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Posts Tagged ‘Provincia regionale di Caltanissetta’

Scade l’appalto della vigilanza venatoria

Michele Mancuso

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Mancuso

Mancuso

Da cittadino, da rappresentante di un partito vicino alle gente come Forza Italia, da ex presidente di un consiglio provinciale che ha fatto tanto per queste persone vorrei rivolgere un appello alle istituzioni tutte al fine di salvaguardare questi padri di famiglia da un sicuro dramma occupazionale.

Il servizio di vigilanza venatoria, tutela dell’ambiente, fauna pesca nelle acque interne ed antincendio, che si realizza su tutto il territorio della Provincia Regionale di Caltanissetta, volge al termine.

In mancanza di un’ eventuale proroga, infatti, le jeep dei così detti “guardiacaccia”, dopo circa venti anni, effettueranno i loro ultimi percorsi lungo le strade provinciali, e giorno 30.06.2014, ultimeranno il controllo capillare del territorio provinciale al finedi tutelare la fauna selvatica, di far rispettare le norme inerenti l’attività venatoria e della pesca, svolgendo servizio antincendio e servizio ambientale, come fin qui fatto.

alcune-delle-guardie-venatorieNonostante l’impegno profuso dell’attuale commissario Dott. Raffaele Sirico, dai diversi parlamentari dell’assemblea regionale, intervenuti nelle riunioni svolte nei mesi scorsi, ad oggi non si è riusciti a sbloccare le somme necessarie al proseguo del servizio, cominciato come sopra detto circa venti anni fa e svolto da una società mista fino al 2011, anno in cui la Provincia Regionale di Caltanissetta ha espletato una gara d’appalto, aggiudicata all’A.T.I. composta dalle aziende Sicurtransport S.p.A. capogruppo, K.S.M. S.p.A., ed A.N.C.R. S.r.l., le quali hanno assunto le venticinque guardie venatorie, che avevano svolto con la società mista il servizio.

Negli ultimi anni tanti i risultati raggiunti, ettari di terreno bonificati dalla presenza di trappole i cosidetti “lazzuoli”, di gabbie, moltissimi esemplari di fauna selvatica protetta della legge 157/92, salvati da morte certa, e tante denunce, seguite da oltre 250 verbali elevati a soggetti atti a svolgere attività venatoria non rispettando le normative vigenti, i cui proventi vengono versati nelle casse della Regione Siciliana.

La fine del servizio significherebbe non solo buttare nel baratro il futuro delle venticinque guardie venatorie e delle loro famiglie, situazione già grave e resa ancora più grave dal fatto che molte di esse si trovano in età avanzata, ancor giovani per la pensione ma grandi per affacciarsi al sempre più difficile mercato del lavoro, ma significherebbe anche, vanificare quanto in campo venatorio ed ambientale è stato fatto lasciando il territorio provinciale privo di tutele, e con la l’apertura della stagione venatoria alle porte.

 

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Montedoro, disperato appello a due Province

c. l.)

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Il presidente del consiglio Miriam Bonadonna ha convocato per il prossimo venerdì alle ore 19 il consiglio comunale. Tre i punti all’ordine del giorno. Il primo riguarda la surroga del consigliere del gruppo di minoranza Filippa Duminuco con Calogero Montagna, primo dei non eletti della lista “Libera…Mente” e già consigliere comunale nella precedente legislatura.

STRADA_MONTEDORO-RACALMUTO

La Montedoro – Racalmuto ottima per il motocross

Sempre nel corso della stessa seduta, la massima assise civica andrà ad affrontare altri due importanti punti. Il primo riguarda il sollecito alla Provincia regionale di Agrigento del ripristino della viabilità lungo la strada provinciale che collega Montedoro a Racalmuto e che, al momento, versa in condizioni critiche.

Sempre in quella seduta, il consiglio rivolgerà un secondo sollecito sulla questione della viabilità, ma stavolta alla Provincia regionale di Caltanissetta. In questo caso, la strada provinciale per la quale il Comune di Montedoro ha inteso attivarsi per la messa in sicurezza è la Sp 23 che collega Montedoro a Caltanissetta. Anche in questo caso, il consiglio comunale andrà ad approvare un ordine del giorno per sollecitare la Provincia nissena a procedere ad interventi di manutenzione ritenuti fondamentali per garantire una viabilità adeguata lungo una arteria stradale come la strada provinciale 23 che risulta giornalmente parecchio trafficata e che, proprio per questa ragione, necessita di interventi che le restituiscano quella sicurezza che, al momento, non ha.

Sono franati interi tratti di strada e sono crollati pure i muri di calcestruzzo: com’è possibile che dalle nostre parti, strade appena costruite e costate parecchi soldi pubblici, crollino subito dopo?

