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Vittorio Feltri sulla manifestazione della Lega Nord a Roma

“Sì, sono imbarazzanti, imbecilli e fanno ribrezzo. Ma è giusto che i leghisti possano manifestare”

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imagesMI32KTW3Sì, d’accordo, “i leghisti a volte fanno ribrezzo”, quando sfilano in piazza “esibiscono strani elmi muniti di cormo, se la tirano da nibelunghi”, sono “grotteschi”. Ma chi vuole negare loro la possibilità di scendere in strada a Roma è peggiore, perché è anti-democratico.

Vittorio Feltri, sul Giornale, dice la sua sulla manifestazione romana della Lega Nord e lo fa partendo da un presupposto salace: “le manifestazioni di piazza, bianche o rosse, verdi o nere, non ci sono mai piaciute”, sono “nocive, producono casino, paralizzano il traffico, danneggiano città e negozianti”, “mettono a rischio l’incolumità della gente e se la polizia restituisce le botte passa per fascista”. In sostanza, dunque, sia che a sfilare siano i leghisti sia che siano quelli della Cgil, i No Tav o gli antagonisti in genere si tratta della “stessa imbecillità”, taglia corto Feltri.

imagesMCGOPATWIl problema, però, è che la sinistra “si autoproclama depositaria di diritti inalienabili, negandoli arbitrariamente a coloro che le stanno sul gozzo”. Non solo, dunque, “ignorano la democrazia, ma la contrastano”. Per questo motivo difendere il diritto della Lega di manifestare oggi a Roma è sacrosanto.

“Ecco che cos’è la Lega oggi”

Chi critica Matteo Salvini sostenendo che ha “traviato” il senso originario della battaglia leghista, trasformandola da nordista a nazionalista, secondo il fondatore di Libero non coglie la novità dei tempi: “La crisi è l’unico elemento di unità nazionale, la disperazione del Sud è la stessa del Nord – spiega Feltri -, suscitata dalla mancanza di lavoro e dall’abbondanza della miseria globalizzata”.

images4WPUYALS“Gli immigrati clandestini hanno superato i terroni nel fastidio provocato” e “tra Settentrione e Meridione non c’è più ragione di contrasto, bensì si impone un’alleanza”. Contro chi? “Contro il governo ladro, l’Europa aguzzina, l’euro dispensatore di nequizie”. Più o meno è quello che accade anche in Francia, con Marine Le Pen che non a caso è il punto di riferimento di Salvini. Che siano accuse giuste o sbagliate, spiega Feltri, lo dimostrerà la storia.

Quel che è certo, però, è che “il fenomeno Lega-Fratelli d’Italia non è incidentale e non si reprime negandogli la possibilità di esprimersi e agire allo scopo di affermarsi”.

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I VAFFA DEL GRILLO…

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msi5“Fa benissimo Grillo a usare il pugno di ferro: o state con me o andatevene. Chi se ne va, non ha capito che rischia l’oblio. Perché il M5s forse non è neanche un partito, bensì una setta. E le sette stanno in piedi finché c’è uno che comanda e gli altri che eseguono. Poche storie”.

Vittorio Feltri nella disputa tra i dissidenti del Movimento Cinque Stelle e il leader Beppe Grillo si schiera dalla parte di quest’ultimo.
Dati alla mano, il fondatore di Libero, spiega che sì, 13 parlamentari messi alla porta in dodici mesi sono tanti, ma che alla fine non hanno prodotto quel terremoto in termini di consensi che in molti si aspettavano. Gli ultimi sondaggi danno infatti ancora il M5S al 20% e oltre, “segno evidente”, per Feltri, “che la soldataglia grillina, deputati e senatori, per quanto si agiti e dimostri insofferenza verso la linea calata dall’alto, è stimata assai meno influente del generale fondatore.

grillo-221700Perché? La gente probabilmente è affascinata, o suggestionata, da Grillo, cui riconosce autorevolezza o almeno carisma, ed è pronta a seguirlo ancora, mentre non dà alcuna importanza ai peones, dei quali sa poco o nulla: non li stima, non li ritiene fondamentali ai fini di un successo politico”.
Anche perché senza Grillo i grillini non esisterebbero ed “è giusto”, scrive il direttore sul Giornale, “che gli obbediscano evitando di andare in cerca di gloria fuori dal recinto. Fatalmente, chi sgarra, perché convinto di potersela cavare in proprio, è destinato a essere espulso. Non ha alternative”.
Quindi per Feltri fa bene Grillo ad aver mandato via i dissidenti e a chi obietta che la democrazia richiede un continuo confronto di idee tra gli iscritti e un partito risponde: “Tra teoria e la pratica c’è di mezzo l’esigenza di sopravvivere alla burrasca politica. Se il movimento si adeguasse alle regolette che assegnano a chiunque la facoltà di comportarsi secondo coscienza, addio collaborazione, addio unità di intenti. Sarebbe una bolgia”.

Quindi, “caro Grillo, mandali via tutti”.

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Feltri: “Cari partiti buona morte a tutti”

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 menagramoVittorio Feltri guarda al nuovo anno ed è sicuro di una cosa: sarà l’anno della fine dei partiti.
“La democrazia – è opinione diffusa – non esiste più. Non gode di alcuna stima. I nostri compatrioti hanno capito che è una finzione e voteranno, se voteranno, contro chi la tiene in vita per mero interesse di bottega. Chi fa politica non pensi di farla franca. Sul teatrino sta per calare il sipario. Quel che succederà dopo non siamo capaci di prevederlo.
Cari partiti, buona morte a tutti”, scrive Feltri su il Giornale.
Poi snocciola i dati del sondaggio: “Benché nel nostro Paese la mentalità anticapitalistica domini, l’associazione degli imprenditori è più riverita del peggiore sindacato, la Cgil: il 29 per cento contro il 20,8. Il dato dovrebbe far riflettere. Lo Stato è poco apprezzato: 18,9. Che equivale a una bocciatura senza appello. Le banche, poverine, sono malviste: 12,9 per cento. E il Parlamento è poco più quotato dei partiti: 7,1 per cento contro il 5,1. Sono segnali molto chiari”. Così arriva il verdetto finale di Vittorio: “La fiducia nelle istituzioni è crollata, ammesso e non concesso che in passato fosse alta. All’ultimo posto della graduatoria ci sono i partiti, di cui si fidano soltanto 5 italiani su 100. Lo sapevamo già. Ma trovarcelo scritto nero su bianco fa un certo effetto. Significa che i partiti si sono irrimediabilmente sputtanati e che difficilmente torneranno in auge”. 

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