abbia incontrato dai tre ai quattro scarichi fognari, anche in prossimità delle riserve naturali. Dove l’acqua è maleodorante la gente, ovviamente, non va a fare il bagno e accade, così, che quella zona diventa una discarica a mare dove buttare copertoni e frigoriferi. Mi domando cosa lasceremo ai nostri figli, a chi verrà dopo di noi».

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11 denunciati, sequestrate 5 società per 4 milioni di euro di un uomo di Riina

Il racket della mafia dentro la tazzina Il boss imponeva il suo caffè ai bar

di Leone Zingales

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Caffè dei clan mafiosi imposto ai bar che avrebbero acquistato decine di confezioni di qualità inferiore rispetto al prodotto medio. Tutto ciò per il timore di ritorsioni dei boss.

La circostanza è emersa da una indagine della Guardia di finanza che si è svolta a Palermo e che è stata denominata “Coffee break”.

Su disposizione del gip Riccardo Ricciardi che ha accolto la richiesta della Procura, gli uomini del generale Stefano Screpanti hanno sequestrato cinque società per un valore di oltre 4 milioni di euro: due del settore del commercio all’ingrosso di caffè, due bar e una palestra, riconducibili ad 49enne, ritenuto, in passato, “fedelissimo” del boss corleonese Salvatore Riina e condannato con sentenza definitiva per associazione mafiosa.

Dalle indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Antonio Ingroia e dal sostituto Dario Scaletta, è emerso che l’imprenditore avrebbe attribuito a prestanome le attività commerciali sequestrate, mentre in realtà avrebbe continuato a gestirle lui direttamente. Undici persone sono state denunciate per concorso in trasferimento fraudolento di valori. Per sfuggire ai controlli l’uomo, secondo gli investigatori, avrebbe cambiato continuamente i soci delle aziende. Ma l’escamotage prevedeva anche la chiusura di alcune società e la contemporanea apertura di altre.

Secondo alcuni collaboratori di giustizia l’imprenditore ambiva a diventare, ad ogni costo, il leader incontrastato nella fornitura del caffè presso gli esercizi commerciali di Palermo. Nel corso delle indagini sono stati accertati episodi di estorsione che sarebbero attribuibili all’imprenditore in odor di mafia.

Significativo quello realizzato unitamente insieme con un altro esponente della criminalità organizzata, attualmente detenuto in carcere per scontare una condanna per 416-bis, nel quale entrambi avevano imposto ad un bar di Palermo, «con metodi tipici dell’intimidazione di stampo mafioso, l’acquisto di caffè commercializzato da una delle società sequestrate.

(altro…)

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Mancuso replica al sindaco di Milena

«La sistemazione delle strade decisa dal Consiglio provinciale»

di C. L.

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Il presidente del consiglio provinciale Michele Mancuso, in riferimento ai lavori di bitumatura e sistemazione della strada provinciale Montedoro-Bompensiere-Milena e sulla Milena-Racalmuto, senza volere scendere in polemica con nessuno, considerato tuttavia che il sindaco Giuseppe Vitellaro e l’assessore comunale Raimondo Mattina avevano ringraziato la Provincia nelle persone del commissario ad acta, dott. Li Vecchi, e dei tecnici, ha voluto fare una precisazione. «Per la sistemazione delle strade i meriti ritengo vadano divisi esclusivamente all’interno dell’ente provinciale, tra la giunta e il consiglio».

«I fatti parlano chiaro – ha proseguito Mancuso – le opere pubbliche sono state votate dal consiglio provinciale da me presieduto; invito chiunque ad andarsi a guardare gli atti; le delibere hanno la firma dell’assessore provinciale Salvaggio e del presidente della Giunta Federico, dimessosi per incompatibilità e in atto sostituito dal commissario ad acta». Insomma, Michele Mancuso ha inteso far rilevare come, in tutta la vicenda legata alla sistemazione delle strade provinciali che conducono a Milena, abbia avuto un proprio ruolo politico istituzionale che, invece, non è sembrato tale nel momento in cui sindaco e assessore comunale hanno invece ringraziato il solo commissario provinciale e i tecnici e non il Consiglio e la Giunta provinciale.
Lo stesso presidente del consiglio provinciale ha concluso invitando il sindaco Vitellaro «a pensare di sistemare con fondi comunali le centinaia di buche delle strade del paese che amministra».

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