Roberto Mistretta

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franaPer avere un’idea del disastro in atto sulla Cordovese-Fondovalle, bisogna andarci di persona, a piedi. Bisogna superare le barriere posizionate dalla Provincia ad impedire il transito ai soliti incoscienti che nonostante i pericolosi smottamenti in atto continuavano ad avventurarvisi. Bisogna lasciare l’auto fin dove la strada è transitabile e proseguire superando le profonde fenditure che, come sfregi alle attese di questa comunità da sempre priva di vie di collegamento, continuano ad aprirsi nell’asfalto. Bisogna superare muri in calcestruzzo crollati come fossero di cartone. Muri che si presentano oggi con dislivelli anche di metri. Bisogna proseguire fino ad addentrarsi laddove i mammelloni dei terreni sovrastanti, annunciano che gli smottamenti in atto sono ben lungi dall’avere termine. E quando, semmai avranno termine, il disastro sarà totale e ben poco resterà di quella che era la Cordovese-Fondovalle.
LaICL050013320140329CLNon sarà facile insomma riaprire quella strada. E certo non sarà indolore da un punto di vista economico. Ormai ben poco infatti resta della carreggiata. E gli squarci nel fondo stradale che si allungano per diversi metri, sono soltanto il segnale superficiale e più immediatamente visibile di quel che succede nel sottosuolo.
I muri spaccati e crollati dimostrano la spinta dell’enorme massa di terra inzuppata di pioggia che continua ad imprimere la sua forza verso il basso. Superando quello shock iniziale, che sta a dimostrare il fallimento progettuale di una strada che avrebbe dovuto nelle intenzioni allievare l’isolamento viario di Mussomeli, bisogna proseguire fino alla curva che nasconde un’autentica ecatombe. Dopo quella curva, infatti, la strada non esiste più. S’è aperto il vuoto. E guardando verso il basso si nota il guard-rail contorto, mischiato a fango e roccia, metri e metri più sotto. E sembra davvero impossibile pensare che lì c’era una strada.
L’unico dato confortante in tanto sfacelo, è che più sotto il tracciato non presenta lesioni e quindi il danno è circoscritto nel tratto iniziale. Ma è un danno impressionante che presuppone, se si riusciranno a trovare i fondi necessari, il totale smantellamento dell’esistente per realizzare sottostanti drenaggi, così da convogliare le piogge.
Inutile rimarcare le risentite invettive e le recriminazioni dei mussomelesi e dei tanti che ogni giorno percorrevano quella strada e che adesso sono costretti a mettersi in marcia sulla vecchia strada. Il danno c’è, ed è stato monitorato dai tecnici provinciali, ma sui tempi di riapertura della strada oggi nessuno si azzarda a fare ipotesi. Certo rimangono degli interrogativi, ovvero com’è possibile che dalle nostre parti, strade appena costruite e costate parecchi soldi pubblici, crollino subito dopo.

SABINA INGRAO 2

E’ veramente stanca e al limite della sopportazione la signora Sabina Ingrao, indignata per la chiusura ma, soprattutto, per il totale disinteresse che regna attorno alla strada provinciale 15 che collega il suo paese, Montedoro a Racalmuto.

La parrucchiera nissena lavora nel comune agrigentino ed ogni giorno è costretta “a girarsi il vallone” pur di arrivare nel paese di Leonardo Sciascia.

“E’ vergognoso. Da più di due settimane ormai, a causa di una frana, i montedoresi per arrivare a Racalmuto devono giungere fino al bivio di Bompensiere e percorrere la strada della miniera Italkali. Praticamente allungare del doppio il tragitto”.

A parlare è proprio Sabina a dir poco infastidita anche perchè, oltre al danno subisce pure la beffa. LaMONTEDORO-RACALMUTO “strada della miniera”, la provinciale Sp 152 è infatti, pure questa, al limite della praticabilità. In sostanza è come passare dalla padella alla brace. “Naturalmente non sono solo io a protestare e a vivere questo dramma -aggiunge Sabina. Siamo in tanti che ogni mattina ci rechiamo a Racalmuto per lavoro, e non solo”.

L’elenco infatti, è davvero lungo ed in primis compaiono pure i commercianti, Angelo Marranca e Michele Orazio Salvo. Sabina Ingrao è quella che però, di più si è voluta muovere per cercare di far conoscere a tutti il grave disagio dei suoi compaesani. Dopo la frana “incriminata” ha subito avvertito il settore infrastrutture stradali della Provincia di Agrigento, nella persona della signora Maria Chiarelli che, come promesso, dopo qualche giorno ha mandato dei cantonieri per verificare la situazione. Da li è scaturita l’ordinanza di divieto al traffico ma, il tutto dopo, sembra essersi fermato. Tra l’altro qualcuno, pur di non percorrere la strada secondaria, spesso sfida il pericolo è, molto imprudentemente, si ostina ad attraversare quei circa 15 km della Sp 15.

“Ho continuamente telefonato alla Provincia di Agrigento, dice Sabina, ma mi è stato detto che non ci sono fondi. Diversi i fax mandati pure all’ingegnere Michelangelo Di Carlo, responsabile della viabilità di questa zona”. La parrucchiera inoltre, tiene a sottolineare come anche l’amministrazione di Montedoro ha esposto la situazione all’ente provinciale. “Il presidente del consiglio, Miriam Bonadonna mi ha assicurato che il Comune ha più volte sollecitato la questione”. Tuttavia rimane il fatto che ancora una volta, per ciò che riguarda la viabilità, il Vallone non può certo brindare in positivo.

 

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